#leggersi dentro
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ho imparato a scrivere leggendomi e vorrei ritornare a farlo.!
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Quella voglia di scoprire e di scoprirsi.
#frasi profonde#parole#amore#pensieri#vivere#vita#lettura#leggere#frasi vere#frasi belle#frasi italiane#passione#scoprirsi#conoscersi#leggersi dentro#sera#noia#mondo#scrivere#scrittura#citazioni profonde#citazioni di vita#aforismi
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Quando un libro ti lascia scossa nel profondo, ti fa mettere in discussione tutti i tuoi pensieri, tutta la tua storia, ti arricchisce... è un tesoro prezioso un libro che fa questo effetto, che ti fa sentire diversa e allo stesso tempo te stessa come non ti sei mai sentita prima, ti rimane incastrato dentro anche una volta chiusa per sempre quella copertina e depennato dalla lista di "quelli da leggere"
Imparare ad andare oltre il proprio mito... Non sei solo una cosa Quella che ha perso una persona cara, Quella che era la più brava a scuola, Quella che fa fatica ad accettare che lui non era la persona giusta, Quella che è stata abbandonata spesso da quelli che riteneva amici, Quella che si è laureata e non ancora cerca lavoro, Quella che non ha ancora la patente, Quella che crolla nel silenzio della notte, Quella che ha mille idee e non ne realizza mai uno in maniera completa, Quella eternamente insoddisfatta di se stessa, "Quella che...". No tu sei molto di più!
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#pensieri#pensieri notturni#notte#books#libro#libri#bookslover#booklover#lettura#leggere che passione#passione per la lettura#leggersi dentro#bookblr#frasi vita#pensare#riflettere#ragionare#l'isola dell'abbandono
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non sono brava ad elaborare le cose, spesso mi restano incastrate da qualche parte. Vorrei riuscire a scrivere qualcosa di significativo, ma ciò che di più significativo ho sono i ricordi, le immagini nella testa e nel cuore di momenti unici e quelli non potrà mai capirli chi non ha vissuto quello che ho vissuto io e tanto meno io sarò mai in grado di descriverli con delle semplici parole. Vorrei riuscire a prendere tutto quello che ho sparso dentro e a radunarlo insieme per dare un senso e un nome a tutto, invece quello che provo non ha un ordine, non ha un nome, non ha un senso, delle volte nemmeno lo capisco. Vorrei vorrei vorrei tanto riuscire a capire perché la felicità mi lascia sempre così spaesata, che pure a rivederla nelle foto o a ripensarci semplicemente, mi sento vulnerabile, investita da un carico così pensante che da sola non riesco a sollevare. Vorrei che per una volta fosse semplice, come leggersi il cuore per capire che c'è scritto sopra e poi scriverci una canzone.
zoe
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generare, come non ci fosse un domani
L'antico testamento è tutto un infoiamento, una frenesia procreativa senza fondo, padroni con schiave (Abramo e Agar), figlie con padri (Lot e le sue figlie), suoceri con nuore (Giuda e Tamar), non si salva nessuno, primum procreare, e con quale accanimento vengono enumerate le genealogie, puntigliosamente, compulsivamente, per non trovarsi mai sprovvisti di una pronta risposta alla fatidica domanda "a chi sei figlio?". È vero che c'era da riempire un mondo dopo il grande reset del diluvio universale, ma che il filo rosso di un libro così importante e sacro si dipani tutto dentro il bassoventre invece che nello spirito è qualcosa che a noi atei colpisce profondamente, mentre sembra ben digerito dagli uomini di fede. Ti si attacca addosso un atavismo a leggere l'antico testamento che dopo bisogna correre a leggersi la dichiarazione dei diritti umani per sentirsi di nuovo aedi del progresso (beninteso, io che piglio in giro anche loro, che si attaccano alle dichiarazioni dei diritti universali come alle favole di Andersen, oh come siamo bravi noi moderni e com'erano brutti e arretrati gli antichi!).
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AUTOCOSCIENZA
È la capacità di introspezione,di guardare dentro se stessi per riconoscere i propri sentimenti,emozioni,stati d’animo,per capirli e individuarne le cause. Questo aiuta a migliorare i rapporti umani perché se io sono onesto e sincero con me stesso lo sono anche con gli altri. Purtroppo ci sono persone che non la sanno usare e non riescono a riconoscere i propri sentimenti,non sanno gestire le proprie emozioni e questo compromette le loro relazioni con gli altri. Non sono falsi o bugiardi,non fingono sentimenti che non provano,semplicemente sono incapaci di leggersi dentro,sono confusi e insicuri,magari dicono di amare qualcuno ma in realtà il sentimento che provano non è quello; si dimostrano entusiasti di un’esperienza ma si stancano presto perché non era veramente quello che volevano. Chi entra in contatto con loro,soprattutto se c’è un coinvolgimento profondo,prima o poi sconta le conseguenze della loro instabilità emotiva,rischiando di soffrire e rimanere deluso. Ma non lo fanno per cattiveria,non è colpa loro. Forse dipende dal loro vissuto,dalle esperienze dolorose che hanno provato…si sentono perennemente incompresi da tutti,ma i primi a non comprendersi sono loro
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Introduzione saggio letteratura americana che non ha ancora un titolo ma che devo trovare entro la fine di questa nottata.
Nel corso di quest’ultimo anno, ma in maniera molto più specifica negli ultimi mesi, il modo in cui ho sempre inteso l’amore è completamente cambiato. Quello che intendo è che ovviamente non ho sempre visto l’amore come una relazione facile, ma ho sempre pensato che se due persone si fossero amate profondamente e sinceramente sarebbero potute arrivare ovunque, anche senza grandi disponibilità economiche o certezze lavorative. Devo dire che in parte lo penso ancora, ma nella società odierna le difficoltà spesso rendono molto impegnativo mantenere un rapporto solido e sereno. Dipende molto dalla persona con cui si condivide il rapporto, da te, dal luogo in cui si vive, dallo stile di vita e dal modo di pensare di entrambi, dai progetti e dai desideri di ciascuno e da tanti altri fattori sia esterni che interni. Quest’anno ho anche capito che non tutto quello che crediamo amore in realtà lo è davvero e che talvolta più che essere innamorati siamo più ossessionati dall’idea che abbiamo coltivato nella nostra mente, spesso difforme da ciò che viviamo.
La tendenza a creare un mondo illusorio di memorie, convinzioni, speranze, sogni è indagata con grande sensibilità da Fitzgerald nel Grande Gatsby poiché i sentimenti che Gatsby e Daisy provano l’uno per l’altro sono diversi, in una storia che mostra come nel mondo in cui viviamo e in cui vivevano questi personaggi non sia semplice capirsi e leggersi dentro e come sia difficile lasciare il certo per l’incerto con la paura di abbandonare tutto alle spalle e ripartire dall’inizio dopo aver investito in qualcosa che non ha portato a nulla, o ha condotto in una direzione totalmente opposta rispetto a quella desiderata.
Altre volte si è più presi dal momento vissuto che dalla persona che si ha a fianco, come mostra Hemingway in “For Whom The Bell Tolls”,o, come allude Faulkner, si è vittima di un’ossessione morbosa, della paura di essere dimenticati o che, peggio ancora, il nostro dolore venga dimenticato, che un giorno potremmo andare avanti e che la tragedia che stiamo vivendo adesso in un futuro non sarà più così drammatica come adesso. L’intento di questo saggio consisterà proprio nel rilevare come tali autori abbiano posto in risalto gli aspetti più torbidi e complessi delle relazioni umane ancora oggi profondamente attuali e difficili da comprendere e interpretare.
Rileggere i testi di questi scrittori, condividere i loro drammi, seguire i percorsi psicologici dei loro protagonisti contribuirebbe oggi ad accrescere la capacità di penetrare più addentro agli aspetti più nascosti delle nostre personalità a cui spesso si guarda ancora con imbarazzo o paura.
#amore#amore vero#amore perduto#ti amo#amore mio#studiare#love#study#studio#study hard#università#university#universidad#letteratura#america#f. scott fitzgerald#ernest hemingway#william faulkner#the great gatsby#for whom the bell tolls#the sound and the fury#jay gatsby#daisy buchanan#Quentin#benjy#jason#caddy
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Introspezione - Introspection
🌸Introspezione🌸 Si perde di vista la capacità di leggersi dentro,di cogliere armonia e bellezza per sentirsi parte di un’armonia perenne e tutto s’infrange quando si prendono come esempio falsi modelli e si coglie soltanto quel che manca,che si vorrebbe essere,senza gratitudine per quel che alimenta la nostra anima e ci rende unici.08.03.2024 Poetyca 🌸🌿🌸#Poetycanente🌸Introspection We lose sight…
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Capitolo.18
•Loosed ties•
Nella stragrande maggioranza dei casi noi stessi siamo il nostro Maggior pericolo inclini a commettere qualsiasi agguato per comprometterci credevo di essere l’origine del mio male pur consapevole che non fosse interamente responsabilità mia i miei anni erano caratterizzati da una paura inusuale quella di diventare come mio padre o addirttura esserlo senza avere cognizione guardandomi allo specchio avevo paura di intravvedere la sua fisionomia vedere i suoi stessi occhi oppure l’espressione corrugata che mi facesse somigliare a lui ho sempre occultato quella paura mentendomi e pensando che tutto sommato io non ero come lui ma c’era un pensiero intrinseco che mi faceva vacillare ed era la consapevolezza di essere l’ennesimo errore frutto de suoi precedenti sbagli dovevo pur smettere di raccontarmi favole e di conseguenza la verità è che tremavo all idea di non saper amare o meglio non saper amare nel modo giusto perché mio padre era follemente innamorato di mia madre l’amava e pure questo non è bastato per rendere ogni suo gesto meno distruttivo non aveva combinato nulla perdendo qualsiasi cosa me compreso e non mi aveva perso perché magari non era suo solito comprare una macchinina telecomanda a suo figlio bensì perché per ogni passo che avanzava qualcosa cadeva per ogni sua mancanza mia madre piangeva e sono davvero grato che io di lui abbia solo collezionato assenze perché ho il timore che se l’avessi guardato con gli occhi colmi d’amore gli stessi che guardo mia madre tutt’oggi io sarei stato incline ad imparare da lui prendendo esempio di una vita che lui non ha saputo vivere lui non sapeva vivere eppure aveva qualsiasi cosa ed io avevo paura di essere tanto ma non combinare mai nulla avevo paura di avere una bella mente e non saperla applicare
Vizi danni capricci e colpe
Erano l’essenza del uomo che mi ha messo al mondo e chissà magari persino di avermi garantito una vita rientrava nella Categoria delle sue colpe aveva troppo pesi da portare così si limitava a scappare a rifugiarsi in qualche bicchiere di vino che facesse collassare i pensieri o le preoccupazioni quando avevo disimparato a vivere mi sentivo come lui cercavo di scappare in continuazione rifugiandomi in qualche caffè che ero abituato a bere guardando il vuoto con occhi stanchi pensavo di allontanarmi dai miei pensieri ma questi mi perseguitavano ovunque pure nei momenti di pace così stavo bene ma mai abbastanza era una sensazione simile all’essere spezzati fatti a pezzi scomporsi e sparsi un po’ dovunque ed io mi sentivo un’alfabeta che non sapeva più leggersi dentro capirsi e controllarsi so però che un giorno cela avrei fatta avrei messo in un ripostiglio tutto i ricordi senza ricominciare ma continuando soltanto riprendendo ciò che non ho portato al termine mi sarei consumato siiiiii ma era l’unico modo tangibile per cancellare le mie paure le mie insicurezze e i miei pensieri più stordenti d’altronde la gomma erano le mie mani
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Guardarsi allo specchio, non sempre per vanità....a volte serve per leggersi dentro 🖤
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Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.
Leggere e leggendo leggersi e leggere il mondo.
Leggere per librarsi oltre e dentro la realtà.
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A MIO PARERE NON MI STANCHERÒ MAI DI DIRE DI QUESTA MALVAGITÀ DI DIO E DELLA NATURA MIRACOLI POSATI SU STRONZI MULI IDIOTI E COMUNISTA CUI MADRE NATURA ABBIA NONDIMENO ACCURATAMENTE SEMPRE SCRITTO E DETTO TUTTO OGNI VOLTA CHE CI FOSSE L UMANITÀ CE NE SIA IL TUTTO SCRITTO ACCURATAMENTE SENZA NESSUN GENERE DI SEGRETO QUALSIASI MIRACOLATI MORTI ALL'OSPEDALE DENTRO UN FUOCO FATUO QUALSIVOGLIA A LEGGERSI UN LIBRO CHE COSA CAPISCANO O FACCIANO O COMPRENDANO IN QUANTO DIO E MIRACOLATI STANCHERÒ MAI DI ENTRO IL RAPPORTO TRA LA PROPRIA INTELLIGENZA E LA PROPRIA INTELLIGENZA SOSTANZA AUTISTICA IMMONDIZIA DALLO SPAZIO SAPUTA USATA LO STESSO COME SE NON CI FOSSE CHIARA E PRESENTE COME SE NON CI FOSSE ENTRO IL RAPPORTO TRA LA PROPRIA INTELLIGENZA E LA PROPRIA INTELLIGENZA MANGIATA STACCATA E RUBATA RIVENDUTA SPAZIALMENTE CUI NON POSSONO PRODURLA SOVERTIMENTO GERARCHICO SOVRAPPOSTO ALLA TRASCEDENTALITA SOLARE DELL'INTELLIGENZA SOLARMENTE DIMOSTRABILE NON DETTA PRESENTE COME SE NON CI FOSSE ANTERIORE DELIBERA UFFICIALE AD OGNI FATTO SCRITTA NOVEMILA ANNI FA BAGAVAD GITA UPANISAD VEDICHE TESTI ANTICHI EGIZI INTUIZIONE PURA AL DI LA DELLA ESPERIENZA A POSTERIORE MANGIATORE CONCAUSALE EMPIRICO A MUNGERE IL TORO FALSA CAUSA FALSA DINAMICA È D'USO DELLA CREDENZA POPOLARE CHE LO SPAZIO LE STELLE SIANO UN DIO PADRONI DELLE PERSONE IN REALTÀ SOGNO BIDIMENSIONALE MANGIATORE IMITATORI DELLA NATURA SUDDIVISIONE DI CAMPO NULLA IN SOSPENSIONE AUTISTICA IMPOSSIBILE VERSIONE DIMENSIONI INFERIORI DELL'ESSERE SOGNI DIMENSIONI INFERIORI VIAGGI ANCESTRALI SOGNI SENSIBILITÀ IMMONDIZIA DALLO SPAZIO PRODUCIBILE GRATUITAMENTE SOLARMENTE RIVENDUTA CON L AMPUTAZIONE DELL'ANCA PRESSO L INDEFETTIBILE CONCETTO DI SAPERE DELLA CHIARIFICA SOLARE ESSO QUALE CONTRADDITTORIO CONCETTO DI INTUIZIONE PURA CHIARIFICA SOLARE ESSO QUALE NEMICO SPAZIALE MANGIATORE RIVENDITORE SOVRAPPOSTO ALLA TRASCEDENTALITA SOLARE DELL'INTELLIGENZA SOLARMENTE DIMOSTRABILE NON DETTA PRESENTE COME SE NON CI FOSSE AUTISTICA AUTISTICAMENTE COMPOSTA PER MANO DI CHI IGNORA DI ESSERLA CUI NON TE LO DICONO SAPUTA USATA LO STESSO COME SE NON CI FOSSE CHIARA E PRESENTE ANTERIORE DELIBERA UFFICIALE AD OGNI FATTO ENTRO IL RAPPORTO TRA LA PROPRIA INTELLIGENZA E LA PROPRIA INTELLIGENZA FALSO SCOPO NATURA MONDO SCIBILE SCIENZA BENI SCIENTIFICI DEI NULLA ASSUNTI RIVENDUTI SUCCHIATI IPNOTIZZATI RIVENDUTI AUTISTICAMENTE DA NULLA AUTISTICI MANGIATI DA SPAZIO AUTISTICO SCADUTO CON CONDANNA AUTISTICA ASSOLUTA PRESSO SOSTANZE DALLO SPAZIO CUI SI SOVRAPPONGONO SOPRA TANTO NON PUOI PARLARE CATEGORIE DEI VALORI COMUNISTE SOVRAPPOSTE LA SACRALITÀ DELLA TRASCEDENTALITA SOLARE DELL'INTELLIGENZA SOLARMENTE DIMOSTRABILE NON DETTA OCCUPATA ESTERNAMENTE MANIPOLATA SERIE DI PEZZI DI SOGNO VIAGGI ANCESTRALI AUTO DEGLUTITORI DELLA SOSTANZA SEMPLICI SOGNI RIVENDUTI CON L AMPUTAZIONE DELL'ANCA PRESSO L INDEFETTIBILE CONCETTO DEL SAPERE DELLA CHIARIFICA SOLARE PRODUZIONE GRATUITA DEI NULLA PRODUCIBILI SOLARMENTE CUI STELLE NOTTURNE NON POSSONO PRODURLI IL GRANDE BLUFF ANTEPRIMA DELIBERA UFFICIALE AD OGNI FATTO BAGAVAD GITA UPANISAD VEDICHE TESTI ANTICHI EGIZI ECC ECC
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Quando la musica aveva un supporto analogico, fisico, si ascoltava con più attenzione perché non c'era il random. Non si diceva "ascolto un po' di musica" ma "ascolto quel disco specifico".
E se si facevano i mix su nastro, la fatica ed il tempo richiesti per registrarli li rendevano unici, speciali, creati con e per un motivo, per una persona speciale o per un'emozione in cui crogiolarsi. Oggi le playlist si fanno e disfanno con una tale semplicità che non c'è più la stessa cura nella selezione dei brani. Brani di cui, spesso, non si conosce più nemmeno il titolo perché il telefono sta in tasca e non c'è una copertina da leggersi e rileggersi, da girarsi fra le mani come fosse una cosa preziosa. E lo era, perché costava, perché si rovinava, perché era un'edizione particolare o solo perché non avevi la certezza che l'avrebbero ristampata in futuro e comunque non era la stessa cosa.
Oggi ho 30gb di musica sul telefono ed una pennetta da 64gb in macchina, posso accedere a tutta la discografia di vari artisti senza dovermi alzare e cambiare il supporto, posso ascoltarla per ore senza pause, ma l'attenzione con cui ho ascoltato per mesi Nebraska di Springsteen, sulla poltrona accanto al giradischi perché dopo venti minuti dovevo girare lato, con la copertina in mano a leggere i testi, quel perdersi dentro l'opera d'arte non lo provo più da tempo. Ora la musica la si ascolta mentre si fanno mille cose, si usa come sottofondo, come rumore bianco o per coprire altri rumori fastidiosi. Nei migliori dei casi la si usa per isolarsi dagli altri, anziché per condividerla come si faceva quando ci si riuniva a casa dell'amico con l'impianto migliore o con i dischi che aveva solo lui e non prestava a nessuno.
Aveva ragione Walter Benjamin: l'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica ha perso la sua aurea.
@clacclo
Quando per ascoltare la musica avevi un vero lavoro, ricerca fisica, catalogazione su cassettiere e mobili, duplicazioni a go go, bestemmie quando usciva il nastro o si rompeva; però il godimento era unico, te lo eri sudato e guadagnato.
Ok adesso è più comodo, più veloce, superate perfino le chiavette, tutto nell' etere, ma poter maneggiare dischi e cassette, leggerti i libricini, gustarti le copertine, aveva un altro sapore e con tempi dilatati, meno frenetici.
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Come leggere Nietzsche
Scrive Nietzsche in Aurora (Lib. V, 454) che:
Un libro come questo non è da leggersi tutto di seguito e ad alta voce, ma da sfogliare ... occorre poterci mettere la testa dentro e sempre di nuovo fuori ...
Chissà cosa penserebbe se sapesse che è uno dei miei 'libri da bagno'!
F. Nietzsche, [Morgenröte, 1881], Aurora, Milano, Mondadori, 1971 [Trad. F. Masini e M. Montinari]
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The one with a million things to tell you
È notte fonda quando Ermal sente il cellulare vibrare sul comodino.
Chiara, accanto a lui, sta dormendo. Ermal, invece, non riesce a chiudere occhio.
La serata è stata elettrizzante, di certo non si aspettava di essere primo in classifica. Quindi, anche se ormai i festeggiamenti si sono conclusi da un po' e lui è tornato in camera da più di un'ora, non riesce a dormire. È colpa di tutte quelle emozioni, lo sa.
Essere di nuovo sul palco dell'Ariston, anche se senza pubblico, è un'emozione enorme. E poi la canzone...
Lo sa che la maggior parte delle emozioni di quella sera sono dovute a quella canzone.
Allunga la mano verso il comodino e sblocca lo schermo, strizzando leggermente gli occhi per la luce improvvisa.
Il messaggio che ha ricevuto è di Fabrizio, ma questo Ermal già lo sapeva. A nessun altro dei suoi amici o conoscenti verrebbe in mente di mandargli un messaggio alle 4 del mattino.
Apre la conversazione di WhatsApp e legge le poche righe sullo schermo, in cui Fabrizio si congratula per il primo posto nella classifica provvisoria. Dice di essere orgoglioso di lui ed Ermal non può fare a meno di sorridere.
Si volta leggermente e osserva Chiara. Sta dormendo profondamente, quindi cercando di non svegliarla si alza, si infila una felpa sopra alla maglia del pigiama, ed esce sul piccolo balcone della sua camera.
Socchiude la porta alle sue spalle, cercando di non svegliare la sua ragazza, e afferra sigarette e accendino dalla tasca della felpa.
Ne accende una aspirando con calma, riempiendosi i polmoni di nicotina. Sta fumando di meno rispetto al solito, ma deve ammettere che gli piace concedersi una sigaretta ogni tanto.
Quando ormai l'ha fumata quasi fino al filtro, prende il cellulare e cerca il numero di Fabrizio in rubrica. Poi fa partire la chiamata, consapevole di trovarlo sveglio.
"Non dirmi che ti ho svegliato" dice Fabrizio preoccupato, rispondendo dopo il secondo squillo e senza nemmeno preoccuparsi di salutare il collega.
Ermal sorride gettando il mozzicone nel posacenere. "No, figurati. Non penso dormirò questa notte."
"Male. Poi vedi che occhiaie ti ritrovi domani!"
"E quando mai sono senza occhiaie?"
Fabrizio dall'altra parte del telefono ride, ed Ermal chiude gli occhi beandosi di quella risata che gli manca così tanto sentire dal vivo.
"Davvero, Ermal, perché non dormi?" chiede Fabrizio serio, qualche attimo dopo.
"Non lo so, Bizio. Credo di essere un po' troppo su di giri per come è andata. Non mi aspettavo tutto questo successo."
"Io invece me lo aspettavo."
"Davvero?" chiede Ermal sorpreso.
"Certo. Non avevo dubbi che la tua canzone sarebbe stata un capolavoro."
Ed Ermal, non sa nemmeno spiegarsi perché, crede più alle parole di Fabrizio che a chiunque altro prima di quel momento gli abbia detto che la sua canzone era effettivamente bella.
È come se le cose dette da Fabrizio fosse più vere.
"Ricordi quella sera a Lisbona? Prima della finale, quando stavamo sul divano del camerino ed eravamo agitati per come sarebbe andata?" dice Ermal a un certo punto.
"Tu eri agitato, parla per te" scherza Fabrizio.
"Non solo io. Ricordi cosa mi hai detto?"
"Ho detto un sacco di cose quella sera."
"Hai detto che avevi paura di fare la fine della cantate di Israele e cadere dalle scale mentre scendevamo dal palco."
Fabrizio sembra ricordarsi improvvisamente di quel momento e si mette a ridere, mentre dice: "E tu mi hai detto che allora avresti fatto finta di cadere anche tu per solidarietà."
"E se non riesci ad alzarti starò con te per terra" mormora Ermal.
Fabrizio rimane in silenzio.
Ha ascoltato solo una volta la canzone del suo compare, eppure sa benissimo che Ermal ha appena citato il suo stesso testo.
Ermal, non sentendolo replicare, capisce immediatamente cosa sta pensando Fabrizio, a che conclusione sta arrivando. E sa che è la conclusione giusta.
Ma lui sta con Chiara, lui è innamorato di Chiara, e tutto ciò che poteva esserci e che c'è stato con Fabrizio non è che un ricordo racchiuso in una canzone. E sarebbe troppo doloroso ammetterlo ad alta voce.
Quindi si limita a dire: "Quella sera, quando eravamo seduti uno accanto all'altro, avrei voluto dirti un sacco di cose."
"Ma non hai detto niente" conclude Fabrizio, citando anche lui in parte la canzone del collega.
"Mi sembrava che le parole fossero superflue tra noi."
"Infatti" concorda il romano.
Non avevano mai avuto bisogno di parole. Riuscivano a leggersi a vicenda senza alcun problema ed entrambi sapevano che c'era stato un periodo in cui le cose tra loro erano cambiate. C'era stato un periodo in cui definirsi amici sarebbe stato troppo poco.
Lo avevano capito entrambi, senza bisogno di parole. Ma nessuno dei due aveva mai fatto un passo verso l'altro.
Forse, a pensarci bene, se avessero impiegato meno tempo a guardarsi e un po' di più a parlare, se avessero usato quelle parole di cui credevano di non aver bisogno, le cose sarebbero andate diversamente. Forse avrebbero avuto il coraggio di dire ciò che provavano invece di aspettare inutilmente che fosse l'altro a esporsi.
"Ti penti di come sono andate le cose?" chiede Ermal a bassa voce, timoroso di sapere la risposta.
"A volte. Tu?"
"A volte."
"Pensa un po', avremmo potuto essere i nuovi Albano e Romina. Pensa che figurone a Sanremo" ironizza Fabrizio.
Ermal non riesce a evitare di scoppiare a ridere, coinvolgendo anche Fabrizio.
Ridono per un po', fin troppo divertiti da quella che non era poi chissà che battuta. Per un attimo ad entrambi sembra di essere tornati indietro di tre anni, ai tempi del festival che hanno fatto insieme, ai tempi dell'Eurovision.
Poi però le risate si spengono ed entrambi tornano con i piedi per terra. Non sono più le stesse persone di tre anni prima, anche se vorrebbero.
"La canzone però l'hai dedicata a una donna" dice Fabrizio dopo qualche attimo, ed Ermal non capisce se sia una semplice constatazione o se sia risentito dalla cosa.
"Sarebbe stato un po' troppo palese farla al maschile, no?" replica con ovvietà.
"Sui social mettono gli asterischi quando non vogliono specificare il genere" dice Fabrizio, ricordandosi qualche post letto negli ultimi mesi.
"E come la canto una canzone con gli asterischi, Bizio?"
Scoppiano a ridere di nuovo, questa volta un po' più forte, e a quel punto Ermal la sente davvero la mancanza di Fabrizio.
È come avere fame, come sentire lo stomaco che si stringe e il nodo alla gola. E improvvisamente le lacrime che si sono formate agli angoli degli occhi a forza di ridere, gli scendono lungo le guance e si accorge che non sono più lacrime dovute alle risate.
Sono lacrime di tristezza. Perché Fabrizio gli manca più di quanto è disposto ad ammettere, e sa che la cosa è reciproca.
Ma sa anche che il loro treno ormai è passato. Sono cambiate tante cose, troppe.
E ci sono certe occasioni che capitano una sola volta nella vita. Se si perde quel treno è finita, non passa più.
Per loro è stato così e alla fine i loro sentimenti - o almeno quelli di Ermal - sono finiti dentro a una canzone.
"Grazie, Ermal" dice Fabrizio dopo aver smesso di ridere.
"Per cosa?"
"Per avermi pensato."
Ad un ascoltatore poco attento potrebbe suonare come un semplice ringraziamento per averlo pensato in quel momento, per averlo pensato al punto da chiamarlo.
In realtà, è molto di più.
È per averlo pensato mentre scriveva la canzone, per averlo pensato mentre decideva di portare quel brano al festival, per averlo pensato mentre cantava. È dietro a tutto quello c'è un grazie per averlo amato, anche se in silenzio.
"Grazie a te per avermi ispirato" risponde Ermal. E tra le righe anche Ermal ringrazia Fabrizio per averlo amato, forse come nessuno aveva mai fatto e come nessuno sarà mai in grado di fare.
Fabrizio chiude la chiamata senza salutare, senza dire altro. E va bene così.
In fondo, tra loro ci sono sempre state milioni di cose da dire, ma nessuno dei due ha mai detto niente.
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