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#incastro di menti
parmenida · 1 year
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Haragei🖤
Haragei è una parola Giapponese che non esiste forse in nessun'altra lingua al mondo
e anche tradurla è un affare molto complicato.
Volendo, potremmo dire che è la comunicazione non verbale, ma non è solo quello.
Il fatto è che quando parliamo, le parole che ci scambiamo non sono che una piccola parte di quello che davvero ci diciamo.
Quando entriamo in contatto con qualcuno, in realtà, facciamo anche delle prove di incastro: con gli occhi,
con la voce, con le mani, col respiro, proviamo a vedere se chi abbiamo di fronte si incastra bene con noi.
Haragei è incastrarsi a vicenda senza dirselo.
Haragei è intuirsi ad occhi chiusi, sapere che nel buio, là fuori,
c'è qualcuno come noi.
~Enrico Galiano🪶
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daniela-sasso · 3 years
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Le affinità delle menti,
dei cuori e delle anime sono date da poche,
pochissime cose.
Sensibilissime differenze.
Sottilissimi Dettagli.
Piccoli.
Infinitamente.
Piccoli.
Che si lasciano toccare,
condividendo il cuore.
Il silenzio.
Le parole.
Affinità intellettive, così si fanno chiamare.
Ecco quelle, le imparerai a riconoscere ed amare.
In un incastro tra cuore e ragione che si chiama comprensione.
Quelle consentono a due cuori di rimanere dividendo l'ombrello, sotto un cielo segnato da un tremendo temporale.
Allora comprenderai, che poi resta poco da dire, quando questo diventa coraggio per amare e avere la forza, il tempo e la voglia di camminare.
Insieme.
Facendo sembrare il mondo,
un bel posto da navigare.
Daniela Sasso
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ilarywilson · 5 years
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E dire che avevi giurato di non saper scrivere poesie senza inserire battute irripetibili. Ho i polmoni che bruciano adesso, parecchio. E sai cos'è veramente bizzarro? Che vorrei tanto saperle le cose che scoprivi di te mentre creavi una casa per me, ma so già che non accadrà e sai perché? Non è solo che sei la persona con più problemi di comunicazione che conosca, è che... you know, you just disappeared into thin air. That's what your crup damn book says. E vuoi saperla un'altra cosa bizzarra? Non sono mai riuscita a castare un Riddikulus nella mia vita. Immagino che sia anche per questo che il mio matrimonio è andato a morgane. Ad un certo punto ho anche pensato di chiederti ripetizioni e sai qual è stata l'altra cosa bizzarra? Ho pensato che non era andata esattamente bene l'ultima volta che avevo chiesto ripetizioni a qualcuno, così ho lasciato perdere. E invece è successo un pasticcio lo stesso, Spoon. Non sono servite le ripetizioni per farti abitare la mia testa.
Vuoi sapere che aspetto ha? È nera. 
Come lo smalto che porto in questo momento, come il mio nuovo vestito a stelle, come i tuoi ricci, il tuo caffè e il cupcake al cioccolato che abbiamo diviso in infermeria. È tutto nero finché il crepitio del fuoco di un camino non inizia a riscaldare l'ambiente e a rischiarare la stanza. C'è un divano verde scuro, una poltrona color pece e un pouf giallo. Tu te ne stai seduto sulla poltrona, ovviamente, con aria tronfia e placida; hai addosso una terribile felpa dei Bats e porti calzini spaiati. Ho cercato di ricordare per un sacco di tempo se me li fossi immaginati o se fossero davvero così e non avrei mai pensato di poter avere un rimpianto più stupido di questo. Porti davvero i calzini spaiati o eri solo distratto? Comunque... Sorseggi caffè dalla mia tazza del wwffb e hai appena finito di nascondere un sorriso dietro il bordo perché hai sentito girare la chiave nella toppa e te lo aspettavi. Lo sapevi. Mi stavi aspettando. C'è un mantello nero appeso all'ingresso e non cambia colore nemmeno sotto convercoloris. Un po' come la mia camicia da notte e la vestaglia di peluche, che non sono mai tornate gialle. Fuori nevica e all'improvviso tutto quel buio mi è chiaro. Hai spento le luci solo per sfoggiare al meglio i giochi di quelle dell'albero di Natale che hai addobbato accanto alla finestra. Da fuori arriva una luce abbagliante, ora la vedo. È quasi fastidiosa, eppure non hai tirato le tende. Ovviamente dici che l'hai fatto solo per te e per creare la giusta atmosfera che accompagni la tua pigra contemplazione della nevicata, e mi dici di non montarmi troppo la testa solo perché ogni tanto ti degni di gironzolare per i miei spazi mentali. Ma io lo so che menti. Perché l'albero è colorato, c'è una seconda tazza di caffè sul tavolino e l'aria profuma di zucca e cioccolato. E ora so cosa c'è nella tua testa oltre che fuori.
Quando entro in casa la prima cosa che faccio è togliere le scarpe, quindi ci troveresti anche quelle all'ingresso. Sarebbero rosse. E poi sentiresti una risata, la mia, nel momento in cui ti vedrei intento a giocherellare con un babbanissimo yo-yo. Chissà dove lo hai trovato. Da piccola ne andavo matta e l'ho appena ricordato. 
Io ho scoperto un sacco di cose di me, da quando ti ho fatto entrare, e avevo una bolidettissima paura di dirtelo finché non mi sono accorta che non dirlo non mi faceva avere meno paura. Mi sto chiedendo tante cose, compreso se ho più voglia di schiantarti o ricordarti il posto speciale delle mie labbra e dei miei sorrisi, ma poi mi sento troppo in colpa e allora mando a morgane tutto. E mi incastro su un pensiero fisso: è un addio, un arrivederci o un "Wilson, ho solo avuto da fare"? No perchè, volevo dirti che nessuna delle tre opzioni mi sta bene.
Grazie. Adesso ti odio un po' meglio di prima.
Ilary
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paroleincroce · 6 years
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18.10.18            01:06
Amare confessioni
Tutto ciò che scrivo in questo blog è pregato di rimanere qui. Non so ancora come definirlo: diario? Appunta cose? Cumulo di disperazione? non ne ho idea ma tengo a precisare che vorrei rimanesse "su Tumblr", nelle vostre menti e non oltre.
Grazie.
È Giovedì da ben otto minuti anche se probabilmente quando avrò terminato di scrivere, sarà passata più di una buona mezzora (ciò m’infastidisce a tal punto da dover lasciar per ultima l’annotazione dell’orario accanto al titolo). Sono tornato a Mori per la solita ricetta: la tentazione di aggiornare anche quella di determinati farmaci è stata parecchia in realtà. Sul bus c’era Marlene che non mi ha visto. Non ho avuto voglia di sfoderare il quasi ordinario accenno di sorriso tirato, quindi ho optato per tre posti più in là. 
Penso sia da un anno ormai, che canto senza voce quando ho le cuffie nelle orecchie e niente, con questo volevo solo precisare che le persone in bus ti osservano come se ti stessi scaccolando, ad esempio: tre o quattro fermate dopo essere salito, una donna sulla trentina ha preso posto accanto a me, e badate bene, unicamente perché quello, eh già, quello lì, era l’unico posto libero in tutto il mezzo di trasporto, altrimenti non si sarebbe mai seduta. Non lo dico per dire ma lo leggi in faccia lo sguardo di disprezzo di certe persone, quello sguardo da “hai un paio di piercing, sei vestito completamente di nero, stammi lontano rifiuto della società”. Onestamente ho sempre apprezzato: più spazio vitale.
Parentesi: mentre scrivo ciò ho Keewa, il gattino nero, che mordicchia la mano sinistra e rende abbastanza complicato il tutto.
Sono rimasto a Mori un paio d’ore, quelle necessarie, non ho voluto pensare, altrimenti sarei finito a San Biagio, o peggio, su quella dannata panchina della piazza rossa, l’ha chiamata la nostra panchina. A questo proposito devo dire che mi ha spiazzato la seconda telefonata che ho ricevuto l’altro giorno da X. Voleva solamente darmi la buonanotte. Non mi ha mai chiamato per darmi la buonanotte, mai, forse è per questo che due parole sono tramutate in un susseguirsi di frasi vulcano, facendo durare il tutto più di un’ora. Ho detto poco nulla di me, com’è giusto che sia, X invece ha detto tanto, molto.
Abbiamo entrambi sbagliato, stiamo entrambi sbagliando.
Dico io, com’è possibile che con X non ho avuto bisogno di dire praticamente nulla al telefono e che abbia compreso ciò che stavo provando mentre invece con A. questo non è mai e dico mai successo? Eppure devo dire di averci provato in tutto questo tempo, a parlare, a stabilire un rapporto, a costruire qualcosa, qualcosa che si avvicinasse minimamente a. quella cosa chiamata fiducia.  Forse non l’ho mai fatto con convinzione assoluta ok, ma dopo la mia ultima storia sono morto. Di Ale è rimasto poco. Nessuno ha mai capito quanto quel rapporto mi abbia cambiato, riescono solo a vedere il mio distacco da tutto ciò che è il modo in sé. 
So solo che non voglio più frequentare né sentire A., per svariate ragioni, o meglio, pensieri. Farglielo capire ho notato che non è fattibile, perché si, non ho ancora capito se non ci arriva seriamente oppure fa finta di non arrivarci, quando l’altra sera ne stavamo discutendo è arrivata un’inaspettata chiamata firmata Lu e dopo quella (discussione molto accesa), la conversazione non è più andata avanti, visto il mio nervosismo post rinfacciamento.
Una volta sarei impazzito arrivato a questo punto. Ora tutto ciò che c’è di peggiore lo arrotolo, lo stropiccio, lo incastro, come si fa con una carta di caramella assieme al filo di troppo che strappi dalla scucitura della tua manica e me ne nutro.
Mi fa ridere come le persone cerchino di rattoppare in tutto è per tutto le altre. Ci sono persone che non possono essere aggiustate ed io ne sono la prova.
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darthdodo · 4 years
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Adesso cari comitati Savoiardi e Delfinati Ginevrini Girondini Meneghini e residuati bellici vi spiego una cosa.. per essere concisi..
D’intesa e dilemma voi potete credere ai vostri motti e dare a bere ad una gregge di coglioni che la FIAT degli anni 30, 40 (e dopo 50, 60, 70 e 80) sia stata una colonna portante ed il motore economico stesso di questo paese in perenne decadenza, proprio come per ogni meteora che precipitate da una quota partecipata ogni volta che incasinate, scalate, concordate e amministrate il bello e cattivo tempo di questo lurido mercato nominale legalizzando, legittimando, speculando, falsificando, disintegrando ogni bilancio nel rischio valutario coi trucchi migliori dei mariuoli che siete quando vi specchiate perfino nel modello della Volkswagen che lo fù in qualche misura per la Germania del rilancio.. ma il sottoscritto intende molto bene di cosa eravate portatori sani, e capisce anche negli ingranaggi come i poveracci della tragedia/strage di Superga in effetti dovevano essere stati stritolati a causa e a conoscenza delle vostre reali affinità, delle specificità che vi riguardano e toccano da vicino dalle parti di quei rapporti delicati ed imprescindibilmente da salvaguardare dettati dall’ esigenza a compiacervi a vicenda.. che rappresentò, rappresenta e ha rappresentato prima il centro gravitazionale di un’appartenenza che và aldilà delle vedute, e delle spiagge bianche coralline e ideologiche sulla costa azzurra.. e dopo l’avvento non solo in termini di avidità, ma benoltre nei termini scanditi di un tempo che ha scarseggiato di dilazioni, nell’iniziativa mai pigra che favorì questi signorili bastardi umanisti e lungimiranti della premeditazione che furono i vostri padri alla fiera e lucida piega di quella presa di posizione amorale nel scendere a compromessi per divenire internazionali, sovrannazionali, protagonisti o antagonisti totalitari coi danni collaterali più imprevedibili sui popoli inermi.. attizzandosi tra Lebensraum, corrompendosi tra bisogni insaziabili, accarezzando comitati diversamente alibi, preconfezionando tutte quelle condizioni favorevoli che gli interessi e una causa che si accanisce sugli inferiori riesce a motivare, suggestionare, incentivare fino alla nausea quella crudeltà tiranna-ariana-lapsus-alleata anche nelle menti deboli dove trovò terreno fertile la sua antitesi storica spingendo finoltre gli sforzi, gli scrupoli, nonché gli stessi confini geografici l’orrore e ciò che permise ad una manifattura fascista di primeggiare accanto a quella nazista per un lustro utile di collaborazioni e pezzi di ricambio.
Aristocratici nel riservarsi sempre quelle “buon’uscite” e vili scappatoie, oltre ogni attenzione e pratica scorciatoia d’immunità diplomatiche e d’ambasciata, per mantenere viva una reputazione e un immagine pulita nonostante il fango spalato, a motivo di una benevolenza da parte degli stessi alleati verso la città del “Lingotto” che fù eppure “pesantemente” risparmiata dai bombardamenti e dagli strascichi di un processo farsa a Norimberga.
Quindi nella disinvolta dipartita di quegli sfortunati campionissimi che avevano deviato gli interessi di un paese intero sul pallone gettato ai piedi e poi sul dramma di un glorioso grande Torino fatto a pezzi nelle rotule e nella colpa d’essere stato, questa grandissima disgraziatissima e cornutissima nobilissima razza istigatrice di ceti e miceti signorili ottimisti intellettuali illuminati e romanticamente Devotoli nei pensatoi raccapriccianti della Mole .. ma anche a Lyone, trovò l’opportunità nella transizione di un armistizio sfracellato allo schianto come il mezzo migliore per ridurre una squadra leggendaria al silenzio e alla conclusione di un’epoca da seppellire ormai, da soffocare almeno, da rinnegare anche nella memoria dei testimoni scomodi e divorziati in casa da una carriera di trionfi che nell’amara verità d’essere indirettamente coinvolti nei fatti di quella città, non si riconoscevano più e accettavano a malincuore comunque quei compromessi, quel peso, e il riconoscimento di un consenso.. malgrado brulicasse nei peccati e nelle singolari forme che stringevano alleanze e relazioni oscene coi potentati.. anche intercontinentali.. anche quando venivano obbligati come dei campioni dai piedi d’oro e si costringevano a lavorare in un ambiente purtroppo insalubre.. e anche troppo a contatto (e a contratto) coi vizi e i capitali di una realtà che aveva scoperto una dimensione fradicia.. spietata e così privilegiata in se..
..da rinsaldare persino le infiammate anime operaie antimonarchiche e i cuori di un regime fascista in declino ..a parole, debole anello di una catena moscia in un incastro che si amalgamava nella crema di una categoria che promuovendo d’ora in avanti un’arroganza e una spregiudicatezza di primo ordine sprizzava tutte le smanie di un sistema elitario alle vette supine della dabbenaggine, attraverso un cammino a tappe forzate, tra disfatte e successi, fissato dalle alte sfere dignitarie di mezza Europa, dai quei saldi Principati Protettorati e nelle corti fameliche di Dinastie incestuosamente assise sui troni e le dominazioni dei loro cancri viventi figlioni sotto le corone agiate e crogiolate di uno spettacolo da tribuna Vip; zelanti e brillanti condottieri marescialli dissennati, mantenuti, conniventi sotto un attività poco lusinghiera e in seno ad una cooperazione sfrenata che si era spinta ben oltre la deriva di un reciproco ASSET totalitario  era sfociata inevitabilmente in un patto d’acciaio oramai orchestrato nei fili tiranti dell’industria componentistica bellica italiana, francese, belga, olandese, norvegese, tedesca, eccetera.. che assieme allo sforzo di quel sangue marcio in Danimarca aveva creato lo scenario congegnale per la campagna inglese americana e canadese concretizzando ai ritmi e alle paure instillate dalle Royal Lobby e nelle stanze del consenso guerrafondaio quel piano di morte su vasta scala che avrebbe ucciso chiunque nel raggio letale di quei veti carolingi e inginocchiato i sopravvissuti ai desideri, includendo coloro che non reagivano, di una radicale trasformazione della società europea dilaniata e in profonda depressione riportandola all’unica svolta che poteva segnare la guerra e un passato disastroso e cioè un epilogo in bilico fra la pace e l’incertezza degli eventi incontrollabili che si trascinarono in Stasi e soprusi in quella folle guerra fredda;
Di lì l’ascesa di maestri incomparabili e universali celestiali padri della tassonomia applicata alla ristrutturazione demografica su vasta scala, che ne sarebbero diventati i prodotti derivati e gli artefici eletti del disegno teatrale e venerabile di un olocausto da indignare senza fine alle sciroccate sessantottine generazioni della dolce vita, prepararono con letizia il colpo di mano di un luogo d’inesauribile e inesorabile lungo processo di stabilizzazione: intoccabile per sempre e incrollabile al monopolio. 
Giocatori di fino che si erano dati appuntamento al rendez-vous di Zurigo espansero i loro orizzonti artificiali e intanto ramificarono l’offerta che in seguito e in tanti anni bugli a fondo perduto di casse integrazioni sarebbe scaturita nel dominio incontrastato, forte di tanti slanci e soci figlioni di una contropartita di quote che sguazzava nelle mazzette milionarie e si snocciolava da quanti democratici o repubblicani svendevano la Chrysler maledicendola e mettendola subito all’asta.. e ad esempio per tutti gli altri.
E quei puttanieri che avevano scommesso tutto sul piatto della bilancia della storia avrebbero raddrizzato le sorti di un finale finalmente restituito nelle mani di chi quell’impero lo vantava e adesso lo può guidare come un Führer con lo scettro dell’incontenibile delirio.
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camillasernagiotto · 6 years
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10 accessori per arredare casa in stile videogiochi
Dallo zerbino di Super Mario alle mensole a incastro di Tetris, ecco cosa non può mancare nella casa di un gamer
Arredare la casa in stile videogame si può, anzi: si deve! Non c’è Philippe Starck, Scavolini o Alessi che possa competere con nomi ben più sacri per il giocatore da console, ossia PlayStation, Game Boy e Pac-Man, giusto per citare una trinità a caso.
Dalla lampada luminosa della Play-Station alla sveglia Game Boy e agli adesivi murali con la scritta “Choose your weapon”, dare un tocco squisitamente nerd e geek alla propria abitazione è facilissimo. Basta fare incetta dei tanti complementi d’arredo ideati da menti malate di nostalgia da videogiocatori, le stesse menti che si sono probabilmente bruciate qualche neurone a furia di giocare no stop a videogame di vecchia generazione.
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daniela-sasso · 5 years
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Le affinità delle menti, dei cuori e delle anime sono date da poche, pochissime cose. Sensibilissime differenze. Sottilissimi Dettagli. Piccoli. Infinitamente. Piccoli. Che si lasciano toccare, condividendo il cuore. Il silenzio. Le parole. Affinità intellettive, così si fanno chiamare. Ecco quelle, le imparerai a riconoscere e ad amare. In un incastro tra cuore e ragione che si chiama comprensione. Quelle consentono a due cuori di rimanere dividendo l'ombrello, sotto un cielo segnato da un tremendo temporale. Allora comprenderai, che poi resta poco da dire, quando questo diventa coraggio per amare e avere la forza, il tempo e la voglia di camminare. Insieme. Facendo sembrare il mondo, un bel posto da navigare. Daniela Sasso https://www.instagram.com/p/B8R3L4UCm2T/?igshid=trl1p3odsi5k
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daniela-sasso · 7 years
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Le affinità delle menti, dei cuori e delle anime sono date da poche, pochissime cose. Sensibilissime differenze. Sottilissimi Dettagli. Piccoli. Infinitamente. Piccoli. Che si lasciano toccare, condividendo il cuore. Il silenzio. Le parole. Affinità intellettive, così si fanno chiamare. Ecco quelle, le imparerai a riconoscere e ad amare. In un incastro tra cuore e ragione che si chiama comprensione. Quelle consentono a due cuori di rimanere dividendo l'ombrello, sotto un cielo segnato da un tremendo temporale. Allora comprenderai, che poi resta poco da dire, quando questo diventa coraggio per amare e avere la forza, il tempo e la voglia di camminare. Insieme. Facendo sembrare il mondo, un bel posto da navigare. Daniela Sasso
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