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#convivenza stretta
gregor-samsung · 1 year
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“  Di italiani non ce ne sono, quei pochi rimasti in Belgio stanno ancora alle mines, gli altri sono ormai tornati. Però tutti qui hanno il ricordo della nostra razza e quando giriamo Rue Blaes per la spesa ci riconoscono e ci fanno festa, anche i musulmani ai quali tante volte abbiamo fatto la gaffe di chiedere del prosciutto e quelli “Rien vian-de de porc! Rien!” ma poi, capita la buonafede, han fatto i gentili e i simpatici. E questa storia dei musulmani ha avuto anche dei risvolti nella nostra convivenza in Rue des Tanneurs perché la sera che era di turno in cucina Jeff aveva preparato un potage Campbell’s senza tanto badare a quello che c'era nella scatola e Ibrahim dopo qualche cucchiaiata comincia a farsi serio e stropicciare il naso e grattarsi il mento pensieroso e lisciarsi il baffo perplesso e chiedere infine che cosa c'è nel piatto e noi “verdure, son verdure Ibrahim” ma lui sembra proprio che avverta in gola un brutto, davvero brutto sapore e allora corre nel cestino dei rifiuti, recupera la scatoletta e legge gli ingredienti, poi arriva incazzatissimo dove sediamo a mangiare e urla che l'abbiamo fatto apposta qui c'è della carne impura e via di seguito, tanto che noi subito ci spaventiamo ma poi ci gettiamo a ridere perché Ibrahim si mette col capo a terra a far scongiuri e belare non si capisce bene che cazzo di Allah e poi s'infila alla brutto-dio un dito in gola per vomitare quel pezzetto di wurstel che c'era nel piatto… Ma soprattutto gli spagnoli sono bellagente e ci trattano come fossimo americani sbarcati in centrafrica, tutti premurosi e gioviali. Conosciamo Gonzales che ha una drogheria e noi gli abbiamo esaurito la scorta di spaghetti. Ci presenta il figlio di sedicianni che verrà poi con noi qualche sera al Jeu-de-Balle a bere la Trapiste. Gonzales ci racconta ogni volta degli italiani che ha conosciuto, “Ah, les italiens!” dice aprendo il suo sorriso baffuto e grasso eppoi estrae dal bancone una chitarra e intona funiculì-funiculà cha-cha-cha e io rido e applaudo e la moglie esce dal retrobottega e ci offre un sorso di vino spagnolo con la piccola Esterella di cinque anni stretta al sottanone e noi stiamo bene a sentirci italiani e ne siamo anche fieri e orgogliosi che capiamo che questi legami qui sono nati tra la gente che lavora mica trattati a tavolino da diplomatici o ministri del cazzo, che di loro ci vergognamo sì, altroché. “
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Brano tratto dal racconto Viaggio, testo raccolto in:
Pier Vittorio Tondelli, Altri libertini, Feltrinelli, 1980¹; pp. 76-78.
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artide · 2 years
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Ho detto ad L. che in sette anni di convivenza ci siamo praticamente sempre addormentati abbracciati, anche quando tornavi tardi, anche quando tornavo tardi. L. non sa che spesso in procinto di addormentarsi ci ripetevamo, chi lo avrebbe mai detto di essere noi, proprio con te, un po’ un sorriso un po’ una stretta. Quello che ci ha salvato dal non andare alla deriva, di non disperarci, di non rovinare, penso sia stata quella consapevolezza, un chi lo avrebbe mai detto, quasi non ci credo, che teneva in piedi l’incertezza di uno stupore fresco, non abitudinario, la possibilità che un giorno come oggi abbracci il gatto che dorme al tuo posto e dico con lo stesso sospiro, chi lo avrebbe mai detto.
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viendiletto · 8 months
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Martedì 15 gennaio una troupe della Rai impegnata a realizzare in Slovenia un servizio sugli eccidi delle foibe si è vista danneggiare i veicoli da ignoti nei pressi di una caverna in cui stava realizzando delle riprese. A rende noto l’episodio, denunciato alle forze dell’ordine, il sindacato Unirai, liberi giornalisti Rai. Nei pressi del villaggio di Popecchio (Podpeč), sopra la valle del Risano, nel comune di Capodistria, quindi a pochi chilometri dal confine italiano, l’inviato del Tg2 Andrea Romoli, accompagnato dagli speleologi Franc Malečkar e Maurizio Tavagnutti, si è calato all’interno della caverna sotto il castello dove si ritiene che nel 1945 le milizie comuniste trucidarono centinaia di persone.
Una volta emersi dalle grotte, dove hanno ritrovato molti resti umani, Romoli e la sua troupe hanno avuto un’amara sorpresa: le macchine di servizio, lasciate ad alcune decine di metri di distanza, erano state pesantemente vandalizzate. Il mezzo più colpito è quello che portava il distintivo di riconoscimento Rai a cui è stato sfondato il parabrezza e distrutta la fiancata. Gli equipaggiamenti all’interno dei mezzi non sono stati in alcun modo toccati.
“Unirai condanna questi atti intimidatori e violenti che non fermeranno il lavoro dei giornalisti Rai per raccontare i crimini di ieri e di oggi”, dice il Sindacato. “Dalle foibe in Istria alle fosse comuni di Bucha è teso un unico filo rosso di sangue, che bisogna ricordare e denunciare perché quegli orrori non si ripetano. Farlo senza paure e reticenze è la maniera migliore per onorare lo straordinario lavoro di ricucitura delle ferite del passato realizzato dalle Comunità italiana e slovena al di qua e al di là del confine, per costruire un comune futuro di pace e convivenza. Dalla storica stretta di mano tra il presidente italiano Mattarella e il suo omologo sloveno Pahor davanti alla foiba di Basovizza non si torna indietro”.
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gabriele-85 · 5 months
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Parola 19/04/2024
*ANDARE OLTRE I DIFETTI DEGLI ALTRI*
Autor: Apolonio Carvalho Nascimento
Non è facile, ma è possibile.
È possibile e ci porta molti vantaggi: evitiamo i giudizi affrettati, diventiamo più misericordiosi, scopriamo le qualità dell'altro e apprezziamo maggiormente il suo lato positivo.
Inoltre, quando non ci soffermiamo sui difetti degli altri, guadagniamo molti amici e, in una convivenza più stretta, i difetti lasciano posto alla stima reciproca.
Una cosa che può aiutarci a vivere la frase di oggi è fare un esame di coscienza, vedere quali difetti abbiamo e cercare di sostituirli con delle virtù.
Siamo tutti vulnerabili a commettere errori e ad avere difetti, ma è anche vero che nessuno è privo di cose buone e di virtù.
Cerchiamo di andare oltre i difetti degli altri e ci stupiremo del bene che esiste in ogni persona.
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multiverseofseries · 7 months
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Ms. Marvel: l'alba di una nuova supereroina al di là della maschera
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Ms. Marvel è una delle tante sfaccettature seriali della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe: la serie, ideata e scritta da Bisha K. Ali, con la regia di Adil El Arbi e Bilall Fallah. L’opera nasconde un efficace e interessante bilanciamento tra due istanze apparentemente lontane ovvero il teen drama e la componente supereroistica tipica dell'MCU che riesce ad avvicinare anche altri target, oltre quello dei giovanissimi. Accolta positivamente sia dal pubblico sia dalla critica, il segreto del suo successo sembra essere riconducibile proprio alla caratterizzazione e al background della protagonista Kamala Khan (interpretata da Iman Vellani) chiamata a gestire due aspetti della sua vita, rappresentati dai generi che abbiamo citato qui sopra: riuscirà la supereroina a trovare il giusto equilibrio?
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Dopo le prime tre fasi, il mondo cinematografico (ed ora anche seriale) de La Casa delle Idee ha bisogno di nuovi stimoli, sperimentazioni e soprattutto volti inediti che possano realmente svecchiare l'universo: d'altronde, si sa, The Show Must Go On. La giovane Kamala Khan rientra perfettamente in questo piano: è una figura fresca e dinamica, che tra l'altro viene introdotta nel modo più naturale e spontaneo possibile. Ciò garantisce una maggiore immedesimazione con la teenager, che all'inizio ci viene presentata come una semplice adolescente cresciuta con il mito dei supereroi e che vive in un mondo tutto suo, per sfuggire dalla caotica e complicata normalità che le sta sempre più stretta. Una premessa molto tradizionale, ma strutturata in maniera tale che ci sia spazio sia per la sua evoluzione come studentessa sia come supereroina.
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Come già accaduto in precedenza con Kate Bishop (Hailee Steinfeld) che in Hawkeye vede Clint Barton come suo modello supereroistico, anche Kamala Khan ha una sua figura di riferimento ovvero Carol Danvers in arte Captain Marvel. Non è un caso che proprio la supereroina spaziale sia la sua beniamina: una donna decisa che ha tenuto testa a Thanos e che è temuta e rispettata da tutti. Ma il suo sogno di diventare una suoereroina si infrange però ogni giorno, quando la sua fantasia e creatività si spezzano contro i muri dell'ordinario. Questa particolare connessione tra la protagonista e l'universo de La Casa delle Idee non è solo utile a dare un respiro più ampio a Ms. Marvel ma contribuisce in modo attivo a rendere il background dell'adolescente verosimile e di conseguenza più efficace nella ricezione da parte del pubblico.
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L'altro aspetto della vita di Kamala che emerge già all'inizio della serie, e che è fondamentale per capire al meglio il personaggio, è la dimensione scolastica e in generale il carico emotivo adolescenziale che ciò comporta. La componente teen-drama è centrale all'interno dell'opera, sia perché è l'elemento di conflitto con la componente supereroistica dello show Marvel, sia perché arricchisce il personaggio, dandole maggiore spessore e, soprattutto, consente di variare il contenuto proposto nella serie. È interessante da notare che, se nel primo episodio i due lati del progetto sono totalmente indipendenti e separati l'uno dall'altro, già al termine del primo episodio ci si rende conto che la convivenza tra normalità ed anormalità è il punto nevralgico dei vari episodi. La protagonista, infatti, scopre di avere dei poteri straordinari che però non la rendono estranea ai problemi della vita quotidiana, trovandosi quindi di fronte ad una scelta difficile.
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"Da un grande potere derivano grandi responsabilità": così Ben Parker, lo zio di Peter Parker alias Spiderman, descrive cosa dovrà affrontare il nipote dopo aver accettato i suoi poteri. Anche con Ms. Marvel si torna nuovamente a quel passaggio, fondamentale, nella storia dei cinecomic. Anche Kamala deve comprendere che diventare una paladina richiede non solo tanti sacrifici, ma sopratutto uno sforzo di maturità: rinunciare a una parte della propria normalità per dedicarsi interamente ai più deboli, rischiando la vita, cosa dura da accettare, specialmente per un'adolescente che deve ancora trovare il suo posto nel mondo. Ed è proprio il dilemma dell’accogliere i propri poteri e iniziare un nuovo percorso o rifiutare queste capacità per lavorare meglio sul personale è il centro della serie e che la rende così affascinante.
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In fin dei conti, scorporando da Ms. Marvel tutto il lato connesso al mondo supereroistico, ci rimane una giovane con i problemi di tutti i giorni, un filone che potrebbe funzionare indipendentemente da tutto il resto, ma che è parte integrante del personaggio principale. Ma lo stesso processo non può essere applicato a tutti gli altri prodotti seriali del MCU (Marvel Cinematic Universe), visto che molti di essi puntano quasi interamente sul contenuto che va al là dell'ordinario, ricercando solo l'ambizione e non la linearità. Invece, opere come Ms. Marvel e Hawkeye fanno centro proprio perché, nel raccontare gli aspetti più quotidiani e semplici dei personaggi, li descrivono nella loro umanità e ciò permette di creare una profonda connessione con il pubblico. Da anni sul piccolo e grande schermo siamo testimoni della nascita di eroi ed eroine di ogni tipo, conosciamo le loro origini, ma non la loro psicologia, le loro motivazioni più profonde. Quindi forse alla fine quello che ci preme di più è finalmente incontrare le persone dietro i costumi da supereroi.
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lamilanomagazine · 10 months
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Bari: inaugurata “Casa Alhena”, la prima esperienza di convivenza tra persone con disabilità
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Bari: inaugurata “Casa Alhena”, la prima esperienza di convivenza tra persone con disabilità. Si è tenuta ieri mattina, in via Castromediano 139, a San Pasquale,  a Bari, l’inaugurazione di “Casa Alhena”, progetto che promuove la prima esperienza di convivenza tra persone con disabilità finanziato nell’ambito del Pnrr. Il progetto è gestito dalla cooperativa sociale Occupazione e Solidarietà, in stretta collaborazione con la ripartizione Servizi alla Persona in attuazione del PON Metro Servizi a bassa soglia domiciliari, a ciclo diurno e di prima accoglienza del Comune di Bari. All’inaugurazione sono intervenuti l’assessora al Welfare Francesca Bottalico, la referente del servizio sociale professionale Antonella Bacchi, la direttrice del CSM area 4 Francesca Scorpiniti e il presidente di Occupazione e solidarietà Giuseppe Moretti. Nel corso dell’evento sono state illustrate le peculiarità del progetto, che prevede la convivenza di sei adulti con disabilità, quattro dei quali già inseriti nella struttura, autosufficienti, impegnati in percorsi di autonomia, autodeterminazione e inclusione socio-lavorativa e individuati dai Servizi sociali del Comune di Bari e/o dal CSM - Centro di Salute Mentale. Casa Alhena, che prende il nome dalla terza stella più luminosa della costellazione dei Gemelli, persegue due obiettivi complementari: il primo rivolto ai destinatari nell’espressione di autonomia e inclusione, nella speranza che l’esperienza di coabitazione possa dare nuova energia alla vita degli ospiti della casa, il secondo, invece, rivolto in maniera più generica al contesto locale, che è chiamato alla realizzazione di un modello di welfare “comunitario” innovativo. «Promuovere politiche sociali rivolte all’autonomia abitativa e lavorativa e all’autodeterminazione delle persone più vulnerabili rappresenta una delle sfide più grandi che abbiamo raccolto e costruito in questi dieci anni - ha dichiarato Francesca Bottalico -. Le esperienze di co-housing e dei gruppi appartamento, come quello inaugurato oggi, vanno in questa direzione, offrendo occasioni per la costruzione di comunità e la condivisione di legami significativi in grado di incidere contro le solitudini individuali che spesso possono portare al sorgere di una patologia. Quella odierna è una delle prime esperienze avviate nel Mezzogiorno e offre concretamente l’opportunità di cambiare in meglio la vita delle persone grazie all’utilizzo dei fondi Pnrr, che il Welfare ha già interamente investito e reso operativi». «Siamo molto soddisfatti di aver avviato questa nuova esperienza di co-housing, questa volta destinata alle persone con disabilità - ha evidenziato Giuseppe Moretti -. Si tratta di un’azione pilota, assolutamente sperimentale, che vede già protagonisti quattro adulti, tre dei quali già occupati. Casa Alhena è un appartamento a tutti gli effetti, dove i conviventi potranno sentirsi pienamente a casa e ricreare un loro ambiente familiare». Casa Alhena nasce in un appartamento di 130 metri quadrati con tre camere da letto, cucina, soggiorno, uno spazio comune dedicato al tempo libero e al relax e due grandi balconi. Gli ospiti di Casa Alhena saranno seguiti quotidianamente nella gestione delle loro attività e della convivenza e nei percorsi di autonomia lavorativa e sociale da un’equipe di operatori sociali composta da un coordinatore/psicologo, un educatore e un assistente sociale, con la supervisione dei Servizi sociali dell’assessorato al Welfare e del CSM.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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chaos-in-my-head · 1 year
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Avere delle ambizioni e nessuna possibilità o capacità di realizzarle è deprimente, ma non averne lo è ancora di più.
Forse è anche per questo che comincia a starmi stretta questa convivenza
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summernightdream70 · 6 years
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😭😭😭
💙💛
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deathshallbenomore · 3 years
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i’m so tipsy. like. 100% conscious but still tipsy. good for me. god and the guys (gn) know i needed that
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finestradifronte · 2 years
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Giorno 5
Oggi si riparte. Colazione e spaghettata. Le valigie che si rinchiudono. Tutto stretto dentro, come nel cuore. La terra d'Abruzzo ci ha regalato le sue meraviglie e accolto come se sapesse. Una terra aspra, dura e meravigliosa come la vita. Lezione 6 o boh :tutto è relativo. È stata una delle 3 vacanze più belle della mia vita. Di certo la più speciale. Il tagadà continuerà nelle nostre case, come sempre lo condivideremo come si può, come negli ultimi 25 anni fino all'ultimo giro di giostra. Dopo una convivenza così stretta e intensa sarà dura separsi anche se solo per qualche giorno e salutarsi al mottagrill. Non siamo più cinni. No. Però la confezione di barrette Kinder lunga un metro stai certo che me la compro! Oh sì sì.
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stellastjamessongs · 3 years
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Welcome to New York.
Si era svegliata persino prima del consueto: per prima cosa, come sempre, si era concessa la sua corsa mattutina e aveva terminato la sessione di esercizio con lo stretching, consentendo anche a Pooka di scorrazzare per il parco, alla ricerca di scoiattoli o rincorrendo la pallina che gli lanciava di quando in quando. Era rientrata in casa e si era concessa una breve doccia, aveva fatto colazione in accappatoio (finché fosse stata sola voleva godersi quell'abitudine) e aveva indossato la divisa del lavoro. Dopo il turno sarebbe andata direttamente all'aeroporto ad attendere l'arrivo del... di Darren.
Era molto più semplice chiamarlo così anche nella propria mente. La faceva sentire meno sporca e meno colpevole per il mare di bugie che stava raccontando. Se non altro, il fatto che la loro convivenza non avrebbe avuto alcunché di sessuale rendeva tutto meno gravoso per la propria coscienza. Solo due settimane e avrebbe potuto tornare alla normalità.
Prima di uscire di casa aveva controllato – per l'ultima volta - la stanza degli ospiti. Aveva comprato della biancheria nuova per il letto, aveva spolverato i mobili e passato l'aspirapolvere seppur non fosse quasi mai occupata se non da qualche amica quando pernottava da lei per non guidare con il traffico notturno del weekend. Aveva pulito e disinfettato tutti i sanitari e i mobili del bagno adiacente alla stanza e svuotato gli scaffali dei prodotti per l'igiene e la cura femminili. Al loro posto un piccolo “kit di cortesia” con bagnoschiuma, sapone e shampoo neutri, oltreché un accappatoio nuovo e una spugna nuova.
Aveva inoltre liberato la scrivania di tutte le proprie cornici e oggetti personali, ma lasciato a disposizione dei fogli da stampante, delle penne e altri oggetti di cancelleria che avrebbero potuto essergli utili, nel caso volesse approfittare della sua assenza per... qualsiasi cosa di cui si occupasse quando non faceva il gigolò. In fondo nella sua scheda si parlava di studi teatrali ed era probabile che volesse prepararsi per qualche audizione o cose simili.
Dovrebbe esserci tutto il necessario, considerò tra sé e sé, spuntando la lista dalla propria agenda.
La giornata di lavoro fu di “ordinaria amministrazione” tra i clienti abituali e affabili con i quali era piacevole intrattenersi per una chiacchierata, quelli più impazienti e infastiditi anche solo dall'attesa di cinque minuti per poter pagare alla cassa e i bambini capricciosi che scartavano le paste dopo un morso e non si curavano di sporcare il pavimento che era stato pulito pochi istanti prima. Dovette trattenersi più del dovuto per un piccolo intoppo con la macchina del caffè e sospirò alla vista dell'orologio alla parete.
Non avrebbe avuto tempo di cambiarsi prima di andare all'aeroporto, convenne con un sospiro. Controllò almeno che la divisa non presentasse macchie e si diede una rapida rinfrescata, prima di uscire dal locale e dirigersi verso il parcheggio e salire sulla propria 500. Riuscì ad arrivare in aeroporto con qualche minuto di anticipo e indossò il lungo cappotto che diede un po' di calore alle gambe lasciate scoperte dalla gonna della divisa. Si perse nella fiumana di persone, controllò il cellulare in caso fossero giunti dei messaggi e cercò sul pannello le informazioni sul volo proveniente da Los Angeles.
Cinque minuti, considerò tra sé e sé.
Niente di meglio di qualche minuto di attesa, tormentandosi con le domande più stupide che potessero affacciarsi alla propria mente: era più opportuno salutarlo con una stretta di mano formale o con un abbraccio? Avrebbe dovuto chiedergli come fosse andato il volo? Avrebbero dovuto parlare di lui e della sua vita al di là della sua attività o doveva subito informarlo della propria storia con Patrick e dei dettagli sulla cena di prova e sul matrimonio?
Quattro minuti...
 Non gli ho neanche detto come sono fatta... dovrò chiamarlo per nome? Andargli incontro io?! 
@darrenharris
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abr · 3 years
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(L)’ammissione finale, la confessione, la “pistola fumante” dell’inganno la fornisce lo Stato stesso. L’11 luglio del 2021, (...) in (una) nota, l’Avvocatura dello Stato afferma che (...) i numeri “classificano tra deceduti tutti coloro i quali avevano il virus al momento del decesso e non – come avvenuto da altri Paesi (…) – soltanto coloro i quali sono deceduti a causa del virus stesso”. (...) Una notizia (che) ribalta tutta la narrazione spaventosa del virus, smonta la legittimità e la logica di qualsiasi misura restrittiva e dell’obbligo strisciante di vaccinazione. Da marzo 2020, chiunque osi criticare la politica sanitaria e liberticida dei governi italiani viene accusato di complottismo e gli vengono gettate in faccia, come ricatto morale, le centinaia di migliaia di vittime. Ora, ciò che emerge avrebbe dovuto occupare le prime pagine e le aperture di tutti i telegiornali, ed invece nulla, il silenzio e la prosecuzione del terrore con lo spauracchio delle varianti del virus. D’altra parte, (...) in una mail del marzo 2020, Fauci affermava che il 99 per cento dei morti in Italia erano persone affette da altre gravi patologie (...). Anche in quel caso, silenzio pressoché assoluto dai media di regime. Nel frattempo (...) il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron (...) ha annunciato (...) misure draconiane verso chi non si sottopone al rito salvifico: in Francia viene introdotto l’obbligo di vaccinazione per i sanitari e il divieto di accesso ai locali pubblici come bar e ristoranti, ai cittadini non vaccinati. Non solo, senza il vaccino non si potrà accedere ai trasporti pubblici: niente treno, autobus o aereo. Divieto anche per cinema e teatri. Il generale Figliuolo ha subito applaudito e si è detto favorevole all’introduzione di certe misure anche in Italia (...). Addirittura Fabio Ciciliano, membro del Comitato Tecnico Scientifico, si spinge oltre: “Bisogna offrire vantaggi a chi si vaccina o agli immunizzati, ormai c’è da ragionare in termini di premialità. Non basta sbarrare la strada a teatri o cinema. Occorre fare indagini sociologiche per ogni fascia di età per capire le preferenze”. Indagare (...) per colpirli dove fa più male. Qui non solo è stata fatta carta straccia della Costituzione “più bella del mondo” e dello stato di diritto, ma pure di qualsiasi tipo di etica e di convivenza civile. La dittatura sanitaria si presenta ormai a volto scoperto. (...).
Davide Rossi, via http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/numeri-covid-gonfiati-ecco-la-pistola-fumante-e-piace-la-stretta-di-macron-sui-non-vaccinati/
Di che vi lamentate, v’han lasciato in pace per gli Europei, no? Vi han detto che L’ITALIA RIPARTE. Seee come no: si riparte dal via, di marzo 2021.
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dopolamortemirialzo · 3 years
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Io non lo so cosa si prova dopo la fine di un amore così tanto importante. Non so se quello che provo e che sento è normale. So solo che quando mi sono lasciata con il mio primo amore, l’unico a cui ho dato realmente importanza nella mia vita, ho sentito subito il bisogno di colmare la sua assenza riempendo la mia vita con altre storielle inutili, virtuali. Dopodiché, tutte le relazioni che ho avuto le ho sempre chiuse quando sapevo di avere qualcun altro pronto a stare insieme a me. La paura della solitudine mi divorava… ed io non riuscivo ad immaginare la mia vita da sola. Preferivo tenere accanto persone di cui non mi interessava niente, anziché convivere col vuoto della solitudine. Questa volta, con lui, è stato diverso. Io posso immaginarmi, tuttalpiù, come la stronza senza cuore di turno, quella che si accontenta di sentirsi importante per un’ora e poi ognuno torna alla propria vita. Ma se dovessi pensare di innamorarmi di nuovo, se dovessi immaginare di avere una relazione con qualcuno, di uscirci fuori a cena, di rivivere le emozioni del primo bacio, della prima notte d’amore insieme, della convivenza, di comprare i mobili per la casa insieme, di andare a fare la spesa con qualcuno, di addormentarmi ogni sera tra altre braccia, di sognare un matrimonio con un’altra persona, di immaginarmi nuovamente col pancione mentre altre mani me lo sfiorano delicatamente, sussurrando parole dolci con l’orecchio appoggiato sulla mia pancia… io non ce la farei. Se dovessi credere, sognare o sperare che tutto questo accada prima o poi, io non ci riuscirei. E se è vero che ho sbagliato tradendo la sua fiducia due volte, è altrettanto vero che lui non sa e non potrà mai sapere quanto, in realtà, il mio cuore gli sia sempre stato fedele. Perché nessuno mi ha mai trasportata come lui, nessuno mi ha mai fatto battere il cuore come lui… e perché, se veramente avessi avuto voglia di cercare e trovare altro, io, a quest’ora potrei almeno limitarmi a stare ferma ed aspettare la persona giusta. Invece io quella persona giusta non la voglio e non credo neanche che esista. È questo il punto. Se io che sono un’inguaribile romantica che non ha mai smesso di sognare ad occhi aperti l’amore della propria vita, dopo tutto questo tempo, dopo la terribile crisi di coppia che c’è stata, ancora sento di non poter esser felice con nessun altro come sono stata con lui, significa che veramente ho amato ed amo con tutta me stessa questa persona. Che il mio cuore gli è fedele e probabilmente gli rimarrà fedele per l’eternità. Poi magari un giorno mi rassegnerò a questa fine dolorosa, troverò il coraggio di riaprirmi al mondo… ma io so benissimo che quando amo così tanto, poi, per me non c’è nessuno che possa sostituire quella persona. Nessuno. E mi dispiace che lui questo non l’abbia capito. Mi dispiace che abbia preferito andarsene anziché tenermi stretta… mi dispiace perché, forse, qualcuna che lo amerà con la mia stessa intensità non la troverà. E non lo dico certo perché mi sento superiore, anzi… lui sa bene quanto io mi senta perennemente in difetto ed inferiore a chiunque, ma so quello che ho sempre provato nei suoi confronti e per questo mi sento di dire che nessuna persona potrà mai provare tanto per lui. Lo ameranno meglio, quello sicuramente. Ma mai quanto l’ho amato io.
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sononatastanca · 3 years
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è da stamattina che la mia testa continua ad elaborare pensieri e io puntualmente provo a scansarli perché non voglio sentirmi sfinita anche oggi. ci provo e ci riprovo ma non riesco a studiare e la mia mente non si ferma, è un martirio continuo. decido di agganciare i pensieri e di trarre una conclusione: mi sento sola. e non credo che sia solo una sensazione, io sono sola. fino a 4-5 anni fa avevo una comitiva con cui uscivo sempre, ridevamo, scherzavamo, vivevamo ogni giorno. ora intorno a me c’è il nulla. non so più socializzare, mantenere rapporti. non mi sento meritevole di un’amicizia e più sono sola, più faccio fatica a socializzare. come si fa? quando ho perso tutto questo? perché mi sento così stretta in questa vita? perché non riesco a trovare ciò che cerco? perché non arriva mai nulla anche se smetto di cercare? ma sono sicura di smettere di cercare?
mi sta risultando difficile la convivenza, mi sento a disagio il più delle volte anche coi miei parenti. sono stanca, mi chiudo a riccio e mi isolo, ma in realtà vorrei solo essere abbracciata e avere un* amic* con cui parlare del più e del meno. vorrei solo un* amic* a cui voler bene e un* amic* che mi voglia bene. non sopporto più tutta questa solitudine che mi circonda
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bongianimuseum · 3 years
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Biografia di Paolo Scirpa
http://www.paoloscirpa.it/index.php?disp=home
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Paolo Scirpa nasce a Siracusa nel l934; dopo gli studi artistici in Sicilia, frequenta l’Accademia di belle arti di Salzburg, animata culturalmente da Oscar Kokoschka e lo studio di J. Friedlaender a Parigi. Nel 1965 e, successivamente, nel 2000 partecipa alle edizioni IX e XIII (Proiezioni 2000) della Quadriennale Nazionale di Roma. Nel 1968 si trasferisce a Milano, dove collaborerà con Luciano Fabro all’Accademia di Belle Arti di Brera e dove sarà, più tardi, titolare di una Cattedra di Pittura; nel 1969 tiene la sua prima personale alla galleria L’Agrifoglio, presentato da Vittorio Fagone; nel 1972 espone, alla Galleria S. Fedele, Megalopoli consumistica, un’opera di denuncia sociale. Negli anni ’70 avvia la realizzazione di opere che vengono definite Ludoscopi: attraverso un sistema di specchi e tubi fluorescenti e il gioco combinatorio di elementi minimali, essi propongono la percezione di profondità infinite, in cui “si pratica l’abolizione del limite tra il reale e l’illusorio” (Maltese, 1976). In alcuni ludoscopi egli realizza raccordi illusori che creano uno spazio plastico curvo; in altri il raccordo seminterrato è praticabile; altri ancora sono di struttura cubica. Scirpa trae spunto anche dal Manifesto tecnico della Scultura Futurista di Boccioni, che aveva teorizzato la possibilità di impiego della luce elettrica nell’opera d’arte e si proietta a sperimentazioni in cui il colore non è più dipinto, i volumi non sono più scolpiti e la luce diventa opera essa stessa.  Conosce esponenti del MAC, tra cui Bruno Munari ed entra in contatto con i gruppi dell’Arte  cinetica, come il GRAV a Parigi o il Gruppo T a Milano. Sollecita l’attenzione anche di studiosi come il cibernetico Silvio Ceccato. Dal 1977 opere di Scirpa sono presenti annualmente fino al  1991 nella sezione cinetica del Salon “Grands et Jeunes d’aujourd’hui” al Grand Palais des Champs-Elysées di Parigi. Negli anni ’80 sviluppa i suoi primi interventi progettuali sul territorio che saranno presentati nel 2004 alla mostra Utopie della città presso la biblioteca dell’Accademia di Brera. Nel 1982 il Symposium de Sculture di Caen (Francia) sceglie il progetto di un suo ludoscopio per la Bibliothèque Municipale. Tiene diverse mostre personali, tra le quali, alle gallerie Arte Struktura, Vismara Arte di Milano, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Gallarate ed allo Studio d’Arte Valmore di Vicenza. Nel 1985 è presente a Roma alla mostra di Palazzo Venezia  Artisti oggi tra scienza e tecnologia e ad altre manifestazioni sullo stesso tema in Italia ed all’estero, tra le quali, nel 1990, al Politecnico di Milano, nel 1995 al Futur Show di Bologna, nel 1996 all’Accademia di Brera a Milano Convegno Arte, Scienza e Tecnologia; inoltre partecipa a rassegne sulla Patafisica, alla Triennale di Pittura di Osaka e nel 2003 al Museo Bargellini a Pieve di Cento (Bo) Luce vero sole dell’arte, nel 2006 alla galleria del Credito Siciliano di Acireale Sicilia!, nel 2008 allo ZKM di Karlsruhe (Germania) You ser: Das Jahrhundert des Kosumenten ed al Landesmuseum Joanneum di Graz (Austria) Viaggio in Italia, nel 2009 a Berlino presso la Rappresentanza del Baden-Württemberg alla mostra del Museum Ritter ed a Cordoba (Argentina) presso il Museo Jenero Perez alla mostra Echi futuristi ed allo ZKM di Karlsruhe, mostra  Collectors’ Choice II. Nel 2012 è presente alla mostra Arte programmata e cinetica presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma dove è installata in permanenza una sua opera luminosa. Dal 2013 sue opere pittoriche fanno parte della Collezione Farnesina, raccolta d’arte contemporanea del Ministero degli Affari Esteri. (Roma). Nello stesso anno partecipa alla mostra Percezione e illusione presso il MACBA di Buenos Aires. Nel 2014 completa due nuove opere La porta stretta, la cui prima versione risale al 1999, l’una con fondo oro, l’altra su un tabellone consumistico, ambedue con l’inserzione di una struttura di luce triangolare a profondità ascensionale. Nel 2015 partecipa alla mostra Moderna Magna Graecia a cura di Francesco Tedeschi e Giorgio Bonomi presso FerrarinArte di Legnago. L’INDA Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa gli affida la realizzazione del nuovo manifesto degli spettacoli classici del 2015. È presente a Missoni - L’Arte - Il Colore al MAGA di Gallarate.Nel 2016 partecipa alla mostra itinerante The moving eye presso il Muo Musej di Zagabria, e Centri e Istituti Culturali di San Paolo, Brasilia e Panama. In occasione del 25° Festival della Musica di Milano, dedicato a Gérad Grisey Intonare la luce, immagini di sue opere luminose vengono utilizzate per illustrare il libro di sala e per lo spot pubblicitario su SKY classica. Il Museo del Novecento espone un Ludoscopio – Pozzo, 1979 facente parte della sua collezione. Partecipa alla mostra itinerante The moving eye presso il Muo Musej di Zagabria, e Centri e Istituti Culturali di San Paolo, Brasilia e Panama . E’ presente alla mostra Interrogare lo spazio a cura di Luigi Meneghelli presso Ferrarin Arte a Legnago (Vr). Tiene mostre personali allo Studio Arena di Verona La luce nel pozzo, a cura di Marco Meneguzzo per cui, nel pozzo che noi vediamo creato dagli specchi e dai neon, Scirpa “…mette in scena la finzione nello stato più puro” ; a Rosso Vermiglio di Padova, Labirinti di luce a cura di Vittoria Coen che vede nel Ludoscopio “…un invito alla riflessione, … un lasciarsi andare per pensare, …”, ed a ArteAGallery di Milano, L’infinito possibile a cura di Francesco Tedeschi che afferma: “…Gli elementi portanti della sua opera, nelle diverse forme che essa assume, sono la luce e lo spazio,.. la luce come strumento di colore e di forma è ad essi essenziale: una luce che concretizza le geometrie, genera figure formali in grado di attrarci e condurci in una profondità,…in uno spazio senza dimensioni..” Nel 2017 RossoVermiglioArte di Padova presenta una sua personale alla ArteFiera di Bologna.  Alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento si inaugura una sua personale “La forma della luce–La luce della forma” a cura di Marco Meneguzzo che sottolinea come “la forma della luce…trascende questa fisicità e diventa sostanza immateriale, diventa la luce della forma….,”  Successivamente al MACA di Acri partecipa alla mostra “Arte interattiva” a cura di Monica Bonollo e nel 2018 a Torino, Museo Ettore Fico, “100% ITALIA”, Cent’Anni di Capolavori. Nel 2019 realizza una mostra personale a Milano, Gaggenau hub,  “Sconfinamento” a cura di Sabino M. Frassà che sottolinea come “l’artista ha indagato, sperimentato e simulato l'assenza di limiti, lo “sconfinamento” appunto”. Partecipa a Senigallia alla mostra “Materie Prime – Dalla terra alla luce”, a Waldenbuch, Museum Ritter “1919-2019” e a Pontedera “Arcadia e Apocalisse”. Nel 2020 è presente alla Biennale Light di Mantova, Elogio della luce. Negli ultimi anni Scirpa realizza, con rigore geometrico e spirito innovativo, due opere scultoree in marmo bianco di Carrara ed in legno laccato bianco che evocano il Teatro greco di Siracusa: in esse le gradinate della cavea si raddoppiano, diventando circolari e sono rivolte anche all’esterno. Recentemente ha realizzato una struttura al neon che ricorda il Teatro greco, il cui progetto risale all’anno 2000. In un momento storico come il nostro in cui si manifesta la convivenza di vari linguaggi e l’artista può rivisitare esperienze passate, egli recupera il suo linguaggio delle prime denunce consumistische o quello sperimentale del mezzo elettronico e, nel proporre i suoi percorsi prospettici di spazi-luce, offre oggi nuove possibilità espressive su cui riflettere.
Sue opere sono in collezioni e musei tra i quali MAGA (Gallarate), Museo del Novecento (Milano),  Civiche Raccolte Bertarelli - Castello Sforzesco (Milano), Biblioteca di Brera (Milano), MACTE Museo d’Arte Contemporanea (Termoli), MART- VAF-Stiftung  (Trento e Rovereto), Museo MAGI ‘900 (Pieve di Cento), MAPP Museo d’Arte Paolo Pini (Milano), Musée des Beaux-Arts (Caen), Museum Ritter (Waldenbuch), Museo Civico d'Arte Contemporanea (Gibellina), Museum (Bagheria), Fabbriche Chiaramontane (Agrigento), Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma), Gallerie d’Italia (Milano).
Ha realizzato opere per spazi pubblici e chiese: nel 1965, un grande mosaico al Centro Internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa (Roma) e uno all’Auditorium del Centro Internazionale di Loppiano (Fi) e dei dipinti nella Chiesa del D. P. a Cernusco sul Naviglio (Milano) dove sono stati installati anche suoi Ludoscopi sopra l’altare e il Battistero.
Al suo lavoro hanno dedicato saggi ed annotazioni critiche:
Riccardo Barletta, Pietro Baj, Carlo Belloli, Luigi Bianco Guglielmo Boselli, Giorgio Bonomi, Rossana Bossaglia, Ginevra Bria, Domenico Cara, Luciano Caramel, Silvio Ceccato, Jacqueline Ceresoli, Claudio Cerritelli, Cesare Chirici, Vittoria Coen, Andrea Del Guercio, Mario De Micheli, Marina De Stasio, Giorgio Di Genova, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Ornella Fazzina, Pedro Fiori, Carlo Franza, Sabino Frassà, Carmelo Genovese, Flaminio Gualdoni, Sara Liuzzi, Annette Malochet, Corrado Maltese, Gabriel Mandel, Giorgio Mascherpa, Luigi Meneghelli, Marco Meneguzzo, Marta Michelacci, Bruno Munari, Carlo Munari, Antonio Musiari, Daniela Palazzoli, Demetrio Paparoni, Francesco Poli, Pierre Restany, Roberto Sanesi, Giorgio Segato, Carmelo Strano, Luigi Tallarico, Francesco Tedeschi, Carlo Terrosi, Maria Torrente, Antonino Uccello, Miklos N. Varga, Alberto Veca, Francesco Vincitorio, Maurizio Vitta, Emanuele Zucchini.  
É stato docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Vive ed opera a Milano.
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corallorosso · 4 years
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Trentino, ho letto i verbali degli ispettori del ministro Costa: agli orsi detenuti serve aiuto Dopo la visita ispettiva presso il centro di detenzione per orsi, al Casteller di Trento, effettuata dai Carabinieri Forestali, dal Cites e da Ispra, inviati dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, finalmente si vengono a conoscere le reali condizioni degli orsi, che sono molto diverse da quanto dichiarato finora ufficialmente dalla provincia di Trento. (...) Parliamo del famosissimo M49, battezzato dal ministro Costa con il nome di “Papillon” per l’indole fuggitiva, di M57, reo di aver fatto l’orso mangiando nei bidoni delle immondizie rese accessibili dall’uomo e che poi “aggredì” un giovane che tentava di allontanarlo e della povera DJ3, in prigione da oltre 9 anni. Ebbene, più volte il presidente della giunta provinciale trentina Maurizio Fugatti ha pubblicamente dichiarato che gli orsi stanno bene, mangiano regolarmente e si trovano in buone condizioni di vita. Ieri sera, grazie ai legali di Leal, che ancora ringrazio, ho letto i verbali della visita inviata dal ministro Costa, che riportano alcuni passaggi determinanti sullo stato di salute degli orsi. Il documento è molto lungo, ma ho qui estratto una parte molto significativa che riporta lo stato reale delle cose. “Nel report, in corrispondenza del 10 settembre, il medico veterinario incaricato segnala inoltre che: "Nell’arco di 48 ore la situazione ha subito un grave peggioramento. Tutti e tre gli orsi versano in una situazione di stress psico-fisico molto severa, dovuta in primis alla forzata e stretta convivenza dei tre esemplari, contrariamente a quanto permette la base etologica di specie ed alle ridotte dimensioni degli spazi a disposizione. M49 ha smesso di alimentarsi e scarica tutte le sue energie contro la saracinesca della tana. Reagisce in maniera nervosa alla presenza umana." "M57 si alimenta, ma ripete costantemente dei movimenti in maniera ritmata, prodromo di stereotipia. Presenta anche lesione cutanea nell’avambraccio sinistro, dovuto allo sfregamento nell’attività di cui sopra. DJ3, a causa della presenza e degli atteggiamenti degli altri due esemplari, spaventata, si è nascosta nel boschetto del recinto esterno, e non torna in tana per alimentarsi. A questo si aggiunge l’imminente inizio dei lavori di costruzione delle gabbie di tana 2 e tana 3. Vista la delicata situazione si decide di somministrare per la prima volta dalla loro detenzione al Casteller dell’alprazolam (ansiolitico) a M49 e M57 per ridurre lo stato di stress, finché si concluderanno i lavori di costruzione delle gabbie”. "In conclusione, si ritiene che le condizioni di detenzione degli orsi, che dovranno prolungarsi per un periodo di diversi mesi, non garantiscano adeguate condizioni di benessere degli esemplari. La traslocazione dell’orso DJ3 potrebbe determinare un miglioramento delle condizioni di captivazione della femmina, tuttavia tale traslocazione compita potenziali rischi per l’incolumità del medesimo e/o degli altri individui ospitati nella struttura di Spornaggiore. Si evidenzia che, tenuto conto delle dimensioni e la struttura del recinto Casteller, pur con gli adeguamenti programmati, la prevista cattura e captivazione di ulteriori tre individui metterebbe in difficoltà l’intero sistema di gestione." (...) Gli orsi sono in chiaro stato di malessere, sottoposti a psicofarmaci e maltrattati! Ora è chiaro e cristallino che gli orsi in quel posto non vengono trattati adeguatamente, così come è limpido che il posto è totalmente inadeguato per tali animali. Non ci sono più dubbi. Il presidente Fugatti ha ordinato di imprigionare gli orsi in un luogo inadeguato, causandone il loro stato di animali maltrattati. Ora non resta che un’unica soluzione, dato che anche gli alpeggi sono chiusi e il letargo si avvicina. Liberare immediatamente gli animali e, nel frattempo, avviare processi di dissuasione all’avvicinamento ai centri abitati, con investimenti strutturali come cassonetti anti orso e recinzioni adeguate per gli allevatori e pastori in montagna. Al ministro Costa, che ha avuto il coraggio di far luce sulla situazione gravissima di maltrattamenti in atto in Trentino, ora più che mai è necessario chiedere un intervento forte affinché gli orsi vengano liberati. Non c’è più tempo da perdere, se vogliamo restituire loro la libertà e ridare dignità ad un territorio che sta passando come persecutore di animali selvatici, con crudeltà scientifica. Marco Ianes
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