#cinema e spettacolo
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L'Arte dell'incontro, di Maria Cuono
L’Arte dell’Incontro è il nuovo libro di Maria Cuono, giornalista, scrittrice e insegnante di lettere nelle scuole secondarie di secondo grado, in promozione per tutta l’estate a soli 9 euro, anziché 12. La passione per la scrittura me la trasmise mio padre che era un poeta. Fra l’altro ottenne numerosi premi per le sue opere. Ho iniziato a dedicarmi alla poesia sin da piccola grazie anche a…
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MonFest 2024: la seconda edizione celebra il dialogo tra fotografia, cinema, teatro e musica. Casale Monferrato diventa il cuore della cultura visiva dal 30 novembre 2024 al 4 maggio 2025
Dal 30 novembre 2024 al 4 maggio 2025, Casale Monferrato ospiterà la seconda edizione del MonFest, un festival biennale dedicato alla fotografia che quest’anno esplora il tema “ON STAGE”.
Dal 30 novembre 2024 al 4 maggio 2025, Casale Monferrato ospiterà la seconda edizione del MonFest, un festival biennale dedicato alla fotografia che quest’anno esplora il tema “ON STAGE”. Con 14 mostre dislocate in alcune delle sedi più iconiche della città, il festival si propone come punto di incontro tra fotografia e le arti performative – cinema, teatro e musica – celebrando la contaminazione…
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Tumbrl ha deciso di abbandonarmi al secondo giorno di festival ma who cares. Ho dormito in media 4 ore a notte, bevuto troppi bicchieri di vino e fumato abbastanza. Lo rifarei subito. Ho passato le serate a cena con gente dello spettacolo, Alice Rohrwacher che mi ha voluta assolutamente all’aperitivo con lei per poi chiedermi di farci una birretta assieme a fine serata. Terry Gilliam che mi racconta del suo prossimo film. Il gioco di Letterboxd con Lone Scherfig, io e Barbara Ronchi che parliamo della bellezza di Roma ad agosto e delle mie vacanze, portare Olivier Assayas a visitare la pinacoteca, solo noi due, Labadessa che manda vocali a mia madre, un messaggio su whatsapp di Milena Mancini che mi ringrazia. Forse una proposta di lavoro con Milena e Vinicio Marchioni. Essere già confermata per il prossimo anno come direttrice dell’organizzazione e non più produzione (means più soldi). Sapere veramente di aver fatto bene il proprio lavoro e averne la conferma dallo staff, dal direttore artistico, dagli ospiti che mi scrivono, dall’essere invitata come ospite al festival del cinema a Roma. Sono tornata stanca, ma sono tornata sapendo che da questo momento si apre un’altra strada, sono fiera di me e di quello che sto raggiungendo, DA SOLA. Senza alcuna raccomandazione, senza alcuna spintarella, solo ed esclusivamente io.
Ora ho bisogno di 3 giorni di sonno, ma va bene così
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LUCI ROSSE
Quando ero un acerbo adolescente, mi facevo trascinare dagli amici più grandicelli al cinema. Devo dire che nel mio quartiere esistevano ben tre sale cinematografiche, di queste, ne è rimasta una sola in attività, spesso chiusa, gestita alla meglio da qualche associazione locale. Delle altre due, una è diventata una banca e l'altra un piccolo supermercato.
Di queste tre sale, la più intrigante proiettava film a luci rosse. Alla cassa c'era quasi sempre una donna ma la vergogna ad entrare non ci sfiorava. Certamente ci guardavamo intorno per vedere se qualche conoscente ci pizzicava all'uscio e poi di corsa dentro. All'uscita la stessa accortezza, via libera e si fischiettava!
Qualcuno si camuffava con occhiali scuri, il bavero alzato e il tono della voce era roba da doppiatore di Al Pacino: "cinque biglietti, grazie!"
In verità, non eravamo per niente maggiorenni, forse solo uno tra noi, io potevo avere tredici, forse quattordici anni, ma la cassiera non chiedeva i documenti e ci lasciava entrare.
Funzionava che potevi restare seduto anche per tre spettacoli consecutivi, non esisteva il cambio di pubblico, si entrava quando volevi e così per uscire; inutile dire che quasi tutti uscivano dopo aver fatto almeno un bis.
Erano tempi diversi, non esisteva internet e in televisione il nudo era merce rara. Ricordo un programma televisivo su Rai Due: “Odeon. Tutto quanto fa spettacolo”, un rotocalco abbastanza disinvolto. Mia madre conosceva la mia passione per Tex Willer e Diabolik e non comprendeva bene il mio interesse per quel tipo di programma: "bravo, guardi anche programmi intellettuali!?" Le era sfuggito quel servizio che mostrava le ballerine del Crazy Horse a seno nudo!
Non mi voglio dilungare, ma la situazione politica sembra proprio un film a luci rosse. Pensavo alle parole di Giorgetti, che parla di sacrifici che si dovranno fare, di soldi che non ci sono, della grande fregatura che toccherà ancora una volta a quella parte di lavoratori italiani onesti, così capisco che negli anni non e' mai cambiato niente per questa parte d'italiani.. sempre messi in quelle pose che passavano sullo schermo di quel cinema.. @ilpianistasultetto
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Ogni città ha i suoi segreti, nascosti bene, luoghi remoti dove tutto può accadere, limbi di ambiguità, pozzanghere di perversioni, ricettacoli di vizi. Se ne bisbiglia fra sottintesi, con il dubbio che non esistano, che si tratti di leggende metropolitane, anfratti conosciuti ai pochi iniziati che ne hanno appreso per il passaparola: un po’ come quei parcheggi dove si appartano le coppie consapevoli che qualcuno si fermerà a guardare nascosto fra i cespugli.
In questo caso si trattava di un cinema ambiguo, un alcova oscura e riservata per lo più ai maschi ma, secondo alcuni e ad ascoltare i mormorii, anche a qualche donna.
Entrammo lì dentro approfittando del buio precoce e invernale di una domenica pomeriggio, quando le coppie dovrebbero soffermarsi davanti alle vetrine illuminate dei negozi del centro.
Accettai di entrare lì dentro accogliendo una sua sfida scabrosa, una delle tante a cui non mi sottraevo.
Sul grande schermo il colore predominante era quello dei corpi nudi, l’unico suono quello di gemiti estremi.
Lui seduto poco distante mentre io mi masturbavo con ostentazione al chiarore quasi lunare della cinepresa. Non si avvicinò nessuno, anche se sconosciuti presero posto nelle poltrone vicine, ora il film non interessava più a nessuno, il vero spettacolo ero io, il mio orgasmo sarebbe diventato uno di quei bisbigli, un passaparola fra pochi iniziati, quella leggenda metropolitana a cui pochi credono. I miei gemiti si mescolarono a quelli degli attori sul grande schermo e addosso mi sentivo gli occhi nascosti dal buio di alcune belve eccitate dal mio corpo discinto.
- Evasioni dell'Anima -
#sexy and beautiful#artistic nude#lingerie#sexy chick#cougar#maturebeauty#nylon pantyhose#evasioni dell anima
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"Mi chiamo Caryn Elaine Johnson, ma tutti mi conoscono come Whoopi Goldberg. Sono un’artista Egot (ossia il poker dei massimi riconoscimenti americani dello spettacolo: Emmy, Grammy, Oscar e Tony) a significare un’attrice che si è misurata con tutto: televisione, musica, cinema e teatro. Dicono abbia una simpatia travolgente e una carica di energia capace di andare in Vaticano e chiedere a papa Francesco di recitare in Sister Act 3 e di rilanciare nel mio show americano l’omaggio fattomi da Fiorello in tv.
Ho vinto l'Oscar come miglior attrice non protagonista per Ghost - Fantasma nel 1990 (seconda donna afroamericana dopo Hattie McDaniel, la Mami di Via col vento) e sono stata candidata come miglior attrice protagonista per Il colore viola di Steven Spielberg. Ho anche vinto due Golden Globe, due Emmy, un Saturn Award, quattro People's Choice Award, cinque Kids' Choice Award, sette Image Award, due Drama Desk Award e un Bafta. Nel 2002 mi è stata assegnata una stella nella Hollywood Walk of Fame.
Ho diretto e prodotto documentari, musical e film acclamati da pubblico e critica. Sono attivista per i diritti umani, il sostegno della ricerca contro l'Aids e i diritti dell'infanzia. Sono apparsa in innumerevoli trasmissioni e serie tv americane e, tra le altre, ho condotto insieme a Billy Cristal e Robin Williams nove stagioni di Comic Relief, uno speciale televisivo benefico a favore dei più svantaggiati. Dal 2007 sono una delle conduttrici della popolare trasmissione e progressista della Abc, The View."
A 68 anni ho scritto la mia autobiografia dal titolo "Frammenti di memoria".
Nel memoir, che ho scritto anche per superare il lutto di mia mamma Emma, mi racconto a partire dalla mia infanzia (nelle case popolari di New York, le gite a Coney Island, gli spettacoli di pattinaggio artistico sul ghiaccio e le visite ai musei) alla mia carriera, successi e fallimenti. Il libro è un omaggio alle figure cardine della mia vita, mia madre e mio fratello Clyde, entrambi venuti a mancare negli ultimi anni. Mia madre, orgogliosa, pratica e indomabile, ha trasmesso a noi figli l’amore e la saggezza necessari per riuscire nella vita, incoraggiandoci sempre a essere onesti almeno verso noi stessi."
Whoopi Goldberg
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Viviamo nel mondo delle professionalità calpestate.
Ieri mi è capitato di vedere un trailer del classico film di animazione attualmente al cinema. E mi ha colpito, nel finale, quel: “Con la voce di Ciro Priello”. È veramente questo, che siamo diventati. Penso a una miriade di attori sconosciuti sparsi per l’Italia, che hanno studiato recitazione per anni, che si barcamenano tra una compagnia teatrale e l’altra. E poi, lì, ti compare quel: “Con la voce di Ciro Priello”. Non mi soffermo su quella persona, per cui tuttavia nutro una discreta antipatia, e che non mi fa ridere nemmeno negli istanti più felici della mia vita. No, non è il soggetto in sé, il punto. È il fatto che una persona, che di fatto è nata professionalmente facendo video “comici” su YouTube, venga assurta addirittura al ruolo di doppiatore per un film con una significativa distribuzione commerciale. Tutto ciò mi fa rabbrividire. Quante persone ci sono, là fuori, più meritevoli? Probabilmente non riuscirei nemmeno a contarle tutte. Però, ecco, come dicevo è proprio questo che siamo diventati. L’immediatezza del richiamo di un nome di “alto calibro” (immagino che sia così che venga percepito), prevale su tutto il resto. Prevale sul merito, sulla professionalità, sulla bravura. Qualcuno mi dirà che il tizio in questione è anche bravo. E pazienza, magari sarà anche vero, ma non è questo l’oggetto della mia disquisizione. Io mi limito a pensare a chi fa fatica a sbarcare il lunario pur meritando di lavorare in contesti di tale portata. E il problema è che questo discorso non vale solo per il mondo dello spettacolo, precario di per sé. Ovunque ci sono persone “raccomandate”, o quantomeno segnalate, che riescono ad occupare posizioni grazie a scorciatoie o scambi di favori. Il signor Priello avrà sicuramente svolto un regolare provino, sarà sicuramente stato visionato e valutato in modo corretto, non ho elementi per affermare il contrario. Ma applichiamo il tutto alla nostra misera vita quotidiana, e riscontriamo quanto in questo paese (e in generale in questo mondo?) la professionalità sia calpestata. Conta più come si appare, come ci si vende, quello che si offre. Vale per le donne, per gli uomini, per tutti. Ci pensate, ragazze, a come sarebbe bello un mondo dove conta realmente quello che si è, e non il ruolo che si interpreta? Siamo tutti inondati di titoli, di definizioni, di etichette, e si perde l’essenza di ciò che siamo. Si perde il significato, la differenza tra la mediocrità e la maestria. E la cosiddetta intelligenza artificiale sarà un ostacolo ulteriore per molti aspetti dell’umanità. Io ho voglia di verità, di genuinità, di originalità. Voglio essere sorpreso dalla novità che si discosta dalla massa, da quell’aspetto inedito che sorprende. Sono stanco della riproposizione di schemi sempre uguali a loro stessi. Valorizziamola, la professionalità. Anziché affossarla, azzopparla, neutralizzarla. E non lasciamo che chiunque possa improvvisarsi, in qualsiasi campo. Volente o nolente bisogna studiare, per crescere. Va accettato.
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🎬🍿L'ASSO NELLA MANICA DI HOLLYWOOD CONTRO TRUMP🇺🇲
♦️Dopo "Borat 2" di S.B.Cohen uscito poco prima delle elezioni del 2020, Hollywood - il vero epicentro del potere nella Società dello Spettacolo - ha pronto un altro film per rovinare la campagna elettorale di Trump.
L'ex presidente sarà interpretato da Sebastian Stan, attore diventato famoso per il suo suolo nei film degli Avengers, e la trama si concentrerà sugli anni in cui Trump era sposato con la sua prima moglie, Ivana.
🎥 A Cannes è stato proiettato in anteprima e ha ricevuto 11 minuti di standing ovation per una scena che mostra Trump come un mostro.
"The Apprentice", dall'11 ottobre al cinema.
Le elezioni saranno il 5 novembre.
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Dune - Parte Due, un sequel imponente, tra continuità e naturale evoluzione
Ci siamo. Finalmente
Finalmente perché è uno di quei film che sono in grado di portare il pubblico in massa nelle sale. Finalmente perché è indubbiamente il tipo di produzione di cui il cinema ha bisogno per solleticare l'immaginario degli spettatori e mostrare come e quanto il grande schermo possa fare ancora la differenza rispetto all'ormai abituale visione casalinga.
L’attesa è stata ampiamente ripagata da quanto si è potutto vedere, perché ha contribuito nell’ accrescere l’ hype per questo secondo capitolo e anche perché arriva in un periodo meno carico di novità rispetto lo scorso autunno, quando era programmata inizialmente la sua uscita.
Dune - Parte Due si presenta al proprio pubblico in una perfetta continuità con quanto visto nella prima parte, non solo continuando ma anche sviluppando la storia che era stata impostata, rappresentandone la naturale evoluzione sia in termini narrativi che espressivi. Resta il Dune che molti avevano amato nella sua prima parte alzano però l'asticella sotto molti punti di vista.
Dune - Parte Due riparte da dove ci aveva lasciato, da quella conclusione che a molti aveva lasciato l'amaro in bocca. La seconda parte riprende l'arco narrativo di Paul Atreides (Timothée Chalamet) e le fila del racconto in senso ampio e compiuto. In questa seconda parte molto più spazio è finalmente dedicato al personaggio di Zendaya che nella prima parte aveva un ruolo molto introduttivo. Ed è alla Chani di Zendaya e ai Fremen che Paul si unisce, alla ricerca della vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia e per fermare quel terribile futuro che è in grado di prevedere. Una missione che mette Paul davanti a sfide e scelte, portando avanti la componente drammatica ed epica che l'adattamento di Villeneuve aveva già introdotto nel precedente.
Denis Villeneuve ci riconduce in un mondo affascinante e costruisce il film attorno ai suoi personaggi: il suo Dune, pure essendo un grande spettacolo visivo, è anche sopratutto la loro storia che il regista asseconda sia in termini di scelte visive che per la fotografia. L'autore di Arrival e Blade Runner 2049 ci mette faccia a faccia con le scelte che deve compiere Paul per poter portare avanti la sua missione, ma sopratutto si affida per dare cuore e forza al racconto alla Chani di Zendaya, forse uno dei personaggi con il percorso più solido e strutturato. Se però lei non è una novità assoluta, lo è invece Austin Butler con il suo Feyd-Rautha Harkonnen, figura enigmatica e folle, a cui l'attore dà vita sia nello sguardo che nelle movenze, in un perfetto equilibrio su un filo sottilissimo senza scivolare in eccessi che l'avrebbero potuto rendere una macchietta.
Peccato per le altre New Entry che hanno poco spazio, che come per Zendaya nel capitolo precedenti fanno capolino nella storia in attesa di avere maggior spazio e ulteriore importanza nel seguito. È il caso di Florence Pugh e Christopher Walken, la cui valutazione andrà ragionata sulla lunga distanza e sulla trilogia che Villeneuve ha in mente. Si tratta in ogni caso di limiti dovuti alle scelte di scrittura e costruzione narrativa su più film, piuttosto che valenza e qualità degli attori, perché tutto il cast e la relativa resa visiva è sempre a fuoco e ottimale.
C'è infatti continuità narrativa e visiva in Dune - Parte Due rispetto al suo precedessore. Il nuovo film riprende e amplifica quanto già visto con coerenza stilistica e contenutistica, un aspetto che consideriamo come uno dei suoi pregi, ed è qualcosa di non così scontato come potrebbe sembrare. Il Dune di Villeneuve si dimostra un'opera unica e potente. Nessun compromesso a cui sottostare, Villeneuve, nel dettare i tempi del suo racconto, lo porta avanti con un andamento calmo e ragionato ma allo stesso tempo potente e travolgente: non c'è scena di Dune - Parte Due che non lasci il segno, che sia un semplice dialogo o una battaglia che lascia senza fiato.
Ci si sente travolti dalla sabbia del deserto di Arrakis, tremano le gambe quando ci si trova faccia a faccia con i possenti vermi che abitano quei luoghi, e si freme di emozione nei momenti più intensi ed emotivi. Si partecipa alla visione e ci si immerge al suo interno sostenuti dalla musica di un Hans Zimmer e da una fotografia d'impatto capace di adattarsi ai diversi momenti e luoghi del film e dei personaggi. Dune - Parte Due prende a piene mani quanto c'era già di buono nel capitolo precedente e fa quel passo in avanti che ci si aspettava e augurava. E travolge lo spettatore come una tempesta di sabbia.
Concludendo Dune Parte 2 è un sequel in perfetta continuità con quanto visto nel precedente, un secondo film che affonda a piene mani in quanto di buono e forte era già presente nel primo capitolo e lo sviluppa con coerenza. Una vera e prorpia evoluzione, più che una sola continuazione di quanto già visto, che porta alla realizzazione del percorso di alcuni personaggi, sviluppandone altri soltanto accennandoli e guarda avanti introducendo altri elementi che la possibile e probabile terza parte avrà modo di approfondire. Molto a fuoco tutto il cast, ma è la messa in scena del racconto da parte di Denis Villeneuve a lasciare davvero senza fiato, grazie alla potenza e magnificenza della costruzione audio-visiva. Un film da vedere e da ammirare.
Perché ci piace
- La coerenza con cui vengono sviluppati i discorsi introdotti nella prima parte, sia dal punto di vista narrativo che visivo.
- La potenza della messa in scena e tutto il comparto audio-visivo del film.
- Un Hans Zimmer in stato di grazia nel sostenere il racconto con la sua colonna sonora.
- La Chani di Zendaya, su cui è stato fatto un ottimo lavoro di scrittura e costruzione narrativa.
- Timothée Chalamet, Zendaya e tutto il cast.
Cosa non va
- … al netto di un paio di personaggi che sono solo introdotti e che dovremo aspettare di veder sviluppati nella possibile Parte Tre.
- Se eravate scettici dopo il primo film, è possibile che anche il secondo non vi travolga. Ma per qualità e potenza vale la pena di provare.
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Alain Delon, morto l'attore leggenda del cinema francese: aveva 88 anni Alain Delon è morto. L'icona del cinema francese ed internazionale aveva 88 anni. Lo hanno comunicato i figli all'agenzia Afp. «Alain Fabien, Anouchka, Anthony, oltre che il suo cane Loubo, hanno l'immensa pena di annunciare la dipartita di loro padre - si legge nel comunicato - Si è spento serenamente nella sua casa di Douchy, con accanto i suoi figli e i suoi familiari... La famiglia vi chiede di rispettare la propria intimità in questo momento di lutto estremamente doloroso». Chi era Alain Delon Alain Delon, il più talentuoso e affascinante degli attori francesi, morto all'età di 88 anni, si era imposto sulla scena internazionale negli anni Sessanta alla scuola del regista Luchino Visconti, che aveva messo in luce il carattere ambiguo della sua bellezza nei capolavori «Rocco e i suoi fratelli» e «Il gattopardo». Alternando nel corso di tutta la sua carriera il cinema d'autore - a partire da «L'eclisse» di Michelangelo Antonioni dove affiancò Monica Vitti - a quello commerciale, Delon in patria fu diretto da registi quali René Clement, Jean-Pierre Melville e Jacques Deray che ne fecero risaltare lo sguardo freddo e cinico, in contrasto con il suo volto angelico, rendendolo anche l'interprete ideale dell'antieroe noir di molti polizieschi. Per Melville fu il mafioso italoamericano Frank Costello in «Frank Costello faccia d’angelo»; dette il suo volto al gangster Roger Startet ne «Il clan dei siciliani» di Herny Verneuil e a «Zorro» nel film di Duccio Tessari. Nel 1995 al Festival di Berlino, arrivò il meritato riconoscimento al suo talento: l'Orso d'oro alla carriera, mentre solo nel 2019 il Festival di Canne gli ha conferito la Palma d'oro alla carriera; e nel frattempo, nel 2012, gli era stato assegnato il Pardo alla carriera al Festival di Locarno. Nato a Sceaux (Seine) l'8 novembre 1935, all'età di 17 anni, Alain Delon si arruolò nella marina militare francese e nel 1953 venne destinato al corpo di spedizione nel Sud-est asiatico che partecipava alla guerra d'Indocina. Congedato nel 1956, il giovane Alain iniziò a frequentare a Parigi l'ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo e a recitare in teatro, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell'affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori cinematografici. Fu così che per il giallo di René Clément «Delitto in pieno sole» (1960) l'attore, scelto inizialmente per una parte secondaria, ottenne invece quella del protagonista, il subdolo Tom Ripley che uccide un giovane miliardario per assumerne l'identità. Il film ebbe un buon successo e rappresentò per Delon un trampolino di lancio, proponendo per la prima volta quel personaggio controverso a lui estremamente congeniale. Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di lasciar affiorare una complessità interpretativa, che lo impose all'attenzione, quando lo diresse magistralmente in «Rocco e i suoi fratelli» (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma. Delon rese perfettamente l'introversa malinconia del giovane protagonista, Rocco Parondi, un figlio del Meridione immigrato a Milano, proletario dall'animo 'viscontianamente' nobile, ma destinato per la sua eccessiva mitezza a risultare un perdente. È sulla ambigua maschera di Alain Delon che il regista Jean-Pierre Melville costruì la figura del sicario di «Frank Costello faccia d'angelo» (1967). In «Borsalino» (1970) di Jacques Deray, il divo ebbe modo di confrontarsi con l'altro attore simbolo del cinema francese, Jean-Paul Belmondo, gareggiando con lui nell'imprimere un piglio canagliesco alla recitazione in una commedia poliziesca che ebbe successo in tutta Europa. E proprio con Belmondo già da tempo era in scena sulle cronache di gossip l'immagine della rivalità con Delon, sebbene i due grandi attori si considerassero amici fino alla fine. Gli anni Settanta furono per Delon contrassegnati da ruoli sempre legati al 'polar', con qualche altra apparizione nel cinema d'autore. L'attore, infatti, sostituì Marcello Mastroianni nel film «La prima notte di quiete» (1972) di Valerio Zurlini, e contribuì a rendere memorabile la figura torbida e romantica del protagonista, Daniele Dominici, un maestro disilluso che rispecchia le contraddizioni e i dubbi di una generazione. Anche in «Mr. Klein» (1976) di Joseph Losey, Delon raffigura alla perfezione un personaggio tragico e sfuggente: l'usuraio perseguitato dall'idea di un altro sé stesso negli anni bui dell'occupazione nazista a Parigi.
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MANODOPERA
Intitolare un film “Manodopera”, quando il titolo in lingua originale è “Interdit aux chiens et aux Italiens” è una scelta molto discutibile, ma si sa che a decidere è la distribuzione, secondo le regole del mercato e non certo il regista. Passiamo allora a parlare del film di Alain Ughetto, francese di origine italiane, che ha debuttato con questo gioiellino al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy del 2022. Si tratta di un film scarno che non concede quasi nulla allo spettacolo (anzi alla spettacolarizzazione), un film poetico come capita, sempre più spesso, per i film di animazione che per capacità narrativa non sono certo meno efficaci del cinema tradizionale. Il film, se non strettamente autobiografico, è comunque un film sugli antenati del regista originari di Ughettera, una frazione di Giaveno, paese ai piedi del Monviso. Ed è proprio tra questa montagne che conduce la propria misera esistenza la famiglia Ughetto, i cui componenti sono costretti a migrare oltre confine nella vicina Francia per lavorare come muratori, manovali, spazzacamini. Una Patria, quella italiana, che si è sempre o molto spesso, dimenticata dei proprio figli, quando erano economicamente bisognosi, ma poi se ne è sempre ricordata al momento di inviarli in guerra. Non è una storia nuova, si sa, ma è una storia di chi non vuol vedere un certo “patriottismo” di maniera, vivo e vegeto, anche ai nostri giorni. Alain Ughetto escogita un dolcissimo, ma altrettanto geniale dialogo a distanza con la nonna che sembra essere il tramite tra gli avi e la contemporaneità. Non era certo impresa facile rendere con la plastilina e le tecnica dello stop-motion, una gamma di emozioni così intense e sentimenti così amari come quelli dei protagonisti di questa storia, ma Ughetto è riuscito a ricostruire questa saga famigliare fatta di sofferenza e umiliazione, una saga di quel “mondo dei vinti” come lo chiamò il grande scrittore piemontese Nuto Revelli, a cui il film è idealmente dedicato. “Interdit aux chiens et aux italiens” è come voler dire “sono troppi” o magari “ci vuole il blocco navale” oppure “portateli a casa vostra” e tutto l’armamentario di espressioni para-razziste che riempie tutti i giorni le pagine dei social, le pagine di alcuni giornali e che purtroppo, viene sbraitato da troppi italiani. Fortunatamente il mondo del cinema sembra aver “preso coscienza” (uso del tutto volontariamente un’espressione da anni Settanta) del problema che non è quello dei migranti, ma quello del razzismo e della incapacità di gestire un esodo causato dall’ingiustizia sociale. Prossima puntata “Io capitano” di Matteo Garrone…
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Novità (ma non solo...)
Il vostro affezionato staff delle Biblioteche di Milano vi imbandisce un piccolo antipasto letterario, prima delle pantagrueliche proposte natalizie.
Di Geoffrey Holiday Hall si sa soltanto che fu giornalista e scrittore. Elogiato da Leonardo Sciascia che lesse La fine è nota nel 1952, pubblicò solo due gialli e poi scomparve praticamente nel nulla. La fine è nota (uscito per la prima volta in Italia con il titolo La morte alla finestra) fu premiato in Francia nel 1953 come miglior poliziesco in lingua non francese. Il titolo originale (The end is known) deriva dal Giulio Cesare di Shakespeare: “Oh, se fosse dato all’uomo di conoscere la fine di questo giorno che incombe! Ma basta solo che il giorno trascorra e la sua fine è nota”. Un giallo di classe, strutturato come un viaggio a ritroso nella vita del protagonista di cui si ricostruisce la storia passo per passo, testimonianza per testimonianza, come un misterioso puzzle che si completa, ovviamente, solo nel finale. Molto godibile è anche il secondo titolo Qualcuno alla porta, dai toni più leggeri, nonostante gli omicidi e l’atmosfera della Vienna sotto l’occupazione sovietica nel secondo dopoguerra che non ricorda neppure lontanamente gli splendori dell’impero asburgico. “Sembra uno di quei soggetti che piacevano a Hitchcock (e non è detto che il pressoché ignoto Holiday Hall, scrivendo Qualcuno alla porta, non avesse in mente le figure di James Stewart e Doris Day, o di Cary Grant e Grace Kelly)”. La frizzante coppia americana che si trova, suo malgrado, a gestire le indagini ricorda anche il duo Tommy e Tuppence di Agatha Christie. Doppio colpo di scena sul finale: cosa chiedere di più a un libro giallo?
Ha un solo difetto Un volto nella folla di Budd Schulberg: è troppo breve. Parliamo ancora dell’autore di Perché corre Sammy? e I disincantati per questo racconto appena uscito e finora inedito in Italia, da cui Elia Kazan trasse il film omonimo con protagonista Andy Griffith (l’indimenticabile avvocato Matlock della fortunata serie televisiva, per intenderci). Il tema, fin troppo attuale, è quello della manipolazione del pensiero e dei comportamenti (e quindi del voto) delle masse da parte dei personaggi dello spettacolo: in questo caso si tratta di un finto sempliciotto proveniente da un paesino dell’Arkansas che, in virtù della sua sconcertante capacità di coinvolgimento, diventa il paradigma dell’America intera. Grazie alle sue canzoni folk, a vecchi luoghi comuni sulle tradizioni popolari e a un indubbio carisma, il nostro eroe riesce a condizionare il pubblico e ad arricchirsi con i lauti proventi della pubblicità. Cambia il tema negli altri due racconti della raccolta: i ‘dietro le quinte’ del mondo del cinema in Questa è Hollywood, che l’autore, sceneggiatore e figlio di un tycoon della Paramount, non solo conosceva bene, ma sapeva anche descrivere con agile penna, e L’imbonitore, sul mondo della boxe. Ricordiamo che per la sceneggiatura di Fronte del porto (che è anche un romanzo), celebre film con Marlon Brando, Schulberg si aggiudicò l’Oscar nel 1954.
Per la serie i grandi classici hanno sempre qualcosa da dire è stato ripubblicato da Mondadori e da Sellerio Brighton Rock di Graham Greene. Una lettura da consigliare sotto tutti i punti di vista: un giallo ben costruito con protagonisti tratti sia dalla malavita, sia dal caso che fa di un personaggio del tutto inaspettato un accanito segugio alla ricerca del colpevole, come fosse Porfirij Petrovic che insegue Raskolnikov o Javert che perseguita Jean Valjean, ma con uno spirito diverso, fresco e originale. “Nello specchio inclinato sopra il lavabo si poteva vedere riflesso, ma gli occhi si distolsero rapidamente da quell’immagine di guance livide e mal rasate, di capelli lisci e occhi da vecchio. Non lo interessava. Era troppo orgoglioso per preoccuparsi del suo aspetto”.
Nuova ristampa anche per Le vittime di Norwich (1935) uno dei gialli più famosi (insieme a The House of Dr. Edwardes che ispirò il film Io ti salverò diretto da Alfred Hitchcock) fra i 31 composti dalla coppia britannica John Leslie Palmer e Hilary Aidan St. George Saunders sotto lo pseudonimo di Francis Beeding.
Da La regina degli scacchi di Walter Tevis, lo scrittore di Lo spaccone e Il colore dei soldi, è stata tratta una miniserie televisiva di grande successo. Accade spesso che i geni abbiano avuto una vita difficile, siano dei disadattati, spesso asociali, in perenne conflitto con se stessi, il prossimo e il mondo che li circonda. È anche questo il caso della protagonista, la piccola Beth, cresciuta in orfanotrofio, che trova una riscossa alla sua grigia esistenza grazie alla passione per la scacchiera. Una curiosità sul ‘caso letterario’ di Tevis: dopo il successo dei primi libri, fu dimenticato anche a causa dei problemi con l’alcol. Quando decise di riprendere a scrivere, lo fece seguendo un corso di scrittura all’Università dove fu riconosciuto dal poeta Donald Justice che, stupito, gli chiese cosa ci facesse un grande autore come lui in mezzo agli studenti, quando avrebbe invece dovuto salire in cattedra. Breve fu purtroppo la sua seconda stagione creativa: Tevis morì a soli 56 anni per un tumore.
Il voyeurismo è il tema principale dell’ultimo romanzo di Simenon pubblicato da Adelphi, Delitto impunito: composto nel 1953 durante il soggiorno dello scrittore a Lakeville nel Connecticut, fu edito l’anno successivo in volume e a puntate sul settimanale «Les Nouvelles littéraires». Il secondo tema del libro è l’invidia, quella di chi non ha nulla, né bellezza né fascino nè denaro ed è stato defraudato perfino dell’affetto dei genitori, nei confronti di chi invece ha tutto questo e ne mena vanto, e gode nell’esibirlo senza ritegno. Una lotta accanita tra due personalità, che è la lotta atavica tra gli uomini per la supremazia. “A Élie non era mai successo di trovarsi davanti un uomo completamente felice, felice in tutto e per tutto, sempre e comunque, in ogni momento della giornata, e che approfittava con candore di tutto quel che lo circondava per accrescere il proprio piacere”.
Una nuova indagine per l’improbabile detective di Partanna Giovà, metronotte per caso, coinvolto in un duplice omicidio di stampo mafioso insieme a tutta la scombinata famiglia Di Dio. Sarà ancora una volta l’anziana madre, autentica virago arroccata alle salde tradizioni popolari e armata di un cervello dalla logica “acuminata”, ad avviare le indagini verso l’inevitabile conclusione. Ma cos’è La boffa allo scecco? Questo, almeno, ve lo possiamo svelare: si tratta di un gesto simil-apotropaico (in realtà un autentico sopruso) che a tutti è occorso di subire almeno una volta nella vita, ovvero lo schiaffo di rimando, come sfogo per un’ingiustizia patita che non si è in grado di vendicare altrimenti. Roberto Alajmo non delude le aspettative.
Per quanto riguarda Sarà assente l’autore di Giampaolo Simi, si può dire che, se esiste una sana via di mezzo tra assecondare a priori i gusti dei lettori meno esigenti e scrivere in modo che solo l’autore possa comprendere i propri contenuti, Simi l’ha sicuramente trovata e ce la propone in queste succulente paginette. Dedicato a chi ha la voglia, la necessità, l’urgenza di ridere a crepapelle.
Nell’ultimo nato della serie del BarLume di Marco Malvaldi, La morra cinese, gli inossidabili vecchietti sono alle prese con l’omicidio niente di meno che di un giovane filologo romanzo alle prese con un carteggio appartenente alla famiglia di un nobile “arci-decaduto” del luogo, in cui, pare, compariva addirittura un’epistola inedita di Giacomo Leopardi. Ma questo non è l’unico movente per un delitto che non resterà a lungo irrisolto.
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La fabbrica delle stelle: Un viaggio ironico tra Sicilia e Venezia con Saverio Lamanna. Recensione di Pier Carlo Lava
Un’indagine tra luci e ombre del cinema per il disilluso giornalista siciliano di Gaetano Savatteri
Un’indagine tra luci e ombre del cinema per il disilluso giornalista siciliano di Gaetano Savatteri. La fabbrica delle stelle di Gaetano Savatteri è un romanzo che mescola giallo, ironia e critica sociale attraverso le avventure di Saverio Lamanna, ex giornalista disilluso, che torna in Sicilia dopo un licenziamento e si ritrova coinvolto in avventure improbabili e misteriose. In questo…
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Ciao, cosa hai studiato per occuparti del tuo attuale lavoro? Ti leggo e seguo da sempre con molto piacere e ho capito tu sia nell'ambito dello spettacolo/cinema
Allora io ho studiato al Dams, cinema.
In ogni caso io prima ho lavorato in un’agenzia di marketing e comunicazione e adesso lavoro da un’altra parte. Sono attualmente anche direttrice di produzione dell’Umbria Film Festival, quindi la settimana del festival ho lavorato dalle 9 alle 18 in smart per il mio attuale lavoro e dalle 18 alle 2 di notte per il festival più tutti i mesi prima di organizzazione. È un mondo dove è difficile entrare se non hai conoscenze e contatti, ma chissà cosa riserva il futuro per me, intanto già da questo festival si stanno aprendo altre porte di cui non dirò niente per scaramanzia. Quindi piano piano, passo dopo passo sto entrando nel mondo del cinema e dello spettacolo facendomi un culo di Cristo e mi tengo l’altro lavoro finché non sarò sicura di fare il salto e abbandonare tutto perché comunque devo pagare bollette affitto macchina e sfizi miei.
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ARCA. SIRACUSA - Associazione Rinascimento Culturale Archimedeo
Euro Med Festival - 2024 Tonino Accolla
Nona edizione del Premio Tonino Accolla. Siracusa/Noto 29 – 30 giugno e 1 luglio 2024.
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Per questa nuova edizione del primo e unico contest live per allievi doppiatori provenienti dalle scuole di doppiaggio italiane e straniere, saranno Piazza Minerva a Siracusa nel centro storico di Ortigia e Palazzo Nicolaci a Noto - dove si svolgerà il workshop, primo Forum Internazionale Intelligenza artificiale per abbattere le barriere degli audiolesi e ipovedenti nel Cinema e nel Doppiaggio - ad accogliere pubblico e partecipanti in tre serate articolate fra spettacolo, competizione e approfondimenti. Il workshop è organizzato dall’associazione ARCA e dal Centro Studi Economia Internazionale ai Fondi Europei.
Il Premio, come sempre, è intitolato a Tonino Accolla, celebre doppiatore e direttore di doppiaggio (da Titanic a Braveheart, per citarne qualcuno), nato a Siracusa il 6 aprile del 1949 e scomparso a Roma nel 2013, voce italiana, tra altri, di Eddie Murphy e Homer Simpson, Mickey Rourke e Kenneth Branagh.
Questa rinnovata edizione del festival vuole sensibilizzare, attraverso il linguaggio universale del Cinema e del Doppiaggio, le nuove generazioni sulle tematiche al centro del dibattito istituzionale europeo, come l’ambiente e l’inclusione sociale.
La manifestazione è patrocinata dal Comune di Siracusa, con il sostegno e la collaborazione del sindaco di Noto, Corrado Figura, del sindaco di Siracusa Francesco Italia e dell’assessore alla Cultura e Turismo, Fabio Granata.
“Si conferma anche per questa edizione la presenza del Gruppo Irem – sottolinea Stefania Altavilla, direttrice artistica e presidente di ARCA – a sostegno della cultura, della formazione dei giovani e dell’agire nel sociale. Un particolare ringraziamento va al suo amministratore delegato, Giovanni Musso”.
La conduzione dello spettacolo quest’anno sarà affidata a Maurizio Merluzzo – attore, doppiatore e youtuber – e a Vanessa Galipoli, artista ed imprenditrice, conduttrice televisiva. Fra gli ospiti, Emanuela Rossi – Premio Tonino Accolla e Premio Eccellenza 2018 e voce di Cate Blanchet, Nicole Kidman – direttrice di doppiaggio e dialoghista; Marco Eugenio Di Giandomenico, scrittore, curatore e critico d’arte contemporanea; Rodolfo Bianchi, attore, doppiatore, insignito tra altri del premio per la migliore direzione di doppiaggio per The Departed il bene e il male, Shutter Island, The Wolf of Wall Street e The Hateful Eight; sul palco si alterneranno fra interviste e performances doppiatori pluripremiati come Flavio Aquilone,
Valentina Favazza, Erica Necci e Yuri Bedini, quest’ultimo direttore di doppiaggio e con Tonino Accolla assistente al doppiaggio di numerosi film. Sul palco il musicista Antonino Martorana che insieme all’ artista Marilena Vita creeranno una sinestesia (fenomeno sensoriale/percettivo, esperienza plurisensoriale) di suoni e immagini. Il 30 giugno sarà fra gli ospiti Walter Ricci, musicista e crooner che ha duettato con artisti del calibro di Michel Bublè, Mario Biondi, Dianne Reeves.
La manifestazione, che cresce di anno in anno confermandosi tra gli eventi più prestigiosi a Siracusa, ideata da Stefania Altavilla – direttrice artistica, presidente dell’associazione ARCA, project manager e art director del Festival – e da Giuseppe Mandalari, nasce nel 2014 con la collaborazione iniziale e il supporto tecnico di Ambi Picture e Fonoroma e ha lo scopo di promuovere e valorizzare l’arte del doppiaggio. Sono coinvolte le scuole di doppiaggio italiane e le società di Produzione come la CD Cine Dubbing. Collabora al progetto e partecipa all’organizzazione Lorenzo Accolla, attore, doppiatore, direttore di doppiaggio. Dagli ultimi anni l’organizzazione si avvale anche della collaborazione di Carola Mandalari, come responsabile di produzione.
Come nelle ultime edizioni, il Premio Tonino Accolla si svolgerà in chiave ancora più dinamica rispetto al passato: si alterneranno momenti di spettacolo a momenti musicali, mantenendo alto il momento del Contest-live, vero appeal del Festival, durante il quale sei allievi (tre uomini e tre donne), dopo una preselezione avvenuta a Roma sotto la direzione di Lorenzo Accolla – con la collaborazione della CD Cine Dubbing - si confronteranno nell’esecuzione di doppiaggi live individuali e di coppia articolati su più prove.
La giuria tecnica quest’anno vedrà la partecipazione, così come nelle passate edizioni, di alcuni tra i migliori doppiatori e direttori del doppiaggio italiano. Alla giuria tecnica verrà affiancata una giuria di giornalisti e critici cinematografici, che conferirà il Premio Stampa.
E quest’anno, l’associazione ARCA – da un’idea di Stefania Altavilla e del critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico – istituisce il Premio Promozione Cinema dedicato ad Adriano Pintaldi, scomparso nel 2023. Pintaldi è stato per più di cinquant’anni tra le figure più rappresentative del mondo della comunicazione e della promozione cinematografica. Questa nona edizione del Premio Tonino Accolla terrà dunque a battesimo il Premio Promozione Cinema con un tribute ad Adriano Pintaldi, e per realizzare questo intento saranno coinvolte personalità autorevoli del cinema e della cultura fra i quali il regista Pupi Avati, Laura Delli Colli e l'attrice Antonella Salvucci. Il Premio Promozione Cinema, la cui prima edizione è prevista per l’anno prossimo nel contesto della decima edizione del Premio Tonino Accolla, “vuole valorizzare -
spiegano Altavilla e Di Giandomenico - figure del mondo delle istituzioni, delle professioni e dell’industria cinematografica e televisiva italiana ed estera, che si siano particolarmente distinte nella promozione di film, documentari e cortometraggi”.
La giuria sarà costituita da personalità del mondo della cultura, dell’arte e della comunicazione cinematografica e televisiva, coordinata da Marco Eugenio Di Giandomenico.
“Ad oggi, giunto alla sua nona edizione – dichiara Stefania Altavilla – il Premio Tonino Accolla ha raccontato attraverso pillole di doppiaggio, i volti di quelle voci che oggi recuperiamo alla memoria attraverso straordinarie interpretazioni di personaggi ai quali quelle voci hanno infuso quell’anima da oscar”.
Quest’anno, grazie anche alla collaborazione con il Centro Studi di Economia Internazionale ai Fondi Europei – presidente Santi Tomaselli, già presidente dell’Osservatorio Romano ai Fondi Europei - è stata definita la partnership con una delle 15 scuole di Cinema più importanti al mondo, la Toronto Film School, già partner degli Studios di Hollywood; e ancora la West University, GIS International e Betting on Italy. Partner tecnici, Red Tomato e Voci FM.
Questa nuova articolazione del progetto - che ha suggerito in una più ampia visione la denominazione di Euro Med Festival Tonino Accolla – ha trovato il pieno riconoscimento di alta valenza strategica dal Distretto Turistico del Sud-Est.
La vocazione internazionale di questa nuova edizione sarà confermata anche dall’intervento - durante il convegno del primo luglio a Noto, workshop sull’importanza dell’intelligenza artificiale per abbattere le barriere della disabilità sensoriale - del senatore Tony Loffreda, vice presidente del Gruppo Interparlamentare Canada/Italia e presidente Rete Parlamentare Canadese nella Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.
La realizzazione dei Premi è affidata, per il Premio Tonino Accolla, al Maestro Scultore Pietro Marchese, all’ architetta designer Lara Grana per i premi allievi, e all’orafa designer Stefania Midolo, per la realizzazione dei premi d’eccellenza.
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Ufficio Stampa. Marilena Toscano. N.Tess Odg 150949.
Tel. 338 3031853 - indirizzo email [email protected]
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UN MARE, UN RAGAZZO AL LARGO, LE LACRIME DEL TEATRO, UNA DONNA CHE HA APPENA PARTORITO Ecco tutte le date di aprile. Si comincia da Mesagne e poi per quattro giorni a Milano. Per la maggior parte Caravaggio. In questi giorni faccio fatica a non pensare che tempo è questo per il mondo. Cosa accadrà. Mi chiedo cosa può fare l'arte, cosa le parole. Abbiamo una responsabilità come artisti? L'ultima immagine che vedete in questo post è l'Adorazione dei pastori di Caravaggio. La dipinge verso la fine della sua vita. Mi torna prepotentemente questo dipinto ogni volta che ci penso. Francesco ha scritto nel copione: - non è un’adorazione, è dolore puro: Maria ha appena partorito, è sfinita. È buttata a terra, si appoggia alla mangiatoia di un bue e di un asinello impassibili, lontani. Ha appena le forze di tenere il bambino in braccio. Ha un abito rosso carminio. Giuseppe non sta accanto a Maria, è in mezzo ai pastori, la guarda impotente. Sono tutti impotenti di fronte alla stanchezza di questa povera donna sola, in fuga per salvare il suo bambino: una profuga, una delle infinite profughe che lotta contro persecuzioni, povertà e violenza. Davvero il mondo è tanto disumano? Salvarli dalla brutalità di un tiranno che ha deciso una strage di innocenti, trovarle un riparo durante la fuga, procurarle qualcosa da mangiare è fuori dalle possibilità di questi uomini poveri e senza speranza. È fuori dalle loro possibilità. Non possono. Le aureole si stanno spegnendo. Viene da piangere. - Non so se abbiamo una responsabilità come artisti di fronte a questo momento del mondo. Se non ci viene chiesto in fondo di andare solo in scena meglio che possiamo. Ma guardo, a volte, accetto, sorrido, ringrazio, dentro e fuori, mi commuovo, cerco di essere più accogliente possibile di fronte alla sempre più numerose persone che in teatro, in questo periodo, piangono. Piangono. E vengono a salutare, ringraziare, con le lacrime agli occhi a fine spettacolo. Come se le lacrime oggi fossero un po' più in superfice. Almeno così mi sembra per la mia memoria breve. E qualcosa mi dice che lo spettacolo è solo un pretesto che muove qualcosa che è più profondo. E voglio dirmi che in quelle lacrime non c'è solo paura, no. C'è anche misericordia. Che ancora vive. Aprile 24 mar 2 apr | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚��𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗠𝗲𝘀𝗮𝗴𝗻𝗲, Teatro Comunale, ore 21.00 dal 4 al 6 apr, ore 20.30 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗠𝗶𝗹𝗮𝗻𝗼, Teatro Oscar dom 7 apr, ore16 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗠𝗶𝗹𝗮𝗻𝗼, Teatro Oscar mar 9 apr, ore 10 | 𝗭𝗔𝗡𝗡𝗔 𝗕𝗜𝗔𝗡𝗖𝗔 | 𝗣𝗼𝗻𝘁𝗲𝗯𝗯𝗮 (𝗨𝗗), Teatro Italia mer 10 apr, ore 10 | 𝗭𝗔𝗡𝗡𝗔 𝗕𝗜𝗔𝗡𝗖𝗔 | 𝗟𝗮𝘁𝗶𝘀𝗮𝗻𝗮 (𝗨𝗗), Teatro Odeon gio 11 apr, ore 9 e 11 | 𝗭𝗔𝗡𝗡𝗔 𝗕𝗜𝗔𝗡𝗖𝗔 | 𝗦𝗮𝗻 𝗩𝗶𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗧𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 (𝗣𝗡), Auditorium Centro Civico gio 11 apr, ore 21 | 𝗖𝗔𝗠𝗠𝗘𝗟𝗟𝗜 𝗔 𝗕𝗔𝗥𝗕𝗜𝗔𝗡𝗔 | 𝗦𝗮𝗻𝘁𝗼𝗿𝘀𝗼 (𝗩𝗜), Teatro del Centro Giovanile ven 12 apr, ore 21 | 𝗖𝗔𝗠𝗠𝗘𝗟𝗟𝗜 𝗔 𝗕𝗔𝗥𝗕𝗜𝗔𝗡𝗔 | 𝗖𝗿𝗲𝘃𝗮𝗹𝗰𝗼𝗿𝗲 (𝗕𝗢), Cinema Teatro Parrocchiale Verdi dom 14 apr, ore 21 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗚𝗶𝗼𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗼𝗹𝗹𝗲 (𝗕𝗔), Teatro Rossini - 𝘍𝘦𝘴𝘵𝘪𝘷𝘢𝘭 "𝘊𝘩𝘪 𝘦̀ 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢” lun15, ore 10 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗚𝗶𝗼𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗼𝗹𝗹𝗲 (𝗕𝗔), Teatro Rossini - 𝘍𝘦𝘴𝘵𝘪𝘷𝘢𝘭 "𝘊𝘩𝘪 𝘦̀ 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢” mar 16 apr, ore 21 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗔𝗰𝗾𝘂𝗮𝘃𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗙𝗼𝗻𝘁𝗶 (𝗕𝗔), Teatro Luciani - 𝘍𝘦𝘴𝘵𝘪𝘷𝘢𝘭 "𝘊𝘩𝘪 𝘦̀ 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢” mer 17 apr, ore 10 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 |𝗔𝗰𝗾𝘂𝗮𝘃𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗙𝗼𝗻𝘁𝗶 (𝗕𝗔), Teatro Luciani - 𝘍𝘦𝘴𝘵𝘪𝘷𝘢𝘭 "𝘊𝘩𝘪 𝘦̀ 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢” sab 20 apr, ore 21 | 𝗡𝗢𝗡 𝗔𝗕𝗕𝗜𝗔𝗧𝗘 𝗣𝗔𝗨𝗥𝗔 | 𝗖𝗮𝗹𝗱𝗲𝗿𝗮𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗥𝗲𝗻𝗼 (𝗕𝗢), Teatro Spazio Reno – 𝘌𝘤𝘰𝘧𝘦𝘴𝘵𝘢 2024
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