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#cartografie del silenzio
imaryathings · 6 days
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Ho resistito tutta la vita
al centro della traiettoria di una batteria di segnali
le trasmissioni più precise i più indecifrabili linguaggi dell'universo
Sono una nube galattica così profonda così involuta che un'ora di luce impiegherebbe 15 anni per attraversarmi
E così è stato
Sono uno strumento sotto forma di donna che tenta di tradurre pulsazioni in immagini per il sollievo del corpo e la ricostruzione della mente.
Planetario, da Cartografie del silenzio
Adrienne Rich
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letteratitudine · 4 months
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Concluso con successo “Abitare il silenzio”, II Festival dell’autobiografia diretto a Catania da Lucia Caruso.
Conclusi tre giorni preziosi all’insegna del silenzio come luogo per cogliere consapevolmente ciascuno il proprio colloquio interiore.
CATANIA – Grande e sentita partecipazione, a Catania, per la seconda edizione di Abitare il silenzio, Festival dell’autobiografia tra esplorazione del sé e memoria dei luoghi, ideato e diretto da Lucia Caruso, organizzato, insieme, dalle associazioni L'Albero Filosofico (Catania), diretta dalla stessa Caruso, e Terre perse per ritrovarsi (Venezia), diretta da Alessandro Doria, con il patrocino del Comune di Catania.
Accolti dalla Biblioteca “Bellini” di Catania, conclusi tre giorni preziosi all’insegna del “silenzio” come luogo per cogliere consapevolmente (ciascuno) il proprio colloquio interiore. Moderati dalla giornalista Grazia Calanna, è stato un susseguirsi di preziosi interventi. Con anche gli organizzatori Lucia Caruso e Alessandro Doria, hanno preso parte Novella Primo, Rosalba Galvagno, Francesco Farinella e Duccio Demetrio (special guest, presente anche un attesissimo laboratorio di scrittura).
Nella prima giornata, Lucia Caruso e Alessandro Doria si sono soffermati sul concetto di “autobiografia come cura sui”; notevoli gli apprezzamenti per il primo “Silent reading party”, con un libro, i cellulari spenti e tantissimo reciproco ascolto; per “Narrarsi nel luoghi della cura” con Federica Marcucci e Alessio Muratore focalizzato sull’importanza di riconoscere il proprio passato per avere un futuro; per “Scrivere nell’abbandono”, con Alessandro Doria che si è soffermato sul valore della scrittura, specie quella autobiografica, quale supporto prezioso per la serenità della e nella propria quotidianità; per “Il silenzio e la scrittura” di Maria Liberti che ha proposto una ricca riflessione sul rapporto fra il silenzio e la scrittura, quella autobiografica, in particolare, che attraverso lo scandaglio di sé opera come adeguato strumento della socratica cura sui; per “Una madeleine tra il tempo che fugge e il tempo delle profondità” di Francesco Farinella che ha magistralmente condotto i presenti alla scoperta della “memoria involontaria” approfondendo la tematica autobiografica in uno degli eventi più straordinari della Storia della letteratura, che ha avuto profonde ripercussioni nella psicologia e fenomenologia della memoria; per “La saggezza del silenzio”, una lettura orteghiana con Massimo Vittorio che ha rimandato all’autenticità comunicativa del silenzio e al rifiuto di un dire permanente, visto come una sofisticazione del vissuto.
Giornata clou, quella di sabato, arricchita da tre preziosi e spessissimi interventi: “Solo il silenzio vive”, di Novella Primo che a partite dal requisito imprescindibile della meditazione, il silenzio, ha ripercorso con appassionante cura le cartografie della memoria nelle scrittrici Romano, Spaziani e Anedda; “Il caso Goliarda Sapienza”, autobiografia e psicoanalisi con Rosalba Galvagno che ha brillantemente indagato il rapporto intercorrente tra Autobiografia e Psicoanalisi a partire dal romanzo “Il filo di mezzogiorno”, racconto della cura psicoanalitica che la scrittrice catanese sostenne intorno agli anni 1962-1965, con magnetici riferimenti e, anche, al capolavoro “L’arte della gioia”, romanzo pubblicato postumo nel 1998; “Il silenzio degli addii” con Duccio Demetrio che ha “illuminato” situazioni di raccoglimento, di ricerca del silenzio, di scrittura autobiografica e poetica quali strumenti che “rendono più sopportabile lo spaesamento e l’impossibilità dell’addio”. “Autobiografia di un corpo” con la sensibilità colta di Daniela Bellavia e, in chiusura, “Ad un tratto il ricordo m’è apparso”, laboratorio esperienziale con Lucia Caruso e Francesco Farinella che si sono soffermati insieme ai partecipanti su Autobiografia e memoria involontaria: “Le scritture del desiderio”.
“Si è conclusa a Catania, suscitando enorme interesse, la seconda edizione del Festival dell’autobiografia Abitare il Silenzio, tra esplorazione del sé e memoria dei luoghi, organizzata dalle associazioni l’Albero Filosofico, Catania e Terreperseperritrovarsi, Venezia. All’evento hanno partecipato numerosi relatori provenienti da tutta Italia. L’autobiografia, sostiene Lucia Caruso, presidente dell’associazione l’Albero Filosofico e ideatrice del Festival, è uno strumento indispensabile nel processo umano della ricerca dei significati per collocarsi nel mondo. E se ci chiediamo come fare per abitare il Silenzio scopriamo la possibilità di un’originaria “narrazione di Sé” per cogliere quel colloquio interiore che ognuno di noi intrattiene con le voci della propria anima. E ancora il silenzio degli addii come questione filosofica individuale e universale. Scegliere di raccontarli e scriverne risveglia miti e narrazioni che trasformano gli addii in storie dell’umanità. Ed in tali situazioni il raccoglimento, la ricerca del silenzio, la scrittura autobiografica e poetica rendono più sopportabile lo spaesamento e l’impossibilità dell’addio”, dichiara Lucia Caruso, Presidente dell’Albero Filosofico.
“Desideravo ringraziare prima di tutto il pubblico di questa edizione per essere stato presente in modo attivo e partecipe alla seconda edizione del festival. Insieme alla dott.ssa Caruso stiamo provando ad offrire un prodotto culturale che aiuti le persone a pensare, a riflettere, evitando l’inutile chiacchiericcio che si ascolta per strada o che si può leggere nei social. È un progetto che spero possa trovare un coinvolgimento o un supporto anche da parte dell’amministrazione, così come accade a Venezia, mio comune di residenza, dove gli assessorati lavorano in concerto per garantire le nostre Riflessioni Lagunari. Credo sia un vantaggio per Catania e per tutta la Sicilia poter godere di un momento di riflessione culturale importante al punto da aver permesso di offrire gratuitamente ai presenti la partecipazione del prof. Duccio Demetrio, uno dei massimi esponenti viventi della filosofia della narrazione. Da Giugno, inizieremo a preparare l’edizione 2025, sperando di poter coinvolgere ancora più persone”, conclude Alessandro Doria, Presidente di “Terre perse per ritrovarsi” (Venezia).
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ilcercatoredicolori · 3 years
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Una conversazione inizia con una menzogna. E chiunque parli la cosiddetta lingua comune avverte lo spaccarsi dell’iceberg, la deriva come impotente, come contro una forza della natura ... le sillabe che scandiscono ora e sempre il vecchio soggetto la solitudine del bugiardo che abita la rete convenzionale della bugia gira i comandi per affogare il terrore sotto la parola non detta. La tecnologia del silenzio I rituali, il bon ton la confusione di termini silenzio non assenza di parole o musica o persino suoni grezzi II silenzio può essere un piano rigorosamente eseguito la cianografia di una vita È una presenza ha una storia una forma Non confonderlo con alcun tipo di assenza Il silenzio che denuda
Adrienne Rich
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pabloestaqui · 3 years
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So che stai leggendo questa poesia tardi, prima di lasciare il tuo ufficio con l’unico lampione giallo e una finestra che rabbuia nella spossatezza di un edificio dissolto nella quiete quando l’ora di punta è da molto passata. So che stai leggendo questa poesia in piedi, in una libreria lontano dall’oceano in un giorno grigio agli inizi della primavera, deboli fiocchi sospinti attraverso gli immensi spazi delle pianure intorno a te. So che stai leggendo questa poesia in una stanza in cui è accaduto troppo per poterlo sopportare, spirali di lenzuola ristagnano sul letto e la valigia aperta parla di fuga ma non puoi andartene ora. So che stai leggendo questa poesia mentre il metrò rallenta la corsa, prima di lanciarti su per le scale verso un amore diverso che la vita non ti ha mai concesso. So che stai leggendo questa poesia alla luce della televisione, dove scorrono sussulti di immagini mute, mentre aspetti le ultime notizie sull’intifada. So che stai leggendo questa poesia in una sala d’aspetto di occhi incontrati che non si incontrano, di identità con estranei. So che stai leggendo questa poesia sotto il neon nella noia stanca dei giovani che sono esclusi, che si escludono, troppo presto. So che stai leggendo questa poesia con la tua vista indebolita: le tue lenti spesse dilatano le lettere oltre ogni significato e tuttavia continui a leggere perché anche l’alfabeto è prezioso. So che stai leggendo questa poesia in cucina, mentre riscaldi il latte, con un bambino che ti piange sulla spalla e un libro in mano, perché la vita è breve e anche tu hai sete. So che stai leggendo questa poesia che non è nella tua lingua: di alcune parole non conosci il significato, mentre altre ti fanno continuare a leggere e io voglio sapere quali sono. So che stai leggendo questa poesia in attesa di udire qualcosa, divisa tra amarezza e speranza, per poi tornare ai compiti che non puoi rifiutare. So che stai leggendo questa poesia perché non c’è altro da leggere, lì dove sei approdata, nuda come sei.
Adrienne Rich, Dediche, da Cartografie del silenzio
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sciatu · 4 years
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IL MERAVIGLIOSO VIAGGIO DI ROSALIA E GIOSUÈ
Parte prima Via Divisi, via Alloro, Vicolo Cefalo, Palazzo Mirto, Antica Focacceria San Francesco Via merlo, Via Paternostro, Via Vittorio Emanuele, Via Roma e la Vucciria.
“Allora io vado” “Rosalia a unni vai? veni ca fatti vedere” La mamma arrivò di corsa “Hai preso il bastone? Ti sei messa al collo la busta con la carta d’identità e il gruppo sanguigno e la scritta “IPOVEDENTE”?” “Mamma quella busta non la metto, sembro una scema” “Ha ragione mamma, sembra una capra con il campanaccio …” Disse Agata, la sorella gemella intervenuta a sua difesa. “… La prenderebbero tutti in giro” Concluse Ninfa l’altra gemella a rinforzare il concetto “Mi raccomando torna presto e se chiamo rispondi” “mamma lasciala stare è la prima volta che esce con un ragazzo…” “… e tu le vuoi già rompere le scatole” Le gemelle aprirono la porta e spinsero fuori la sorella. Rosalia sentì la mamma gridare alle sorelle “Vui m’ aviti fari u favuri di farvi i cazzi vostri” E sentì aprire la porta di nuovo. Lei però si era avvicinata alla scala e con il bastone bianco aveva sentito il primo gradino e stava già scendendo. “Rosalia sta attenta a mamma, nun mi fari stari cu pinseri” “No mamma, tranquilla che torno presto” Incominciò a scendere toccando con il bastone bianco prima il gradino a poi il muro e arrivando presto nell’atrio. Con la mano sinistra segui il muro facendo oscillare davanti a se il bastone fino a che non arrivò al portone che apri mettendosi a lato dei citofoni. Agata e Ninfa le avevano detto che Giosuè era giù che l’aspettava così pensò che vedendola si sarebbe avvicinata o l’avrebbe chiamata. Invece non sentì nessuno. Girò la testa per sentire se arrivava e nel far questo senti il suo profumo. Chiamò “Giosuè?” “O Rosalia, non ti avevo vista. Stavo guardando una signora al secondo piano che si sta sporgendo dal balcone come se si volesse buttare e due ragazze che la stanno tirando per portarla dentro casa. Sarà qualcuno che si vorrà suicidare” “No è mia madre che sta cercando di vedere dove sono. Le mie sorelle staranno cercando di portarla dentro. Saluta la mamma con la mano così rientra in casa” “Buongiorno signora” e sentì l’aria smossa dalla mano di Giosuè sfiorarle il volto. Senti benissimo Agata dire alla mamma “Lo vedi che mala figura … “ “…Hai fatto fare a Rosalia? entra mamma” concluse Ninfa “Mia mamma è apprensiva e questa è la prima volta che esco con un ragazzo” “Davvero? pensavo che una bella ragazza come a te invece uscisse spesso” “Questa è proprio suonata molto paracula come frase…..” “Si devo migliorare, ma sto scaldando i motori, vedrai fra un po’ che cose meravigliose saprò dirti. Vieni agganciati al mio braccio che partiamo” “Ma dove andiamo? non mi hai voluto dire niente” “Andiamo in un mondo meraviglioso che è giusto poco più in là” “Davvero? e come faccio a vederlo essendo cieca?” “Ci sono io no, lo vedrai con me” “Sei strano” concluse Rosalia, ma era contenta di aver accettato di uscire con lui dopo le sue mille insistenze. Le sue compagne di classe alla scuola di musica, le avevano detto che era un bel ragazzo e lei sentiva che aveva una bella voce e un buon profumo. Sarebbe stata una passeggiata interessante. “Ecco, ora siamo nel lungo tortuoso fiume chiamato Viadivisi con a lato terribili scogli …. Rosalia toccò con la punta del bastone bianco il bordo del marciapiede e toccò una macchina parcheggiata “Ma è una macchina….” “ se la guardi con gli occhi degli altri, ma per noi sono scogli coperti di alghe dove vi sono i resti di civiltà antichissime…” “e puzzano anche…” disse Rosalia toccando con la punta del bastone un cassonetto dell’immondizia “il cielo è terso e ha colori tropicali, mentre sulle montagne scoscese che costeggiano il fiume gli abitanti hanno scritto la loro disperazione: SUCA!” “Ma è una parolaccia…” “no sono le iniziali di Senza Una Certezza Appassisco!” “È vero...” “Ecco continuiamo in questo stretto fiume ed arriviamo con il nostro vascello in un lago chiamato dagli indigeni locali Piazzarivoluzionen …” “rivoluzionen…? “ “È una parola Normanna vuol dire “Il tempo in cui ci siamo rotte le pallen”” “Ah si giusto, le pallen, parola normanna” “Infatti, ecco ora la nostra nave prende un emissario tortuoso via Alloro ma è stretto, troppo stretto…” “Affondiamo?” “No il nostro valente capitano ha trovato uno slargo eccoci qui salvi ed ospiti del Principe Lanza Filangeri di Mirto …” “Ah Palazzo Mirto, deve essere bello” “Infatti risplende di ricchezza , ecco la Principessa Maria Concetta Lanza Filangeri di Mirto ci accoglie con i suoi servitori in livrea azzurra con i bottoni d’oro e ci fa vedere la grande sala dei arazzi e del lampadario in cristallo di Murano, gli orologi d’oro, le porcellane cinesi,  poi la sala tappezzata con le sete cinesi intessute d’oro, poi il fumoir con il pavimento in cuoio, i trompe-l’oeil…” “E i pianoforti, ci sono anche i pianoforti?” “Si ce ne sono quattro, la Principessa ti chiede di suonare qualcosa e tu ti siedi e suoni la suonata K141 di Scarlatti…” “Ma è difficile..” “Ma tu sei bravissima e alla fine la principessa ti applaude battendo il suo antico ventaglio spagnolo sulla mano sinistra e fa venire un maggiordomo per donarti una preziosa tabacchiera in oro avorio e corallo rosso..” “Ma cosa me ne faccio della tabacchiera?” “Metti gli auricolari del cellulare” “Giusto, è un regalo utile” “Ora dobbiamo ripartire, c’è la Marea giusta ed i pirati sono a mangiare” “Peccato stavo bene con Maria Concetta…” “Risaliamo con i venti a favore questo strano fiume dall’odore di arancina..” “Non ci crederai ma lo sento...” “Si, questo è un fiume fatato che subisce l’incantesimo di un antico mago. Ecco ci stiamo avvicinando all’antro dove il mago fabbrica le sue pozioni e porzioni fatate. È un antro buio e oscuro a cui i dotti cartografi arabi di Re Ruggero hanno dato un nome arabo : A-cà, che tradotto in lingua corrente vuol dire più o meno “Antica Focacceria San francesco…”” “C’era già allora?” “Certo, è nell’anima di ogni siciliano. Vieni entriamo” “Uhmm che profumo” “Senti? gli apprendisti stregoni stanno preparando le pozioni magiche “U pani ca meusa” che dona allegria e sazietà, “U sfinciuni” che uccide la tristezza” “In effetti sono un po' triste” “I “Cazzilli” che ti scoppiettano di gusto in bocca, o “U Cannolu” che ti dona felicità perenne” “Ecco magari un po' di felicità perenne mi aiuterebbe…” “Ecco, mangiane uno, devi mangiarlo in silenzio chiudendo gli occhi e masticarlo lentamente” “Ma io gli occhi li ho sempre chiusi” “Allora la felicità aumenta. Senti come dalla lingua scende fino al cuore e da li si diffonde in tutto il corpo” “Si si sta diffondendo, magari se beviamo qualcosa si diffonde meglio” “Giusto prendiamo una birra?” “Anche una coca va bene” “Ora riprendiamo la nostra marcia e ci dirigiamo verso la ricca Samarcanda” “non è un po' lontano?” “No è qui vicino, prendiamo l’antica strada carovaniera Parternostro e quindi arriviamo nella grande valle Corso Vittorio Emanuele e la li saremo a pochi metri dalla ricca Samarcanda ed i suoi suck” “Vuoi dire la Vucciria” “Si Vucciria è il nome che tutto gli danno ma in realtà quello è il luogo dove i mercanti dell’oriente e dell’occidente si incontrano per scambiare preziose merci: Tappeti, zanne dei triglocefali, pietre preziose e sete…” “E cavolfiori e pesce fresco e arance…” “Tutto quello che riempie il cuore di gioia” “e la pancia di cose buone”
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queerographies · 4 years
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[Cartografie del silenzio][Adrienne Rich]
Adrienne Rich (1929-2012), saggista e militante femminista, è stata una tra le maggiori poetesse americane degli ultimi cinquant’anni. “Cartografie del silenzio” offre al lettore italiano una ricca antologia dei testi poetici scritti dal 1951 al 1995 dalla poetessa. Il nome della Rich è associato comunemente alla grande stagione dei movimenti pacifisti, per i diritti delle donne e degli…
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ypsilonzeta1 · 3 years
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Dediche
So che stai leggendo questa poesia
tardi, prima di lasciare il tuo ufficio
con l’unico lampione giallo e una finestra che rabbuia
nella spossatezza di un edificio dissolto nella quiete
quando l’ora di punta è da molto passata. So che stai leggendo
questa poesia in piedi, in una libreria lontano dall’oceano
in un giorno grigio agli inizi della primavera, deboli fiocchi sospinti
attraverso gli immensi spazi delle pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza in cui è accaduto troppo per poterlo sopportare,
spirali di lenzuola ristagnano sul letto
e la valigia aperta parla di fuga
ma non puoi andartene ora. So che stai leggendo questa poesia
mentre il metrò rallenta la corsa, prima di lanciarti su per le scale
verso un amore diverso
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
della televisione, dove scorrono sussulti di immagini mute,
mentre aspetti le ultime notizie sull’intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d’aspetto
di occhi incontrati che non si incontrano, di identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto il neon
nella noia stanca dei giovani che sono esclusi,
che si escludono, troppo presto. So
che stai leggendo questa poesia con la tua vista indebolita:
le tue lenti spesse dilatano le lettere oltre ogni significato e tuttavia continui a leggere
perché anche l’alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia in cucina,
mentre riscaldi il latte, con un bambino che ti piange sulla spalla e un libro in mano,
perché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia che non è nella tua lingua:
di alcune parole non conosci il significato, mentre altre ti fanno continuare a leggere
e io voglio sapere quali sono.
So che stai leggendo questa poesia in attesa di udire qualcosa, divisa tra amarezza e speranza,
per poi tornare ai compiti che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non c’è altro da leggere,
lì dove sei approdata, nuda come sei.
Adrienne Rich, Cartografie del silenzio (Crocetti Editore, 2000)
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corallorosso · 7 years
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Corteo neofascista in via Acca Larentia: ecco cosa c’è che non quadra Nella giornata di ieri, alcune testate hanno esaltato una manifestazione di stampo neofascista, organizzata da CasaPound e da altri movimenti di estrema destra, svoltasi nei pressi di via Acca Larentia, la zona di Roma dove 40 anni fa, il 7 gennaio 1978, furono uccisi tre militanti del Fronte della Gioventù: Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni. Si trattò di un omicidio politico (anche se Stefano Recchioni fu ucciso qualche ora dopo, negli scontri con la polizia), consumatosi davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano. Organizzatori e quotidiani hanno sottolineato la compostezza e l’ordine dei militanti che, in assoluto silenzio, hanno sfilato lungo le strade romane. Inoltre, hanno parlato di circa 7000 partecipanti, riportando – con ogni probabilità – cifre esagerate. A sollevare più di qualche dubbio è, via Twitter, il collettivo Wu Ming Foundation che ha provato a fare il debunking della notizia diffusa nella giornata di ieri. Facile fare i conti sulle presenze: il corteo neofascista, infatti, è stato organizzato in maniera decisamente rigida e i militanti hanno marciato in file da 6-7-8 persone massimo ciascuna. Dalle varie foto diffuse sui mezzi di informazione, si evince come queste file siano state al massimo un centinaio, per un totale di circa mille persone. Inoltre, sui social network, sono stati raccolti anche i dubbi di diversi utenti, dagli esperti di grafica ai cartografi, che hanno avanzato perplessità sulla genuinità della foto che – a quanto pare, potrebbe essere stata ritoccata per far sembrare più lungo il serpentone. Inoltre, il corteo – descritto come chilometrico – ha occupato la sede stradale per una lunghezza di circa 300 metri, assolutamente incompatibile per raccogliere un numero di persone superiore alle mille unità. Inoltre, bisogna considerare l’anomalia di alcune macchie scure, la scomparsa – in determinate foto – delle camionette della polizia che scortavano il corteo, la presenza di avvallamenti della sede stradale che risulterebbero estranei a chi conosce bene quella zona della Capitale. Insomma, le cifre sbandierate dagli organizzatori (e diffuse quasi in maniera automatica dai giornali) sembrano davvero esagerate. Anche perché, se davvero ci fossero stati 7000 neofascisti in strada in un unico giorno a Roma, sarebbe stato davvero preoccupante per la tenuta della democrazia.
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signorinajulie · 5 years
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So che stai leggendo questa poesia tardi, prima di lasciare il tuo ufficio con l’unico lampione giallo e una finestra che rabbuia nella spossatezza di un edificio dissolto nella quiete quando l’ora di punta è da molto passata. So che stai leggendo questa poesia in piedi, in una libreria lontano dall’oceano in un giorno grigio agli inizi della primavera, deboli fiocchi sospinti attraverso gli immensi spazi delle pianure intorno a te. So che stai leggendo questa poesia in una stanza in cui è accaduto troppo per poterlo sopportare, spirali di lenzuola ristagnano sul letto e la valigia aperta parla di fuga ma non puoi andartene ora. So che stai leggendo questa poesia mentre il metrò rallenta la corsa, prima di lanciarti su per le scale verso un amore diverso che la vita non ti ha mai concesso. So che stai leggendo questa poesia alla luce della televisione, dove scorrono sussulti di immagini mute, mentre aspetti le ultime notizie sull’intifada. So che stai leggendo questa poesia in una sala d’aspetto di occhi incontrati che non si incontrano, di identità con estranei. So che stai leggendo questa poesia sotto il neon nella noia stanca dei giovani che sono esclusi, che si escludono, troppo presto. So che stai leggendo questa poesia con la tua vista indebolita: le tue lenti spesse dilatano le lettere oltre ogni significato e tuttavia continui a leggere perché anche l’alfabeto è prezioso. So che stai leggendo questa poesia in cucina, mentre riscaldi il latte, con un bambino che ti piange sulla spalla e un libro in mano, perché la vita è breve e anche tu hai sete. So che stai leggendo questa poesia che non è nella tua lingua: di alcune parole non conosci il significato, mentre altre ti fanno continuare a leggere e io voglio sapere quali sono. So che stai leggendo questa poesia in attesa di udire qualcosa, divisa tra amarezza e speranza, per poi tornare ai compiti che non puoi rifiutare. So che stai leggendo questa poesia perché non c’è altro da leggere, lì dove sei approdata, nuda come sei.
Adrienne Rich, Cartografie del silenzio
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gennarocapodanno · 4 years
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            Nel maggio di due anni fa, a seguito dell’ennesima nota inviata da Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che da lustri, anche nel corso dei lunghi anni durante i quali ha rivestito la carica di consigliere e pure di presidente della circoscrizione Vomero,  si batte per la nascita del parco agricolo didattico che dovrebbe sorgere, ma il condizionale a questo punto è d’obbligo, nell’area dell’ex gasometro, che si estende su una superficie posta tra viale Raffaello e salita Cacciottoli, al Vomero, l’annosa vicenda era ritornata alla ribalta delle cronache. Nell’occasione si parlò anche di un’imminente apertura, mai avvenuta. Oggi, in occasione della giornata mondiale del’ambiente, lo stesso Capodanno torna a segnalare l’emblematica vicenda, auspicando che serva a fare chiarezza sui motivi dei ritardi e, principalmente, a far sì che i napoletani possano finalmente fruire di questo fondatamente spazio di verde pubblico, in un’area che ne è totalmente priva.
              ” Da allora però nulla è cambiato – sottolinea amareggiato Capodanno – . Nonostante gli impegni e le promesse fatte in quella circostanza, del parco agricolo non si è saputo più nulla, dal momento che è di nuovo calato il più assoluto silenzio sull’intera vicenda mentre i lavori sono fermi da oltre un anno senza che siano state mai rese note le motivazioni alla base di quest’ennesimo stop”.
              “ Eppure – puntualizza Capodanno – il 20 marzo di quest’anno sono passati ben quattro anni da quando un incendio, scoppiato proprio nell’area dell’ex gasometro, con fiamme che lambirono pericolosamente anche alcuni fabbricati, creando notevole panico tra i residenti, ripropose al centro all’attenzione della pubblica opinione le annose questioni, legate alla destinazione di quell’area e ai notevoli ritardi maturati nella realizzazione del parco agricolo didattico “.
  “ Precedentemente, nel marzo del 2011, dopo varie traversie – sottolinea Capodanno -, il progetto del parco era stato anche presentato in pompa magna alla stampa, nel mentre, dopo anni di stallo, erano finalmente iniziati i lavori per la sua realizzazione, lavori che sarebbero dovuti durare sei mesi ma che invece furono improvvisamente sospesi. Da allora dunque sono trascorsi ben nove anni e, di fatto, il parco è rimasto solo sulla carta, arenandosi, per molto tempo, nelle vicende giudiziarie tra l’ex proprietario e il Comune di Napoli “.
  “ Lustri d’attesa, oltre due milioni di euro a suo tempo finanziati – prosegue Capodanno – ma a tutt’oggi ancora non è dato sapere se e quando vedrà la luce questo parco che doveva sorgere su di un’area di circa 14mila metri quadrati, acquisita dal Comune di Napoli, area che fino agli anni ’80 era stata occupata da una campana gassometrica, successivamente in disuso, e dalle relative attrezzature per il suo funzionamento “.
              “ Il parco era stato progettato su un’area vincolata, che apparteneva ad un privato, sotto una parte della quale si ventilava l’ipotesi che potesse sorgere un parcheggio interrato  – ricorda Capodanno -. Dopo una serie di battaglie sostenute da comitati e associazioni, il Comune di Napoli elaborò una variante per un progetto di riqualificazione,  pubblicato all’epoca anche nelle cartografie del sito internet del Comune di Napoli, variante approvata con deliberazione consiliare n. 44/2001 e con deliberazione di Giunta comunale n. 2365/2002. Successivamente con decreto del Presidente della Giunta regionale della Campania n. 529 del 24 settembre 2004 la stessa variante fu approvata anche dalla Regione Campania “.
      Vomero, parco agricolo-didattico: lavori fermi da tempo, fate luce! Sono oltre 20 anni che i cittadini ne attendono la realizzazione             Nel maggio di due anni fa, a seguito dell'ennesima nota inviata da Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che da lustri, anche nel corso dei lunghi anni durante i quali ha rivestito la carica di consigliere e pure di presidente della circoscrizione Vomero,  si batte per la nascita del parco agricolo didattico che dovrebbe sorgere, ma il condizionale a questo punto è d'obbligo, nell'area dell'ex gasometro, che si estende su una superficie posta tra viale Raffaello e salita Cacciottoli, al Vomero, l'annosa vicenda era ritornata alla ribalta delle cronache.
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