#avvertimento misterioso
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pier-carlo-universe · 21 days ago
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Recensione di "La Prossima Vittima" di Roby Monoli: Un Thriller Tra Passato e Vendett. A cura di Pier Carlo Lava
Intrighi internazionali, segreti oscuri e un misterioso avvertimento dal passato mettono Mara di fronte a una corsa contro il tempo.
Intrighi internazionali, segreti oscuri e un misterioso avvertimento dal passato mettono Mara di fronte a una corsa contro il tempo. “La Prossima Vittima” di Roby Monoli è un thriller avvincente che ci trascina in un labirinto di segreti, vendette e paure mai sopite. Ambientato tra Miami e Milano, il romanzo segue le vicende di Mara, una donna di 44 anni che, dopo aver perso il lavoro,…
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Il Parco dei Mostri di Bomarzo
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Il famoso Parco dei Mostri di Bomarzo sorge su un tipico borgo storico della Tuscia, nel Lazio.
Il borgo di Bomarzo si trova situato dal 1500 tra due dolci colline vicino al confine con l’Umbria, immerso in un paesaggio agreste a 17km dalla provincia di Viterbo e a solo 1 ora da Roma!
Il Parco dei Mostri, noto anche con il nome Sacro Bosco di Bomarzo, fu ideato dall'architetto Pirro Ligorio (colui che completò San Pietro dopo la morte di Michelangelo) su commissione del Principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino, allo scopo di "sol per sfogare il core" dopo la morte della moglie Giulia Farnese.
Dopo la morte di Vicino Orsini, principe di Bomarzo, nessuno si curò più di questo luogo, fin quando artisti del calibro di Claude Lorrain, Johann Wolfgang von Goethe, Salvador Dali, Mario Praz e Maurizio Calvesi non hanno iniziato a interessarsi a questo luogo spettacolare, motivando l’interesse a restaurare il parco e aprirlo al pubblico.
L’arte di questo Parco desta stupore e bellezza negli occhi del visitatore: dal Gigante Ercole all’Elefante, ogni angolo è scolpito in unità tra materia lapidea e cornice vegetale. In numerosi angoli, vi sono citazioni che alludono alla capacità del visitatore di saper cogliere l’essenza stessa del Parco.   All’ingresso del parco sono poste due sfingi e sotto le quali vi sono delle iscrizioni, quasi da avvertimento e subito a suscitare meraviglia : “chi con ciglia inarcate et labbra strette non va per questo loco manco ammira le famose del mondo moli sette” ovvero – chi non è in grado di ammirare le meraviglie del parco di Bomarzo non è in grado di ammirare nemmeno le sette meraviglie del mondo – e sulla seconda sfinge : “tu ch’entri qua pon mente parte a parte et dimmi poi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte” cioè – tu che entri qui fai attenzione a tutto ciò che vedi e poi dimmi se tante meraviglie sono state fatte per inganno o per arte.
Una delle citazioni più famose inoltre è quella dell’Orco delle Favole, che riporta un tratto dell’Inferno ripreso dalla Divina Commedia dantesca : “OGNI PENSIERO VOLA” che lascia traspirare una vena di superiorità e di sfida aleggia tra le incisioni.
La visita di questo meraviglioso parco è veramente ideale per adulti e bambini! Porta subito chi ami insieme a te a visitare questo bellissimo e soprattutto misterioso parco ! Potrai soggiornare a Roma presso b&b più adatto a te! Ci trovi nel centro storico di Roma, a pochi passi dai principali monumenti e dai mezzi di trasporto per raggiungere il parco, e potrai trovare affittacamere e b&b a prezzi super economici!
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enkeynetwork · 5 years ago
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Samsung Galaxy, il messaggio di notte "è un errore"
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Samsung Galaxy che abbaia non morde? È quello che devono aver pensato gli utenti dello smartphone più famoso di casa Samsung, quando l'azienda ha annunciato che il misterioso messaggio notturno "era solo un errore". Un errore che, però, ha fatto sobbalzare ben più di una persona. Riportando alla mente fra l'altro scenari da film horror o la minaccia, più concreta, di un virus. Invece per fortuna l'incidente si è risolto senza complicazioni. Samsung ha riconosciuto pubblicamente la sua "colpa" e rassicurato gli utenti. Lo strano messaggino non significa insomma proprio niente di allarmante. Ma cos'è successo esattamente nella notte fra il 19 e il 20 Febbraio 2020? Scopriamo insieme il bizzarro "mistero" che ha visto protagonisti i possessori di Samsung Galaxy.
Un messaggio nella notte
A capo di tutto ci sarebbe un misterioso messaggio arrivato in piena notte a tutti i dispositivi Samsung Galaxy. Fosse capitato di giorno, la gente probabilmente non ci avrebbe badato più di tanto. Ma di notte, si sa, si ricevono pochi messaggi e quasi sempre per qualche ragione urgente.
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I cellulari e tablet Samsung Galaxy si sono attivati durante la notte con uno strano messaggio Così i possessori di Samsung Galaxy si sono ritrovati a fissare increduli gli schermi dei loro smartphone, su cui campeggiava uno strano messaggio. Anche i tablet sono stati coinvolti, purché sugli stessi fosse abilitato il programma "Trova il mio telefono". Proprio quest'ultimo è stato al centro del mistero che ha animato i Social, almeno finché Samsung non ha spiegato l'accaduto. Sull'applicazione è comparso infatti un messaggio assolutamente incomprensibile. Una notifica del tutto priva di testo, e che conteneva soltanto due numeri; due 1 posizionati uno sopra l'altro.
Il panico degli utenti di Samsung Galaxy
La reazione dei proprietari di Samsung Galaxy è stata piuttosto sconcertata. Anche perché, una volta cliccato, il misterioso messaggio spariva nel nulla. C'è stato chi si è lasciato influenzare dall'orario e ha pensato a film e pellicole del terrore, chi invece ha gridato allo scherzo di dubbio gusto. Altri, più prosaici, hanno temuto che lo strano messaggio potesse segnalare un tentativo di intrusione da parte di hacker.
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Il testo della misteriosa notifica; due numeri 1 e nessuna spiegazione O, peggio ancora, la minaccia di un virus informatico sconosciuto. Sul Web e sui Social si sono suddivise le richieste di spiegazioni e gli interrogativi. Utenti Samsung Galaxy, dal loro smartphone o dal tablet, hanno inviato screenshot e raccontato la loro esperienza. Ma solo in mattinata Samsung ha gettato luce sul mistero.
"Samsung Galaxy non hackerati, si è trattato di un errore"
I dispositivi Samsung Galaxy (smartphone o tablet) non sarebbero assolutamente a rischio di attacco virale o malware. È quanto ha assicurato Samsung in una nota diramata su Internet nelle 24 ore successive al mistero dello strano messaggio notturno. Sull'account Twitter della casa produttrice è infatti arrivata la spiegazione di quanto accaduto. "Confermiamo che questa notifica è un messaggio inviato per errore durante i test interni e non ha nessun effetto sui vostri dispositivi."
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L'applicazione Find My Mobile per Samsung Galaxy Samsung ha inoltre comunicato le sue scuse agli utenti che sono stati presi in contropiede dal messaggio notturno. "Ci scusiamo per il disagio arrecato ai nostri utenti. Faremo del nostro meglio per garantire che simili episodi non abbiano a ripetersi in futuro." Avventura a lieto fine per chi usa l'applicazione Find My Mobile, utile soprattutto nel caso di smarrimenti o quando si sospetti un furto del proprio dispositivo. "Ho pensato che qualcuno mi stesse tracciando", ha scritto una degli utenti svegliati all'improvviso dal loro Samsung Galaxy. "Si tratta forse di un avvertimento?", si sono chiesti altri. "Qualcuno sta usando il mio telefono a mia insaputa?" Già in passato agli utenti di One Plus 7 era capitato di ricevere delle notifiche misteriose, ancora più inspiegabili in quanto completamente scritte in ideogrammi cinesi. In quel caso, però, l'azienda aveva confermato che si trattasse di messaggi di spam. Recapitati, a quanto sembra, a causa di un errore interno in fase di test. Read the full article
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thesimsshelter · 5 years ago
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Vi piace la magia? E lanciare incantesimi? 
Simmini, abbiamo delle notizie per voi; più precisamente, abbiamo delle notizie per i vostri Sims! Dopo la sua lunga preparazione, ci auguriamo che resterete incantati da The Sims™ 4 Regno della Magia, in arrivo su PC e Mac il 10 settembre 2019 e su console il 15 ottobre 2019. Continuate a leggere per saperne di più su questo pacchetto ultraterreno!
Benvenuti a Glimmerbrook
È una cittadina tranquilla: residenze familiari, luoghi dove stare in compagnia, un'area con un fitto bosco e un misterioso sentiero... Aspettate: cosa c'è là dietro, Simmini? Dove potrà mai condurre questo sentiero segreto ma non troppo? Beh, se i vostri Sims avranno una personalità un minimo avventurosa, vorranno scoprirlo. E scopriranno un mondo come nessun altro in The Sims 4! Anzitutto un piccolo avvertimento: una volta che i vostri Sims avranno varcato il portale, non potranno più dimenticare il mondo incantato. E di certo non vorranno lasciarlo senza aver imparato qualche incantesimo!
Mettetevi all'opera
A proposito di incantesimi, da chi conviene imparare la magia se non dai migliori? Una volta attraversato il portale, i Sims possono incontrare degli incantatori che potrebbero insegnare loro un paio di cosette. Inoltre, i Sims possono sperimentare con un calderone gigante, raccogliere elementi per preparare pozioni interessanti e perfino mettere alla prova le proprie abilità contro altri aspiranti incantatori: sarà un vero sballo! Uno sballo magico!
Guardaroba da stregoneria
Creare incantesimi è bello e tutto quanto, ma non dimenticate gli abiti giusti. Per entrare nello spirito della creazione magica, i vostri Sims possono indossare abiti celestiali, accessori e altro ancora per uniformarsi agli altri incantatori oppure distinguersi dalla massa. Cosa indosseranno i vostri Sims quando perfezioneranno la ricetta della Pozione dell'Amore o quando compiranno una missione particolarmente difficile? A voi la scelta!
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pangeanews · 5 years ago
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Italia “anni di piombo”: i ricordi di uno scrittore che ha fatto la lotta (disarmata) per restare se stesso, tra le vessazioni della polizia e le minacce dei marxisti
Il contesto: l’Italia durante gli anni di piombo nei secondi anni settanta.
La situazione: dopo la seconda guerra mondiale, si era creata una tregua camuffata da pace; l’Italia era riuscita a rimanere nell’Occidente, ed era divenuta un membro della NATO. La sinistra italiana non poteva accettare questa realtà, né poteva farlo il blocco sovietico. Ma il boom economico degli anni cinquanta e sessanta aveva distrutto qualsiasi speranza realistica di una rivoluzione marxista. Con l’economia che peggiorava nei tardi anni sessanta, e poi con la crisi del petrolio, la sinistra, i sindacati di sinistra, e la sinistra extraparlamentare cercarono tutte di trarre vantaggio dalla situazione. A suon di picchetti, scioperi, dimostrazioni sempre più frequenti e tumultuose, edifici occupati, e di tutti i mezzi a loro disposizione, un certo numero d’italiani, ingenui ma duri, si persuasero che il destino dell’Italia fosse nelle loro mani piuttosto che in quelle delle due superpotenze e dei loro alleati. Perciò, fecero tutto quanto poterono per realizzare una rivoluzione marxista. I simpatizzanti dell’estrema sinistra – i radicali, quelli che tiravano bombe Molotov e facevano fuoco durante le dimostrazioni – e i terroristi in piena regola, decisero di prendere una scorciatoia, e si dettero alla lotta armata, trasformando le principali città della nazione in zona di guerra.
Tali convulsioni riaccesero la miccia, e cominciò così la “strategia della tensione” – con bombe presumibilmente esplose da agenti italiani (ma non necessariamente), i quali seguivano l’agenda delle organizzazioni straniere o dei governi che non comparivano (“stay-away-gornments”).
L’inafferrabile Guido Mina di Sospiro ha passato la giovinezza a Milano, prima di passare agli Usa
Logistica dell’autore: giusto nel mezzo di tutto ciò, da ragazzo, nel liceo più caldo di Milano. Il nuovo anno scolastico poteva cominciare trionfalmente, con uno sciopero, seguito da un’assemblea generale.
Il liceo scientifico Leonardo da Vinci era dotata di quella che oggi è conosciuta come la sala dei congressi della provincia di Milano, un auditorio che accoglie cinquecentoventicinque ospiti ma, allora, con sedili più striminziti, di più.  Era sottoterra, proprio sotto la scuola. Gli attivisti politici lo avevano requisito, e trasformato nell’aula magna delle loro assemblee generali.
Io saltavo le assemblee ogni volta che le circostanze me lo permettevano, ma era prudente non saltarle tutte, poiché eravamo osservati dalla Psicopolizia (per usare il termine coniato da Orwell in 1984), e un saltatore seriale poteva essere un qualunquista o, peggio ancora, un apolitico, passi falsi entrambi.
I relatori alle assemblee avevano preso a cuore la massima latina repetita iuvant. Erano i leader o rappresentanti di vari gruppi di ultra sinistra, come Movimento Studentesco, Lotta Continua, Il Manifesto, Avanguardia Operaia e altri, oltre alla Federazione Italiana Giovani Comunisti.
Il primo oratore esprimeva sdegno per questo o quello (di solito qualcosa di molto topico, che interpretavano come una provocazione fascista o borghese), quindi giurava sostegno alla tale o talaltra causa, e finiva con un elettrizzante incitamento a combattere per tutti i compagni. Dopo un applauso non proprio fragoroso, l’oratore successivo esprimeva sdegno per questo e quello (lo stesso argomento del suo predecessore), poi giurava sostegno alla tale o talaltra causa, e finiva con un elettrizzante incitamento a combattere per tutti i compagni. Dopo un applauso ancor meno fragoroso, l’oratore successivo esprimeva sdegno per questo e quello, (lo stesso argomento del suo predecessore / dei suoi predecessori), poi giurava sostegno a questo e quello, e terminava con un eccitante incitamento a combattere per tutti i compagni. Siccome c’erano diversi gruppi di ultra sinistra, ogni capo rappresentante sentiva che fosse suo dovere politico parlare, così il tutto andava avanti per ore.
Ogni tanto, un roboante “Lenin-Stalin-Mao-Ze-tung!” si frapponeva (per darci la sveglia?); suonava sia ideologicamente appropriato sia ritmicamente accattivante.
Se qualcuno fuori dei ranghi esprimeva un modicum di dissenso, gli o le veniva istantaneamente urlato “boo”, e gli o le veniva tolto dalla bocca il microfono altrettanto velocemente. Se qualcuno esprimeva dissenso effettivo, un accadimento molto ma molto più raro, che da solo valeva la partecipazione all’assemblea, veniva pestato a sangue. E perciò l’armonia regnava suprema nell’aula magna durante tali maratone di libertà di parola.
Quando questa particolare assemblea terminò, lasciai l’aula tutto anchilosato e, come se mi stesse aspettando, m’imbattei in Fletcher (un attivista di estrema sinistra che alla fine diventò un terrorista a tutti gli effetti e che, per ragioni che non capivo, visto che di certo non lo avevo mai incoraggiato, aveva deciso che mi avrebbe fatto da mentore in questioni rivoluzionarie). Avevo cercato di stargli lontano dopo la sua lezione sulle molteplici categorie umane che dovevano essere spazzate via per poter ottenere l’ideale società marxista senza classi, ma inciampare l’uno nell’altro di quando in quando sembrava inevitabile.
 “Ehi, compagno!” disse.
 Ancora quell’appellativo. “Ehi, come stai?” risposi.
 “Sto bene – ma sono preoccupato.”
 “Oh, no! Per cosa?” chiesi, mostrandomi interessato.
“Può darsi che ci siano dei neofascisti nei gabinetti,” disse indicandoli. “Vai a controllare, compagno, e fammi sapere cos’hai scoperto.”
“Vacci tu,” pensai, ma invece mi sentii dire: “Consideralo fatto,” e all’interno dei gabinetti marciai stoicamente.
Non si muoveva una foglia, e comunque a dire il vero non ce n’erano. I gabinetti erano piuttosto grandi. Mi sarei preso tutto il tempo per ispezionarli. Non avevo paura, ero piuttosto sul riflessivo, forse come risultato della stimolante assemblea alla quale avevo partecipato.
Nei gabinetti c’era puzza di urina e di quell’altra secrezione umana; inoltre, altra cosa prevedibile, non c’era traccia dei fantomatici neofascisti.
Quando uscii, trovai Fletcher esattamente dove lo avevo lasciato. “Allora?” mi chiese, ansiosamente.
“Non c’è nessuno lì dentro,” dissi. “I neo fascisti se la sono squagliata. Che peccato, compagno.”
Mi riservò lo stesso sguardo dell’insegnante compiaciuto dei progressi del suo allievo.
Mentre tornavo a casa, a piedi, poiché i mezzi pubblici erano spesso inutilizzabili per via degli scioperi, fui fermato dalla polizia. Niente d’insolito in questo; succedeva tutti i giorni, a volte anche due volte al giorno.
La polizia e i carabinieri come categoria erano uno strano gruppo. Molti venivano dal mezzogiorno rurale e poverissimo, dove la scelta era fra arruolarsi o morire di fame. Avevano subito un acuto shock culturale mentre, nello stesso tempo, erano già traumatizzati. Esili, bassi, spaventati, confusi, e di solo pochi anni più grandi di noi, o in alcuni casi ragazzi come noi, ci odiavano perché, a differenza di loro, ci stavamo facendo una cultura (insomma, di tanto in tanto); perché non eravamo contadini; e perché parlavamo italiano senza il loro pesante accento, del quale erano diventati acutamente consapevoli, poiché a casa parlavano esclusivamente nel dialetto del loro paese d’origine, e di cui erano ora imbarazzati. Ci percepivano come esseri privilegiati di un altro universo, il che non faceva che fomentare il conflitto di classe e il razzismo. Ad esempio, il termine usato da molti settentrionali per definire i meridionali era terroni, termine tanto offensivo quanto nigger in America; i poliziotti e i carabinieri l’avevano sentito raramente o addirittura mai quando vivevano ancora nel mezzogiorno.
E c’era di più, la cosa più importante di tutte – il sospetto strisciante che dovevano provare di essere dalla parte sbagliata delle barricate: anche loro erano proletari, forse erano i veri proletari ma, durante le dimostrazioni, dovevano sopportare la furia distruttiva di una moltitudine di militanti invasati, e per poche lire.
Nessuna meraviglia, quindi, se la polizia e i carabinieri erano abbattuti e attoniti allo stesso tempo. Non c’era possibilità che potessero contrastare ogni reato, e ciò comportava che la criminalità comune prosperava. E – ci credereste? – non amavano affatto la gioventù. Si basavano sull’equazione: giovane maschio abile, capelli lunghi, blue jeans = più che sospetto. La cosa arrivava fino a ciò che oggi si chiama “profiling razziale”, un serio passo falso nel decalogo della correttezza politica. A quei tempi la correttezza politica significava che ti avrebbero sparato alle gambe invece che al petto, come gentile avvertimento che t’inducesse a desistere dalle tue attività. Tali attività potevano consistere nell’esprimere il tuo dissenso come professore d’università, investigare alcuni compagni-che-sbagliavano come giudice, o ficcare il naso dove non dovevi come giornalista. Molta di questa gente veniva gambizzata (sparata nelle gambe), mentre altrettanti venivano direttamente ammazzati. Io, e decine di migliaia di altri ragazzi della mia età, subivamo il profiling razziale giornalmente. Ecco perché la polizia fermava me e la mia criniera ondulata, talvolta puntandomi una mitraglietta, chiedeva la mia carta d’identità, e poi mi faceva aspettare per una mezz’oretta. Inoltravano via radio i miei dati al quartier generale per vedere se ero o meno su qualche loro lista nera. Nel frattempo, mi prendevano in giro nel loro accento pittoresco, e parlavano fra loro in un dialetto a me misterioso, sperando che reagissi in qualche modo. Qualunque cosa avessi detto diversa da “Sì, signore” o “No, signore” avrebbe dato loro un pretesto per arrestarmi e trascinarmi fino alla più vicina stazione di polizia per accertamenti, ovvero ulteriori investigazioni. Ben indottrinato dalla Psicopolizia dell’estrema sinistra, tuttavia, riuscivo sempre a rimanere calmo. Alcuni amici e mie conoscenze non erano altrettanto composti e, portati in qualche stazione, sperimentavano la loro parte di brutalità poliziesca, sebbene non avessero fatto alcunché.
Perché non mi tagliavo i capelli? Perché, in quel caso, i militanti dell’estrema sinistra mi avrebbero potuto scambiare per un neo-fascista, e mostrare ancor meno civiltà della polizia. I capelli corti erano un altro passo falso del decalogo. La scelta era fra essere vessato dalla polizia o finire col cranio fracassato. Era più sicuro sembrare un attivista di sinistra.
Guido Mina di Sospiro
*Guido Mina di Sospiro è l’autore, tra l’altro, di “L’albero” (Rizzoli, 2002), “La metafisica del ping-pong” (Ponte alle Grazie, 2016) e “Sottovento e sopravvento” (Ponte alle Grazie, 2017). I suoi libri sono tradotti nel resto del mondo.
**l’articolo, in origine, è stato pubblicato in inglese su “New English Review”, tradotto in italiano da Patrizia Poli
L'articolo Italia “anni di piombo”: i ricordi di uno scrittore che ha fatto la lotta (disarmata) per restare se stesso, tra le vessazioni della polizia e le minacce dei marxisti proviene da Pangea.
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allnews24 · 6 years ago
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Grosso petardo contro l’ingresso di una villetta: misterioso episodio nella periferia di Copertino. Si indaga COPERTINO (Lecce) – L’esplosione, il boato e ora si fa i conti con i danni. Un avvertimento, un intimidazione o l’opera di sconosciuti vandali?
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