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Bezos ci crede veramente: La decisione di Jeff Bezos e l’etica dell’informazione al Washington Post
Michele Serra su La Repubblica analizza la scelta dell’editore di limitare l’endorsement per Kamala Harris: un atto di integrità o convenienza?
Michele Serra su La Repubblica analizza la scelta dell’editore di limitare l’endorsement per Kamala Harris: un atto di integrità o convenienza? Nell’articolo Bezos ci crede veramente, Michele Serra, editorialista di La Repubblica, esplora una decisione controversa di Jeff Bezos, proprietario del Washington Post: la scelta di impedire ai giornalisti del quotidiano di fare endorsement espliciti…
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L'Albero dell'Architettura
Maurizio Oddo
con contributi di Giuseppe Barbera, Alessandro Barracco, Brunetto De Battè, Valerio De Caro, Lorenzo Degli Esposti, Cherubino Gambardella, Emmanuele Lo Giudice, Lorenzo Netti, Mario Pisani, Fausto Provenzano, Michele Sbacchi, Danilo Serra, Marcello Sestito
LetteraVentidue Edizioni, Siracusa 2023, 868 pagine, 21x29cm, ISBN 978-886242-381-6
euro 79,00
Il rapporto Albero/Architettura, è uno dei nodi centrali del progetto architettonico. Se è vero che qualunque circostanza sul nostro pianeta ha le piante come protagoniste, l’architettura non fa eccezione. L’uomo proviene dalla foresta che rappresenta il primo spazio/mondo che lo ha accolto. Avvalendosi di una metodologia trasversale che, oltre a nutrirsi di architettura e di progetto urbano, attinge all’arte, questo volume – un atlante dell’architettura sotto specie d’albero – individua importanti spunti che contribuiscono a spostare l’orizzonte dall’opera architettonica alla componente arborea, nella sua essenza originaria di archetipo. Il libro intreccia diversi filoni narrativi attorno all’architettura e agli alberi: analisi spaziale, meditazione estetica e scientifica, fino a toccare la tragedia della deforestazione. Uno studio comparato dei diversi modi in cui viene concepito il rapporto tra albero e opera costruita nelle “due culture”, quella della natura e quella dell’architettura, che si sviluppano “attorno” all’albero.
02/02/24
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Lo sanno anche i bambini
(di Michele Serra – repubblica.it) – Le analisi della vittoria della destra alle comunali – sia pure ottenuta in una sempre più ristretta cerchia di votanti – sono la cosa più risaputa del mondo. Ormai lo sanno anche i bambini: il più grosso partito di opposizione, il Pd, da solo non vincerà mai, dunque è bizzarro e anche un poco ingeneroso aspettarsi che lo faccia, sapendo benissimo che non è…
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Dicevamo finalmente un po' di lotta di classe. La manifestazione SI TAV si colloca esattamente in questo campo, di interessi contrapposti, che immediatamente gli editorialisti dei grandi giornali si affannano a negare. "Le classi sociali non esistono più" asserisce Michele Serra dalla sua "Amaca" e in sottofondo si sente suonare la fanfara della post-modernità che si allontana. Eh già, perché proprio quel racconto di una società globale del benessere, costruita su solide possibilità di ascesa sociale, di "farsi da sé", sul consumo e l'indebitamento che sottostava alla vittoria occidentale nella presunta "fine delle ideologie" ha mostrato il suo evidente fallimento. Così sono rispuntati gli esclusi, divisi tra di loro, confusi, intrisi ancora da quella melassa di individualismo proprietario che è il vangelo di questo nostro tempo. Come barbari dalle periferie interne ed esterne dell'impero, come "Cartaginesi e Romani".
Il fronte SI TAV è la reazione di chi vuole conservare i propri privilegi di cittadino romano, di "abitante del borgo". In effetti però Serra non si sbaglia quando qualifica questa borghesia torinese e italiana come un fantasma. Non perché non si tratti di borghesia, né perché sia lo "spettro" del futuro, ma piuttosto perché va via via scomparendo compressa tra il drenaggio di ricchezza dall'alto del capitalismo (e della borghesia) globale e la debole e confusa spinta dal basso. E' sempre stato così d'altronde, il capitalismo tende all'accentramento della ricchezza, altro che concorrenza! Chi è sceso in piazza pensa di potersi attaccare ancora al treno, pensa che il mercato sarà magnanimo e che almeno qualcuno si salverà, ma la verità è che questi sono gli stessi che hanno innalzato le spoglie di Torino all'altare del depauperamento, della precarietà e della totale perdita di capacità produttiva. C'è una consapevolezza, se si darà qualche forma di redistribuzione sarà a loro svantaggio. Dunque la crociata contro i fannulloni, dunque "il TAV fatelo con i soldi del reddito di cittadinanza" ecc… ecc… Sarebbe difficile cogliere le differenze tra questa borghesia e gli imprenditori leghisti del nord ed in effetti nel momento in cui c'è un interesse comune da difendere ogni differenza ideologica sfuma definitivamente.
Serra però non può fare a meno che annotare le "sproporzioni paurose tra alto e basso" che riduce a "fasce di reddito". Una definizione assurdamente economicista della società che non tiene conto delle condizioni di sfruttamento, delle disparità territoriali, delle possibilità di vita e di ascesa sociale. Se ci si soffermasse su un piano unicamente "tecnico" sarebbe piuttosto da dire che la classe operaia è tutt'altro che sparita, ma che l'intero proletariato (qui andrebbe tenuta almeno presente la distinzione tra proletariato e classe operaia) è operaizzato. Certo quello che manca è il lato "politico", soggettivo: il riconoscersi come classe parte con interessi antagonistici. Eppure un nuovo conflitto tra basso e alto si sta dando in maniera magmatica e per il momento si è in gran parte assiepato ai lidi dei correttivi riformisti del populismo. Quella della borghesia torinese sembra, nella sclerotizzazione complessiva della capacità di analisi, un'azione di prevenzione determinata dalla paura che questo conflitto possa svilupparsi. Il risultato però rischia di essere l'opposto, chiarendo così gli schieramenti in campo: se loro sono i borghesi, noi chi siamo?
Di questo rischio si rendono ben conto commentatori tipo Serra che vorrebbero rinchiudere lo scontro nel mondo delle idee: "Già Montanelli, in una chiacchierata con me (…) sosteneva (e si era ancora alla fine del Novecento) che il Borghese era solo un mito di riferimento per chi sogna il liberalismo, tanto quanto l'Operaio per chi sognava il comunismo." Ma in realtà lo scontro è ben materiale e parla di modelli di sviluppo, di condizioni di vita ed è qui e ora.
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15 set 2020 15:02
LO ZAMPINO DI UN DIRETTORE DI UBI NEL TESORETTO DEI COMMERCIALISTI DELLA LEGA - C'È ANCHE UN BANCARIO (LICENZIATO) NEL ''MONDO DI RUBBA'': ''IO PER LUI HO SEMPRE INSABBIATO TUTTO''. L'INDAGINE È PARTITA DA UN ROLEX USATO ED È ARRIVATA FINO AI PARADISI FISCALI. LE PROVE IN MANO ALLA PROCURA VENGONO CONSIDERATE TALMENTE SOLIDE, CHE STANNO VALUTANDO DI CHIEDERE IL GIUDIZIO IMMEDIATO. MA DAVVERO "AI PIANI ALTISSIMI" NESSUNO SAPEVA NIENTE?
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Paolo Colonnello e Monica Serra per la Stampa
«Io per il mondo Di Rubba ho sempre selezionato la casella 1, in pratica, ho sempre insabbiato tutto». Per capire come da questa inchiesta sui commercialisti della Lega si può arrivare «ai piani altissimi» del partito, bisogna fare un salto fino a Seriate, cittadina della bergamasca, duramente colpita dal Covid 19 e roccaforte leghista. Qui, nella filiale della banca Ubi, l' ex direttore Marco Ghilardi, poi licenziato, per sua stessa ammissione per anni ha coperto un tesoretto occulto del Carroccio.
Le cui tracce sono contenute nella dettagliatissima contestazione - ora agli atti dell' inchiesta milanese - che la stessa Ubi banca muove al suo ex direttore partendo dalla vendita di «un Rolex usato» per 6000 euro, ricevuti da Alessandro Di Rubba. Un' inezia, ma è la classica pietra d' inciampo che svela e rivela agli ispettori dell' audit di Ubi e poi ai pm milanesi, il sistema finanziario occulto della Lega, fatto di elettricisti, pensionati, donazioni e liberalità che in Ubi considerano ad «altissimo rischio».
Gestito dal suo segretario amministrativo Centemero (che dal conto riceve anche due bonifici da 62 mila euro e da 6 mila euro) che come è noto risponde al segretario Matteo Salvini.
Perché, come dice sempre Ghilardi in un verbale del 24 luglio, «le entrate provengono da Radio Padania e Baracchetti service, mentre le uscite sono destinate a Di Rubba, Manzoni, Centemero e studio Dea Consulting». Ovvero il vecchio studio dei due commercialisti della Lega ora agli arresti, con sede a Bergamo.
Scrivono gli ispettori Ubi: «La movimentazione (verso Dea Consulting, ndr) evidenzia chiari indici di anomalia che dovevano determinare la segnalazione di attività sospetta».
Si parte con un accredito di 357 mila euro a favore della "Taaac srl", sede nell' ufficio di Michele Scillieri, società controllata dal «mondo Di Rubba», un mondo, come si vedrà che gira tutto intorno al Carroccio. «Risulta evidente - scrivono gli ispettori - che l' ammontare degli importi e delle causali utilizzate non trovano alcuna giustificazione E il suo comportamento è ancora più grave se si considera che in occasione della compilazione della scheda cliente nel portale Antiriciclaggio, lei ha annotato che la movimentazione del conto corrente era "regolare"...»
Per esempio gli assegni circolari emessi nel marzo 2018 sempre dalla "Taaac" per 330 mila euro a favore di tale Giancarlo Signoretto, pensionato settantatreenne, ex socio unico e amministratore della società "Elite srl" (immobiliare fallita nel 2017), oppure 60 mila euro girati alla "Cafin spa", società attiva nel mondo editoriale per uno strano recesso di compravendita di cui però non esiste traccia. D' altronde, notano gli ispettori di Ubi, la movimentazione del conto Dea Consulting è di circa un milione di euro all' anno tra il 2016 e il 2017, ben superiore «al fatturato della società nel medesimo biennio».
In particolare, «in merito alla movimentazione sopra riportata, si rileva che nel periodo di analisi (2015-2018) il conto corrente dello Studio Dea ha ricevuto accrediti provenienti dal partito politico Lega Nord, Lega per Salvini Premier e da soggetti collegati al partito, per circa 700 mila euro, con causali che fanno riferimento al pagamento di fatture». Seguono ben 85 bonifici, tutti dal partito. «Nel solo anno 2018 sono stati accreditati importi per 239. 940 euro»; circa 80 mila in due bonifici da Lega per Salvini Premier e 57 mila. 366 euro da Pontida Fin srl (detenuta da Lega Nord per l' indipendenza della Padania e per lo 0, 1 per cento da Umberto Bossi).
Non male per una società formata da due commercialisti che curano l' amministrazione della Lega al Senato e alla Camera e a cui nel novembre del 2017 «è stato attribuito un rischio di riciclaggio alto». Inoltre, aggiungono gli ispettori, sul rapporto sono stati accreditati altri bonifici per ulteriori 700 mila euro «rivenienti da società dello stesso gruppo collegate e/o con una società terza con movimentazione incrociata». La Areapergolesi srl, società amministrata da Andrea Manzoni, ora ai domiciliari, nella stessa sede di via Maj a Bergamo dove risulta domiciliato anche il famigerato «elettricista» della Barachetti Service.
Le operazioni si susseguono vorticosamente, finanziano Radio Padania e altre strutture del Carroccio, fino al conto aperto per appoggiare gli 800 mila euro della Film Commission, e nessuna di queste, secondo gli ispettori Ubi è da considerarsi regolare. Gli stessi notano come sia Di Rubba che Manzoni siano stati perquisiti per la storia dei 49 milioni della Lega scomparsi. Vicenda per la quale, in settimana, i magistrati di Genova verranno a Milano.
Di fatto, in pochissimi anni la Lega di Salvini ha ricoperto d' oro i due commercialisti e il loro collega Scillieri, che ha architettato l' operazione su Lombardia Film, ha portato i suoi soldi nei paradisi fiscali all' estero, secondo uno schema tanto antico quanto collaudato. Le prove in mano alla procura vengono considerate talmente solide, per i reati di peculato e turbata libertà nella scelta del contraente, che stanno valutando di chiedere per i tre commercialisti un giudizio immediato. Ma davvero "ai piani altissimi" nessuno sapeva niente?
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Questo uomo no, #88 - L’ignoranza è un casino, no l’amore e il sesso
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In effetti pareva strano che le sciocchezze sparate puntualmente da Michele Serra sulle questioni di genere (qui un esempio) non trovassero eco in altrettante sciocchezze svanverate da Luca Sofri. E’ bastato aspettare ed ecco che un altro luminare della cultura italiana ci regala le sue, sul blog Wittgenstein (scusalo, Ludwig, se puoi). Cominciamo a leggere, [tra parentesi quadre le mie osservazioni].
Polverone è una metafora abusata, ma per una volta aderente al caos di reazioni, opinioni, polemiche, analisi, che è tuttora crescente intorno al tema delle molestie sessuali e delle prevaricazioni maschiliste (che sono maschiliste anche quando le vittime sono maschi: il maschilismo non è una cosa delle donne, ma degli uomini). [Complimenti per la parentesi, ma non è tutto un polverone, e bisognerebbe discernere cosa è fuffa e cosa non è. Dire che tutto è fuffa, è fuffa.]
Già il fatto che tutto sia nato per via del coinvolgimento di personaggi famosi del cinema dice molto sui fattori superficiali coinvolti nelle riflessioni correnti. [Perché, i “personaggi famosi del cinema” non sono persone che potrebbero subire violenze o commetterle, come tutti? Ciò dice non tanto che sono coinvolti “fattori superficiali”, ma dice che delle molto più numerose violenze subite da donne non famose non frega niente a nessuno.] Ma che il tema, grave, sia diventato sia un proficuo dibattito che un gran casino, è ormai segnalato da molti. [Cosa facile da far accadere, se si parla a sproposito e in generale di “fattori superficiali” in azione nel “polverone”.]
Il problema è che, come con tutte le cose, la risposta è quasi sempre “dipende“, e i tentativi di stabilire norme, analisi e canoni universali e definitivi finiscono solo per mostrare contraddizioni e permettere a chi vuole buttare tutto in vacca di trovare delle buone scuse. [Infatti chi ne capisce non tenta affatto di “stabilire norme, analisi e canoni universali e definitivi”, bensì cerca di spostare il dibattito lì dove andrebbe fatto: no amore e sesso, ma potere.] O di ridurre la discussione alla solita facile soluzione di individuare “i cattivi”. Ci sono invece molte cose ragionevoli e importanti da dire sui tanti aspetti di queste storie e di questo dibattito, ma riguardano ognuna un diverso aspetto di queste storie (o di ognuna di queste storie) e di questo dibattito: lo stesso tema generale del “consenso“, centrale in tutte queste discussioni, implica molte variabili. Dipende. [No. Da parecchi anni - circa duecento - tanti femminismi diversi cercano invece di far notare che la cosa ragionevole e importante da dire è una sola, e cioè che c’è un sistema di potere patriarcale da abbattere. Ma certo che se Sofri si mette a citare Jarabe de Palo, stiamo freschi.] Ma soprattutto, c’è un problema a monte, ma intendo molto a monte: ed è che noi viviamo in società e culture che almeno in teoria sostengono che l’uso della ragione e della logica siano i criteri prioritari con cui affrontare per il meglio ogni questione e ogni aspetto della vita, però con una enorme eccezione: quella dell’amore e del sesso. [Sempre quei femminismi di cui sopra è un pezzo che hanno dimostrato il perché. Che dici, gli diamo una letta? No?] Per i quali abbiamo invece costruito culturalmente una grande area di esenzione, e anzi ne abbiamo esaltato il tratto passionale, sventato, folle, emotivo. L’amore e il sesso sono celebrati – presso di noi – proprio per il loro sconvolgere la ragione, la logica, farci perdere il senno e farci fare cose assurde e scriteriate (il sesso è un campo in cui accettiamo persino l’esistenza di una violenza consensuale). [Sssssì, a patto che quel “farci” sia circoscritto a un genere. Mi pare che alle donne venga raccontato, tradizionalmente, tuttaltro.] E anzi sdegniamo come spregevoli le valutazioni razionali applicate a questi ambiti (sulle conseguenze di questa costruzione quando entra in relazione con la realtà, consiglio De Botton: oppure di riflettere sull’immutabilità dei tormenti sentimentali, delle poste del cuore, delle conversazioni sull’amore, tutte dimostrazioni di una contraddizione irrisolvibile). [E sia, accettiamo il consiglio, però andrebbe anche detto più chiaramente che quella contraddizione è appositamente costruita come irrisolvibile, e da chi.] E quindi, posto che le discussioni e le riflessioni equilibrate sono sempre preziose e lo sono moltissimo in queste storie – drammatiche e importanti: stiamo parlando di come funziona il mondo tra uomini e donne – dobbiamo mettere in conto che non ogni ragionevole regola [aridàje co’ ‘ste regole] potrà stabilirsi ed applicarsi a un campo che vogliamo estesamente esente da regole. Il che non vuol dire “liberi tutti” né assolvere nessuno, non fatemi spiegare cose inutili o sciocche. [Scusi Sofri, finora invece che ha fatto?] Non stiamo parlando di ciò che è più o meno palesemente violenza, prepotenza, sopruso, abuso, [e invece sì, e le regole già ci sono, basterebbe chiedere non a intellettuali e giornalisti ma a chi con la violenza, la prepotenza, l’abuso di genere ci lavora] né dei casi in cui consenso o dissenso siano chiari e indiscutibili. [Scusi Sofri, ma senza regole, che secondo lei non ci sono, né esperienze consolidate, che lei non interroga, come si stabilirebbero queste cose chiare e indiscutibili? Chiediamo a lei ogni volta?] Ma vuol dire che il dibattito ragionevole e prezioso intorno al consenso e a cosa sia “provarci”, deve aspettarsi al massimo di ottenere un sistema migliore possibile di cautele, attenzioni e riflessioni che possa convivere con un ambito che è inevitabilmente sregolato: e limitare i casini. [No. Il consenso, nelle questioni di genere, riguarda il potere dei soggetti implicati, e non “cosa sia provarci”. Se ne parla da qualche decennio, ma chi butta tutto in caciara senza documentarsi e si lamenta di un “polverone” senza manco capire di che si sta parlando, al polverone contribuisce come gli altri.] L’amore e il sesso restano un casino, per definizione. [Forse. Ma il “tema delle molestie sessuali e delle prevaricazioni maschiliste” riguarda il potere, e non “l’amore e il sesso”, questa sarebbe la cosa da dire; aggiungendo che non solo il polverone è fastidioso, ma è pure inutile perché è sollevato sugli argomenti meno importanti. L’amore e il sesso forse sono un casino, ma l’ignoranza lo è di sicuro.]
”I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”, diceva Ludwig. Bisognerebbe dotarsi delle parole necessarie, prima di lanciarsi in analisi e commenti. E questo è un intellettuale di quelli bravi eh, dei più considerati. Figuriamoci gli altri. Questo uomo no.
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POTIOMKIN – Il coraggio di dirlo
da Musica di La Repubblica – 25 giugno 2OO3 – N. 378 Elio e le Storie Tese hanno copiato dagli Skiantos ma ora guadagnano dieci volte tanto suonando canzonette inutili e barzellette più o meno scontate. di Roberto Freak Antoni Gli Skiantos nascono a Bologna nel 1977. Elio & Le Storie Tese dieci anni dopo, a Milano. Gli Skiantos guadagnano duemila euro(s) a concerto: Elio & L.S.T. Dieci volte tanto. Gli Skiantos imparano a suonare, Elio e i suoi compari sono dei virtuosi dello strumento. Gli Skiantos realizzano (nel 1999) un disco doppio con venti ospiti d'onore, Elio fa altrettanto... Insomma: gli Skiantos inventano, Elio & L.S.T. perfezionano. Si potrebbe organizzare un'interessante gioco di squadra, se i due gruppi non fossero divisi da alcuni, imprescindibili DISTINGUO. Prima di tutto, il gap della GOLIARDIA: da sempre gli Skiantos tentano di essere un'avanguardia intellettuale che gioca con le parole (ossimori, chiasmi, anacoluti, slang giovanile & gergo dialettale), mentre Elio & L.S.T. sanno essere degli artigiani perfezionisti dell'effetto musicale, che giocano con i luoghi comuni di un livello medio-basso (chiacchiere da bar). Elio & L.S.T. sono bravissimi a fare canzoni superflue: il massimo della tecnica applicata al minimo dei contenuti, vale a dire canzonette inutili, barzellette più o meno scontate (tranne qualche episodio felice). Gli Skiantos sono da sempre troppo radicali, troppo estremi. Hanno cominciato la loro storia sapendo di non saper suonare e di non voler imparare a farlo! Di più: hanno ipotizzato (e teorizzato) maggior interesse per l'invenzione creativa dell'analfabetismo, piuttosto che i risultati scontati e risaputi del musicista navigato. Elio & Le Storie Tese (persino il loro nome è ricavato da una frase degli Skiantos, dall'album MonoTono, 1978) hanno capito invece che per diventare credibili dovevano porsi artisticamente a DESTRA degli Skiantos: per farti prendere sul serio dal pubblico lo devi stupire con effetti speciali, lo devi ammaliare con la tua non comune perizia tecnica. Allora, il rispetto della massa stupefatta si trasforma in moneta sonante, in passaggi televisivi, in tour estivi e/o autunno/invernali, in Festival di Sanremo, in... La gente non ha capacità metalinguistiche, cioè non sa leggere tra le righe, e non vuole sforzarsi. Come diceva Michele Serra: “la satira è un genere d'espressione che prima o poi si ritorce contro chi lo propone”. Il pubblico medio si sente deriso, identificandosi con il bersaglio della satira stessa. Preferisce un autore più comprensibile, un artista più tipico, che “si-capisce-se-scherza-o-no”... Con Elio & L.S.T. si va sul tranquillo: si capisce subito e bene il loro gioco di burloni impenitenti. Con gli Skiantos il rapporto potrebbe essere altrettanto rilassato, ma spesso si intuisce una tensione critica che non permette allo humor di trionfare! Gli Skiantos possono essere più inquietanti perché pretendono di avere un messaggio nel non-messaggio, un contenuto nel non-contenuto: pretendono che il non-senso sia l'esasperazione assurda e ridicola delle contraddizioni più evidenti. Sposano il surreale per evidenziare la banalità crudele della realtà che ci circonda. In altre parole: difficile è il mestiere del satiro, faticoso è il ruolo del comico originale, e impervio il sentiero della risata intelligente. Non resta che rimettersi al giudizio emendatore della Storia: ai “posters” l'ardua sentenza!
--- Dieci giorni fa è ricorso l’anniversario della morte di Freak Antoni. In un Paese come il nostro, dove “non c’è gusto a essere intelligenti”, dove la cultura è una cosa che ti devi fare da solo a dispetto delle scuole (a volte anche di pensiero), non grazie alle scuole – il che spiega perché tantissimi dei miei coetanei sono passati dalle superiori a vendersi offerte vantaggiose tra di loro, bere birre del supermercato, guardare serie televisive e aspettare proforma il primo infarto senza nemmeno rendersene conto – non stupisce più di tanto che una delle ultime analisi critiche autentiche, ferme e coraggiose che io ricordi sia questa. Non uno dei vari Cecchi-guru che vi dicono cosa ascoltare (ovvero qualunque cosa gli capiti a tiro) o no (ovvero l'ultimo degli imbecilli per il quale non avete bisogno d’un consiglio ma del minimo di rigore logico), ma Roberto Antoni. Alias “Freak” Antoni. Con tutto il sottotesto che si porta dietro. Del resto, l’ennesima impietosa indagine internazionale condotta sui livelli di libertà di stampa e di capacità critica delle popolazioni di una trentina di paesi ricchi (e cosiddetti “sviluppati”) ha confermato, qualora nutriste un briciolo di speranza residua, tutte le precedenti. Le indagini classificano cinque livelli crescenti di capacità critica. I primi due includono analfabeti e semianalfabeti, solo dal terzo in su ci sono competenze sufficienti a scrivere e comprendere testi e fatti relativi alla vita quotidiana, privata e sociale. Nella media dei paesi studiati, ivi compresa anche l’Italia, sotto il terzo livello si trova circa la metà delle persone conscie delle proprie capacità linguistiche e, più in generale, scolastiche. Laddove infatti si è accennato all’analfabetismo, per totale o parziale che sia, non si faceva riferimento al significato principale, ovvero il non saper né leggere né scrivere, detto di singoli o di gruppi sociali, piuttosto alla mancanza di una tecnica acquistata in una data disciplina, ovvero sia la critica - [crì-ti-ca] s.f. disciplina che analizza e giudica opere d’arte e altre realizzazioni dell’ingegno. In buona sostanza, non c’è da stupirsi più di tanto se quanto avete letto sia il frutto dell’analisi di un cantante invece che di uno che “critico” lo si professa di professione. A quanto pare anche (e a volte di più) in Giappone, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia e Norvegia, ossia tutti paesi con comprovata e tradizionale efficienza scolastica, come l’Italia, sono tra l’analfabetismo e il semianalfabetismo critico 4 persone su 1O. Basta quindi che 1 di queste 4 ricoprano un ruolo determinante nella struttura di un qualsivoglia giornale e questa collasserà. Che so, direttore o coordinatore. Imploderà in quel pot-pourri garbato e assai gentile che non è in grado di far sentire la propria voce sulle cose serie, figuriamoci sulle facezie tra le quali la musica parrebbe da tempo essere stata inclusa. L’efficienza dei sistemi scolastici dunque non basta. Occorrerebbe cambiar stili di vita. Puntare il dito contro la scuola è una semplificazione stolida, ruffiana e anche un po’ populista. Come nel libro di Carole Barjon, il brillante ma non altro Mais qui sont les assassins de l’école?, dove sembrerebbe bastare fucilare tutti i ministri dell’istruzione degli ultimi quarant’anni, i loro consiglieri e soprattutto il loro pedagogo, per fare filare tutto liscio. Bella la vita, verrebbe da aggiungere. Soprattutto per quelli che hanno reso la Ribellione una posa e non uno slancio reale. Freak Antoni si era diplomato come perito agrario a San Giovanni in Persiceto. Diventando poi uno degli autori più stimolanti nell'ambito artistico-culturale post '77 bolognese, decise di laurearsi al Dams (con una tesi sui Beatles), il corso di laurea deriso e sbeffeggiato tanto quanto gran parte della produzione della sua band. Definita a più riprese autrice di “canzonette” “a mala pena arrangiate” da “quattro musicisti inietti e infantili” e “perlopiù inascoltabili” (facendo una summa di quattro recensioni a caso che ho a tiro). Tutte cose in effetti vere, ad aver lo spirito critico che va per la maggiore e che, assai probabilmente, può essere in grado di rendervi qualcuno nel mondo dell’editoria che conta. Ecco, questo non mi rappresenta, perché sottointende un’idea terribile. Allora supponiamo che abbiate scelto di fare giurisprudenza, perché discendete da una famiglia di avvocati. Nella vostra testa, da che avete memoria, si è sempre parlato di diritto penale e civile. E’ naturale che diventiate degli ottimi giuristi? Dipende: se studiate molto e siete portati magari si. Ma se invece credete solo di essere unti dal Signore, con la vostra supponenza siete solo in grado di fare danni e non riuscireste a difendere un ladro di galline? Allora son cazzi amari, almeno secondo questo studio a cui probabilmente l’idea di nascere col destino segnato non piace. E pure secondo me. Che l’idea di potere parlare di musica ad libitum solo perché nel 1986 avete azzeccato una recensione degli Smiths o, peggio mi sento, siete sempre stati circondati dalla musica e credete che tanto basti per distinguervi da Dj Francesco - anche lui indubbiamente circondato da sempre dalla musica - mi da il voltastomaco. Io gioisco di incredulità quando leggo un articoletto sagace come questo. Godo perché questi son gli indizzi di liberazione per quei ragazzi che, pur rispettando la non-critica italiana, non vogliono essere schiavi dei suoi non-giudizi a vita, e ripetere i gesti dei loro padri, magari rimpiangendo un passato mitico che forse qui non c’è mai stato (e spero non torni: Dario Salvatori contro gli Inti-Illimani illo tempore in cosa differisce da Marco Pecorari contro Maria Antonietta ieri l’altro?). Non ce n’è: finché in Italia la critica sarà in mano a giornalisti nati con la camicia, e tutti gli altri minimizzati perché sprovvisti della giusta storia, la situazione non cambierà. Dice: anche il giornalista dà solo opinioni (vero). E l’opinione è sempre opinabile (falso, Pasolini docet). A me per fortuna non spetta, come per le oche del Campidoglio, il compito di svegliare i dormienti e che quelle opinioni siano valide o meno ce lo dirà il tempo. O ci estingueremo, magari mentre siamo al cesso a leggere una rivista, alla terza dozzina di buoni consigli. Arrivando prima o poi naturalmente al collasso, se ci riesce; così che di colpo ogni cosa perda un suo senso e le torsioni cognitive nel cervello smettano di rimbalzare, innescando un cortocircuito che sia (finalmente) serio.
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OFFIDA – Innovazione e agricoltura, se ne è parlato ad Offida. Il professor Sellitto ha illustrato le ultime scoperte in tema di microrganismi utilizzati in Viticoltura. Gli ultimi dati sullo stato di salute del pianeta, pubblicati recentemente sul sito della Nasa, evidenziano che abbiamo raggiunto un altro record negativo equivalente a 411 ppm di C02 nell’atmosfera dato che conferma il trend di crescita di questo gas serra negli ultimi 20 anni.
Considerando che il settore agricolo contribuisce agli sconvolgimenti climatici del nostro pianeta per circa il 30% c’è la necessità di trovare quanto prima soluzioni alternative in tutti i settori agricoli. A questa analisi non sfugge neanche lo stato attuale della viticoltura.
Le tecniche di produzioni di avanguardia e le ultimissime applicazioni tecnologiche consentono ai viticoltori di poter migliorare le loro produzioni non solo in senso quantitativo ma anche qualitativo. Partendo dal concetto che la vite in un sistema di conduzione tradizionale assorbe una grande quantità di fitofarmaci è arrivato il momento di cambiare rotta con urgenza.
Anche la viticoltura biologica, tiene conto anche delle possibilità aperte dalla metagenomica, biologia molecolare ed altre tecniche per lo studio della biodiversità, traghettandosi verso tecnologie più efficaci e sempre più a basso impatto ambientale. Il concetto di residuo zero utilizzato dalle biotecnologie spinge verso una sua applicazione più concreta e si propone come tecnica vincente per i prossimi anni anche come sfida ai grandi cambiamenti climatici che stiamo subendo.
Questi sono stati alcuni dei temi trattati ad Offida, organizzato da MSBIOTECH spa azienda leader nelle biotecnologie in agricoltura, presso l’Enoteca Regionale. L’ incontro tecnico scientifico, che ha richiamato numerosi viticoltori e non solo è stato tenuto dal professor Vincenzo Michele Sellitto, esperto di Suolo e tecniche innovative in agricoltura ma soprattutto vero e proprio divulgatore di questa nuova tecnologia relativa all’utilizzo dei microrganismi in agricoltura.
Sellitto ha intrattenuto il pubblico coinvolgendolo in un viaggio virtuale partendo, dal suolo considerato come un organismo vivo e analizzando le varie interazioni tra piante e microrganismi. Ed è proprio in questo contesto che il concetto di suolo viene reinterpretato in una rinnovata, migliore e adeguata definizione che ne definisce il ruolo considerandolo come organismo vivente al pari della pianta da esso ospitata.
“Solo così possiamo pensare a delle tecnologie in grado di tutelare e preservare il suolo”, ricorda Sellitto. Oggi grazie all’uso di microrganismi del suolo opportunamente selezionati, è possibile ridurre l’uso dei pesticidi che non hanno più ragione di essere in un equilibrio micro biologicamente funzionale a tale relazione.
La caratteristica essenziale ed estremamente innovativa dei microrganismi è quella di essere in grado di creare delle vere e proprie reti di interscambio di elementi nutrizionali che in taluni casi riescono ad evolversi ulteriormente realizzando proprio quella relazione endofitica con la pianta che sarà in grado di essere aiutata e sostenuta per fronteggiare i maggiori stress biotici e abiotici che si presenteranno durante il ciclo vitale.
Affermando quindi la possibilità di comunicazione tra le piante, si evidenzia un sistema finemente interconnesso che fa dello scambio di segnali chimici un elemento essenziale alla comprensione e allo studio della relazione suolo-pianta nel quale molecole e recettori sono pronti secondo le “istruzioni” che si scambiano ad ostacolare o a favorire il ciclo di vita della pianta.
In altre parole se le viti vengono opportunamente trattate possono creare delle interconnessioni radicali che conferiscono a questo nuovo sistema maggiore resistenza alle avversità biotiche e abiotiche. Sellitto ha inoltre illustrato come è possibile migliorare lo stato di salute della pianta, controllare le malattie fungine e gli stress ai cambiamenti climatici utilizzando; biopreparati a base di microrganismi come quelli utilizzati in differenti distretti agricoli in Italia.
Non esiste ancora una scienza che racchiuda e descriva come utilizzare al meglio questi prodotti, cosi come invece esiste per la patologia vegetale ed entomologia. In quest’ottica Sellitto sta sviluppando e portando nel mondo agricolo e nelle università l’insieme delle conoscenze acquisite in un corso di Microbiologia applicata ai sistemi colturali.
Oggi la Muffa grigia, il mal Bianco, la Peronospora problematiche molto note ai viticoltori posso essere trattate in un sistema totalmente biocompatibile. Questo è solo il primo di una serie di eventi che saranno organizzati sul territorio, un format di formazione e proposte tecniche in un mix completo per promuovere la viticoltura a impatto zero.
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AMACA di Michele Serra (21/6/2017
FASCISTI e islamisti sono sospinti dal medesimo odio delle diversità, dalla stessa ideologia suprematista e dall’uso delle stesse tattiche omicide. Se condanniamo i predicatori dell’odio quando ci attaccano i terroristi islamici, dobbiamo fare la stessa cosa con l’islamofobia. Così Brendan Cox, vedovo della deputata laburista Jo Cox (uccisa da un fanatico di estrema destra che l’accusava di essere “mondialista”) commenta la rappresaglia contro la moschea di Finsbury Park.
Se questa analisi è giusta, come a me sembra,
ne derivano delle conseguenze politiche e culturali molto precise. Gli orribili titoli razzisti che molti giornali di destra (anche italiani) dedicano ai musulmani in quanto genia criminale valgono ad alimentare la violenza quanto i siti jihadisti: sono l’altra metà della stessa mela. Non solo perché tutti gli intolleranti si assomigliano e si apparentano. Ma perché il “noi vi odiamo perché voi ci odiate” soddisfa lo schema genocida “o noi o loro” e prepara lo scenario agognato dal jihadismo, il bagno di sangue che le minoranze fanatiche sognano a danno delle maggioranze pacifiche e miti.
SE INVECE QUESTA ANALISI E’ SBAGLIATA. COME A ME SEMBRA
Quando si vuole fare confusione per motivi ideologici, come in questo caso, si puo anche ricorrere ad una interpretazione interessata degli avvenimenti. Il signor Brendan Cox ha tutto il diritto di esprimere condanna verso l'assassino della moglie ed i suoi sodali. Ci mancherebbe ! Sono in gioco sentimenti e un dolore grandissimo e privato che possiamo solo lontanamente immaginare, che una mano assassina ha procurato a quell’uomo. Però Michele Serra, approfitta del dolore di quell'uomo e si intrufola con un ragionamento manicheo per esprimere una sua valutazione politica, dettata da una scelta di campo precisa che identifica la destra come nemico. Adesso non vorrei spezzare lance a favore di nessun giornale di destra, nè tantomeno per quella parte politica. Ma non mi sembra che il clima di paura che si addensa sull'Europa sia provocato dalla destra xenofoba e razzista. Cercare di addossare una parte di colpa, anzi precisamente la mettà, a quelle formazioni politiche, può essere letto come un tentativo di sminuire le responsabilità dell'islam, l'unica religione fra le tante del pianeta che prevede il suicidio rituale pur di distruggere nemici. E siccome non credo che Serra voglia in alcun modo giustificare i terroristi islamici, devo concludere che scrivere un pezzo al giorno per contratto è molto impegnativo anche per lui e che ogni tanto un giorno di riposo,oltre alla domenica non guasterebbe.
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– IL PROGRAMMA –
Sabato 17 Settembre
CIRCOLO PIAZZA JOEUF: ore 15:00 Laboratorio del Gusto sulle Birre Bianche, Blanche e Weis a cura di Marco Simoni (prenotazione obbligatoria)
ore 17:00 Laboratorio del Gusto sui Legumi dei Presìdi Slow Food a cura di Ugo Pazzi (gratuito, su prenotazione)
CINETEATRO DURASTANTE: ore 21:30 Proiezione del film Presi per il PIL Il dogma del PIL domina in modo assoluto sui media, in politica, nell’opinione pubblica. Sviluppo uguale crescita. E la crescita non può che essere l’aumento del Prodotto Interno Lordo. Ma sono in tanti a non essere d’accordo…
PIAZZA ALDO MORO ore 16:00 PresìdiAMO La Piazza. Dalle ore 16:00 fino alla sera i Presìdi Slow Food della Regione Marche. Possibilità di conoscere i produttori, assaggiare i Presìdi e acquistarli; ore 16:00 iLegumi – Touch. All���interno del Gazebo informativo della Condotta Slow Food di Corridonia ci sarà la possibilità di acquisto dei legumi dei Presìdi Slow Food d’Italia e un gioco per tutte le età. Tocca il contenuto delle scatole e associalo ai vari legumi. Se vinci ci sarà un gustoso premio per te; ore 16:00 degustazione di prodotti da parte dei produttori della rete Cisei Centro Sperimentale di Educazione Interculturale e Rete d’Imprese “Vivi La Tua Terra” Marche.
PIAZZETTA DI VICOLO DELL’ORTO ore 16:00 Associazione CiSei e Vivi la tua Terra: sovranità alimentare e diritto al cibo. Durante l’incontro verrà presentato il libro “Perché? – Una storia vera.” di Anna Cervelli, Giulia Bornacin e Michele Albini in collaborazione con l’Associazione Mango di Civitanova Marche. A seguire degustazione di legumi all’interno dell’area del Mercato;
ore18:00 “Il movimento Orti di Pace” presentato da Daniele Zavalloni dell’Ecoistituto di Cesena e “proposte e nuove idee per utilizzo spazi verdi” presentate da Ugo Pazzi.
PALAZZO BONAFEDE ore 16:00 Presso la Sala Mostre inaugurazione della “Esposizione di arti grafiche dal 1700 al 1900 di cibo e cucina” a cura di Rodolfo Giustiniani.
ore 19:00 WINE&FOOD. Degustazione di Cicerchia di Serra de’ Conti accompagnata da tre diversi Oli monovarietali e degustazione vini.
Domenica 18 Settembre
PIAZZETTA VICOLO DELL’ORTO ore 11:00 conferenza e presentazione di Marketing Sensoriale a cura del dottor Matteo Bonfini del Centro Analisi Sensoriale di Matelica con aperitivo finale con bollicine della Cantine Belisario;
PIAZZA ALDO MORO ore 10:00 MERCATO, GIUSTO! Dalle ore 10:00 mercato biologico/biodinamico a cura della rete CiSei – Vivi la Terra con menù vegani/vegetariani a base di legumi locali; ore 10:00 PresìdiAMO La Piazza. Dalle ore 10:00 fino alla sera i Presìdi Slow Food della Regione Marche. Possibilità di conoscere i produttori, assaggiare i Presìdi e acquistarli; ore 10:00 iLegumi – Touch. All’interno del Gazebo informativo della Condotta Slow Food di Corridonia ci sarà la possibilità di acquisto dei legumi dei Presìdi Slow Food d’Italia e un gioco per tutte le età. Tocca il contenuto delle scatole e associalo ai vari legumi. Se vinci ci sarà un gustoso premio per te.
ore 17:00 Rievocazione divertente della pigiatura dell’uva in Piazza Aldo Moro.
PALAZZO BONAFEDE ore 15:30 C’è pasta e Pasta! Parliamo di Pasta con Luigi Donnari dell’azienda La Pasta di Aldo di Monte San Giusto e Sfoglina Simonetta di Ancona. A seguire gara della tagliatella fatta a mano;
ore 18:30 Show Cooking con lo Chef Andrea Giuseppucci del ristorante La Gattabuia di Tolentino. Cucinerà delle tagliatelle alla Amatriciana per destinare il ricavato ai Comuni dei territori terremotati. Il tutto accompagnato dai vini della Cantina Nibi di Ripatransone.
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“Giusto di Gusto” è una due giorni dedicata alla gastronomia. Il tema della giustizia sociale legata al cibo è il filo conduttore dell’iniziativa. Degustazioni, laboratori, incontri, mercati, contadini… Seguiteci per conoscere il programma. Per info: 389/4268259 o [email protected]
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