#Ritorni così
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Ritorno con l'odore dell'erba appena tagliata che sa di autunno.
E con la solita domanda che mi faccio nei cambi di stagione :
Chissà come sarà quest'inverno?
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"Non ti amo più" mi hai detto e io sono solo riuscita a pensare a quando mi amavi ancora, a quando ti brillavano gli occhi e non c'è sensazione più brutta di quando la vita ti da tutto quello di cui hai bisogno e poi ti lascia un vuoto dentro, non c'è niente di più brutto che rimanere lì nella parte di chi ha preso a desiderare di essere guardata con gli stessi occhi di ieri e a non poter accettare che ieri non ritornerà più, esiste solo domani. Mi hai detto "non ti amo più" e io mi sono detta "non piangere, ti prego non piangere. Ce la puoi fare. Devi ingoiare il dolore, trattenere il cuore, fingerti indifferente, non devi piangere, non puoi mostrarti debole, non ora, non adesso. Dai, non piangere. Non sentire questo vuoto nel petto." Ma intanto stavo già china sul tuo petto, col le tue mani tra gli stessi capelli che ho lasciato la prima volta sul tuo letto, intanto stavo già tirando pugni sul tuo petto, e mi dicevo "sii forte. Non piangere." Eppure stavo già piangendo. È che brucia ancora anche se nessuno se ne accorge è che bruci ancora anche se ormai tutto scorre anche se il respiro non mi manca più, quando ti penso anche se gli occhi non piangono, mentono anche se sono dieci volte più forte rispetto all'ultima volta che ti ho perso lo sai, sono piena di pensieri da averne fin sopra i capelli eppure potrei rilassarmi, godermi la felicità che ho cercato tanto, per cui ho combattuto la felicità delle cose semplici, dell'amore che concede senza chiedere, la felicità del mare che entra dalle finestre ma non lo so fare, che posso farci? Almeno non completamente perché poi mi torni in mente perché mi torna in mente tutto tutta la vita capovolta e poi distrutta e tutti che sanno dire solo: non è giusto mi torna in mente il fiato corto, quella notte che ho pianto così tanto da consumarmi. Tutto l'alcol che non ho bevuto per divertirmi ma per non pensarci mi tornano in mente gli sbagli, e la rabbia, e la casa troppa vuota e la mia solitudine così immensamente profonda mi tornano in mente le notti insonni a guardare la tv per non sentirmi pensare mi torna in mente che dopo il bene c'è sempre il male, dopo il male ancora il bene non si possono separare e la mia unica vera fortuna è respirare, sai esserci e avere ancora il cuore intatto che mica lo so com'è che faccio è che combatto possono farmi quello che vogliono, non me lo distruggeranno. è che brucia ancora non posso farci niente brucia la ferita quando mi ritorni in mente sei una canzone che fa sempre piangere mi entri negli occhi e porti via lacrime con tutta la violenza del mondo sembra un'operazione chirurgica, più che altro ma io non smetterò mai di piangere per te perché le lacrime non sono sempre dolore l'ho capito adesso, quando mi sono chiesta: perché mi sento così felice eppure piango lo stesso?
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E’ così che muoiono le infanzie quando i ritorni non sono più possibili perché i ponti tagliati inclinano verso l’instancabile acqua le travi sconnesse nello spazio estraneo. Non c’è allora altro rimedio che quello del serpente: abbandonare la pelle nella quale non entriamo più, lasciarla a terra, tra i cespugli, e passare all’età successiva. La vita è breve, ma in essa entra più di quel che siamo in grado di vivere.
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«È così che muoiono le infanzie, quando i ritorni non sono più possibili perché i ponti tagliati inclinano verso l’instancabile acqua le travi sconnesse nello spazio estraneo. Non c’è allora altro rimedio che quello del serpente: abbandonare la pelle nella quale non entriamo più, lasciarla a terra, tra i cespugli, e passare all’età successiva. La vita è breve, ma in essa entra più di quel che siamo in grado di vivere».
José Saramago - Di questo mondo e degli altri
Art by Francisco de Zurbarán
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Sapessi quanti baci ti darei
di nascosto
al riparo dagli scandali
tra i prati di calendule
così che ogni ferita
ritorni al proprio posto.
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Ci sono giorni in cui ti isoli, in cui non ti va di parlare con nessuno. Giorni in cui il dolore è così grande che non vuoi parlarne con nessuno per non disturbare. E così resti in silenzio, chiuso nel tuo mondo, senza dire una parola. Ti rifugi dentro te stesso, come se fosse un luogo sicuro, un luogo dove puoi nasconderti da tutto ciò che è fuori, persino dalle persone che ami. Perché, in quei momenti, anche solo rispondere a un messaggio o incontrare qualcuno può sembrare un peso insopportabile, qualcosa che non vuoi portare.
Non vuoi disturbare, non vuoi caricare gli altri del tuo fardello, e così scegli di affrontarlo in solitudine, aspettando che si dissolva come la nebbia all’alba. E sai che, in fondo, anche se nessuno lo vede, stai combattendo una battaglia. Forse silenziosa, forse invisibile, ma reale e intensa. E allora ti prendi del tempo, aspetti che il dolore passi per poi ritornare come se non fosse successo nulla. Rimetti il tuo sorriso, ritrovi le parole giuste, e ti ricongiungi a chi ti sta accanto come se nulla fosse accaduto. Ma dentro di te sai che qualcosa è cambiato, che quel dolore ha lasciato un piccolo segno, un insegnamento forse. E anche se gli altri non se ne accorgono, tu sai che ogni volta ritorni diverso, un po’ più forte, un po’ più profondo. E così, giorno dopo giorno, impari a convivere con quei momenti di solitudine, a rispettarli, a dargli spazio. Diventano un tempo prezioso, quasi sacro, dove ti riconnetti a te stesso, dove senti chi sei davvero. Forse non tutti capiranno, ma chi sa guardare oltre noterà quella forza silenziosa che, nonostante tutto, continui a costruire, giorno dopo giorno.
#pensieri#tristezza#solitudine#riflessioni#scrivere#amore#frasi belle#pensiero#dolore#amarsi#libertà#momento
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Ricordate della psicologa che mi ha ghostata? Ieri intorno all’ora di pranzo è resuscita e mi ha spedito una mail in cui mi ha fissato un appuntamento per un orario improponibile ma che ovviamente non posso rifiutare, visto che già una volta le ho detto che non potevo.
Con questa psicologa si deve fare così: prendere gli orari strani che propone e dire di sì, sperando che non dia buca (l’ha fatto una volta) o che non se lo dimentichi (anche questo ha fatto), perché se ci si azzarda a posticipare l’appuntamento ce il rischio che sparisca e ritorni chissà quando.
Che bello 🥲
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Okay, dopo una nottata di sonno, agitato purtroppo, sono leggermente più tranquilla e lucida rispetto a ieri sera. E ringrazio chiunque abbia la pazienza di leggersi tutta questa mia sclerata, ma era una cosa che dovevo tirarmi fuori il prima possibile.
Partiamo con il dire che non ce l'ho con nessuno degli attori, stanno facendo il loro lavoro e avevano un copione da rispettare, quindi al massimo si possono incolpare le scelte registiche e di sceneggiatura.
Dopo questa premessa, voglio concentrarmi sul fatto che i recenti episodi sono stati una genuina presa in giro verso l'audience, di tutte le età, ma in particolare di coloro che fanno parte della comunità lgbtq+, bisessuali in primis. L'intelligenza dello spettatore è stata insultata più volte, con l'effetto di creare rabbia e confusione, perché come abbiamo constatato più volte in queste settimane, gli scrittori della serie non sanno trattare delle tematiche che vadano oltre la "Famiglia Tradizionale".
L'episodio 11 ne è un chiaro esempio, con la famigliola improvvisata tra Manuel e Nina, che, giusto per sottolineare la follia a cui abbiamo assistito, hanno rapito la figlia della suddetta e avevano intenzione di scappare in un altro Paese. Manuel è stato ridotto a uno zerbino, senza una personalità che vada oltre il voler essere uno pseudo-padre per Lilli, mentre Nina doveva essere il personaggio tsundere con cui creare una sorta di enemies-to-lovers, ma quello che è risultato essere è un personaggio piatto, senza un minimo di personalità al di fuori di Manuel e della figlia.
Questi poi sono andati da Simone a chiedere aiuto, mentre il docente andava a chiedere ai genitori affidatari di non denunciare, quando questi ne avrebbero tutto il diritto. E non mi si venga a dire che Nina ha diritto a sua figlia, non dopo quello che ha fatto. è vero, era stata tratta in inganno quando era andata a quel rave, e lì mi è dispiaciuto, perché ha perso tutto ma non per sua volontà, qui invece ha preso una decisione conscia e l'ha effettuata senza pensarci due volte, con la complicità di Zerbino.
Intanto Mimmo sta effettivamente andando in una situazione pericolosa, consapevole di farlo, ma vuole avere un futuro fuori dal carcere, ed è una cosa che ammiro. Giustamente, uno qualsiasi si cagherebbe a farlo, ma lui ha deciso di cambiare anche perché Simone gli ha fatto capire di essere di più di un carcerato, un condannato alla criminalità, ma una persona, con dei desideri e dei sogni. Inoltre, qui hanno avuto la decenza di caratterizzarlo fuori da Simone, infatti hanno entrambi la loro personalità e il loro carattere, non come Zerbino e Criminale.
Una cosa poi che mi ha veramente infastidito è come hanno trattato Nicola quando ha denunciato figlio e combriccola al seguito. Lo hanno dipinto come se fosse lui nel torto, quando in realtà ha cercato di salvare il culo a tutti, mentre Dante voleva fare tutto sottobanco, come suo solito dopotutto. Mi ha dato fastidio inoltre come per un rapimento di minore non ci sia stata nessuna denuncia o incarceramento, ma anzi, Nina ha ottenuto un lavoro nell'azienda di Nicola e Manuel e Anita possono vivere in una villa donata dall'uomo, così che possano stare con Viola. La battuta poi del 135 di qi è dà buttare. Il quoziente intellettivo non è una misura attendibile di intelligenza, ma misura la capacità di comprendere le situazioni in cui ci troviamo e la capacità di acquisire delle informazioni. Nina palesemente non è così, agisce in modo sconsiderato e illogico (una persona può essere emotiva e logica allo stesso tempo, questo è da sottolineare).
Terminiamo con la questione Simuel vs Mimmone. Io sono per i Mimmone, questa stagione lì ha sviluppati molto di più rispetto ai Simuel, che non si sono parlati mezza volta, e sono molto generosa su questo fatto. Mimmo e Simone sono stati l'ancora l'uno per l'altro e spero vivamente che Mimmo ritorni per la terza stagione. Hanno molta più chimica e si vede che tengono all'altro.
Per ricollegarmi alla questione dell'intelligenza insultata degli spettatori, voglio riprendere questa parte di un'intervista rilasciata:
Io non so se gli sceneggiatori o il regista o chi lavori in questa serie dal punto di vista tecnico conoscano bene l'italiano. Per fare il lavoro che fanno, dovrebbero saper conoscere la differenza tra le parole "Basato" e "Ispirato".
Questa serie è basata su Merlì, una serie spagnola che mi tratta di un personaggio gay e uno bisessuale, resi rispettivamente in Simone e Manuel in questa. E questo nella prima stagione c'è! Effettivamente mantiene le basi della serie originale. La seconda stagione ha preso una virata completamente diversa, e ci può stare eh, ma alla fine il personaggio di Manuel ne esce completamente diverso. Le scene di gelosia delle prime due puntate sono stata completamente rimosse dalla mente dei personaggi, non abbiamo più quello che doveva essere teoricamente un triangolo/quadrato amoroso.
La bisessualità di Manuel è stata totalmente cancellata, perché nella visione italiana del mondo, le persone possono essere solo Gay o Etero, nient'altro (tanto che non si usa mai questa parola, ma sempre eufemismi, come "né da carne, né da pesce", "è creativo"). E questo è un grave insulto a chi sperava di avere un qualche tipo di rappresentazione che fosse una. Okay, c'è Mimmo, questo è vero, ma il focus principale era Manuel e la sua esplorazione mentre capiva che gli piacciono anche gli uomini. FINE. Non dovevano esserci così tante sottotrame. E prima che mi si venga a dire che anche Pol in Merlì si faceva principalmente solo donne durante la serie, posso ribattere che dato che hanno cambiato già diversi aspetti di Manuel, un focus in più su questo suo aspetto ci poteva stare. Dopotutto, "basato" vuol dire questo, la base c'è ma ti puoi permettere di fare dei cambiamenti, purché non vadano a snaturare i personaggi.
Infine, buttiamola un po' sul ridere, ma c'è solo da piangere. La r4i è riuscita a censurare di brutto un'altra coppia omo, mentre quelle etero hanno tutte il loro "lieto fine", in qualche modo, anche se sono una più tossica dell'altra. Anita e Dante si sono fatti le corna a vicenda, e peggio ancora Dante non rispetta in alcun modo le donne che sono nella sua vita, Anita e Nicola sono diventati dei co-parents, ma Nicola sta sotto per lei, Zerbino e Criminale dovevano finire in carcere, ma invece si sono beccati una pacca sulle mani e Floriana e Dante sono inguardabili sotto ogni punto di vista. Viola e Ryan si salvano perché loro effettivamente sono stati sviluppati, anche al di fuori della loro romance, e sono molto carini. Luna a rischio stupro per un ragazzo che non aveva mai visto in faccia, mentre Matteo e Laura si sono messi insieme grazie all'intervento di Humbert Humbert.
Voglio chiedere a chi ha scritto questa roba se sia effettivamente soddisfatto di ciò. A parte i Raviola, sono uno peggio dell'altro, senza un minimo di senso o chimica. è questo quello a cui dovremmo aspirare? Seriamente? Sarà che sono cresciuta con Percy Jackson nella mia vita, ma le mie aspettative sono molto più alte (tipo rinunciare all'immortalità anche se non sono ancora insieme all'altra persona). Persino il queerbating di Supernatural iniziava con la frase cardine della coppia: "I'm the one who gripped you tight and raised you from perdition", ed è molto, ma molto più romantico di questo. Mimmo e Simone si sono lasciati per niente e gli unici tristi sono proprio loro, mentre gli altri sono in delle situazioni che definire di merda è poco.
#un professore#mimmone#simone balestra#mimmo bruni#simuel#manuel ferro#analisi post dormita migliore di sempre#mi sono pure limitata negli insulti#sono fiera di me#potevo andarci più pesante#ma mi sono trattenuta
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Ho visto la prima stagione di Un professore due anni fa quando è andata in onda e ovviamente la parte che mi interessava di più era il rapporto tra Simone a Manuel e ho giustamente gioito quando nel finale della stagione 1 c’è stata la famosa scena perché, nonostante la reazione di Manuel, sembrava l’inizio di qualcosa.
Riguardando la prima però mi sono anche resa conto dei comportamenti sbagliati di Manuel nei confronti di Simone: gli insulti, il farlo sentire sbagliato. E mi sono detta ok, non è un bell’atteggiamento ma nel percorso di un personaggio che scopre la sua sessualità può starci. E sarebbe andato bene se nella stagione 2 gli autori avessero deciso di esplorare di più questo aspetto della personalità di Manuel ma così non è stato.
Di fatto la stagione 2 ha preso una direzione completamente diversa e a conti fatti (perché la stagione esiste e non si può ignorare) io dico che spero che Simone e Mimmo siano endgame.
Il loro rapporto è stata la cosa più bella di questa stagione: Mimmo ha accolto i suoi sentimenti per Simone senza paura e trattando sempre Simone con dolcezza e affetto (nonostante il tipo di contesto in cui è cresciuto e quello in cui si trova in carcere). Ho pianto sinceramente alla scena dell’addio perché mi ha spezzato il cuore vederli così e spero davvero che Mimmo ritorni nella stagione 3 e loro due possano avere un lieto fine.
In quanto a Manuel si sono davvero impegnati questa stagione per renderlo antipatico, nelle prime puntate poteva sembrare che avessero sacrificato il rapporto con Simone in nome di un amicizia fraterna, visto anche la storia dei loro genitori ma poi nelle ultime si è rivelato egoista e approfittaore. Anche col padre (potenzialmente una bella storyline) sembra che alla fine se lo faccia andar bene solo perché ricco sfondato… bah. La storia con Nina nemmeno la commento. Quindi mi dispiace ma non posso shippare Simone con questo Manuel.
#un professore#simone balestra#mimmo bruni#manuel ferro#mimmone#anti simuel#si doveva dire si è detto#poi chissà cosa faranno con la 3#pronta a ricredermi se dovessero darci un manuel diverso
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...penso che un sogno così non ritorni mai più...
D. Modugno (volare)
Buonanotte mondo 💕♑
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Esiste sempre una profonda verità in ciò che fai, così come in ciò che non fai. Puoi concederti quindi la possibilità di essere tutto e niente sia all’interno di una relazione che in qualsiasi altro luogo. Il fulcro centrale devi essere tu e non per egocentrismo, perché è una volontà sovrana. Ciò che infuoca i conflitti non ha a che fare con giusto o sbagliato, punizioni o problemi, torto o ragione, piuttosto con necessari ritorni, fondamentali consapevolezze ed elaborazioni, affinché tu sappia aprirti a nuove direzioni. Concediti tempo. Se hai la capacità di stare in ciò che c’è senza per forza doverti affrettare ad uscirne, la verità ti verrà rivelata e lo scenario destinico mutato.
tizianacerra.com
(Foto Fransiskus Filbert Mangundap, unsplash)
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Da un po' ho smesso di credere nell'impossibile, nei ritorni, nelle illusioni. Sono le quotidiane infinite possibilità a farmi innamorare ancora di quel che resta. Non so se in quel che resta ci sei tu, può essere come no. Ragionevolmente, non ci incontreremo mai più. Sulla scala delle probabilità, questo fatto è fissato oltre l'improbabile. Prima che accada, è possibile che le radici degli alberi sfiorino il cielo, che le nuvole si radunino in mandrie, che gli oceani restituiscano ogni segreto. E se dovesse accadere poi, dovrei persino riconoscerti. E sai quanto sono distratto, dimenticavo già allora un mucchio di dettagli, mi serviva del tempo per abituarmi all'idea di stare con una come te.
Quindi, no, non accadrà. Non accadrà che ci parleremo di nuovo, non accadrà che non saprò alcunché del mondo, così stordito dalla meraviglia di averti al fianco. Non accadrà che il mondo si disveli ai miei occhi come quando avevo meno anni di quelli che conto adesso, e nel centro di quel mondo soltanto tu.
#cardiopoetica
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Lo sai, vero, che mi stai perdendo?
Non mi sembra di chiedere troppo, non vado matto per la dolcezza eccessiva e nemmeno per le scuse forzate.
Mi basta un pizzico di romanticismo, quella punta di brio che dà luce anche alla giornata più buia.
Mi basta che se sbagli, ritorni sui tuoi passi, capisci l'errore e cerchi di rimediare.
Devo vedere che ci tieni, io devo sentire.
Capisci? Non me ne faccio nulla di qualche parola buttata là.
Lo sai cosa stai perdendo?
Qualcuno che in te, nonostante tutto, ci vedeva sempre qualcosa di bello.
Merita il tuo tempo solo chi decide di esserci per davvero, chi non finge presenza ma c'è, c'è sempre.
Basta così poco per non buttare tutto all'aria. Basta dire "Guarda che ci tengo" e poi tenerci davvero, dire "Guarda che io resto" per poi restare sul serio. Basta non incazzarsi per ogni cosa. Ridere, ridere un sacco. Abbracciarsi ogni tanto, scomparire piano piano nell'uno e nell'altro. Basta volersi e dirselo. Baciarsi quando capita, quando il desiderio è forte, quando hai il fuoco dentro.
Ma anche quando ti senti stanco, un po' a pezzi. Aiuta a volersi bene, soprattutto in quei momenti li. Basta così poco per non perdersi. Basta volerlo.
In due.
Tratto dal libro: "Ti penso (Ancora)"
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E quindi?
Ogni storia giunge a un capolinea. La mia non fa eccezione. Di cose potrei raccontarne ancora tante perché questa cinquantina di giorni di scrittura è servito a tirare fuori tanti immagini e ricordi che ho accumulato in questi anni. Ora ho semplicemente finito le parole e faccio molta fatica a tirarne di nuove fuori. Sarà servito, come ha chiesto il mio amico? Forse si perché la rabbia e lo sconforto si sono placati defluendo in una riflessione pacata su di me. Certi giudizi non cambiano, gli affetti non si dimenticano, soprattutto quello così radicato come il mio, come non cambiano talune decisioni. Lasciare la porta aperta? Ha senso? Non credo. Soprattutto sarebbe il più grande peccato di superbia e presunzione, immaginare che lei ritorni un giorno da te. E perché mai? Si è successo tante volte ma questa volta lo senti che è diverso e che questo riaccadrà difficilmente. Forse potrei socchiudere la porta ma, se dovessimo assistere al "miracolo" di un ritorno, dovrebbero cambiare tante cose ed un semplice ritorno sui propri passi non servirebbe a nessuno. Se è andata via un motivo, con le sue brave ragioni, c'è. Se non ho lottato in questi anni per tenerla accanto, anche qui ci sono valide ragioni.
Siamo il simbolo di occasioni mancate e mai cercate o volute per davvero. E quando, tempo fa, mi ero deciso ad affrontare un cammino più articolato per noi due il banco é saltato come è saltato ora. Se i vecchi detti valgono qualcosa, non c’è m due senza tre. A questo punto ne varrebbe la pena? Non credo.
Più di ammettere di essere stato un savio idiota non posso fare. I sentimenti non si cambiano ma sicuramente devo arrendermi ad un “lasciala andare”. Tanto più sentito quando stamattina, in preda ad una triste inquietudine, nell'aprire il cassetto delle chiavi per posarne altre, mi sono ritrovato tra le mani il mazzo di chiavi di casa nostra, ormai da tempo non più mia. Che senso ha, dopo sette anni, tenerle ancora? è giunto pertanto il momento di restituirle e chiudere anche quest altro capitolo.
E quindi?…
Niente… si chiude qui.
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«È così che muoiono le infanzie, quando i ritorni non sono più possibili perché i ponti tagliati inclinano verso l’instancabile acqua le travi sconnesse nello spazio estraneo. Non c’è allora altro rimedio che quello del serpente: abbandonare la pelle nella quale non entriamo più, lasciarla a terra, tra i cespugli, e passare all’età successiva. La vita è breve, ma in essa entra più di quel che siamo in grado di vivere».
José Saramago, “Di questo mondo e degli altri”
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KAOS
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