#Ridiamo che la vita è una merda
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6/10/2019...❤🦋
Ti stai avvicinando di nuovo eh ottobre? Quanti ricordi mi ha lasciato questo mese. Ricordo quel giorno come se lo sentissi indelebile sulla mia pelle, l'emozione di passare un po' di tempo insieme a lei al di fuori della scuola, tranquillizzarla per quello che le stava succedendo in quel periodo, la nostra prima uscita, volevo che fosse tutto perfetto sapete? Volevo che per la prima volta tra me e lei si sentisse sul serio quel rapporto normale da migliori amiche come per dire "oggi non me ne frega di nessuno, perché l'unica cosa che voglio è stare insieme a lei e farla stare bene" ci dovevo riuscire perché vederla stare male ogni volta mi distrugge, non capivo cosa mi tenesse agitata forse la bugia che avevo dovuto raccontare a mia nonna, non avrei potuto dirle "Vedi che con mio padre sto andando a prendere Roberta, perché vogliamo uscire..." mi avrebbe fatta uscire da casa dentro una cassa funebre, e allora ho preferito mentirle come sempre. (A quel tempo non avevo ancora la patente quindi mi sono dovuta accontentare del fatto che mio padre volesse aiutarmi) sostanzialmente ha solo peggiorato le cose ancora di più, se non fosse stato per lui non l'avrei vista ma avrei preferito non farle sapere che nella mia famiglia non si salva nessuno e sono tutti una merda. Avrei voluto che fossimo solo io e lei...perché lei è l'unica che riesce a capire tutto questo.😓💔
Appena la vidi il mio cuore si è illuminato, iniziammo a ridere come due cretine perché noi siamo fatte così senza un motivo apparente ci guardiamo e ridiamo perché ci va, perché quando siamo insieme non c'è cosa più bella di queste nostre risate solo il pensiero di averle fatto passare una serata diversa e averla ascoltata fino allo sfinimento mi ha fatta stare bene, era la prima volta che vedevo con quanta tranquillità e pace si stesse confidando, vedevo in quei suoi occhi un mare di cose, per la prima volta la vidi sicura di affidarmi il suo cuore tra le mani. Lo apprezzai tantissimo. ❤ Con cura cercai di accarezzarlo e nel frattempo che lei parlava confidandomi i suoi punti deboli io stavo lì ferma, ad ascoltarla persa in quella voglia di non farla più tornare a casa e portarla via per sempre, vedevo il tempo scorrere ma non mi importava di nulla...non l'avrei mai interrotta perché i suoi problemi sono i miei e bisognava trovare una soluzione insieme, in quel momento era lei l'unica mia priorità, mi sarei addormentata su quella panchina tenendola stretta e farla svegliare dolcemente alle prime luci dell'alba e riaccompagnarla a casa avendole regalato un'alba, la più bella che potesse mai nascere. Questo avrei voluto fare.💫🌅 Si...ti avrei voluto regalare l'alba del giorno dopo non una stupida collana con la croce.
E subito dopo quell'abbraccio che mi fece tremare, mi ha smosso qualcosa che non sono mai riuscita a spiegare, mi ha terrorizzata in maniera positiva, in quelle braccia sentivo finalmente di aver trovato la mia casa, il mio posto sicuro, la mia tranquillità, era tutto quello che volevo non potevo spiegare a parole tutta la felicità che provavo in quel momento.
Niente e nessuno poteva rovinare ciò che di bello stavo sentendo dentro, nemmeno mia nonna con le sue sberle e i lividi che mi ha lasciato. Per lei ne è valsa la pena, mi farei picchiare altre 100, 200, 300 volte solo per avere un'altra serata come quella lì insieme a lei. Pagherei qualsiasi prezzo. Sono rientrata con il cuore pieno di felicità e quell'abbraccio che mi porterò dentro per tutta la vita. Un abbraccio che ti rompe le costole ma ti aggiusta il cuore.
Cazzo se mi manchi...😭
Spero tu possa ritornare qui per darmi la possibilità di stringerti più forte stavolta giuro che non ti lascio andare via, io resto con te, non vado da nessuna parte...nel frattempo mi accontenterò di accarezzare scricciolo e tutte le volte che avrai bisogno di essere stretta forte sappi che lo sto già facendo da una vita intera. ❤🐿
@occhicastanitristi-blog @cuoregelidoo-blog @delusa-da-tutti
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si chiamava Ugo,
era mio zio
e a ha perso la vita
seduto
in uno squallido bar.
Dopo la sua morte, non riesco più a guardare quel posto senza pormi questa domanda ogni volta: "come, come si fa a mettere fine alla propria vita seduti in un bar". Che se poi ci rifletti bene, accadeva ogni giorno, sempre più ore al giorno, per anni. A me capitava di verderlo lì - perché non avevamo rapporti stretti - però spesso si lascia correre, più che altro perché nessuno può davvero immaginarsi che certe disgrazie possano accadere.
Oggi l'ho rivisto
e davvero lo rivedo ogni giorno:
lo rivedo negli uomini che senza saperlo
occupano quello che era ormai il suo sgabello in quel bar di merda,
lo rivedo in Maria che a 53 anni
compra l'erba e teme la polizia,
lo rivedo in Michele che inventa sempre storie che non ha mai vissuto
perché della sua vita non ha più niente da raccontare.
A volte viviamo come con i paraocchi: ci convinciamo sia normale, sottovalutiamo una sbronza al centro della piazza, e magari ridiamo anche se sappiamo che il protagonista di questo circo è "il solito" del paese.. però poi la gente si fa male davvero.
Non voglio si pensi che io giudico questa gente, e comprendo che siano frasi fatte, parole già dette e forse pure vuote, perché poi in realtà nessuno fa un cazzo.
Però quando vedo i loro occhi
così spenti, rassegnati..
spero solo tantissimo
che non siano mai i miei
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Ecco qui Tumblr sai Tutto della mia vita ma di lei no lei era la mia migliore amica e venerdì ci siamo riviste dopo 3 anni e giuro e come se non fosse cambiato nulla ci guardiamo con gli stessi occhi abbiamo quel rapporto da bambine giochiamo ridiamo scherziamo ci prendiamo per il culo camminiamo mano per la mano oggi e stato stupendo perché camminavamo una con la mano Dell'altra e sorridevamo e mi ha detto non ero così felice da una vita io anche sto in pace con me stessa sto bene non penso a nulla hai problemi a nulla proprio sto bene non so come spiegarlo mi sento a casa la guardavo e dicevo cazzo la guarda che ti sei persa in sti tre anni poi oggi mi ha raccontato delle cose e mi sono sentita una merda perché in questi tre anni non ci sono stata per lei ho pensato che era un egoista che si era allontanata ma ho capito tante cose mi si è aperto un mondo dentro un mondo Nuovo cioè nuovo no in sti giorni sono la provv di prima e mi piace da mori mi era mancato tanto lei ma anche la me di prima e ho capito che ciò ragione quando dico che nessuna amica sarà come lei perché lei ha qualcosa di speciale che nelle altre non se trova con lei sono me stessa e cazzo siamo crescite lei e cresciuta e diventata una piccola donna e giuro ripeto mi dispiace stare lontana da lei perché oggi mi a anche detto che e il periodo in cui avrebbe bisogno di me anche se non me lo dimostra e giuro abbiamo pianto insieme poi siamo state a cena da brendo dalle 6 fino alle 22 non mi ha lasciata un attimo la sua felicità si vedeva dai suoi occhi in tutto ciò io penso che sarà sempre la mia migliore amica oggi abbiamo guardato anche il nostro tatuaggio e l'abbiamo baciato perché quella e una promessa abbiamo ascoltato anche la nostra canzone e l'unica persona alla cui darei anche il mondo perché la amo e Tutto per me non la lascerò mai sola per lei mi Andrei anche a mangia le arancie e una promessa ovviamente non gliele dirò mai ste cose ma lei lo sa già perché io e lei ci leggiamo negli occhi sappiamo tutto una da l'altra ha un pezzo del mio cuore lei e il motivo per cui non perdonerò mai mio padre perché mi ha fatto perdere il mio mondo oggi avevo una rabbia mentre lei piagneva tra le braccia mie ma so che ovunque sarò io e lei saremo sempre quelle bimbe del 17-12-18 per sempre ❤️🌍
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Anche un bonifico da 30000€ non scherza.
un abbraccio risolverebbe tutto
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ricordi di una storia finita
vorrei una persona con cui fare lunghi viaggi in macchina chiacchierando e quando si arriva oh, no, di già? avevo ancora tante cose da dirti
con cui prendere l'aperitivo in riva al lago, guardando le luci che si specchiano nell'acqua
con cui passare lunghe serate sul divano a leggere, arrotolati nella stessa coperta
con cui cucinare senza intralciarsi, ma muovendosi in sincrono come due vecchi amici
con cui fare il sesso più bello della mia vita perché quando ti amo così tanto meriti tutti gli orgasmi che riesco a procurati in qualsiasi modo
con cui coltivare delle abitudini perché non serve chissà cosa per stupirsi ogni giorno, mi basta guardarti negli occhi
con cui passeggiare a braccetto per il centro, e fermarsi a commentare le vetrine come due vecchietti che hanno passato la vita insieme
con cui sorridere di complicità quando qualcuno la guarda perché è bellissima e io non sono geloso, anzi sono felice perché è la creatura più bella dell’universo
con cui viaggiare ed esplorare il mondo, e tornare anche nei posti in cui sono già stato perché voglio vedere come sono quando c'è lei, che rende tutto attorno a sé più speciale
con cui parlare di cose profonde, libri, e filosofia, e all'improvviso esce la battuta scema e ridiamo per venti minuti
con cui fare maratone infinite di serie tv, perché dai solo un'altra puntata poi andiamo a letto e a un certo punto oh cazzo è l'alba
con cui immergersi nella natura selvaggia, guardare il cielo di notte, ascoltare le onde, annusare il bosco, bagnarsi di pioggia, e perdersi nella bellezza del mondo
con cui insegnarci a vicenda delle cose, scambiarci le passioni, imparare ad apprezzare cose nuove, condividere le cose che amiamo
con cui telefonarsi nel cuore della notte per dirsi un'altra volta ti amo e poi addormentarsi col telefono in mano
con cui andare a caccia di musei e mostre e poi commentare ogni singola opera come se fosse questione di vita o di morte
con cui stare in silenzio e non sentire il bisogno di dire nulla perché è bello stare così vicini e non ci serve altro
con cui sentirci un po' superiori perché noi siamo una squadra e insieme riusciamo sempre dove gli altri falliscono
con cui fare cose sceme ridendo come matti perché sappiamo benissimo di essere scemi ma è normale quando si è innamorati è come farsi continuamente di cocaina ma quella buona proprio
con cui dormire abbracciati e alzarsi un po' indolenziti la mattina ma cazzo se ne valeva la pena rifacciamolo tutte le notti
con cui stupirsi a vicenda facendo sorprese o cose buffe o regalini strampalati o momenti teatrali tipo inginocchiarsi davanti a lei in un pub pieno di gente e far sapere a tutti quanto la amo
con cui prendere il tè in un pomeriggio di pioggia e fare tutte quelle cose un po' romantiche e demodé che ci fanno impazzire anche se gli altri ci prendono puntualmente per scemi
con cui fare figure di merda tipo scopare tutta la notte nonostante sua madre nell'altra stanza e alla mattina ragazzi ma stanotte il vento faceva un rumore stranissimo avete sentito e noi a ridere per tre quarti d'ora
con cui dire contemporaneamente la stessa cosa decine di volte in una serata perché pensiamo all'unisono e gli altri che ci guardano strano tipo ma che cazzo vi viene spontaneo o ve le studiate prima
con cui essere me stesso e concedermi una cazzo di volta ogni tanto il lusso di essere fragile, spaventato, commosso e qualsiasi altro sentimento mi viene voglia di condividere
...e poi è finita, perché non apparteniamo al paradiso, non siamo dei, siamo solo umani e dobbiamo vivere il momento finché dura, è stato bello averti e mi hai cambiato la vita, è passato tanto tempo ma ti sogno ancora ogni tanto perché sei sempre stata nei miei sogni anche prima che ti conoscessi, ci sei ora, e credo proprio che ci sarai sempre
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Umani da Vienna.
1090. Pierluca è quella persona che conosci da sempre anche se in realtà sono poco più di due anni, ma quando lo vedi e ci parli è come se fosse sempre stato parte di te, della tua crescita. Non ti capaciti di come sia possibile, guardi le foto di te da bambino ed ecco Pierluca che appare nello sfondo, era lì con te. Non lo avevi notato. Pierluca è padre di famiglia e la sua famiglia è anche la mia famiglia adesso. I suoi figli sono miei e sua moglie la sento anche un po’ mia. Pierluca ha vissuto tanto in giro per il mondo eppure ti da una sensazione di casa. Forse, Pierluca più che un umano è un camper. O un circo itinerante. Lui e i suoi topi da laboratorio e i suoi nani stupendi che in realtà sono i suoi figli. Pierluca è il capostipite dei cervelli in fuga e meno male che è scappato altrimenti l’Italia me lo avrebbe reso incazzoso, arrogante, spocchioso, stanco. Invece adesso usciamo e ci raccontiamo sempre gli stessi sketch di Guzzanti. Aspettiamo sempre il momento giusto per dire “ce mettemo un pescetto?” e questo anche ha sapore di casa. 1200. Lamine è il mio amico dal Senegal ed è soprannominato la bestia. Si vanta di non avere un cuore ma in realtà penso sia più grosso del suo cazzo, altra cosa di cui si vanta tantissimo e ha ragione a farlo. Lamine ama due sole cose: la figa e la Juventus. Sulla prima andiamo d’accordo, sulla seconda gli sono vicino solo quando viene eliminata dalla Champions, per prenderlo in giro. Lamine è amareggiato perché è stanco di essere sessualizzato. Di essere quello approcciato perché nero e perché sicuro ha un cazzo enorme. E non solo dalle donne, ma anche dai mariti che gli chiedono se per favore può andare a casa loro e scopargli davanti la moglie. All’inizio non capivo la sua frustrazione, poi più passa il tempo più mi rendo conto del suo punto di vista. Vuole sposarsi. Dice di essere stanco di scopare in giro. Non appena lo dice ti manda la foto di una tipa nuda con un culo enorme e aggiunge “guarda che figa!!!” e io sento la sua risata dall’altra parte del telefono. Quella risata altisonante nonostante i chili e chili di muscoli e palestra. Quando usciamo assieme, indosso sempre la mia maglietta del Wu-Tang Clan, così posso dire “ehi, non solo amo il rap ma vedete, ho pure un amico nero!” e questo lo mette tantissimo in imbarazzo e ridiamo ma forse rido di più io, lui mi asseconda perché con me può finalmente smettere di parlare solo di calcio e figa, ma anche di quando si sente triste. Deve essere difficilissimo vivere avendo paura di buttare fuori i pensieri che ti abbattono e ossessionano. Dover sempre apparire invincibile. Lamine è il mio opposto. Io sono la notte, lui è il giorno. 1050. Francesca è la mia coinquilina ed è un ammasso di capelli e pensieri e confusione e peli superflui e cibo da discount e sigarette e risate e abbracci e furti dal frigorifero. È la più giovane adolescente di 29 anni che conosco. E meno male. Non vuole crescere e diventare un adulto disfunzionale come me, uno di quelli che la mattina si sveglia e va in ufficio. Lei vive di notte, vive di scadenze di progetti, di video e di riprese. Ed è dannatamente brava nel suo caotico modo. È un gatto da appartamento, anzi no, è più un procione. Francesca è stata inserita nella mia vita per dare un altro volto a questo nome, per non averne più paura quando lo sentivo nominare. Francesca è la ragazza con cui posso stare steso abbracciato sul divano senza avere una minima parvenza di erezione. È la colazione fatta parlando piano perché di mattina ha la meglio il lato procione e non il lato umano. Francesca ama le mie storie e gliene ho regalata una per farci un film e aspetto, credo in lei, se inizia a svegliarsi prima delle 11 secondo me può farcela a diventare meno procione e più adulta. 1050. Peyman è il mio vicino di casa e vive a Vienna da quando è scappato dall’Iran. Era giovanissimo, aveva 14 anni durante la rivoluzione. Mi racconta di quello che si provava nelle scuole, di tutte le speranze che la sua generazione aveva. È incazzato a morte con l’Iran e mi ha pure detto che spera che Trump faccia qualcosa. Pensate, è così incazzato che si augura che una testa di cazzo come Trump si impegni ad essere ancora più testa di cazzo e vada a rompere le palle alle teste di cazzo che governano il suo paese. Peyman parla molto di Gesù e mi ha chiesto se voglio fargli da compare quando deciderà di battezzarsi. Peyman preferisce dire di essere persiano, non iraniano. Gli guardo le mani, l’indice della destra è molto più piccolo, come se gli mancasse una falange. Forse è nato così o forse, ma questo accade nella mia testa, per non dover usare i fucili nella guerra post rivoluzione, si è amputato una parte del dito da grilletto. Peyman beve tanto, parla un tedesco migliore del mio e quando camminiamo per la strada nonostante lui sia qua da più di trent’anni, capita che ancora gli urlino di tornare a casa sua nel suo paese. Lui si gira e dice che grazie al cazzo, ci tornerebbe più che volentieri se non fosse andato tutto a puttane. Adesso la sua casa è Vienna, ci paga le tasse, ha il passaporto austriaco e una figlia con i suoi stessi capelli neri che ama disegnare dinosauri in giro per il palazzo. 1140. Setareh viene anche dall’Iran ed è la persona più dolce di questo pianeta. La sua esistenza equilibra l’esistenza di almeno un miliardo di umani di merda. Se il mondo unito conoscesse Setareh e Setareh spiegasse i motivi per cui è giusto che l’Iran abbia l’atomica, tutti converebbero che ha ragione e in pochi istanti le darebbero le chiavi per tutte le bombe che vuole perché di una persona così buona e dolce di sicuro ci si può fidare. Setareh è buona per bilanciare tutti gli uomini che le hanno detto cosa doveva mettere in testa o quanto lunghi dovevano essere i suoi capelli o quanto corti i suoi vestiti. Setareh ama fare shopping in Europa perché può scegliere di indossare quello che le pare. Setareh mi fa incazzare perché se lei non esistesse allora saremmo autorizzati ad eliminare quel miliardo di umani di merda e invece no, lei esiste e anche gli altri. Forse è meglio così però. 1090. Fabio è il mio amico giovane e dj che mi ha insegnato a dire “zio”. Se possibile, Fabio si fa ancora più paranoie di me. Viene benissimo in foto ma se glielo dici lui risponde “no zio guarda qua che difetti che ho”, e tu ovviamente non li vedi. Se vede una ragazza che gli piace deve trovare un particolare fuori posto per ammazzarsi le aspettative e tornare a farsi paranoie con me. Io lo vedo quando siamo assieme, che mi guarda con molto rispetto e ammirazione. Mi legge da tanto tempo. So che stai leggendo quello che sto scrivendo di te, zio non prendermi mai come esempio, non ne vale la pena. Tu ce la puoi fare e hai una barba fighissima. Fabio fa musica che spacca e la notte lo mettono a suonare ad orari indecenti ma lui è giovane e riesce a stare sveglio, se mettessero me a suonare a quelle ore manderei tutti a fanculo, carriera compresa. Fabio mi fa morire dal ridere ma non lo sopporto perché è troppo forte a Mario Kart. Avesse meno paranoie riguardo al suo aspetto e le ragazze e di più riguardo al battermi senza ritegno a Mario Kart sarebbe una persona stupenda. 1040. Leo non penso sia il suo nome vero ma quello completo sarà una di quelle cose austriache complicate che finiscono per fartelo sembrare un vecchio quando in realtà è giovanissimo. Ci vediamo tutti i giovedì oramai da anni per andare insieme al karaoke. Riuscisse mai a prendere una nota giusta. Mai. Però veste sempre elegante. Parla un tedesco gentile e ti fa piacere questa lingua così difficile quanto odiosa. Siccome lavora con i computer e fa il programmatore, ripudia la tecnologia in ogni sua forma. Il suo telefono è un modello così antiquato che fa fotografie in pellicola. Leo è sempre circondato da gruppi di ragazze bionde che lo seguono manco fosse una divinità. Forse perché oltre al modo di parlare, è gentile per davvero. Quando cucina lui anche se siamo in tre, si finisce ad avere canederli per quaranta persone. Ti manda gli sms. Ha un pianoforte in casa e uno pensa che magari così si allena e migliora al karaoke, invece no. È la dimostrazione vivente che l’Austria di musicista buono ha avuto solo Falco, che nemmeno era bravo, però col tempo impari ad accettarlo. Leo lo accetti perché tanta gentilezza va rispettata, ma mi ha rovinato il piacere di ascoltare Everybody hurts perché come la canta lui senti davvero il dolore dell’umanità condensato in 5 minuti di esibizione. 1100. Michikazu è il mio amico giapponese che non conosce nulla del Giappone. Gli chiedi qual è il suo film di Miyazaki preferito, ti risponde chi è Miyazaki. Gli chiedi cosa pensa di Ken Shiro, ti dice che non è mai stato a mangiare da lui. Fa l’artista e una volta mi ha chiesto di suonare ad un suo spettacolo. Gli ho chiesto come mai, dato che faccio tutto in italiano, perché vuoi la mia musica. Mi ha risposto che non è importante quello che faccio ma come lo faccio e io faccio le cose proprio come piace farle a lui. Ovvero senza capirci nulla. È l’unica persona che compete con i miei abbonamenti ai servizi pubblici viennesi. Il giorno del rinnovo del suo passaporto, per la foto ufficiale, si è rasato le sopracciglia e fatto crescere dei baffi con la forma delle sopracciglia tolte. Da 8 anni va in giro con quella foto sul passaporto. Mich non vuole tornare in giappone, dice che sta meglio in Austria, qua non è costretto a capire quello che succede e sta meglio così. Troppe regole laggiù, troppa facciata. Lui ha mire più alte tipo rasarsi le sopracciglia per le foto del passaporto. Quando ride non ti guarda in faccia, si vergogna e questo è un pezzo di Giappone che ancora non è riuscito a togliersi di dosso. 1160. Aldo è il mio animale guida e solo io so che il suo vero nome non è Aldo bensì Giosia. Anche lui fa l’artista e ogni volta che vedo i suoi lavori torno ad avere fiducia nell’arte. Quando lo becchi in giro sembra un giovane ubriacone invecchiato molto male, quando ci parli ti rendi conto che non è per niente giovane, tutto il resto invece è corretto. Non ho mai avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, ma sono molto geloso di quanto lui e Pierluca sono diventati amici. Sogno un triangolo amoroso o di fare un figlio a tre con loro, un bambino che nasca col talento artistico di Aldo, la mente scientifica e brillante di Pierluca e la mia abilità nel fare la pasta e fagioli. Eh sì, questo è quello che posso mettere sul tavolo io. Aldo è quello che quando ti parla della sua vita tu prendi romanzi come Grandi Speranze o libro Cuore e li butti via perché dici che a loro non è successo nulla di interessante. Non appena gli dici che qualcosa ti sta andando male, ecco che arriva lui con il racconto di quella volta in cui stava per morire di notte su un treno verso la Russia mentre era vestito da Carabiniere per un progetto artistico e il tassista che lo aveva portato in stazione lo aveva preso a pugni dato che era senza soldi per pagarlo perché viveva in alcuni cartoni vicino al Danubio insieme al fratello con cui qualche giorno prima aveva rubato una barca dimenticando però i remi e lui era riuscito a scendere mentre il fratello ancora galleggiava senza meta sul Danubio. Aldo ha una pancia così tonda che forse dovrebbe partorire lui il nostro figlio a tre padri. 1020. Elisabeth è il passato che ti fa piacere ricordare, il presente a cui mandi foto di opossum per farla sorridere e il futuro che sai sarà sempre lì. Con Elisabeth è finita da tanto ed è stata lunga e variegata e complessa e forse per questo ci si vuole ancora bene. Un giorno pensavo avremmo avuto figli insieme e la ammiro per aver avuto la forza di rincominciare una vita senza di me, mentre io ero terrorizzato da quello che mi circondava. Dalla solitudine, che adesso invece mi tiene compagnia e fa stare tranquillo. Profuma ancora di buono e talvolta mi manca vederla in casa. Però so che posso scriverle e in un secondo mi farà sentire che l’amore è qualcosa che si deve evolvere e a cui devi dare il permesso di cambiare forma e accettare quello che verrà. Perché se conosci qualcuno di valido, lo vuoi tenere nella tua vita anche se cambia tutto. Ora tutto è cambiato ma non il suo profumo e qualche costante devi averla. Ho sempre avuto paura che la mia malattia l’abbia tenuta legata a me più del dovuto e adesso, ogni volta che vado da solo in ospedale e parlo da solo in tedesco con i dottori, le scrivo per dirle quanto sono stato bravo e quanto ho parlato bene. Lei è orgogliosa di me. Sta dimenticando l’italiano ma non le parole sceme che avevo inventato per farla ridere. 1100. Davide è mio fratello ed è la persona che conosco meno su questo pianeta. Nonostante abbiamo il patrimonio genetico in comune e siamo cresciuti assieme e gli ho letto tutti i miei libri preferiti e abbiamo finito non so quanti videogiochi, io mio fratello lo conosco di vista. Come quella canzone di Rino Gaetano. Lui è il musicista, io sono quello che si lancia e fa concerti e dischi. Lui è quello che fa ridere, io ho solo la faccia come il culo. Lui è quello che ha comprato casa con la sua compagna con cui sta da una vita e che adesso spero inizierà a darmi nipotini. Lui è quello su cui posso contare quando faccio una cazzata e mia madre mi guarda delusa, le posso dire “mamma, hai Davide, riponi in lui le speranze, lui si è laureato, ha la testa sulle spalle, io ho scritto una canzone su quanto sono stronzo”. Lui è il fratello minore, ma è sempre stato più grande di me. 1160. Alice Yasmin è la donna più forte che conosco nonostante sia alta come un pezzo di formaggio ma adesso fa brazilian jiu jiutsu e se non la metto in questa lista sicuro mi ammazza di legnate. È tanto bella quanto capace di annoiarti non appena inizia a fare la punta al cazzo su particolari che non conoscevi del Signore degli Anelli. Grazie Alice, sono particolari così noiosi che c’è un motivo se non li conosco. Se non ci fosse stata lei, non avrei mai conosciuto il padre dei miei figli Aldo. Ma lei l’ho conosciuta grazie a Tumblr, quindi ringrazio Tumblr per avermi dato Aldo. 1070. Piotr viene dalla Polonia e gioca a calcio. Dice di avere un fratello gemello ma io non l’ho mai visto. Dice anche di fare il personal trainer ma ci vediamo solo in giro a bere. Lui beve tanto. Ma davvero tanto. Beve così tanto che magari si allena nel bere e allena altra gente a bere e forse quando usciamo lui sta allenando me a bere. Forse suo fratello è frutto dei fumi dell’alcol. Conosce tutti i peggiori bar di Vienna e quando mi ci porta un poco mi vergogno perché mi sento fuoriluogo. Io e il mio aspetto signorile. Piotr vuole sempre fare cose. Sempre andare da qualche parte. Sempre fare tardi. Sempre mangiare carne e bere. Ovunque vai, qualcuno conosce Piotr. E lo evita. Io conosco Piotr e sto pensando forse dovrei iniziare ad evitarlo pure io. Ma voglio scoprire di più sul fratello. E in che squadra gioca. E come fa un calciatore polacco alcolista a bere e allenarsi e ottenere pure risultati mangiando solo carne. Piotr forse ha mangiato suo fratello gemello e un giorno mangerà me.
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Ciao nonno,
meno male che te ne sei andato prima di vedere cosa cazzo sta succedendo quaggiù.
Ti ricordi quando mi raccontavi della guerra, di Mussolini, di quando, il giorno più bello della tua vita - dicevi, Badoglio per radio annunciò l’armistizio?!
Io ti ascoltavo incantato, concentrato, con stupore e una curiosità infinita ...
ti ascoltavo e provavo ad immaginare attraverso le tue parole cosa si provava. Quello che mi trasmettevi con le tue espressioni dialettali malinconiche e scoordinate non lo so descrivere.
So per certo che attraverso di te rivivevo frammenti della tua vita che sembravano lontani anni luce.
Irripetibili.
Beh, caro nonno, non ci crederai mai ma qui adesso sembra di vivere dentro un tuo racconto.
In piazza non ci si può andare, ogni due ore passano le macchine della polizia locale con dei megafoni a dire di stare a casa, di non recarsi in strada.
Siamo tutti rintanati come topi, non possiamo uscire, o meglio, non dovremmo uscire.
Non siamo in guerra nonno, non ci ha attaccato nessuno, però l’esercito porta via le persone morte dagli ospedali che sono strapieni di persone che non ce l’hanno fatta.
Il nostro nemico è invisibile, nessuno è partito per il fronte e nessuno impugna armi.
Anche se tu fossi ancora qui farei fatica a spiegartelo, nonno.
Sono contento che non ci sei, non avrei mai pensato di dirlo, ma sono contento che ti sei risparmiato questo strazio.
Nessuno di noi ha la mimetica, nessuno di noi ha ammazzato qualcuno sparandogli, la gente muore senza che nessuno gli spari ... sì nonno siamo nel 2020, chissà che cazzo abbiamo combinato e chissà cosa cazzo ci aspetta ancora... stiamo aspettando il nostro armistizio nonno... stiamo aspettando che il Badoglio di turno comunichi alla radio che è tutto finito, stiamo aspettando di toglierci la mimetica e iniziare a capire come tornare a casa.
Tu eri a Verona e dovevi tornare in Calabria, noi non abbiamo fatto un passo fuori dalla porta e so che ti sembrerà assurdo ma stiamo aspettando di poterlo finalmente fare.
Continuo a pensare a cosa avresti detto, che consigli mi avresti dato, forse saresti rimasto a bocca aperta anche tu nonno.
Una volta commentando la caduta di un aereo non ricordo dove hai detto “la scienza è fatta di merda” io e Danilo ridiamo ancora oggi, non l’abbiamo mai capita quella frase... la scienza non è fatta di merda nonno, anzi speriamo riesca ad aiutarci in questo momento, siamo sempre noi che facciamo schifo non è cambiato nulla.
Però non tutti nonno, ci siamo anche riscoperti solidali, forti, uniti.
Servirebbero i vostri saggi consigli ma siete i più colpiti, meno male che non sei qui nonno, non avrei potuto nemmeno abbracciarti, il nostro nemico è invisibile e vigliacco ma molto molto potente.
Non avrei mai pensato di sostituire i tuoi racconti con degli altri più moderni, dalla mia bocca, non più riportati dalla tua.
Stiamo aspettando l’annuncio nonno, sembra che manchi ancora molto, moltissimo.
Però la tua storia finiva bene, nonostante tutto, hai potuto raccontarmela.
Ci abbiamo scherzato, abbiamo riso insieme ed era sempre un racconto che guardava un passato lontano, sarà così anche sta volta nonno, però meno male che non sei qui a guardare.
(Giò)
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9-12 feb. 2019
San Carlos De Bariloche - Ruta de los Siete Lagos [Argentina]
San Carlos de Bariloche sembra una tappa obbligata, non tanto perchè pensiamo di trovarvi qualcosa di particolarmente stupefacente, quanto più per il suo nome altisonante e le tante raccomandazioni ricevute nel corso dei mesi da numerose persone. "Andate a Bariloche, non potete perdervela". Ebbene, avevano ragione, e noi torto. Tanto meglio, perchè Bariloche è una gemma preziosa incastonata tra laghi immacolati e montagne lussureggianti. L'autostop che ci porta in città è di quelli fortunati: la coppia di argentini che ci tira su non brilla per simpatia né per loquacità, però si offre di farci da "tour guidato" per quello che si chiama circuito chico, un percorso di quasi 60km ad anello, ad ovest della città, attraverso i laghi del Parque Nacional Nahuel Huapi.
I sentieri ai miradores sono tantissimi, ma quello che porta al Cerro Llao Llao regala una vista panoramica mozzafiato: il cielo è azzurrissimo e macchiato da nuvole candide, si riflette nell'acqua cristallina dei laghi circostanti; le montagne maestose solamente spezzano l'azzurro della volta celeste con il loro verde scuro. Uno spettacolo che ci lascia a bocca aperta e che ci fa pentire di aver pensato che ormai i panorami siano tutti uguali. Le parole non bastano, ogni aggettivo è sprecato di fronte a tanta bellezza.
Quando il sole sta ormai andando a dormire all'orizzonte, ci godiamo una birra alla fabbrica della cerveza Patagonia, ammirando le piante di luppolo ed il tramonto dietro le montagne. Torniamo in città tardi, felici ma un po' irritati perché il tour guidato si è protratto ben oltre il necessario e noi siamo cotti ed affamati.
Esclusa la periferia, Bariloche è decisamente bella, sicuramente si posiziona ai primi posti tra tutti i luoghi visitati finora. Le vie del centro sono un susseguirsi di negozi di artigianato, ristoranti, birrerie e cioccolaterie coloratissime. Si dice che qua producano il miglior cioccolato d'Argentina e noi non possiamo esimerci dal provarlo.
Forse anche per questa ragione la descrivono tutti come la "Svizzera d'Argentina", ma l'immensità dei paesaggi qua è disarmante. Per contro, la bellezza dei paesini di montagna elvetici è ben altra cosa, qua siamo pur sempre in Argentina. Ciò che è meno argentino è invece il costo della vita, decisamente meno accessibile per noi poveracci. Così, in due soli giorni ci vediamo costretti ad abbandonare questo bellissimo diamante ed il confortevole ostello che ci ospitava.
La prossima tappa si chiama Ruta de los Siete Lagos, una strada di 110km che collega la vicina Villa La Angostura a San Martin de los Andes, passando per laghi e montagne. "Fatela in auto, moto, autobus...Però fatela", dice la Lonely. Che fai? Non le dai ascolto?
Così, all'improvviso, discutendo su quale possa essere l'opzione migliore, abbiamo il lampo di genio. Perché non farla in bici? Arriviamo carichissimi a Villa la Angostura con la lista della spesa da campeggio per i prossimi 3/4 giorni e mentalmente pronti a metterci in sella fin dal primo pomeriggio. Però, ogni tanto, bisogna saper assecondare le voglie del momento ed essere pronti a cambiare piani, soprattutto se ti si para davanti un negozio che affitta moto: l'opzione comporta meno fatica, meno notti in tenda, meno cibo di merda da campeggio; chiamateci pure pigri, ma la moto vince. Tanto, sempre due ruote sono! Due ore dopo siamo in sella alla Poderosa, "sfrecciando" a 50km/h tra laghi e montagne (povera moto, un 150cc con poca grinta sulle salite).
Incrociamo diversi ciclisti, ai quali lanciamo segni di incoraggiamento a suon di clacson: un paio di mani alzate in risposta, mai un sorriso, tutti concentrati sulle pendenze, grondando sudore. Sarà stata la scelta giusta preferire la moto alla bici? La via facile a quella faticosa? I ciclisti avranno forse modo di godersi di più i panorami per i quali sudano tanto?
Scacciamo i pensieri fermandoci a comprare quelle che ci hanno detto essere le migliori tortas fritas della regione dei laghi. Ne abbiamo già ordinate una mezza dozzina quando capiamo di non essere nel chiosco che stavamo cercando, la signora Rosa si trova di fronte, in parte nascosta dagli alberi. Ridiamo con lei dello sfortunato accaduto e, gentile com'è, finisce per offrirci una torta frita ciascuno, in modo tale da poter davvero assaggiare la sua specialità.
Saturi di fritto e di birra Quilmes, ci fermiamo a dormire a metà strada in un campeggio lungo le sponde di un lago. Riprendiamo la strada solo al mattino, con calma, arrivando a San Martin de los Andes, ultima tappa del nostro viaggio in Argentina, proprio ad ora di pranzo. E come concludere al meglio la nostra permanenza in questo paese se non con un pranzo in quello che la Lonely definisce il miglior ristorante della zona dei laghi, se non di tutta l'Argentina? Lo incontriamo per caso, quasi fosse un segno del destino. Scegliamo la parrilla libre, ovvero l'equivalente del nostro all you can eat: i tagli di carne si susseguono al tavolo in un trionfo di sangue e brace. Agnello, vacca, maiale, facciamo il bis e poi il tris..Il Malbec e le patatine fritte aiutano il tutto a scendere.
Il fato ci è amico e dopo due mesi e mezzo di tentativi falliti, mangiamo la vera, famosa e squisita parrilla argentina. Ciliegina sulla torta il gelato al Lemon Pie e Mousse de Limon da Pragelato, perché, si sa, il limone aiuta la digestione! Torniamo in sella alla Poderosa con il sorriso sulle labbra, grati per questo ultimo pranzo regale.
Salutiamo questa terra affascinante, accogliente e sorridente, dai grandi contrasti sociali e dalla natura maestosa ed immensa. Brindiamo alla sua gente disponibile e generosa, ai cani randagi che ci hanno accompagnato e talvolta spaventato, a tutte le empanadas ed alle pizze, buone e meno, ai ghiacciai, ai fiumi ed ai laghi che ci hanno impressionato, alle foreste ed ai parchi nei quali abbiamo lasciato le nostre impronte, a tutti gli animali ammirati. Brindiamo alla vita, al viaggiare come fonte di scoperta e comprensione del mondo e delle culture che lo popolano, alla tolleranza, al rispetto, all'antirazzismo ed all'uguaglianza.
Il nostro piatto di Bariloche e della Ruta de los Siete Lagos è: la parrilla libre del ristorante Bamboo brasas
La nostra canzone di Bariloche e della Ruta de los Siete Lagos è: Eagles - Take It Easy
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Ascoltami bambina: Spesso mi chiedo dove sei Con chi sei E soprattutto chi sei? O meglio, chi sei diventata?
Ricordo quella volta, sulla porta Bella come non sei mai stata Esatto: quando te ne sei andata Continuare sarebbe stata una cazzata
Eravamo due diamanti nella merda, finché si alzano le grida e vola qualche sberla "ho casa libera" ma sì, sti cazzi Scopiamo come pazzi con tutti quei vestiti sparsi Che questo è il miglior modo per ammazzarsi Ma siamo giovani, pieni di problemi, che vuoi farci?
Guardarti mentre dormi Sono lì per sorvegliarti Ridiamo del fatto che entrambi odiamo gli altri, e mi manchi Ma siamo troppo per amarci E due cannibali finiranno sempre per sbranarsi
L'amore prende a botte, e questo non lo sai Un occhio nero e il labbro gonfio è ciò che ti lasciai Puoi provarci in tutti modi, non mi scorderai
....
Ma sei davvero così stronza o lo fai apposta?Che cazzo, hai preso la mia vita per una giostra?
Tutto finisce Non è l'amore, ma il fatto che stiamo entrambi male che ci unisce Non eravamo due metà, ma due persone piene, per questo incompatibili per stare assieme Non ti amavo da impazzire So impazzito per amarti Dimmi che cosa mi dimostri se manco mi guardi Siamo due mostri
Tu passavi più tempo con la paura di perdermi che a goderti quei momenti nostri Ed eravamo possessivi, quasi ossessivi, a quel punto cambia poco se muori o se vivi Gli schiaffi, le carezze, la libertà, la mia condanna Resterai per sempre mia, la mia rihanna
- @e-yo-mama
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Dico di sì perché insistono
Anche se insistono non ci vengo alla festa di questo
Neanche se fosse la festa di Cristo e poi
È da un po' che non esco
L'ultima volta faceva più freddo e buio più presto
Il mondo era è spento, ma è tutto più bello
Io lo detesto
Hai vinto, ci vengo, va bene
Ma non ho la macchina e Pietro non viene
Vi pago la broda e vi offro da bere
Venitemi a prendere, andiamoci insieme, dai
Vi aspetto e mi vesto leggero
Con la sensazione di essere un peso
Ma dai, siamo amici da un secolo
Quindi mi regolo, aspetto che suoni il telefono
Scendo giù dal mio amico che aspetta
Sotto le piscine di Brebbia
Per la broda facciamo colletta
E andiamo via da 'sto posto di merda
Qui la vita alla lunga fa schifo
Passa dal Tigros a prendere il bere
Che almeno beviamo da schifo
La vita è più bella ed è pure più breve
Vai, si va verso Varese
Passa il bicchiere che verso da bere
Tra risate e Campari arriviamo piegati come delle sedie
E 'sto borghese ha una villa solo per vacanza
Io che sognavo soltanto una stanza
Fra etti di ganja e montagne di bamba
Figa, che bella la figa che balla
Mi mancava il mio giro di matti
Che mi portano in giro nei party
E che mette che ho un sacco di sbatti
Ci si sbattono un sacco a distrarmi
Questa sera voglio ringraziarvi
Beviamo ai miei più grandi amici
Ubriachiamoci come i falliti
E ridiamo come dei bambini
E ci siamo conosciuti da bocia
Sopra le bici, mica sopra i social
Quando il rap non andava di moda
La ganja era buona e bigiavo la scuola
Noi uniti da sempre dai sogni
Senza soldi né grandi bisogni
Con pochi e vivessi il migliore dei giorni
O che fossi in prigione al Miogni
E ora eccoci qua
Per niente cambiati malgrado l'età
A una festa da film in un'altra città
Chi senza la tipa e chi senza il papà
E chi se ne fotte di come sarà
Stanotte si può, si fa ciò che ci va
E domani chissà
Beviamo champagne a fiumi
Sotto un cielo a pois, ah
E non mi ero mai sentito così
Come se nessuno c'ha tutto e io sì
Come se non mi fossi mai perso niente
E non avessi più niente da perdere
Potrei anche andarmene adesso
E chiudere questa partita
Senza mettermi in fila con gli altri
E aspettare che vinca la vita
Ma noi non faremo l'errore
Come fanno le altre persone
Di fare sempre la scelta più giusta
Invece di quella migliore
Siamo giovani come la notte
E urliamo quel nostro timore
Che questo vedere più chiare le cose
Andrà via con la notte, accecato dal sole
E oggi il tuo nome è più grande
Rincasiamo e non fanno domande
Se Dio vuoi tutto quello che avevo
E più vai avanti e più vuoi tutto indietro
E anche se sono sempre lo stesso
E non penso più a te quando sento quel pezzo
Per ogni fratello con me se piangevo
Io che sono forte quanto quel che devo
#m #s #t #e #c #a #p #m #l #e #g
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un amore estivo senza fine...
Assurdo, davvero. Mi sembra assurdo che ancora sia qui a parlare di te. Voglio raccontare a voce alta la nostra storia, perchè si per le emozioni che ho provato e per i nostri occhi che brillavano io la chiamo storia. Ma non la semplice storia di sesso, perchè quello tra noi non c’è stato. Parlo di quegli amori che consumano l’estate, di quei sguardi infiniti e di quel battito di cuore che accelera ogni secondo di più. Il mattino seguente il mio arrivo, ti vedo da lontano e il mio primo pensiero è stato “Cazzo se se la tira questo, è uno di quelli che sicuramente visto il mio corpo pieno di imperfezioni non mi cagherà mai” e invece... Primo giorno, primo pranzo. Seduta a tavola e arrivi tu con il tuo piatto in mano chiedendomi se fossi sola e al mio no, diventi tristo come per dire “cazzo ci avrei voluto provare e invece questa ha il moroso o è con i genitori”, ma io ti dico che ti puoi sedere ovunque. Cominciamo a parlare e già da quel momento ho capito che ci sarei ricascata di nuovo. Da quel momento qualcosa è cambiato, nonostante siano passati 2 mesi non mi ricordo tutto e questa cosa mi fa paura, mi ricordo degli attimi. Mi ricordo di come tutte le sere ballavamo insieme, di come tu ti mettevi sempre vicino a me e di come mi guardavi e cercavi il mio sguardo. Mi ricordo anche che mi parlavi della tua ex e di come ti aveva fatto stare male ma che ora lo avevi superato. Mi ricordo di come quella sera che ballavo con l’altro ragazzo ci hai separato e ti sei messo in mezzo, quello è uno dei miei ricordi preferiti. Eravamo li, io e quel ragazzo e tu fra tutte le persone che c’erano in pista sei venuto da me e ti sei mezzo in mezzo e mi hai stretto così forte che mi sono sentita mancare l’aria, non ne hai idea. Di come mi hai sorretto quando stavo cadendo e giustamente l’attimo dopo hai riso. Mi ricordo delle tue battutine, dei nostri momenti. Mi ricordo di quando facevi il figo e volevi che mi facevi vedere le tue foto e parlavi di quelle stronzate che a me facevano ridere. E soprattutto mi ricordo del nostro “apparente addio”, freddo tanto che io ho pensato di aver sbagliato qualcosa, un semplice abbraccio. Un abbraccio in cui mi sono sentita morire, in quanto avevo di nuovo costruito speranze di ferro su persone di carta. E niente, torno a casa triste per la fine di una vacanza e soprattutto triste perchè non ti avrei più rivisto ma ancora il peggio doveva arrivare. Tornata a casa riaccendo il mio telefono e vedo una notifica, tutta contenta che mi avevi accettata manco una bambina di 14 anni che è alle armi con la prima cotta, sorrido ma un sorriso che ebbe vita breve. Vedo questa foto, tu e la tua presunta ex che vi baciate e credimi che mi è crollato il mondo addosso, perchè il tuo sguardo nella settimana che era appena trascorsa, diceva tuttaltro. Incazzata come una iena qualche settimana dopo decido di ritornare da te, non me ne fregava nulla dei soldi, delle litigate con la mia famiglia... dovevo rivederti e chiarire sta situazione del cazzo che avevi creato. Riparto, il viaggio non ti dico cosa è stato, tremori continui, battito impazzito. Il giorno dopo ti rivedo, tu fai una faccia incredula stai li per andartene quando vieni mi vieni incontro mi stringi e mi dai 2 baci, e ti assicuro che in quel momento tutto l’odio e la rabbia che avevo con te si è dissolta, perchè ti avevo di nuovo tra le mie braccia. Qualche ora più tardi vieni da me e scherziamo e ci prendiamo a vicenda, tu mi dai un tuo oggetto a te caro (Non posso dire quale perchè sennò capiresti) e ridiamo e ridiamo. La stessa mattina durante alcune prove di ballo mi vieni a prendere e mi inviti a ballare e quando gli altri si lasciavano tu continuavi a stringermi e a farmi ridere. Non ci importava degli altri noi andavamo per i cazzi nostri, ci tenevamo per mano e ci giocavamo, quando tu ad un certo punto noti il mio braccialetto con metà cuore e con una scusa del cazzo leggi il nome su quel braccialetto e ti rendi conto che c’è il nome di mia mamma sopra. Durante il giorno non mi ricordo cosa è successo, ma la sera si. E ti assicuro che da quella sera lì ho smesso veramente di capirti. Un mio amico mi chiama e stiamo abbracciati per tantissimo tempo e tu li davanti che ti immettevi nei nostri discorsi senza che nessuno ti interpellasse. Io e questo ragazzo ci spostiamo e tu ci segui e ti siedi di fronte a me, e mi guardi e mi fai le tue solite battutine. Quando ad un certo punto per galanteria visto il freddo questo mio amico mi mette una mano sulle gambe e strofina, tu ti alzi e te ne vai e io sinceramente non vedevo il nesso logico. Non c’era nulla di male, avevo freddo, sono single e non ti dovevo nulla visto il tuo comportamento. Il giorno dopo te ne vai e la sera mi rivolgi la parola a stento. Il giorno dopo uguale, solo buongiorno manco fossi una sconosciuta. Arriva la sera, io col bicchiere in mano e tu vicino a me che mi chiedi se eri brutto e che mi fai la battutina su come eri vestito e io che ti rispondo quasi con aria di sfida. Io continuo a bere, bere e bere. Quando ad un certo punto siamo faccia faccia e ci mettiamo a parlare a bassa voce e ci avvicinavamo sempre di più. Non mi ricordo nemmeno il motivo e incominciamo a dire pezzo a pezzo, momenti delle nostre figure di merda e poi sempre più vicini. La mattina dopo fai le battutine sulla sera prima e poi a caso perchè ho twerkato e scherzato con il mio amico tu vai e dai il numero a mia sorella? Ma come cazzo stai? Non mi interessa delle foto, o dei video mi sono sentita morire in quel momento. Passano le ore e poi di nuovo con la storia dell’ex e ti intrometti a caso nei discorsi. E poi ti saluto e non mi caghi, un comportamento alquanto maturo mi dicono. Arriva uno degli ultimi giorni quando alla radio passa una canzone e tu vieni li e me la dedichi, ti metti vicino a me e incominciamo a parlare vicini vicini e con quella mano che sempre cerca la mia. Arriva la penultima sera entrambi vestiti bene, seduti distanti ma vicini. Dopo un’oretta ci mettiamo al bar e io ti vengo vicino appoggio la mia mano sulla tua spalla e incominciamo a parlare con una tipa e tu ad un certo punto mi metti il braccio attorno al fianco/vita e ancora a pensarci tremo che era da una vita che provavo emozioni simili e li che stiamo abbracciati per qualche minuto. Dopo qualche ora ritorni da me e di nuovo che stiamo abbracciati e ti assicuro che mi sentivo al sicuro, nonostante tutto e nonostante tutti. Eravamo io e te del resto non me ne mai importato. Il giorno dopo riparliamo e dopo la mia bugia che penso ancora al mio ex tu tiri fuori la tua morosa e il fatto che non ci hai mai provato con nessuno. E io, no ma figurati. Sta di fatto che la giornata passa e verso il pomeriggio tu vieni da me mi abbracci così a caso ma io ero contenta, perchè mi sentivo davvero al sicuro. E ora il nostro addio veramente addio, quanto siamo stati abbracciati a sto giro? Moltissimo. Il mondo era sparito così come te da quel giorno.
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Dear person I like
Caro Y.,
ricordo come cisiamo conosciuti, voglio iniziare dalla prima impressione che hoavuto di te. E' passato poco tempo ma gli incontri casuali sono, disolito, molto importanti nella mia vita e non mi affido molto del"fato" o alla "tuche". Ci si conosciuti la nottedi ferragosto, se ripenso a quella sera sono contenta, finalmente,dopo un'estate non proprio piacevolissima, mi stavo godendo una bellaserata. M. aveva chiamato il tuo amico P. e dopo un po' sietearrivati, io e lei avevamo piantato la tenda comprata il giorno primapoco distante dalla spiaggia, eravate un gruppo. Ti ricordo con lachitarra in mano e il pallone rubato a chissà quale bambino, lamaglietta bianca, la barba biondina, i capelli svolazzanti e un belsorriso, ti sei presentato e non avevo nemmeno capito il nome ahah,ricordo di aver pensato "Sembra Tyrion, nano ma conpersonalità", ma ho annuito e mi sono presentata, poi si sonopresentati i tuoi amici: P.,P.,A. e un altro ragazzo. Subito dopoabbiamo iniziato a giocare a "schiaccia sette", lasciamoperdere, quell’unica volta che eravamo arrivati a sette toccava ame schiacciare, mi sei arrivato addosso non ricordandoti che eravamoarrivati a sette ahah, . Finalmente la mezzanotte, l’aria eraelettrica, mi cambio in fretta, c'erano i fuochi d'artificio, l'acquache mai è stata così fredda in Sicilia, porca miseria, le corse alfalò per evitare di morire assiderata ahaha, tutte le stelle e lamusica che riempiva l'aria. Avevo comprato tre lanterne dai cinesiper farle volare ed esprimere un desiderio, dopo due tentativifalliti miseramente, la terza decolla, miracolo, alleluia! Io e M,siamo troppo contente, ridiamo, scherziamo, siamo felici, sì, quellasera io e M, che non siamo mai state in rapporti di amicizia stretta,ma che se ci vedevamo ci salutavamo, adesso siamo abbastanza legate,lei mi ha presentato il tuo gruppo e anche lei devo ringraziare.Inizia la serata alcolica, a me non piace moltissimo bere se ci sonopersone che non conosco, perché la cosa mi mette ansia, lo so, sonostrana. "Iniziamo" a bere, tu bevi un sacco, dici un saccodi stronzate ma ti trovo carino, c'è qualcosa che di te mi attira,forse il fatto che riusciamo a fare "battute classiciste"che solo io e te comprendiamo, ridiamo un sacco, tu per l'alcol ioper te. Ho visto due stelle cadenti e ricordo che ero così contentache te l'ho urlato ma quando mi hai detto "L'hai espresso ildesiderio?" Era troppo tardi ahah. Ricordo che ti sei appoggiatoa me per avere un abbraccio, mi hai detto che ero morbida e che erodella misura perfetta per te ahah, hai suonato la chitarra quando tisei arrabbiato. Abbiamo visto l'alba, tu fumando, incazzato con ilmondo (poi mi hai confessato perchè), io vicino al mare con P. chemi parlava di sé, di cose belle, del fatto che meritassi di esserefelice. Mi sei piaciuto, mi hai fatto una buona impressione, adifferenza dei tuoi amici che non sono stati il massimo nei tuoiconfronti e dopo nei miei. Avevo visto che avevi litigato con P. manon avevo capito perché, M. la mattina mi ha spiegato che eriincazzato perché P. ci aveva provato con me e pensavi che avessimofatto chissà che, io mi sentivo in colpa nei tuoi confronti anche senon avevo fatto niente. La mattina mi hai ignorata totalmente, misentivo in colpa, mi hai salutato, ti ho salutato e ci siamosalutati con il tuo gruppo. Quel giorno stesso, torno a casa stancamorta, dormo 12 ore filate ahah, la sera mi connetto su fb e tra gliamici suggeriti ti trovo, ti aggiungo, i tuoi amici mi aggiungono,subito dopo un tuo messaggio, io sentivo l'urgenza di scusarmi con teanche se alla fine non avevo niente di cui scusarmi. Ci siamoscambiati i numeri di telefono e ci siamo chiariti, qualche giornodopo mi hai invitata a prendere un caffè e lì ho conosciuto l'Y.sobrio, quello con mille progetti, che parla sempre, che amadivertirsi, ho conosciuto una parte di te, quella che si preoccupaper gli altri, quello che non da niente per scontato, nemmeno idettagli che nessuno nota, quello che si accalora e gesticola quandoparla di politica e di futuro, quello che ascolta solo la musica chelo fa stare bene, quello che mi piace un sacco ma che ho capito oggiche forse è solo una facciata. L'ho capito quando mi hai baciata emi hai chiesto di frequentarci, io ho accettato e mi hai detto "Lafrequentazione è dove io frequento solo te e tu solo me per vederese ci troviamo bene.". Dopo quasi un mese sei cambiato, madavvero, da così a così, i primi dieci giorni sei stato dolcissimoed ero felicissima, eri rispettoso, dolce, mi riempivi di messaggidolci, mi avevi scritto che saresti venuto alle quattro di notte dame perché ti mancavo troppo, ma dopo sei cambiato radicalmente,come se indossassi una maschera. Mi cercavi sempre meno, Mi sonosuccessi degli eventi spiacevoli sull’autobus, quando tu doveviessere con me, non c'eri e quando te l'ho detto, ero visibilmentescossa, ricordo che mi hai detto "E' colpa tua che hai questiocchioni da cerbiatto se le persone pensano di poter fare quello chevogliono sul tuo corpo.", ricordo quando qualche giorno fami hai detto "La frequentazione è che io posso frequentareanche un'altra ragazza se mi attira, ma non ti mollo perchè mipiaci.”, ho capito che sei come tutti gli altri ,anche se chiediscusa, anche se ti preoccupi per gli altri, forse alla fine non tiinteressa poi così tanto di me, sono incazzata con te perché anchese ti ho detto che tutto questo non mi sta bene tu te ne staifregando altamente, perché le cose che dici dovresti dimostrarle coni fatti, ma non una volta sola, sempre, e io mi “pento” diessermi affezionata così velocemente a te e di non averti mandato aquel paese quando mi hai detto quella frase. Non è così che si èmaturi, non è così che mi dimostri che sei diverso dagli altri eprobabilmente hanno ragione i tuoi amici che ti dicono che noi nonsiamo fatti stare insieme, te ne meriti una come te. Odio quando michiedi scusa ma poi continui a comportarti di merda con me. Odio ilfatto che tu non prenda mai l’iniziativa per fare qualcosa con me,noi due da soli, santo cielo, usciamo solo con i tuoi amici, gliunici appuntamenti a due che abbiamo avuto sono stati il primo e ilsecondo. Santo cielo, non ti dico che dobbiamo uscire sempre io e tema una volta ogni tanto ci potrebbe anche stare, no? Odio il fattoche faccio i salti mortali per vederti e tu non puoi nemmeno venireda me una volta, una schifossima volta. Odio il fatto che ti perdonocosì facilmente, che non mi incazzo troppo con te. Con questoconcludo, mi piaci ma se fai così forse sarebbe meglio dividerci ese devo soffrire, soffrirò ora poco piuttosto che troppo dopo.
Con affettoMariaconcetta
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Vorrei scrivere milioni di pagine per descrivere i miei pensieri in questo momento, e considerandone l' immensa quantità, potrei anche farlo. Ma posso anche riassumere tutto in una sola parola: SCHIFO. Sì, mi fate schifo. Tutto mi fa schifo. Anche io mi faccio schifo. Non c' è niente di buono qui. e se anche ci fosse verrebbe sepolto da tutta questa merda. Sapete che c' è? Che è un mondo di ipocriti, è un mondo ingiusto e un mondo falso. C' è che l' incoerenza regna sovrana qui. C' è che i colpevoli diventano vittime e viceversa. C' è che chi dovrebbe morire continua a vivere. Ci sono persone che muoiono per colpa di altre. C' è che non esiste più il rispetto. In ogni ambito. E sapete che c' è? Tutti insultano il sistema, ma il sistema siamo NOI. Siamo solo noi. Noi decidiamo come girano le cose, solo noi. Tutto questo è un' invenzione. Siamo nati liberi, animali. Noi abbiamo inventato le leggi, ci crediamo tanto superiori da poter decidere cos' è giusto o sbagliato, e poter decidere della vita degli altri. I soldi, Dio, la matematica, la politica, i vestiti, i valori, tutto questo ce lo siamo inventati noi. In realtà la nostra certezza è solo una: noi viviamo. Cazzo, respiriamo, mangiamo, abbiamo un organismo che si autogestisce quasi in maniera perfetta. Proviamo emozioni. Ridiamo, piangiamo. E tutto questo viene messo in secondo piano da delle cazzate assurde. Ma sapete che vi dico? Andatevene tutti affanculo. Davvero.
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Destinati, ma in un’altra vita.
21 Gennaio.
Sono appena tornata da una mega cena con i vicini al campus, mi metto nel letto stanchissima e mi addormento subito. Sono le 2 e 30. Mi addormento come sempre sul lato sinistro, di solito non mi muovo mai. Stanotte invece mi giro sul lato destro, apro gli occhi, ho una strana sensazione, una specie di richiamo, di presentimento. Il lato destro è pure il lato dei brutti sogni. Vedo il telefono che si illumina. E’ lui che mi sta chiamando. Sono le 4 e 30 di notte. Capovolgo il cellulare, non devo rispondere. Ignoro, è solo una piccola chiamata, non significa nulla. Mi giro di nuovo verso sinistra e riprendo il mio sonno. Quando mi sveglio alle 11 trovo una marea di chiamate sue. Una ogni minuto, dalle 4 e 30 alle 10 e 40, senza sosta. Una notte sveglio, incollato al cellulare.
4: 31: 4:32; 4:33; 4:34 ecc..
Sbarro gli occhi e non ci credo. Poi trovo qualche chiamata di mia sorella e un messaggio “chiamami, è urgente”. Inizio ad agitarmi e penso “se gli è successo qualcosa io posso morire anche adesso!”
Lei mi dice che lui mi ha cercata tanto, che mi vuole, che sta male, che mi ama, che vuole rivedermi. Mi fa leggere lunghe conversazioni, mi dice che sta venendo da me, lì a Salerno. Lo sblocco e mi scrive semplicemente “Torna qui”, lo scrive di continuo. “Io ti amo, voglio che torni, sono stato male questa settimana, ci tengo sul serio a te. Ho capito che ti ho trattata una merda, lo accetto che fai così ora, me lo merito. Ti sto parlando con il cuore. Non siamo fidanzati, ma ci amiamo lo stesso.” Spegne la connessione e sparisce. Un oretta e il campanello della porta suona. E’ lui, è venuto qui da me. E’ dimagrito tantissimo, è magro, sciupato, la faccia un po’ scavata, la maglietta bianca che gli va tanto grande e il jeans retto dalla cinta. Sembra piccolo, sembra innocente, mi fa tenerezza, sembra che quasi si stia per spezzare. Rimango a una certa distanza, poi lo guardo un attimo e lo abbraccio che me lo prendo tutto. Lo accarezzo dolce, dimentico per un attimo tutto, di fronte a me non ho l’uomo cattivo, ho un bambino fragile. Poi lui mi bacia e quel bacio mi è mancato da impazzire. Sento sciogliersi tutto dentro di me, come la neve sotto il sole, il ghiaccio che stavo cercando di creare non esiste più. Gli faccio vedere la casa, lui si guarda intorno e dice che è bella, che qui si sta tranquilli e ogni tanto mi prende a se e mi bacia. Ho un maglioncino con su scritto “love”, lui lo guarda, sorride, mi stringe e mi dice “love!”. E’ un po’ sudato, gli dico di farsi la doccia, lui mi chiede compagnia. Ci spogliamo piano, apro il rubinetto con l’acqua calda, entro io e lui mi segue. Mi giro e lui mi stringe, mi guarda per qualche minuto, fermo, con il viso pacato e l’espressione dolce. Non fa nulla di erotico, ma mi sorride. Io sono contro il muro, lui mi bacia piano. Lo guardo con gli occhi teneri, mi accarezza i capelli che piano piano si stanno bagnando. La sua mano scende, mi tocca, mi tocca per un attimo, scioglie l’ultimo nodo, si riprende il suo. Poi mi prende all’improvviso per i fianchi e mi spinge sotto il getto forte dell’acqua, così mi bagno tutta. Ho il trucco che si scioglie e divento un panda ma a lui non importa. Sorridiamo. Lui mi schizza l’acqua, a tradimento, senza darmi tempo di ripresa. Io lo ripago. Ci baciamo, dolcemente, baci lenti e lunghi, la lingua che ogni tanto si tocca. Inizia a far caldo, c’è vapore. Lui mi prende di nuovo e mi gira, contro il muro. Tocca il mio sedere per bene e poi mi penetra all’improvviso, la mia mano contro le mattonelle e la sua sulla mia. Facciamo l’amore, liberi. All’improvviso mi fa voltare e gode sulla mia pancia mentre mi guarda intenso. Mi bacia, mi bacia tanto. Prende il sapone e mi lava i capelli sorridendo. Siamo sotto la doccia da un’infinità di tempo. Esce e si mette il mio accappatoio rosa. Ci guardiamo allo specchio, vicini, abbiamo gli occhi rossi, le guance rosse, come quando in estate sei in piscina e prendi troppo sole e ti ustioni il viso. Mi sorride e mi dice “Hey pomodoro” e mi bacia e sono completamente struccata ma quasi non ci faccio caso. Entriamo in camera e ci sdraiamo sul letto, il condizionatore è a 30 gradi, fa caldo e abbiamo i capelli ancora bagnati ma non ci importa. Io mi sdraio con la testa sulla sua pancia. Parliamo con la voce calma. “Sono venuto fin qui perchè ci tengo a te” “Mi sei mancato così tanto. Questo è un amore folle.” “Io ho paura di te, io scappo e continuerò a scappare, come Guardia&Ladri, come beep&ilcoyote” “Forse la coyote sono io” “Non mi fido di te, credo tu non sia del tutto sincera ma Ale ti amo. Non potevo starti ancora lontano. Ti rendi conto di cosa mi hai scritto ieri sera? Mi hai scritto TI AMO! come faccio ad ignorarlo? Ero ubriaco, stavo male e pensavo solo a te. Non riesco ad andare avanti, la mia testa sta con te, il mio cuore sta con te.” “Noi due siamo destinati, ci saremmo incontrati in ogni caso. Ricordi tutte le volte che ci siamo lasciati? Ci incontravamo di continuo, anche con improvvisi amici in comune. Io penso a te sempre, parlo di te sempre. Ti amo, ti amo da impazzire e ti voglio, terribilmente” “Io ti darei anche la luna! So che ti ho tratatta tanto male, che di complimenti te ne ho fatti pochi ma tu per me sei unica. Le altre non duravano nemmeno un mese, i legami mi spaventano ma tu mi hai tenuto. 6 mesi non sono pochi per me Ale. Per me sei bella anche senza trucco, anche ora. Non possiamo andare avanti se siamo due muri, se siamo testardi, se abbiamo dubbi. Come potremmo star bene? Hai sempre detto che desideravi avermi qua e ho deciso di venire e sorprenderti, ma questo è davvero un Addio. Io devo scappare.” Ne parliamo a lungo e alla fine i nostri capelli si asciugano da soli. Lui non stava bene eppure era venuto lì da me. Poi però all’improvviso gli viene la febbre, forse ad entrambi. Sembriamo due strafatti, abbiamo gli occhi rossi, il viso rosso. Scendiamo dai miei vicini, io lo tengo per mano come un bimbo, lo guido con me. Mi sembra così piccolo e tenero. Lo presento sorridente a tutti. Lui si siede e mi tira verso di sè. Mi accarezza come fossi io la bimba. Misuriamo la febbre, l’abbiamo entrambi. Quando saliamo di nuovo a casa però non ci importa e facciamo l’amore, piano e dolcemente. “Quando mi hai presentato prima l’ho visto che eri fiera.” Cucino per lui, mangiamo insieme vicini vicini, mi dice che me la sono cavata e mi sorride, ogni tanto mi guarda, si fissa su di me e io gli sorrido, gli accarezzo i capelli. Ci mettiamo a letto e guardiamo la partita, ci scaldiamo ai gol mancati, esultiamo, ci baciamo, le nostre mani si stringono e accarezzano. Siamo nudi nel letto che sembra troppo caldo, la febbre sale e scende e alla fine della partita facciamo di nuovo l’amore. “Oggi non sei l’uomo cattivo, oggi sei piccolo, sei un bimbo innocuo. Sei così bello amore mio. Oggi non mi fai paura, oggi sei diverso.” Mi dice che è una settimana che non fuma, che ha smesso, che riesce a ragionare di più, che è più loquace e tranquillo. Ridiamo e scherziamo, quando rido lui mi guarda, gli brillano quasi gli occhi e sorride tanto. Mi chiede scusa per tutto quello che ha fatto, avrebbe voluto trattarmi da principessa ma la droga gli ha bruciato il cervello. Mi dice che a volte vedeva cose che non c’erano, ripercorriamo dei litigi durante la nostra relazione, parliamo di chi ci vuole ancora insieme, di come stiamo bene e tranquilli ora lì insieme, di quello che proviamo e abbiamo noi due, che non potremmo avere con nessun altro, che il tempo non serve mai perchè noi non dimentichiamo, non andiamo avanti. “Io ti cerco disperatamente negli altri che non sono mai come te, e non voglio uno che sia come te, io voglio te, anche se sei un rompipalle, anche se litighiamo di continuo, anche se siamo due muri, anche se nei momenti di forte astinenza sarà dura starti vicino e potresti distruggermi. Voglio aiutarti, stare con te, viverti. Mi sento tua e ti sento mio.” “Tu mi hai colpito, sei la prima ragazza che abbia davvero amato, Dio quanto ci tengo a te!! Ti sposerei anche domani, verrei qua a vivere con te, farei di tutto con te”. Ogni tanto gli sale la voglia di fumare, lo accarezzo, lo bacio. Voglio che si concentri su di me. Mi prende le mani, le accarezza. Guardiamo qualche film insieme e parliamo tantissimo di tutto, anche i nostri piedi si accarezzano. Facciamo l’amore più e più volte durante la notte. Impostiamo la sveglia e spegniamo le luci. Ci stringiamo forte nudi sotto le coperte, ci accarezziamo, baciamo, parliamo finchè le nostre voci diventano deboli e all’improvviso ci svegliamo. Al suono della sveglia siamo ancora assonnati, non vogliamo proprio alzarci dal letto. Io sono girata di spalle, il suo piede accarezza il mio, cerca un primo contatto, poi mi stringe forte forte, mi spinge completamente verso di se, le sue braccia attorno ai miei fianchi, mi sento piccola piccola e mi riaddormento subito. Ci svegliamo di nuovo che è tardi. “Vorrei restare per sempre così. Sto così bene e tranquillo qui con te. Ho dormito così bene con te, è stato bellissimo”. Ci alziamo, mi aiuta a preparare la valigia e a riordinare la camera. Siamo nudi davanti allo specchio, ci abbracciamo e lui fissa l’immagine riflessa, mi stringe forte. “Ci tengo così tanto a te. Ti amo troppo”. Mi vesto e vado a lavare i piatti, lui viene e mi guarda, sorride di questa dolce quotidianità. Mi abbraccia da dietro, mi da bacini. Facciamo colazione, mi trucco mentre dalla playlist parte “accidenti come sei bella”, lui mi guarda e accarezzandom mi dice “te lo dici anche da sola?”, guarda le mie foto sul pc, dice che in alcune sono troppo vanitosa e antipatica. Poi scappiamo via che è tardi. Prende la valigia e saliamo in auto. Mi dice di aprire il cruscotto all’interno della macchina. C’è un pacchettino rosso con un filo dorato. Dice che è per me. Sorriso tanto, lo scarto. Mi prende la mano e me la tiene per tutto il viaggio, sbagliamo strada, ci perdiamo, sorridiamo, fotografiamo il paesaggio, cantiamo Vasco in macchina, cerchiamo le giuste indicazioni. Poi finalmente riusciamo a tornare a casa. Scende dall’auto, mi riconsegna la valigia e mi stringe forte, mi bacia. Mi sorride, mi fa il dito medio, scherziamo.
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Dico di sì perché insistono Anche se insistono non ci vengo alla festa di questo Neanche se fosse la festa di Cristo (no) È da un po' che non esco L'ultima volta faceva più freddo e buio più presto Il mondo era è spento, ma è tutto più bello Io lo detesto (fighetto) Hai vinto, ci vengo, va bene Ma non ho la macchina e Pietro non viene Vi pago la broda e vi offro da bere Venitemi a prendere, andiamoci insieme, dai Vi aspetto e mi vesto leggero Con la sensazione di essere un peso Ma dai, siamo amici da un secolo Quindi mi regolo, aspetto che suoni il telefono (tu-tu-tu-tu-tu) Scendo giù dal mio amico che aspetta Sotto le piscine di Brebbia Per la broda facciamo colletta E andiamo via da 'sto posto di merda (ehi) Qui la vita alla lunga fa schifo Passa dal Tigros a prendere il bere Che almeno beviamo da schifo La vita è più bella ed è pure più breve (baby) Vai, si va verso Varese Passa il bicchiere che verso da bere Tra risate e Campari arriviamo piegati come delle sedie E 'sto borghese ha una villa solo per vacanza Io che sognavo soltanto una stanza Prati di ganja e montagne di bamba Figa, che bella la figa che balla Mi mancava il mio giro di matti Che mi portano in giro nei party E che mette che ho un sacco di sbatti Ci si sbattono un sacco a distrarmi Questa sera voglio ringraziarvi Beviamo ai miei più grandi amici (gang) Ubriachiamoci come i falliti E ridiamo come dei bambini [Strofa 2] E ci siamo conosciuti da bocia Sopra le bici, mica sopra i social Quando il rap non andava di moda La ganja era buona e bigiavo la scuola Noi uniti da sempre dai sogni (seh) Senza soldi né grandi bisogni Con pochi e vivessi il migliore dei giorni (seh) O che fossi in prigione al Miogni (yeh) E ora eccoci qua Per niente cambiati malgrado l'età A una festa da film in un'altra città Chi senza la tipa e chi senza il papà E chi se ne fotte di come sarà Stanotte si può, si fa ciò che ci va E domani chissà Beviamo champagne a fiumi Sotto un cielo a pois, ah [Strofa 3] E non mi ero mai sentito così Come se nessuno c'ha tutto e io sì Come se non mi fossi mai perso niente E non avessi più niente da perdere Potrei anche andarmene adesso E chiudere questa partita Senza mettermi in fila con gli altri E aspettare che vinca la vita Ma noi non faremo l'errore Come fanno le altre persone Di fare sempre la scelta più giusta Invece di quella migliore Siamo giovani come la notte E urliamo quel nostro timore Che questo vedere più chiare le cose Andrà via con la notte, accecato dal sole [Outro] E oggi il tuo nome è più grande Rincasiamo e non fanno domande Siete voi tutto quello che avevo E più vai avanti e più vuoi tutto indietro E anche se sono sempre lo stesso E non penso più a te quando sento quel pezzo Per ogni fratello con me se piangevo Io che sono forte quanto quel che bevo
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30 gen. - 8 feb. 2019
Esquel - El Bolsòn [Argentina]
A leggere la Lonely, sembra che in qualsiasi benedetto paesino della patagonia argentina si possano fare le stesse emozionantissime cose: rafting, kayaking, horse riding, trekking, cycling... pare che annesso ad ogni villaggio ci sia sempre un lago, un fiume, un parco nazionale imperdibile... e francamente, ormai, di queste cose ne abbiamo fatte e viste in abbondanza. Per questo, scegliendo come prossima destinazione Esquel, pronunciato dai locali con un buffo "ECCHEL" che ci fa sorridere ogni volta che lo sentiamo, non ci aspettiamo niente di particolarmente eccitante. Anzi, alle volte ci chiediamo perché abbiamo deciso di fermarci. Il fatto è che il nostro animo oscilla tra la volontà di saltare a piè pari molti paesini ed andare dritti al sodo verso quei luoghi che sappiamo essere davvero imperdibili, ed il senso di colpa misto alla speranza che proprio quei paesini tanto anonimi possano riservare delle sorprese inaspettate. Finora, quest'ultimo sentimento ha guidato le nostre scelte. Nel caso di Esquel, le nostre iniziali aspettative vengono tristemente confermate: ci accoglie l'ennesimo anonimo paesino di montagna che andrà perso col tempo nella memoria. Già ora che scriviamo, a quasi un mese di distanza, fatichiamo a dare forma ai ricordi di questo villaggio.
Tornano sicuramente alla mente il caldo improvviso dopo oltre un mese di freddo e soprattutto la paura per il hantavirus. È da mesi che sentiamo parlare di questa malattia trasmessa dai ratti: c'è chi ci ha raccontato di come abbia ucciso un'intera famiglia durante un matrimonio, chi dice che esista da sempre ma non sia un pericolo, chi afferma che sia incurabile e letale. Non sappiamo a chi credere e, più ci avviciniamo alla zona a rischio, più abbiamo paura. Eppure, qui, nessuno sembra preoccuparsene più di tanto. Ne parliamo con chiunque ci capiti a tiro, e il quadro si fa via via più chiaro: il hantavirus è perennemente presente in queste zone e diventa un pericolo d'estate, quando le persone campeggiano nei parchi, rischiando di venire a contatto con feci o urina di roditori. Quest'anno ha fatto tanto scalpore perché, durante una festa di 15° compleanno (qui festeggiato in grande, peggio del nostro 18°), il virus si è propagato tra gli invitati, uccidendone una decina. I sintomi sono comuni (mal di testa, vomito, nausea) e, se non curati per tempo, rendono la malattia mortale. Siamo sollevati di aver finalmente fatto luce su questo mistero (e di sapere che è curabile), tuttavia restiamo cauti e un poco timorosi, mentre ci dirigiamo verso il Parque Nacional Los Alerces.
Dopo un paio di notti in un vero letto, è difficile essere entusiasti di dormire in tenda sullo scomodo materassino gonfiabile, mangiando cibo riscaldato. Un poco controvoglia e inspiegabilmente stanchi, ci trasciniamo per i sentieri di questo parco dai laghi verde acqua, consapevoli di avere una camminata di 8 km per raggiungere il campeggio gratuito.
L'autostop non va in porto e finiamo per mangiare polvere per 2 ore, prima di raggiungere la spiaggetta su cui piantare la tenda e sorseggiare birra calda, mentre osserviamo i coraggiosi argentini che si bagnano nell'acqua gelida del lago. Attorno a noi comincia a scendere il buio, mentre la gente fa scorta di legna per accendere il fuoco. La notte è inquieta e rumorosa a causa di un gruppo di campeggiatori che canta e suona la chitarra fino alle prime ore del mattino. Quando arriva il nuovo giorno, vogliamo solo tornarcene in paese.
A parte questo, Esquel segna la nostra definitiva conversione al cibo da ostello. Dopo oltre due mesi di vani tentativi in ristoranti discutibili, cibo pessimo e pesante, gettiamo la spugna e torniamo al buon vecchio e affidabile fai da te. Assaggiare il cibo locale rimane il nostro passatempo preferito, eppure abbiamo sempre l'impressione che, a parte un paio di piatti forti, non ci sia mai nulla di indimenticabile.
[Marco. A migliaia di km di distanza riecheggiano nell'aria le parole di papà: "Mangia a casa che è meglio", oppure "Bisogna stare a casa!". Sorrido, pensando a quanta saggezza ci fosse dietro a quegli imperativi categorici. Fatto sta che ora sono dall'altra parte del mondo e sono stufo di mangiare merda!]. Così ci organizziamo, andiamo a fare la spesa e ci mettiamo al lavoro, che alla fine è anche la cosa che più ci piace fare e che ci dona più soddisfazione. Ci costa un po' di fatica adattarci agli spazi comuni degli ostelli, agli utensili inadeguati, agli ingredienti diversi, ma tecnica e amore sopperiscono alla grande a queste mancanze. Il risultato è che con meno soldi mangiamo meglio e più sano. Che vuoi di più?
Qualcosa ci fa credere che riusciremo facilmente a trovare un passaggio da Esquel ad El Bolsón. Non ci sbagliamo, in un certo senso: stiamo facendo autostop da poco, quando una macchina ci carica su. Un attore barbuto, che a dicembre si trasforma in Babbo Natale, ci offre di portarci a qualche km da El Bolsón, che potremo poi raggiungere in colectivo. La verità è che ci lascia nel mezzo del nulla, sotto il sole cocente dell'ora di pranzo, a 25 km di distanza dal paese, in un punto in cui gli autobus passano solo verso sera e le auto sfrecciano veloci. Ci occorrono altri tre passaggi per raggiungere la nostra destinazione, bruciati dal sole e sfiniti.
El Bolsòn è un paesino tutto sommato piacevole, rilassato e colorato. Alla feria artesanal passeggiamo tra le bancarelle piene di ammenicoli e mate riccamente decorati. Tutto è rigorosamente fatto a mano dagli innumerevoli hippies che popolano il paese. Sono tanti, troppi. Bivaccano per strada o nei parchi come i cani randagi. Saranno anche folkloristici, ma non sono un piacere per la vista. Sembrano fatti con lo stampino: hanno i rasta o i capelli colorati, mezzo cranio rasato; piercing e tatuaggi ovunque; vestiti lerci e rotti; sono scalzi ed hanno i piedi neri; armeggiano con i birilli ai semafori oppure vendono braccialetti...
Cerchiamo pace e tranquillità lontano da tutta questa stravaganza facendoci il nostro solito weekeend fuori porta, piantando la tenda al lato di una magnifica baita in stile altoatesino, il Refugio Hielo Azul: una casetta interamente costruita in legno, con tanto di altalena, slackline e campo da calcio con vista ghiacciaio.
Trascorriamo la notte in questo piccolo paradiso di relax, svegliandoci per andare ad ammirare le stelle. La via lattea splende, il cielo è un tappeto nero costellato di luci brillanti, è stupendo. Il giorno seguente torniamo ad El Bolsòn, dopo una lunga camminata che passa per il rifugio Cajon e lo splendido Rio Azul, un fiume verdeacqua e sorprendentemente cristallino. Quando ricompariamo sulla soglia dell'ostello di El Bolsòn, non sappiamo se i proprietari siano contenti o meno di rivederci...
Ad El Bolsòn proseguiamo infatti nella direzione già presa ad Esquel, sperimentando piatti più arditi e mettendo alle corde la cucina dello sventurato ostello che ci ospita. Trascorriamo un giorno intero ai fornelli per praparare il cibo per il weekend al rifugio. Ci sembra di essere diventati come tutti quei backpackers che passano le giornate a cazzeggiare in ostello e a farsi da mangiare. A quanto pare, però, tra noi e gli altri c'è una certa differenza: "Più amore e più impegno", dicono i proprietari dell'ostello mentre ci guardano incuriositi ed un po' preoccupati per il flusso continuo di gas ed elettricità richiesto dalle nostre preparazioni. Noi ridiamo, chiedendoci se d'ora in poi troveremo le nostre foto segnaletiche nelle cucine degli ostelli con scritto "Noi non possiamo entrare".
Suscitiamo invidia, tutti intorno a noi guardano i nostri piatti ricchi e profumati mentre mangiano pasta con aglio, carote grattugiate, cetrioli e uova sode. Dal canto nostro, noi non siamo mai soddisfatti. Gli ingredienti disponibili in Argentina sono sempre gli stessi: formaggi insapori, salumi che somigliano a dei blocchi di plastica rosa, pasta gommosa e pesce inesistente (ovvero sempre e solo carne). Proprio per questo, ogni tentativo di farci da mangiare ci lascia con l'amaro in bocca, perché il risultato finale non ha mai il sapore di casa. Non ne possiamo più! Viene voglia di prendere un aereo per tornare alla madrepatria!
Il fatto è che essere italiani è una croce, ce ne convinciamo sempre di più viaggiando. In Italia abbiamo una varietà ed una qualità di materie prime inimitabili; abbiamo una cultura enogastronomica senza paragoni, frutto di una storia millenaria che si tramanda di generazione in generazione; abbiamo abitudine sane, coscienza e consapevolezza sempre maggiori dell'importanza di mangiare bene. Ed i pregi non si limitano alla tavola. Abbiamo un clima ottimo, montagne maestose e mari cristallini, vallate verdeggianti e laghi limpidi; abbiamo buon gusto nel mangiare, nel vestirci, nel comportarci; abbiamo standard di igiene personale molto alti (W il bidet!). Tutto ciò, ovviamente, risalta per contrasto quando si viaggia, da un lato rende durissima la vita del backpacker italiano, dall'altro lo rende orgoglioso delle sue radici.
Il nostro piatto di Esquel ed El Bolsòn è: la milanesa di coscia di pollo
Le nostre canzoni di Esquel ed El Bolsòn sono: Inmigrantes - Graffiti e Sud Sound System - Le Radici Ca Tieni
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