#Pietro Barcellona
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fridagentileschi · 1 year ago
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LA BANDIERA DEI QUATTRO MORI, SOS BATTEROS MOROS
Ringrazio un mio amico sardo per la foto e per avermi mandato la storia
''Per conoscere la storia della bandiera dei QUATTRO MORI (come viene appellata dal popolo sardo) occorre percorrere a ritroso la storia fino al periodo in cui i Catalano-Aragonesi presero possesso della Sardegna. Lo stemma dei quattro mori compare per la prima volta nei sigilli in piombo della Cancelleria Reale aragonese. Nell' archivio storico comunale di Cagliari sono conservati alcuni documenti chiusi con tali sigilli, appartenuti a Giacomo II° e Alfonso il Benigno entrambi re d' Aragona. Gli Aragonesi divennero re di Sardegna a seguito della creazione (avvenuta il 4 aprile 1.297) da parte del Papa Bonifacio VIII del regno di Sardegna. Lo stesso Bonifacio VIII dopo la creazione del regno accordo la "licentia invadendi" agli Aragona per permettere agli stessi di legittimare il possesso dell' isola. A seguito della conquista di fatto dell' isola ad opera del sovrano aragonese Alfonso IV nell' anno 1.323 lo stemma con i quattro mori in campo bianco con croce rossa, fu adottato per il nuovo regno di Sardegna. Regno creato dal nulla e poi regalato da generoso Papa Bonifacio VIII alla casata Aragonese. Questo stemma fu in uso dalla casata iberica degli Aragona fin dal XIII secolo. Sul significato intrinseco dei quattro mori raffigurati nello stemma che era in uso da molto tempo da parte degli Aragona vi sono le più disparate versioni. Tutte caratterizzate dal mito e dalla leggenda. Non esiste nessun documento che riporti dati sufficienti che permettano di stabile in che periodo inizio l' adozione di tale stemma a stemma identificativo della casata. Tra le tante versioni conosciute è da mettere in risalto quella che riconduce alla battaglia di Alcoraz combattuta dagli Aragonesi contro i mori (19 novembre 1.096). Nella battaglia il Re Pietro I° sconfisse pesantemente i mori guidati dal saraceno Abderramen. La leggenda narra che dopo la vittoria le truppe aragonesi issarono insieme alle insegne dei Conti di Barcellona (scudo con quattro pali rossi in campo giallo) uno stemma che riportava nei quattro quarti bianchi formati dalla croce rossa (la croce di San Giorgio) la testa di un moro con la benda sulla fronte. La motivazione sulla comparsa di tale stemma fu probabilmente legata al ricordo della battaglia e alla vittoria sui saraceni. Quando gli Aragonesi ricevettero "in dono" la Sardegna decisero di assumere lo stemma con i quattro mori come bandiera del regno di Sardegna.
Il vessillo con i quattro mori fu innalzato dalle truppe aragonesi durante la battaglia (infausta per i sardi) combattuta a Sanluri la domenica mattina del 30 giugno del 1.409 in una località tristemente nota come Su Occidroxiu (il mattatoio). Le truppe sarde innalzavano la bandiera con raffigurato l’albero eradicato (stemma del giudicato d’Arborea (l' ultimo dei quattro regni che ancora teneva testa agli Aragonesi). Istintivamente si può pensare che il vessillo degli Arborea fosse la bandiera in cui tutti i sardi si riconoscevano. Ma non è cosi. La Sardegna medievale era divisa in quattro giudicati indipendenti. Ogni giudicato (un regno a tutti gli effetti) aveva la sua bandiera, il proprio vessillo.
L’albero eradicato era il vessillo di uno dei quattro giudicati, quindi di una parte della Sardegna. Come ben noto tre dei quattro giudicati dopo la regalia fatta alla casata aragonese dal Papa Bonifacio VII, persero l' indipendenza. L' unico giudicato che poteva esprimere la propria piena autonomia e indipendenza nei confronti degli Aragona era il giudicato d' Arborea. In quel preciso momento storico quasi tutta la Sardegna era unificata sotto il controllo di una unica entità statuale: il giudicato d' Arborea. Agli aragonesi rimasero ben pochi lembi di territorio sardo da controllare. Quindi è normale che quel vessillo venisse visto da quei sardi che affiancarono gli Arborensi come la bandiera di tutti i sardi.
La bandiera di BATTEROS MOROS stemma della Sardegna viene sventolata con orgoglio dai sardi dentro e fuori dall' isola. Viene considerata come simbolo di appartenenza alla Sardegna. Ai detrattori della bandiera dei BATTEROS MOROS direi di chiedere a quanti più sardi possibile se non amano questa bandiera, e se intendono cambiarla. Do per scontato che prevalga nelle risposte all' amore e l' insostituibilità dei BATTEROS MOROS.''
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tradizioni-barcellona · 2 months ago
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🔸⚜️. 𝑽��𝒄𝒂𝒓𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝑺𝒂𝒏 𝑺𝒆𝒃𝒂𝒔𝒕𝒊𝒂𝒏𝒐. ⚜️🔸
𝑩𝒂𝒓𝒄𝒆𝒍𝒍𝒐𝒏𝒂 𝑷𝒐𝒛𝒛𝒐 𝒅𝒊 𝑮𝒐𝒕𝒕𝒐 - 𝑪𝒂𝒔𝒕𝒓𝒐𝒓𝒆𝒂𝒍𝒆 - 𝑴𝒆𝒓𝒊
𝕀ℕ𝕀ℤ𝕀𝕆 𝔻𝔼𝕃𝕃𝔸 ℙ𝔼ℝ𝔼𝔾ℝ𝕀ℕ𝔸𝕋𝕀𝟘
𝕀ℕ𝕋𝔼ℝℙ𝔸ℝℝ𝕆ℂℂℍ𝕀𝔸𝕃𝔼
ℂ𝕆ℕ 𝕀𝕃 𝔹𝕌𝕊𝕋𝕆 ℝ𝔼𝕃𝕀ℚ𝕌𝕀𝔸ℝ𝕀𝕆
𝙙𝙚𝙡 𝘽𝙚𝙖𝙩𝙤 𝘼𝙣𝙩𝙤𝙣𝙞𝙤 𝙁𝙧𝙖𝙣𝙘𝙤
Sabato 28 Settembre 2024
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ore 18:00 Raduno in Piazza San Sebastiano di tutte le Comunità Parrocchiali del Vicariato di Barcellona Pozzo di Gotto.
ore 18:30 Solenne accoglienza del Busto Reliquiario del Beato Antonio Franco alla presenza di S. E. Mons. Cesare Di Pietro, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Messina - Lipari - Santa Lucia del Mela, dei Sacerdoti, dei Diaconi, dei Religiosi e delle Religiose del nostro Vicariato e delle Autorità.
Saluto del Sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, momento introduttivo di preghiera, a cui seguirà la processione del Busto Reliquiario del Beato Antonio Franco, attraverso via Roma fino alla Basilica minore di San Sebastiano Martire.
ore 19:00 Basilica di San Sebastiano Martire:
Celebrazione della Santa Messa presieduta da S. E. Mons. Cesare Di Pietro.
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Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia
𝑨𝒓𝒕𝒆 - 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 - 𝑪𝒖𝒍𝒕𝒖𝒓𝒂
𝑭𝒆𝒅𝒆 𝒆 𝑫𝒆𝒗𝒐𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝑷𝒐𝒑𝒐𝒍𝒂𝒓𝒆
Sicilia Terra di Tradizioni
#Tradizioni_Barcellona_Pozzo_di_Gotto_Sicilia
#Sicilia_Terra_di_Tradizioni
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Al Bancarella cucina vince Catzola con Il cuoco dei presidenti
Con 42 voti sui 53 disponibili, Il Cuoco dei Presidenti di Pietro Catzola (Solferino) vince la diciottesima edizione del premio Bancarella della cucina. Al secondo posto con 27 preferenze Maria Teresa di Marco, autrice de La Boqueria e i mercati di Barcellona (Guido Tommasi editore). Ex aequo al terzo posto tra Oscar Farinetti con È nata prima la gallina…forse (Slow food editore) e…
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Mediaset scende in campo per la Champions League, martedì alle 20:45 in diretta su Canale 5 Lazio-Atletico Madrid
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Mediaset scende in campo per la Champions League, martedì alle 20:45 in diretta su Canale 5 Lazio-Atletico Madrid. Sarà "Lazio-Atletico Madrid" il primo match della Uefa Champions League 2023/24 che aprirà la stagione del grande calcio europeo delle reti Mediaset. La gara, in programma martedì 19 settembre alle ore 21.00, è proposta in diretta in chiaro su Canale 5 e in streaming su sportmediaset.it e su Mediaset Infinity. Dallo stadio Olimpico di Roma va in scena la super sfida tra i biancocelesti di Maurizio Sarri e gli spagnoli allenati dall'ex laziale Diego Pablo Simeone. Telecronaca affidata a Massimo Callegari con il commento tecnico di Roberto Cravero. Su Mediaset Infinity prepartita con Benedetta Radaelli con Fabrizio Ravanelli, Christian Panucci e Sandro Sabatini.  A seguire, sempre sull'ammiraglia Mediaset, ricco post-partita condotto da Alberto Brandi con ospiti in studio Fabrizio Ravanelli, Christian Panucci, Sandro Sabatini, e Graziano Cesari per tutti i casi da moviola. Non mancheranno immagini, highlights, gol e interviste ai protagonisti della prima giornata di Champions.  Per non perdersi nemmeno un minuto dello spettacolo della Champions, quindici gare della prima giornata (19 e 20 settembre) saranno visibili in diretta streaming sulla piattaforma Mediaset Infinity, tra cui spiccano "Milan-Newcastle" martedì 19 alle ore 18.45 e "Braga-Napoli" mercoledì 20 alle ore 21.00. E grazie all'opzione "Diretta Champions" è possibile gustarsi tutti i goal in tempo reale.  Mercoledì 20 settembre, su Mediaset Infinity gli studi partita saranno condotti da Benedetta Radaelli, con Stefano Sorrentino, Giuseppe Incocciati, Mino Taveri e Andrea De Marco per tutti i casi da moviola. Nel post-partita su Mediaset Infinity ampia sintesi di "Real Sociedad-Inter".  MARTEDÌ 19 SETTEMBRE  ·      Lazio-Atletico Madrid, in diretta alle ore 21.00, su Canale 5; telecronaca: Massimo Callegari e Roberto Cravero; inviati: Francesca Benvenuti e Alessio Conti ·      Milan-Newcastle, in diretta alle ore 18.45, su Mediaset Infinity; telecronaca: Riccardo Trevisani e Massimo Paganin ·      Young Boys-Lipsia, in diretta alle ore 18.45, su Mediaset Infinity; telecronaca: Michele Corti ·      PSG-Borussia Dortmund, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity; telecronaca: Federico Mastria ·      Feyenoord-Celtic, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity; telecronaca: Giampiero Foglia Manzillo ·      Barcellona-Anversa, in diretta in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity; telecronaca: Mino Taveri ·      Manchester City-Stella Rossa, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity; telecronaca: Simone Malagutti ·      Shakhtar Donetsk-Porto, in diretta alle ore 21.00 su Mediaset Infinity; telecronaca: Matteo Gandini ·      Diretta Champions, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity  MERCOLEDÌ 20 SETTEMBRE  ·      Braga-Napoli, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity; telecronaca: Riccardo Trevisani e Simone Tiribocchi ·      Real Madrid-Union Berlino, in diretta alle ore 18.45, su Mediaset Infinity; telecronaca: Federico Mastria ·      Galatasaray-Copenaghen, in diretta alle ore 18.45 su Mediaset Infinity; telecronaca: Michele Corti ·      Bayern Monaco-Manchester United, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity; telecronaca: Roberto Ciarapica ·      Siviglia-Lens, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity; telecronaca: Alessandro Lettieri ·      Arsenal-PSV Eindhoven, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity; telecronaca: Giampiero Foglia Manzillo ·      Benfica-Salisburgo, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity; telecronaca: Pietro Scognamiglio ·      Diretta Champions, in diretta alle ore 21.00, su Mediaset Infinity... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ateatino · 4 years ago
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Il 31 gennaio si è conclusa per noi un'avventura davvero emozionante!
Così emozionante che vogliamo dare i numeri:
6.166 euro raccolti
259 donatori e donatrici
4.186 visite uniche alla pagina del nostro progetto sulla piattaforma di Produzioni dal Basso.
Abbiamo tanti grazie da dire: a Produzioni Dal Basso e Banca Etica per averci dato l'opportunità con il bando "Impatto +" di poter rendere concreta un'idea progettuale su cui lavoriamo da mesi con O2italia, Il cartolaio del bosco e la Libreria L'Incanta Storie; ad Editoriale Scienza per il sostegno e per gli infiniti stimoli che ci sono venuti dal loro catalogo; alle scuole che riceveranno in dono le scatole per l'entusiasmo e la fiducia.
E, ovviamente, a tutte e tutti voi per aver reso possibile il passaggio alla "fase 2" del progetto.
GRAZIE a: Antonio Mamì, Agata Samperi, Alberto Musco, Aldo Lenzo, Alessandra Rigano De Gaetano, Alessandro Milone, Alessia Barone, Ambrogio Isgrò, Andrea Corno, Andrea Inzerillo, Andrea Scilipoti, Serena Leotta, Angela Costantino, Anita Magno, Anna Fazio, Anna Gallerani, Annalisa Gualtieri, Anna Maria Vaccarino, Antonella Correnti, Antonella Saja, Antonia Sidoti, Antonio Cicero, Antonio Carcione, Elena Bagnoli, Antonio Bellinvia, Anna Bucca, Carmen Papaianni, Carla Cozzolino, Carmelo Catalano, Carmelo Recupero, Carmen Barca, Carolyn Berger, Caterina Abbriano, Marilia Costa, Cettina Pitrone, Chiara Pepe, Chiara Scuteri, Cleopatra Cortese, Claudia Mangano, Stefano Clerici, Carmela Panella, Cristina Grande, Daniela Munafò, Daniela Bersano, Marco Giorgianni, Dario De Pasquale, Diego Zucchelli, Domenica Piazzo, Donato Barbato, Daniela Pappalardo, Elena Poma, Emanuele La Rosa, Enrica Pellegrino, Enza Galluzzo, Enza Zumbo, Erika Bucca, Eva Buttà, Fabio Calabrò, Fabio Genovese, Francesco Caizzone, Federica Correnti, Federica Maio, Federico Mangano, Filippo Nicosia, Matteo Finco, Francesca Rinaldi, Francesca Mirabella, Francesca Petruzzella, Francesca Pitrone, Marco Pandolfo, Francesco Calabrò, Gabriele Sidoti, Lucia Gentile, Giuseppe Geraci, Gian Marras, Garis Giovanna, Giovanna Caravello, Giovanna Rappazzo, Giulia D’Alessio, Giuseppe Aliquò, Agnese Calabrò, Giuseppe Motta, Giuseppe Pampanini, Giusi Caliri, Giusy Caravello, Giusy Russo, Glenda Spiller, Grazia Costantino, Grazia Salamone, Graziella Rao, Antonino Il Grande, Aias Onlus Sezione di Barcellona Pozzo di Gotto, Marcela Salvador, Irene Faranda, Isidora Scaglione, Carmen Italico, Ivan Bertolami, Katia Crifò, Roberto Cervi, Pietro Rossello, Laura Alessandra Bonaceto, Laura Casu, Laura D’Amico, Laura Recupero, Condotta Slow Food Peloritani Tirrenici, Luca Faenzi, Lucia Isgrò, Luciano Aliquò, Luigina Roselli, Lydia Oliva, Margherita Dotti, Maria Assunta De Fazio, Maria Bucca, Maria Sciotto, Mariateresa Carbone, Maria Teresa Collica, Mariella Chiaramonte, Mario Scardino, Marta Mocchetti, Marzia Sindoni, Marco Mattiuzzo, Maura Macchi, Maria Grazia De Pasquale, Mimì Pino, Mimma Pitrola, Associazione culturale La cicale e la formica, Maurizio Calabrò, Monica Guerra, Giovanni Avitabile, Antonio Bonuccelli, Raffaella Campo, Antonino Amato, Nino Calabrò, Nino Sottile, Lucia Vento – Opuntia, Ornella Privitera, Maria Cristina Falcaro, Paola Belardo, Pasquale Rosania, Patrizia Donato, Patrizia Verde, Dario Piccolo, Piera Mannuccia, Pietro Centineo, Riccardo D’Urso, Riccardo Italiano, Riccardo Neri, Rita Ponzo, Rita Sedda, Roberto Iraci, Rossella Alessandrini Iocum-Scuola diffusa, Sara Rucci, Salvatore Alosi, Salvatore e Antonella D’Arrigo, Salvatore Bonaceto, Sara Loddo, Scheggia Sara, Serena Salmeri, Sergio Amato, Sergio Bonvegna, Silvia Geroldi, Sofia Capizzi, Sonia Sgrò, Stefano Giunta, Stefano Nucera, Neotenia LTD, Caterina Martinazzoli, Barbara Todaro, Valeria Bonina, Vera Genovese, Veruska Bagnoli, Veronica Vannelli, Viviana Isgrò, Maria Rotuletti, Mariagrazia Milioti, Annalina Perdichizzi, Felice Spinella, Anna Genovese, Rosalba Caliri, Francesca Floramo, Carmelina De Pasquale, Andrea Biondo, Serena Perdichizzi, Vera Bilardo, Francesco Aricò, Rossana Bilardo, Alessia Ragno, Rizzo Lucia, Mimma Naselli, Graziano Genovese, Giuseppe Ravidà, Alessandro Campo, Mariella Bonomo, Cinzia Catanzaro , Marco Motta, Giusy Scardino, Nicla Ruggeri, Patrizia Cirino, Diego Pirri, Danila Ruvolo, Danilo Calandra, Franco Calabrò, Mariagrazia Caliri, Teresa Sottile, Fabio Alosi, Antonella Bucalo, Ada Trifirò, Hernan Colombo Habot, Zina Giglio, Rosangela David, Rita Martino, Progetto Uomo Nero Racconta, Mariapia Coppolino, Renata Lo Iacono, Rossana Chillemi, Patrizia Mastroeni, Kanö Sartoria Sociale, Scuola dell’Infanzia Corriolo – Maestra Dora Crisafulli, Valeria De Pasquale, Andrea Cristelli, Renata Pettineo, Moravia Paratore
Vi aspettiamo da domani sulla nuova pagina del progetto: https://www.facebook.com/La-Scatola-incantanta-102227571737051
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mayolfederico · 5 years ago
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dodici marzo
Julio Larraz, Eniace a Contrapunto, 2016
  luce inerme, irredenta luce che bruci nel mondo inospitale
tra i solchi scellerati e i cancelli fissati dalla mente criminale… nell’angolo cieco o nel vuoto delle stanze tu sei, o nel pianto del luminìo campale… il faro ipocrita illumina le bande ma tu esisti, e cerchi i tuoi fratelli
(Eugenio de…
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maddalenafragnito · 2 years ago
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TRANSIZIONE ECOSOCIALE E PRATICHE FEMMINISTE: QUALE GENERE DI FUTURO 
Seminario Università di Trento
“OCIS in movimento” sul tema delle disuguaglianze di genere, in collaborazione con il Laboratorio Aperto dei Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia e la Scuola Normale Superiore.
Mercoledì 5 ottobre ore 14:30
In presenza presso la Sala Riunioni II piano [registrati a questo LINK], Palazzo di Sociologia, Università di Trento e in diretta streaming (clicca su questo LINK | Meeting ID: 823 4808 2142; Passcode: coact)
Ospiti:
Antonia De Vita (Università di Verona) è professoressa associata di Pedagogia generale e sociale. Si occupa di processi di apprendimento, partecipazione e capacitazione, in particolare nei contesti di educazione informale, nonché di pensiero femminile ed educazione di genere. Tra le sue pubblicazioni: Senso del lavoro nelle economie diverse (2017), Una città da abitare (2013, con L. Bertell), Davide e Golia (2013). È co-fondatrice del Laboratorio TiLT/Territori in Libera Transizione del Dipartimento di Scienze Umane (UniVr) e co-direttrice del Master “Saperi in Transizione”.
Ilenia Iengo (Università Autonoma di Barcellona) è ricercatrice nell’ambito dell’ecologia politica e delle environmental humanities. La sua ricerca si concentra principalmente su questioni legate alla politicizzazione dei corpi malati, narrazioni di contaminazione, trans-corporeità, studi femministi, giustizia ambientale e attivismo, beni comuni urbani, geografie e pratiche urbane radicali.
Maddalena Fragnito (Coventry University) è un’artista e attivista, al momento PhD candidate presso il Centre for Postdigital Cultures all’’Università di Coventry. È co-autrice di “Rebelling with care” (WeMake 2019) e “Ecologie della cura: Prospettive transfemministe” (Orthotes 2021). È co-fondatrice dello spazio culturale autonomo MACAO a Milano e parte dei gruppi di ricerca Pirate Care, OBOT/Friction e dell’Institute for radical imagination.
Modera: Alice Dal Gobbo (Università di Trento); Introduce: Francesca Forno (Università di Trento)
L’incontro sarà anche l’occasione per presentare la terza edizione del Master inter-universitario di primo livello “Saperi in Transizione. Strumenti e pratiche per una cittadinanza ecologica e globale” coordinata dall’Università di Trento.
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sounds-right · 3 years ago
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28/05 Leon fa scatenare Bolgia Summer Garden - Bergamo 
Dopo il successo dell'opening del 21 maggio, al Bolgia Garden Room, il giardino elettronico del Bolgia di Bergamo, il 28 maggio 2022 arriva un altro artista d'eccezione: Leon. 
Italiano di nazionalità e ormai cittadino del mondo dell'elettronica, Leon è un top dj internazionale. Il suo sound, un mix decisamente personale di house, electro e techno, funziona da 15 anni. E le sue release, ad esempio quelle che pubblica sulla sua nuova label Futura, oppure su Cocoon, 8Bit, Hot Creations o Crosstown Rebels, sono da tempo un riferimento internazionale che fa ballare il mondo. 
Ad esempio, Leon, a Londra è di casa al Fabric e al Warehouse, mentre il suo sound è fin dal 2012 una delle colonne portanti di Music On, la one night creata da Marco Carola che fa scatenare da tempo Ibiza, Miami e non solo. Poche ore dopo il suo dj set al Bolgia, previsto per sabato 28 maggio, il 4 giugno, eccolo a far scatenare, l'Unum Festival in Albania. E non è tutto: a Tulum, in Messico, eccolo al Mia Beach, mentre a Barcellona suona al City Hall...
Per Leon, quando si tratta di party, ciò che conta sono la musica, la libertà d'espressione, la voglia di stare insieme... ed ecco perché il party al Bolgia Summer Garden, a Bergamo, il 28 maggio è già molto atteso. 
Con Leon nel Summer Garden del Bolgia di Bergamo il 28 maggio suonano Wilder, MuDdler e Natan Ants. In Indoor Room invece suonano Club Panic, Edoardo Furia, Mattia Pagliarin, Nicolas Cappucci & Stefano Pirovano, Pietro Lavecchia B2B Darksoul, Silver & Flint. In Lab Room invece si alternano Benjo B2B Enrico Frustoli, Cidos, NI.CK B2B Tazmania, Rojabeat, Shifu B2B Nicole Cavinato, Todarello. Apertura alle 23:30, chiusura alle 6 in tempo per vedere l'alba.
Quello del 28 maggio 2022 con Leon sul palco del Bolgia Summer Gardne di Bergamo è solo l'ennesimo super party che ha scandito una primavera piena di grandi ospiti nel top club sull'A4. Al mixer del Bolgia, nella infinita stagione 2021 - 2022, si sono alternati infatti top dj come Len Faki, Joseph Capriati, Marco Faraone, Ilario Alicante, wAFF, Seth Troxler, Anfisa Letyago, Deborah De Luca…
28/05/2022 Leon @ Bolgia Summer Garden - Bergamo 
Info e prenotazioni: 
https://www.bolgia.it/leon22/
Bolgia
via Vaccarezza 9 Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803
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tarditardi · 3 years ago
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28/05 Leon fa muovere a tempo Bolgia Summer Garden - Bergamo 
Dopo il successo dell'opening del 21 maggio, al Bolgia Garden Room, il giardino elettronico del Bolgia di Bergamo, il 28 maggio 2022 arriva un altro artista d'eccezione: Leon. 
Italiano di nazionalità e ormai cittadino del mondo dell'elettronica, Leon è un top dj internazionale. Il suo sound, un mix decisamente personale di house, electro e techno, funziona da 15 anni. E le sue release, ad esempio quelle che pubblica sulla sua nuova label Futura, oppure su Cocoon, 8Bit, Hot Creations o Crosstown Rebels, sono da tempo un riferimento internazionale che fa ballare il mondo. 
Ad esempio, Leon, a Londra è di casa al Fabric e al Warehouse, mentre il suo sound è fin dal 2012 una delle colonne portanti di Music On, la one night creata da Marco Carola che fa scatenare da tempo Ibiza, Miami e non solo. Poche ore dopo il suo dj set al Bolgia, previsto per sabato 28 maggio, il 4 giugno, eccolo a far scatenare, l'Unum Festival in Albania. E non è tutto: a Tulum, in Messico, eccolo al Mia Beach, mentre a Barcellona suona al City Hall...
Per Leon, quando si tratta di party, ciò che conta sono la musica, la libertà d'espressione, la voglia di stare insieme... ed ecco perché il party al Bolgia Summer Garden, a Bergamo, il 28 maggio è già molto atteso. 
Con Leon nel Summer Garden del Bolgia di Bergamo il 28 maggio suonano Wilder, MuDdler e Natan Ants. In Indoor Room invece suonano Club Panic, Edoardo Furia, Mattia Pagliarin, Nicolas Cappucci & Stefano Pirovano, Pietro Lavecchia B2B Darksoul, Silver & Flint. In Lab Room invece si alternano Benjo B2B Enrico Frustoli, Cidos, NI.CK B2B Tazmania, Rojabeat, Shifu B2B Nicole Cavinato, Todarello. Apertura alle 23:30, chiusura alle 6 in tempo per vedere l'alba.
Quello del 28 maggio 2022 con Leon sul palco del Bolgia Summer Gardne di Bergamo è solo l'ennesimo super party che ha scandito una primavera piena di grandi ospiti nel top club sull'A4. Al mixer del Bolgia, nella infinita stagione 2021 - 2022, si sono alternati infatti top dj come Len Faki, Joseph Capriati, Marco Faraone, Ilario Alicante, wAFF, Seth Troxler, Anfisa Letyago, Deborah De Luca…
28/05/2022 Leon @ Bolgia Summer Garden - Bergamo 
Info e prenotazioni: 
https://www.bolgia.it/leon22/
Bolgia
via Vaccarezza 9 Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803
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djs-party-edm-italia · 3 years ago
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28/05 Leon fa muovere a tempo Bolgia Summer Garden - Bergamo 
Dopo il successo dell'opening del 21 maggio, al Bolgia Garden Room, il giardino elettronico del Bolgia di Bergamo, il 28 maggio 2022 arriva un altro artista d'eccezione: Leon. 
Italiano di nazionalità e ormai cittadino del mondo dell'elettronica, Leon è un top dj internazionale. Il suo sound, un mix decisamente personale di house, electro e techno, funziona da 15 anni. E le sue release, ad esempio quelle che pubblica sulla sua nuova label Futura, oppure su Cocoon, 8Bit, Hot Creations o Crosstown Rebels, sono da tempo un riferimento internazionale che fa ballare il mondo. 
Ad esempio, Leon, a Londra è di casa al Fabric e al Warehouse, mentre il suo sound è fin dal 2012 una delle colonne portanti di Music On, la one night creata da Marco Carola che fa scatenare da tempo Ibiza, Miami e non solo. Poche ore dopo il suo dj set al Bolgia, previsto per sabato 28 maggio, il 4 giugno, eccolo a far scatenare, l'Unum Festival in Albania. E non è tutto: a Tulum, in Messico, eccolo al Mia Beach, mentre a Barcellona suona al City Hall...
Per Leon, quando si tratta di party, ciò che conta sono la musica, la libertà d'espressione, la voglia di stare insieme... ed ecco perché il party al Bolgia Summer Garden, a Bergamo, il 28 maggio è già molto atteso. 
Con Leon nel Summer Garden del Bolgia di Bergamo il 28 maggio suonano Wilder, MuDdler e Natan Ants. In Indoor Room invece suonano Club Panic, Edoardo Furia, Mattia Pagliarin, Nicolas Cappucci & Stefano Pirovano, Pietro Lavecchia B2B Darksoul, Silver & Flint. In Lab Room invece si alternano Benjo B2B Enrico Frustoli, Cidos, NI.CK B2B Tazmania, Rojabeat, Shifu B2B Nicole Cavinato, Todarello. Apertura alle 23:30, chiusura alle 6 in tempo per vedere l'alba.
Quello del 28 maggio 2022 con Leon sul palco del Bolgia Summer Gardne di Bergamo è solo l'ennesimo super party che ha scandito una primavera piena di grandi ospiti nel top club sull'A4. Al mixer del Bolgia, nella infinita stagione 2021 - 2022, si sono alternati infatti top dj come Len Faki, Joseph Capriati, Marco Faraone, Ilario Alicante, wAFF, Seth Troxler, Anfisa Letyago, Deborah De Luca…
28/05/2022 Leon @ Bolgia Summer Garden - Bergamo 
Info e prenotazioni: 
https://www.bolgia.it/leon22/
Bolgia
via Vaccarezza 9 Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803
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tradizioni-barcellona · 2 months ago
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Si rende noto che S.E. l'Arcivescovo
Mons Giovanni Accolla, ha nominato
Padre DAMIANO LA ROSA, Parroco della Parrocchia Santa Maria Annunziata in Merì.
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p. DAMIANO LA ROSA
farà ingresso nella comunità Parrocchiale
"Santa Maria Annunziata" - Meri
Lunedì 23 Settembre alle ore 19:00
durante la Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S. Ecc. za Rev .ma Mons. Cesare di Pietro, Vescovo Ausiliare
Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela
Auguri di buon lavoro!
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Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia
Arte - Storia - Cultura
Fede e Devozione Popolare
Sicilia Terra di Tradizioni
#Tradizioni_Barcellona_Pozzo_di_Gotto_Sicilia
#Sicilia_Terra_di_Tradizioni #Merì
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Bari, al via anche quest’anno il progetto di educazione ambientale di “NauticinBlu”
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Bari, al via anche quest’anno il progetto di educazione ambientale di “NauticinBlu”.     Riprende anche quest’anno il progetto di educazione ambientale “NauticinBlu”, promosso da Marevivo Onlus e destinato a ragazzi e ragazze di 13 Istituti Nautici su tutto il territorio nazionale e da quest’anno approdato anche in Spagna, in due istituti nautici di Barcellona. L’associazione ambientalista, da sempre in prima linea nelle attività di sensibilizzazione nelle scuole, investe ora più che mai nelle iniziative che coinvolgono le giovani generazioni “sul campo” con lo scopo di farle sentire parte attiva del cambiamento e sensibilizzarle alla scoperta di alternative allo stile di vita odierno. Il progetto, reso possibile grazie al prezioso supporto di MSC Foundation, main donor, e alla visione del fondatore Gianluigi Aponte che ha ispirato e sostenuto l’iniziativa sin dalla sua prima edizione, vede coinvolti per il sesto anno consecutivo gli studenti e le studentesse dell’Istituto Nautico “Euclide-Caracciolo” di Bari, con lo scopo di diffondere nuovi modelli comportamentali tra i futuri operatori del mare, alla luce degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Le ragazze e i ragazzi delle classi terze del Nautico Euclide Caracciolo saranno impegnati in una full immersion di quattro giorni: 16, 17, 18 e 20 gennaio, sia in attività indoor che outdoor con lezioni in aula tenute da docenti, esperti del settore e comunicatori e uscite didattiche sul territorio. In particolare, ieri, lunedì 16 gennaio, si è svolta la prima lezione frontale nella sala consiliare del Comune di Bari, mercoledì 18 è previsto lo svolgimento della seconda lezione, mentre per la giornata di oggi martedì 17 i ragazzi effettueranno una pulizia dei rifiuti abbandonati sulla spiaggia Pane e Pomodoro, guidati dai biologi del Centro regionale Mare ARPA Puglia, un’eccellenza del territorio pugliese che svolge numerose attività finalizzate alla tutela dell’ambiente marino e costiero e degli ecosistemi marini. La novità di quest’anno è inoltre una visita guidata al Museo di Scienze della Terra di Bari. “Sono felice di portare il saluto della città ai ragazzi e alle ragazze coinvolti nel progetto NauticinBlu, protagonisti di un percorso formativo che alle competenze maturate in ambito scolastico aggiunge la conoscenza di temi cruciali per il futuro in termini di tutela dell’ambiente marino e sostenibilità – afferma l’assessore all’Ambiente Pietro Petruzzelli – La nostra è una città che al mare deve moltissimo, non solo in termini economici ma culturali, ambientali e paesaggistici. Per questo è fondamentale che le nuove generazioni diventino sempre più consapevoli del valore di un patrimonio straordinario che va conservato e difeso nell’interesse di tutti.” “L’educazione alla sostenibilità è un tema sempre più centrale nella nostra società – dice Maria Rapini, segretario generale Marevivo e responsabile nazionale del progetto – e  con NauticinBlu vogliamo fornire a studenti e studentesse degli Istituti Nautici, che sono i futuri operatori del mare, informazioni accurate sulla biodiversità marina, sull’economia circolare e sulla transizione energetica oltreché sulle opportunità emergenti dei Blue Jobs nei settori della tutela ambientale e dello sviluppo sostenibile.” “La collaborazione tra ARPA Puglia e le associazione ambientaliste, tra cui Marevivo, è importantissima, perché oltre a diffondere la coscienza e la consapevolezza ambientale tra gli studenti, consolida i rapporti tra i soggetti che a diverso titolo hanno come obiettivo la tutela e la salvaguardia dell’ambiente marino – dice Nicola Ungaro, responsabile del Centro regionale mare di Arpa Puglia – Il monitoraggio, il controllo, e la tutela delle acque e degli ecosistemi marini pugliesi rivestono un’importanza cruciale per la gestione sostenibile del nostro territorio, ma altrettanto importanti sono l’informazione ambientale e la formazione delle nuove generazioni per diffondere una vera cultura del mare.” “L’attenzione dell’Istituto Nautico Caracciolo di Bari ai temi dell’ecologia, della sostenibilità e alla transizione ecologica è ormai nota ed evidenziata dalla partecipazione fattiva ed entusiasta di studenti e studentesse al progetto di Marevivo “NauticinBlu” – afferma il professore Ignazio Dragone – La finalità è quella di allargare la cerchia di studenti, docenti e famiglie sensibili alla tutela dell’ambiente marino e ai temi della Blue Economy.”      ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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svediroma · 3 years ago
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In giro per l’Italia - pt 1
Dopo un anno chiusi per la pandemia ho avuto l’opportunità di tornare a viaggiare. Quando ho saputo che mi dovevo trasferire a Roma per fare un anno di volontariato presso la UILDM, e tramite il Corpo Europeo di Solidarietà, mi sono sentita veramente molto grata e privilegiata. La scelta dell’Italia non è stata fatta a caso, tra diversi motivi ho deciso di recarmi qui per avere l’opportunità di continuare a scoprire tutte le meraviglie culturali, gastronomiche e naturali del bel paese.
Roma, la città eterna, è stata la prima sosta e il punto di ritorno di tutti i viaggi. In ogni angolo c’è qualcosa da scoprire, rimango affascinata ogni volta che scendo in centro e passeggio per le strade e i vicoli della capitale italiana. A parte tutte le ricchezze storiche e artistiche, mi ha sorpreso la quantità di parchi e zone verdi che si trovano immerse fra i quartieri romani. E infine il cibo! Cosa scegliere fra la carbonara, la cacio e pepe, la gricia o l’amatriciana? Impresa tosta questa...
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La prima gita fuori porta è stata ad Ariccia, il regno della porchetta. Quando si tratta di carne quella che preferisco in assoluto è la suina, perciò dovevo per forza andare in questo paese ed assagiare il suo prodotto più tipico. Arrivarci con il treno è stato molto semplice: sono scesa ad Albano Laziale e da lì ho camminato per 20 minuti fino al centro di Ariccia. Che bello scoprire che la gita vale la pena non solo per il cibo, ma anche per la belezza della piccola località e del paesaggio che ci offre!
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Dopo Ariccia toccava fare il primo viaggio un pò più lungo. Ho preso lo zaino, sono salita sull’autobus e dopo qualche ora sono arrivata a Verona. La conoscevo già perché cinque anni fa ho abitato per nove mesi in un paese molto vicino, però non vedevo l’ora di girare a spasso per il centro storico e così rivedere la casa di Giulietta, l’Arena, il Ponte Pietra, Castel San Pietro, Castelvecchio, piazza delle Erbe... Che meraviglia di città! Dopo cinque anni continua ad essere così bella come la ricordavo.
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E qual è stata la tappa succcessiva?... Napoli! Che emozione conoscere finalmente il capoluogo della Campania. Fin da quando sono arrivata ho sentito un’energia che mi ha affascinato e mi ha fatto sentire molto a mio agio, come se fossi tornata a Barcellona. È un po’ caotica però autentica e ospitale, ha un centro storico da girare una e mille volte, e si mangia benissimo spendendo poco! Ricorderò per tutta la mia vita l’ultima cena prima di rientrare a Roma: pizza margherita con stracciata di bufala e il cornicione ripieno di ricotta, da uscire fuori di testa!
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Il viaggio successivo è stato un po’ diverso dai precedenti. In Puglia sono andata con i miei, che sono venuti a trovarmi con Opi, la mia opel corsa. Era la prima volta che questa macchina faceva così tanti chilometri e prima di arrivare a Roma hanno avuto qualche problema tecnico. Nonostante ciò sono riusciti a sistemare tutto quanto, e siamo partiti per 5 giorni a goderci l’estate in una delle regioni più belle dell’Italia. Abbiamo visitato Bari, Alberobello, Polignano a Mare, Lecce e il Parco Naturale di Porto Selvaggio, e siamo rimasti più che contenti perché ci sono piaciuti tutti i posti! E ovviamente abbiamo fatto il bagno sia nel mare Adriatico che nel mare Ionico.
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Non è mai facile ritornare dalle vacanze, però avere vicino località come Grottaferrata o Castel Gandolfo mi ha permesso di uscire un po’ dalla routine. Entrambi sono paesi della zona dei Castelli Romani, quindi sono circondati di natura e acqua. A Grottaferrata si trova l'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata, fondata nel 1004, e da Castel Galdolfo si può godere delle splendide viste del lago di Albano.
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Per sfruttare al massimo il resto dell'estate, ho deciso di andare con Opi a San Felice Circeo. Lì ho scoperto la "Grotta delle capre", insieme ad altre, e sono rimasta affascinata dal paesaggio, in quanto è una perfetta combinazione tra una zona di mare roccioso e il Monte Circeo. La temperatura dell'acqua era perfetta e, nonostante la folla, sono riuscita a trovare un angolo nascosto dove ho potuto godere pienamente della giornata.
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E con l'arrivo di settembre, ho lasciato la capitale italiana per visitare due belle cittadine. Uno di questi è Torrealfina, che si trova molto vicino all'Umbria. Un meraviglioso castello corona la parte più alta della città, e sotto di esso sorgono le piccole case di pietra che fiancheggiano le strade strette.
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Per continuare la mia giornata, mi sono diretta verso Civita di Bagnoregio, un villaggio da favola arroccato sulla cima di una collina. Mi sono goduta la vista della piccola città da lontano, dato che chiunque voglia raggiungerla deve pagare un biglietto d'ingresso e attraversare un lungo ponte che la collega con Bagnoregio.
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Il caldo non molla ed è per questo che ho deciso di continuare la mia scoperta del Lazio visitando uno dei laghi più famosi della regione: il lago di Bracciano! Devo ammettere che non me l'aspettavo, ma sono rimasta sorpresa dal lago e dalla città. Il centro storico di Bracciano è affascinante: strade strette fiancheggiate da case in pietra. E che dire del lago, uno spazio pulito e ben tenuto, con acqua cristallina che lascia intravedere il fondo coperto di piccoli sassi.
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- Alba Alvarez Amaya
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videopostnews · 3 years ago
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RETROSPETTIVA: "1968, diario del mio viaggio con destinazione terremotati del Belice"Un medico in pensione, Nicola Di Pietro, 54 anni dopo racconta la sua esperienza di soccorritore improvvisato. Tra difficoltà e rischi per la propria vita, ma una sola parola d’ordine: "indietro non si torna"
https://www.protezionecivilesicilia.it/it/11107-retrospettiva--1968--diario-del-mio-viaggio-con-destinazione-terremotati-del-belice.asp
MESSINA - Quattro giorni dopo il terremoto del Belice, che avvenne la notte tra il 14 e 15 gennaio 1968, due studenti liceali di Villafranca Tirrena e Milazzo, in provincia di Messina, stanno per mettersi in marcia per raggiungere la gente di quei territori.
Avevano riempito di beni di prima necessità, frutto di donazioni spontanee di semplici cittadini e persino di una nota farmacia di Barcellona Pozzo di Gotto, ogni angolo di un furgoncino messo a disposizione dal papà di uno di loro. Partiranno di notte per non incappare nelle maglie della Polizia locale, che non vedeva di buon occhio tale iniziativa, e con in mente le raccomandazioni del preside del loro liceo e l’incoraggiamento di compagni di scuola, concittadini e genitori.
Come Nicola e Ciccio, tanti altri giovani e meno giovani, in quel triste gennaio del 1968, erano in procinto di partire o stavano immagazzinando generi alimentari e vestiti per la stessa destinazione. Tutto era frutto di moti spontanei, privi di precise istruzioni e, talvolta, solo tollerati dalle istituzioni dell’epoca. Oggi sappiamo che ogni soccorritore, anche per svolgere la propria missione di volontariato, deve avere mezzi idonei, adeguata formazione e una struttura di coordinamento istituzionale alle spalle. In mancanza di questi fondamentali, anche il semplice viaggio di due ragazzi neopatentati a bordo di un furgone può diventare un’impresa rischiosa. E’ ciò che si evince, tra l’altro, dal racconto sul filo dei ricordi che cinquantaquattro anni dopo ha scritto per noi uno dei due studenti protagonisti di quell’iniziativa. Si chiama Nicola Di Pietro, oggi è un medico universitario in pensione e vive ancora a Villafranca Tirrena. A corredo di questa sorta di diario ci sono anche le foto del “Viaggio destinazione terremotati del Belice”; immagini in bianco e nero, oggi colorate digitalmente per apprezzarne meglio i dettagli.
Quindi quello che proponiamo è un breve reportage inedito e indipendente, sotto forma di testimonianza diretta del nostro passato più drammatico.
Francesco Venuto/DRPC Sicilia
In viaggio con destinazione popolazioni terremotate del BeliceVenerdì 19 - sabato 20 gennaio 1968
«Nella notte fra il 14 e 15 gennaio 1968, il giornale radio annunciò il terremoto nelle terre della Valle del Belice, terre che comprendono le province di Trapani, Agrigento e Palermo. Magnitudo 6,4 (X scala Mercalli, quasi 400 i morti (fra i quali 10 soccorritori), 1000 i feriti, 90.000 gli sfollati.
Io frequentavo il quinto anno del liceo scientifico Luigi Valli di Barcellona Pozzo di Gotto e viaggiavo tutti i giorni da Villafranca con il treno; a Milazzo salivano a bordo due miei compagni di classe (Ciccio Basilicò e Vincenzo Caravello). A scuola con tutti i compagni decidemmo di fare qualcosa per i terremotati. Il preside, informato della nostra iniziativa, ci raccomandò di fare tutto con la massima attenzione. Anche a Villafranca si sparse la voce dell’imminente mia partenza e la gente del posto portò generi di prima necessità. Era venerdì 19 gennaio e l’indomani a Barcellona la scuola sarebbe stata chiusa per la festa del Patrono San Sebastiano.
Nel pomeriggio sono partito da Villafranca col furgoncino Fiat “Sabrina” carrozzato Fissore di mio padre. Passai da Milazzo a prendere Ciccio Basilicò e, giunti a Barcellona, in fretta e furia caricammo il furgone con gli altri sacchi di beni raccolti in quella città, in parte donati anche dai genitori farmacisti di una nostra compagna di scuola. Eravamo ansiosi di partire anche perché avevamo saputo che ci cercavano i Vigili Urbani per bloccarci e requisirci tutto.
Partimmo verso le nove di sera, pioveva e faceva freddo. Il sistema di riscaldamento del furgone non funzionava, ma questo non era un problema per due giovani pieni d’entusiasmo. Il nostro mezzo era stracarico al punto che la seconda ruota di scorta con gli attrezzi aveva trovato posto fra le gambe di Ciccio. Dietro di noi un carico che comprendeva 100 kg di latte in polvere e condensato, borotalco, omogeneizzati, zucchero, pannolini, scatolette varie, 100 kg di pane, cappotti con le tasche piene di caramelle, scarpe.
Appena fuori Barcellona, lungo la strada statale, abbiamo rischiato di morire: prima di Falcone, su un lungo rettilineo, mentre sotto la pioggia battente eravamo in procinto di attraversare un passaggio a livello ferroviario con le sbarre alzate, ci accorgemmo appena in tempo che stava transitando un treno merci appena illuminato dai fari del Sabrina. Fortuna volle che viaggiassimo a bassa velocità e i freni del furgone, nonostante il carico, funzionarono a dovere. Caustico il commento in dialetto del mio compagno Ciccio, ancora scosso per lo scampato pericolo: “bbonu cuminciamu (iniziamo bene)”.
Facemmo rifornimento di benzina a Palermo, in una città deserta perché anche lì era arrivato il terremoto. Un guasto alla dinamo ci costrinse a cercare aiuto presso una concessionaria Fiat, che era ubicata lungo la salita per Monreale. Aspettammo (al freddo e al gelo) l’apertura dell’officina della concessionaria e, sistemata provvisoriamente la dinamo, riprendemmo il nostro viaggio.
Le scosse di terremoto continuavano ed ogni tanto percepivamo qualcosa anche noi. Sul nostro furgone c’era montata un’autoradio “Autovox” grazie alla quale ci tenevano aggiornati su quello che stava succedendo. Di notte trasmettevano in onde medie il programma “Notturno dall’Italia” e in quei frangenti ascoltavamo spesso i conduttori annunciare che c’erano “numerose autocolonne con i soccorsi in movimento verso le zone terremotate”. Noi, però, non vedevamo nessuno, tanto che Ciccio si fece assalire dai dubbi, sintetizzandoli con una frase ripetuta in più occasioni: “vuoi vedere che abbiamo sbagliato strada...”. Ma “indietro non si torna…”, ce lo ripetevamo come se fosse un mantra, nonostante viaggiassimo lungo strade deserte, paesi svuotati, con il freddo che ci metteva a dura prova e la pioggia che quasi mai ci aveva abbandonati. Ciccio accendeva la sua pipa con tabacco aromatizzato, “Glen”, profumatissimo. Bastavano un paio di “tirate” ed il nostro furgone si riempiva di “nebbia dall’odore gradevole” e l’effetto illusorio del fumo di un caminetto. Durava poco, perché il freddo e l’umidità impedivano alla brace di rimanere accesa.
Giunti in prossimità di Alcamo, nuovo problema al motore, stesso componente difettoso: la dinamo, la cui spia rimaneva accesa. Entrati in paese, ci mettemmo alla ricerca di un elettrauto: ne trovammo uno che aveva l’officina nella piazza principale. Nel grande spazio c’era gente silenziosa, coperta da pesanti mantelli o cappotti con i baveri rialzati a protezione delle orecchie e berretti neri ben affondati sulla testa. Poi ci spiegarono che nelle case nessuno si sentiva al sicuro, perché le scosse di terremoto continuavano e il timore di possibili crolli era più che fondato. La paura si leggeva nei volti, nei silenzi e nello smarrimento di quelle persone.
Nonostante il nostro turbamento, tra quelle persone rintracciammo il titolare dell’officina, gli spiegammo quale fosse il problema e per risposta fece spallucce: non poteva fare nulla, perché aveva paura che l’officina, ubicata in un vecchio edificio in pietra, gli potesse crollare addosso. Poi, quando l’elettrauto vide il nostro furgone stracarico di aiuti e comprese il motivo del nostro viaggio, cambiò atteggiamento rassicurandoci: “non preoccupatevi, in qualche modo faremo...” Sollevò la saracinesca, entrò di corsa in officina, prese i ferri necessari e poi si mise al lavoro, al sicuro, nella stessa piazza. Quando non era chinato nel cofano motore, armeggiando con cinghie e componenti elettrici, era perché doveva rientrare in officina per prelevare qualche ricambio e sempre di fretta. Finito il lavoro, ringraziandolo chiesi di pagare. “Niente”, rispose, “ Non mi dovete nulla”. Il suo lavoro, ci spiegò, era da considerare il suo piccolo contributo al buon esito del viaggio.
Il viaggio poteva ricominciare, con la fiducia ritrovata e la presa di coscienza delle responsabilità che ci stavamo assumendo anche semplicemente con il passaggio del nostro piccolo furgone con la scritta “Aiutiamo i terremotati”.
Attraversando le zone colpite dal terremoto, vedevamo greggi di pecore che vagavano per le campagne senza pastore, abbandonate; vedevamo le spallette dei ponti crollate e macerie, tante macerie; ad un certo punto ci siamo imbattuti nell’ennesimo ponte crollato. Qualche macchina, con grosse difficoltà attraversava il torrente sottostante. Aspettammo un po’ e poi decidemmo di attraversarlo anche noi. Non so come abbiamo fatto, ma ci siamo riusciti, con Ciccio che era sceso per suggerirmi la manovra migliore. Raggiunta la statale, dopo qualche centinaio di metri, abbiamo forato uno pneumatico. Mentre cambiavamo la ruota, si avvicinò un signore che, piangendo, ci chiese dove fossimo diretti. Ci disse che da due giorni cercava i suoi parenti e che non aveva ancora trovato nessuno. Ci salutò, salendo sulla sua Fulvia bianca, raccomandandoci di andare a Santa Ninfa, “perché ancora il paese non aveva ricevuto aiuti”.
Andavamo piano, il furgone era stracarico e con le ruote posteriori disallineate per il peso.
Fatto qualche chilometro, sulla strada in salita, vedemmo un gruppo di persone correre verso di noi. Avevano intuito che portavamo qualcosa: ci fermammo e distribuimmo un po’ di pane, qualche cappotto, scatolame e zucchero. Poi decidemmo di raggiungere la tendopoli di Santa Ninfa e consegnare tutto al personale sanitario.
Lungo la strada ci fermammo ad un abbeveratoio per il bestiame, per dissetarci e riempire una bottiglia d’acqua. Mentre eravamo intenti a fare questa operazione, si fermò accanto a noi una fuoristrada dell’esercito con alcuni soldati a bordo. Parlammo degli eventi e ci dissero che non mangiavano dal giorno prima. Ciccio pensò bene di dare loro la nostra colazione.
Dopo qualche chilometro, percorso tra cumuli di macerie, finalmente arrivammo alla tendopoli allestita su un terreno fangoso. C’era pure un ospedale da campo e qualche istante dopo ci venne incontro una giovane dottoressa che ci chiese cosa avevamo portato. Quando apprese che c´erano latte in polvere e condensato, pannolini, omogeneizzati, zucchero e borotalco (generi indispensabili per i bambini), sul suo viso apparve un sorriso di gioia e ci mandò subito dei ragazzi per scaricare il furgone e portare tutto in tenda. Ciccio, preso dall’entusiasmo, mi disse: “Io resto qui a dare una mano”. Con grande fatica riuscii a farlo desistere e ci mettemmo in viaggio verso casa, progettando di ritornare con un nuovo carico di aiuti.
Quando fummo nei pressi di Capo Calavà, finalmente incontrammo una colonna di camion militari che procedeva in direzione Valle del Belice, con scorta e lampeggianti accesi.
Ciccio dormicchiava e lo svegliai quando raggiungemmo la sua abitazione a Milazzo. Arrivato a Villafranca, erano le nove di sera, nella piazza principale, ad aspettarmi c’erano il parroco, insieme ai titolari di una ditta locale di trasporti, oltre ad alcuni cittadini. Mi chiesero notizie sul percorso che avevo seguito, perché a loro volta stavano per partire e portare beni di prima necessità ai terremotati del Belice. Poi ho saputo che fecero un altro percorso e non raggiunsero direttamente le tendopoli (furono bloccati prima), lasciando comunque gli aiuti presso un centro di raccolta. Con il tempo mi resi conto che forse ero stato tra i primi ad arrivare da fuori provincia sui luoghi del disastro. Questo è probabilmente il motivo per il quale io e Ciccio abbiamo visto macerie, solitudine, tante persone disorientate e pochi aiuti spesso distribuiti in modo irrazionale. Nicola Di Pietro».
*MESSINA – Four days after the Belice earthquake, a sequence that took place between the 14th and 15th January 1968, two high school students from Villafranca Tirrena and Milazzo (two towns near Messina, Sicily) decided to help out the inhabitants of the Belice area.
They had collected essential goods donated by other citizens and a famous pharmacy in Barcellona Pozzo di Gotto, and put them in every available place in a van lent by one of their fathers. They chose to go during the night because the local police were looking for them, not being happy with their decision. But they were sure of what they were doing, keeping in mind the words told them by their principal, their schoolmates, and parents.
Just like Nicola and Ciccio, many other people in that sad January of 1968 had decided to help out those damaged by the earthquake in any way possible. Most of this was spontaneous, and often the institutions did not support these initiatives. Now we know that each rescuer, even when they are doing it as volunteers, must have adequate means of transportation, knowledge on how to help out and be coordinated by institutions. When these fundamentals are not respected, a journey undertaken by two novice drivers on a van can become a risky venture for sure.
And this is what can be understood from the story written 54 years later by one of those same high schoolers. He is Nicola Di Pietro, and today he is a retired physician who still lives in Villafranca Tirrena. On the side, we can now look at the pictures of the “Journey towards those damaged by the Belice earthquake”: originally in black and white, these photos have been digitally coloured to better appreciate the details on those scenes.
This is therefore a tiny unedited and independent reportage on the Belice earthquake, in the form of the direct testimony of our most dramatic past.
Francesco Venuto/DRPC Sicilia
A journey towards those damaged by the Belice earthquake
Friday 19th - Saturday 20th January 1968
«On the night between the 14th and 15th January 1968, the radio newspaper announced the earthquake in the Belice Valley, that includes the provinces of Trapani, Agrigento and Palermo. Magnitude 6.4 (X Mercalli scale), with nearly 400 people dead (including 10 rescuers), 1000 wounded, 90,000 displaced.
It was my fifth year at the “Luigi Valli” lyceum in Barcellona Pozzo di Gotto, and I traveled every day from Villafranca by train; two of my classmates (Ciccio Basilicò and Vincenzo Caravello) boarded in Milazzo. At school, when talking with all the classmates about the earthquake, we decided together that we had to do something for those damaged. The principal, informed of our initiative, recommended we did everything we had to do with the utmost attention. The word about my imminent departure also spread in Villafranca, and the locals brought many essential goods to my house. It was Friday 19th January. The next day, our school would have been closed because it would have been a holiday – it was the day of their Patron Saint Sebastian.
In the afternoon, I left Villafranca with my father´s Fiat “Sabrina” van with Fissore bodywork. I went to Milazzo to pick up Ciccio Basilicò and, once in Barcelona, ​​we hurriedly loaded the van with the other bags of goods collected in that city, partly donated by the parents of one of our school friends, who owned a pharmacy. We were anxious to leave because we had been told that the local police were looking for us to block us and requisition everything.
We left around nine in the evening, it was raining, it was cold. The van´s heating system did not work, but this was not a problem for two young people full of enthusiasm. Our vehicle was overloaded to the point that we had put the second spare wheel with the tools between Ciccio´s legs. Behind us, there was a load that included 100 kilos of powdered and condensed milk, talcum powder, baby food, sugar, diapers, food cans, 100 kg of bread, coats with pockets full of sweets, shoes.
Just outside Barcellona, ​​along the state road, we almost died: before Falcone, on a long straight road with low visibility due to the pouring rain, we were about to cross a railway level crossing. The bars were raised, but we realized just in time that a freight train barely illuminated by the Sabrina headlights was passing. We were lucky to be travelling at low speed and that the van´s brakes, despite the load, had been working properly. I still remember the comment in dialect of my companion Ciccio, still shaken: "bbonu cuminciamu (we’re getting off to a good start)".
We refuelled in Palermo, in a deserted city because the earthquake had arrived there, too. A breakdown in the dynamo forced us to seek help from a Fiat dealership, which was located along the uphill road to Monreale. We waited (in the freezing cold) for the opening of the dealership workshop and, once the dynamo was temporarily fixed, we resumed our journey. The earthquakes continued and every now and then we felt something too. An "Autovox" car radio was mounted on our van, thanks to which we were kept updated on what was happening. At night they used to broadcast in medium waves a radio program called "Nocturne from Italy", and in those moments we often heard the announcers claiming that there were "numerous queues with rescuers moving towards the earthquake areas". We, however, did not see anyone, to the point that Ciccio let himself be assailed by doubts, which could be summarised with a sentence he then repeated numerous times: "vuoi vedere che abbiamo sbagliato strada...". But we also fought them with another sentence: “there is no going back”, which became a mantra at some point, even though we were travelling along deserted roads, empty towns, freezing and with the rain that never left us.
Sometimes, Ciccio lit his pipe full of flavoured tobacco, “Glen”, very fragrant. A couple of "puffs" were enough for our van to be filled with "pleasant-smelling fog", a sort of illusion that this could be the smoke from a fireplace. It did not last long, because the cold and humidity prevented the embers from staying alight. Once we were close to Alcamo, there was a new engine problem, the same faulty component: the dynamo, whose warning light remained on. Once we entered the village, we started looking for an electrician: we found one who had a workshop in the main square. In the large space there were silent people, covered in heavy cloaks or coats with raised collars to protect their ears, and with black hats well sunk on their heads. They told us that no one felt safe in their own house, because the earthquakes continued, and the fear of possible collapses was more than well-founded. Fear could be read in the faces, silences, and the overall bewilderment of those people.
Among those people we tracked down the owner of the workshop, we explained to him what the problem was and he shrugged in response: he could not do anything, because he was afraid that the workshop, located in an old stone building, could collapse on him. However, when he saw our van overloaded with all those goods he understood the reason for our trip and changed his attitude, reassuring us: "don´t worry, we will make it one way or another".
He raised the shutter, ran into the workshop, took the irons necessary and then went to work, safely, in the same square. When he wasn´t bent over the bonnet, fumbling with belts and electrical components, it was because he had to go back to the workshop to get some spare parts – and always in a hurry. He finished the job, and while thanking him I asked to pay.
"Nothing," he replied, "You don´t owe me anything." His work, he explained to us, was to be considered his small contribution to the success of the trip.
We then went back on the road, this time with the newfound confidence and awareness of the responsibility we had. Our small van now had a sign that said: “Let´s help the earthquake victims”.
We crossed the areas hit by the earthquake, we saw flocks of sheep that wandered through the countryside without a shepherd, abandoned; we saw the parapets of the collapsed bridges and rubble, lots of rubble; at one point we came across yet another collapsed bridge. A few cars, with great difficulty, crossed the stream below. We waited for a while and then we decided to cross it too. I don´t know how we did it, but we managed, with Ciccio on the side telling me what the best manoeuvre was.
When we reached the road, after a few hundred meters, we punctured a tire. While we were changing the wheel, a gentleman approached us crying, and he asked us where we were headed. He told us that he had been looking for his relatives for two days and that he hadn´t found anyone yet. He then said goodbye to us while climbing on his white Fulvia, recommending us to go to Santa Ninfa, "because the town had not yet received aid".
We drove slowly, the van overloaded and with the rear wheels misaligned with the weight. After a few kilometres, on the uphill road, we saw a group of people running towards us. They had sensed that we were bringing something: we stopped and distributed some bread, some coats, canned goods, and sugar. Then, we decided to reach Santa Ninfa to hand everything over to the medical staff. Along the way, we stopped at a cattle trough to quench our thirst and fill a bottle of water. While we were carrying out this operation, an army off-road vehicle with some soldiers on board stopped next to us. We talked about the events, and they told us they hadn´t eaten since the day before. And Ciccio thought it best to give them our breakfast.
After a few kilometres through piles of rubble, we finally arrived at the tent city, which was set up on the muddy ground. There was also a field hospital and a few moments later a young doctor went towards us asking what we had brought. When she learned that we had powdered and condensed milk on board, diapers, baby food, sugar and talcum powder (essential items for children), a smile of joy appeared on her face and she immediately sent some boys to unload the van and take everything to the tent.
Ciccio, taken by enthusiasm, told me: "I´m staying here to help out". With great effort, I managed to desist him and we set off home, planning to come back later on with a new load of aid. Near Capo Calavà, we finally met a column of military trucks that proceeded towards the Belice Valley, with escort and flashing lights on.
Ciccio was dozing and I woke him up when we reached his home in Milazzo. When I arrived in Villafranca, it was nine in the evening and in the main square the priest was waiting for me, along with the owners of a local transport company, as well as some citizens. They asked me which path I had followed because they were about to leave to bring essential goods to the Belice earthquake victims.
Then I learned that they had to follow another route that did not directly reach the tent cities (they were blocked before arriving there), although they managed to leave the aid at a collection centre. Over time, I realized that perhaps I had been among the first to arrive from outside the province on the sites of the disaster. This is probably the reason why Ciccio and I have seen rubble, loneliness, so many disoriented people and little help – often distributed irrationally.
Nicola Di Pietro"
* Translated by Chiara Venuto
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martaine · 3 years ago
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Feliz ☺️navidad a todas y todos mis amigas y amigos desde la Sagrada Familia🏡 El Templo Expiatorio de la Sagrada Familia, conocido simplemente como la Sagrada Familia👨‍👧‍👦, es una basílica católica en Barcelona, ​​diseñada por el arquitecto Antoni Gaudí. Iniciado en 1882, todavía está en construcción🏗️. Es la obra maestra de Gaudí🖼️ y el máximo exponente de la arquitectura modernista catalana⛩️. Es uno1️⃣ de los monumentos más visitados de España🇪🇦, junto con el Museo🏛️ del Prado y la Alhambra de Granada💣 y es la iglesia más visitada de Europa después de la Basílica⛪ de San Pedro en el Vaticano🇻🇦. Una vez terminada, será la iglesia cristiana más alta del mundo. Buon ☺️Natale a tutti i miei amici dalla Sagrada Familia🏡 Il Tempio🛕 Espiatorio della Sagrada Familia👨‍👦, noto semplicemente come Sagrada Familia👨‍👧‍👦, è una basilica cattolica di Barcellona, ​​progettata dall'architetto Antoni Gaudí. Iniziato nel 1882, è ancora in costruzione🏗️. È il capolavoro🖼️ di Gaudí e il massimo esponente dell'architettura⛩️ modernista catalana. È uno1️⃣ dei monumenti più visitati in Spagna🇪🇦, insieme al Museo🏛️ del Prado e all'Alhambra di Granada💣 ed è la chiesa più visitata d'Europa dopo la Basilica⛪ di San Pietro in Vaticano🇻🇦. Una volta completata, sarà la chiesa☦️ cristiana più➕ alta del mondo. #feliznavidad #amigasparasempre #familiadiamond #elf #famíliapalmeiras #lacuerpa #igrejacatolica #arquitectos #1882_bloggen #eslovenia #gezelimgörelim #arquitecturainterior #supportsmallbusinesses #visitadosuperintendente #museoegizio #granadaspain #dearbenjamin #decobathroom #vezbe #másterchefbrasil #buongiorno #dallara #illustrations #familiapalmeiras #sagradafamilia #cattolicamilano #antonigaudi #nelsonvelasquez #explore #massimotroisi (en Sagrada Familia Barcelona) https://www.instagram.com/p/CX4rdzFMjdE/?utm_medium=tumblr
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24 SETTEMBRE #BEATAVERGINEMARIADELLAMERCEDE Tra le famiglie religiose dedicate alla Madre di Cristo, vi è l'Ordine della beata Vergine Maria della mercede (Misericordia), fondato a Barcellona nel 1218, per la redenzione dei cristiani prigionieri, da san Pietro Nolasco (†1256) con la collaborazione di san Raimondo di Peñafort († 1275} e di Giacomo I († 1276), re di Aragona. La beata Vergine sotto il titolo «della mercede» è venerata soprattutto in Aragona e in Catalogna, come pure in numerose regioni dell'America Latina. La fondazione dell'Ordine Mercedario, fu ispirata a S. Pietro Nolasco da Maria: i Mercedari, fissando la loro attenzione su Maria, le hanno attribuito il titolo della Mercede o della Misericordia perché, come diceva Alfonso X il Savio: "Redimere gli schiavi è opera di grande Merced ", ossia di Misericordia. E' un Ordine religioso profondamente inserito nella vita della Chiesa che opera soprattutto là dove è necessario portare la liberazione redentrice del Vangelo, dove l'uomo viene sfruttato e oppresso, dove la sua fede e la sua dignità di persona sono in pericolo. L' Ordine è composto di sacerdoti e di fratelli cooperatori che vivono la stessa vita religiosa. #PREGHIERAALLABEATAMARIADELLAMERCEDE O Vergine Santissima della Mercede, Tu che per pietà verso i miseri schiavi cristiani, scendesti dal Cielo, ingiungendo a S. Pietro Nolasco di fondare un Ordine religioso che, con voto eroico, attendesse alla loro liberazione, deh! ti muova a pietà lo stato di tanti che giacciono sotto la più dura schiavitù, quella del peccato. Liberali, o Vergine Santa, e concedi loro la libertà dei figli di Dio! Minacciati, come siamo, dalla stessa schiavitù, anche per noi risplenda la tua pietà, o Vergine Santissima della Mercede! Tu che conosci l'insufficienza nostra nelle dure lotte contro il comune nemico, accorri in nostro aiuto, rinsalda le nostre vacillanti volontà, donaci la vittoria. Su Te, Madre nostra Santissima, sono riposte le nostre speranze. Da Te ci aspettiamo il trionfo finale per raggiungere il Paradiso e sciogliere un cantico di gloria e di ringraziamento a Te che ne sei la Re https://www.instagram.com/p/CUMajePDj1t/?utm_medium=tumblr
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