#Nell’angolo
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Nell’angolo: l’introspezione poetica di Silvia De Angelis. Recensione di Alessandria today
Un viaggio tra ossessioni, emozioni e la malinconia di un tramonto.
Un viaggio tra ossessioni, emozioni e la malinconia di un tramonto. “Nell’angolo”, poesia di Silvia De Angelis, è un’opera di straordinaria intensità emotiva, che esplora i meandri dell’animo umano attraverso una metrica densa e ossessiva. L’autrice intreccia parole e immagini che si fanno metafora di un passato doloroso, in un contesto carico di malinconia e rimpianto. L’angolo sfocato del…
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Cosa faccio qui? Cosa sto facendo? Sono in auto, parcheggiata, alcuni metri fuori da scuola. E sto aspettando …lui. Che esca da scuola. Già questo dovrebbe spingermi a mettere in moto e andare via. Non lo faccio. Ho perso la testa. Mi sono invaghita di un ragazzo più giovane di mio figlio. Un ragazzo che va ancora a scuola la mattina. E io, qui ad attenderlo.
Tra le gambe sento un fremito. Già l’attesa, il pregustare di vederlo mi fa bagnare. Sei proprio impazzita. Che ti ha preso?
Lo conosci da sempre. Sei amica del cuore della sua mamma. Poi, ti sei accorta di come ti guardava. E anziché riderne e non pensarci hai cominciato a giocare. Sguardi, sorrisi, accavallamenti di gambe, scollature generose, qualche sfioramento solo in apparenza innocente sotto il tavolo. Un gioco di provocazioni che ha portato il ragazzo a cadere nella tua rete. Finché non lo hai sedotto e te lo sei fatto.
Un capriccio. Ma lui è così dolce….e mio dio come ti fa godere Margi.
Così, sei qui, che lo aspetti.
Mi controllo il trucco. Passo le mani sulle gambe, eccitata. Ho messo le calze e il reggicalze stamattina. E senza mutandine. Porca, per andare a prendere un ragazzo adolescente davanti scuola….
Eccoli che escono. Anche lui. Gli accordi sono chiari. Guai a farci notare. L’auto parcheggiata nell’angolo, ad alcune decine di metri dal portone. Lui che cammina, cerca con gli occhi la mia ufo, sorride quando la vede. Ma deve fare finta di camminare diritto. Solo all’ultimo momento aprirà lo sportello e si infilerà nel posto accanto al guidatore. Accanto a me.
Lo guardo. Che voglia di pomiciarlo subito. Anzi, di farmelo subito, qui in macchina, sbottonargli i pantaloni, salirgli di sopra e scoparmelo sul sedile.
Non si può, controllati ancora per qualche minuto.
Metto in moto e sorrido senza dire una parola. Allungo la mano, gli tocco la patta. Poi prendo la sua, e la guido sotto la gonna, sulle cosce. Riporto la mano sul voltante. Lui mi accarezza le gambe, indugia sul reggicalze, poi si spinge in mezzo.
“Devo guidare…” gli dico.
Lo sto portando nella casa appena fuori città rimastami dopo il divorzio. Il mio ex marito neanche sospetta che la usi. Avremo un paio d’ore prima che debba riportarlo a casa, dalla sua mamma. Gli toglierò i vestiti appena chiusa la porta alle nostre spalle. Lo spingerò sul letto. Non ho mutandine, non ho neanche bisogno di spogliarmi. Di sprecare nemmeno un secondo …..
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La mia casa è qui: nel tuo abbraccio. Che sollievo, che pace. Niente più traslochi, niente più valigie e spazzolini e armadi: tutto quello di cui ho bisogno è qui, tra le tue braccia. Il mio domicilio è - semplicemente – nell’angolo del tuo corpo dove posso ascoltare il battito del tuo cuore.
Ghiannis Ritsos
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Lo scarno alfabeto del nostro rapporto
Per le caratteristiche del mio lavoro io sono impegnato dal lunedì al sabato compreso. In genere, se non ci sono problemi particolari, stacco alle due e mezzo e quindi alle tre del pomeriggio sono già a casa. Lei invece ha un lavoro veramente impegnativo, che le richiede un continuo confronto coi suoi collaboratori, per risolvere i problemi e dar loro le giuste direttive. Ha sulle sue spalle - solo apparentemente fragili - le responsabilità e il peso della direttrice del punto auto-nolo di un noto marchio in aeroporto.
Arriva a casa alle sette di sera, quando va bene. Toglie il giaccone, bacetto sulla guancia, due chiacchiere rapidissime e poi si siede a gambe incrociate sul tappeto, apre il portatile sul tavolinetto basso, non troppo lontana da me che spignatto nell’angolo cottura. Continua con telefonate, e-mail e impegno. In genere, lei va avanti fino a che non la prelevo di forza e la faccio sedere al tavolo per mangiare. Il patto è che massimo alle otto comunque stop e basta. Non transigo. Però, siccome è una donna bellissima, spesso al solo sentirla rientrare mi prende un sacrosanto durello. La osservo, le sorrido malizioso e le consento di sbrigare le ultime e-mail.
Subito a seguire, spengo i fornelli, le vado vicino e inizia la nostra intima danza dell’alfabeto: con le mani le faccio il segno della “T” di timeout, che tra noi vuol dire “adesso basta: ti voglio scopare, mi urge.” Se continua, dopo un ulteriore minuto le faccio il segno della “V” che significa “vieni subito a fare il tuo dovere di femmina.” Se ancora non molla il pc o non attacca il telefono, allora alzo l’indice, che sarebbe una “I” a significare che "sono infoiato” o, in altre occasioni, anche “incazzato come una biscia.”
Lei quindi capisce. Chiude tutto, s’alza, va in camera e si dispone come sa che mi piace trovarla: nuda e a natiche ben alte sul letto. La fica deve essere aperta e già lavorabile. A volte prova ad andare in bagno, per farsi un bidet dopo una giornata di lavoro e prima di farsi leccare, ma io la blocco: il suo odore naturale intimo, i suoi sapori dopo tante ore sono la cosa che mi piace e mi eccita di più! Divarico le sue natiche, le metto un dito nel culo, la stimolo e intanto inizio appunto a lavorarla.
Poi le lecco la fica lentamente, con impegno e concentrazione. Gliela lavoro con gusto. La aspiro e la mordicchio, trattengo le sue labbra nella mia bocca, le succhio il clitoride, che ha bello sviluppato: ci gioco. Poi mollo tutto e inghiotto i suoi succhi. Amo quel sapore. Sento che ora anche il suo ano inizia a rilassarsi e di sicuro la stimolazione la fa godere. Continuo a leccarle le labbra inferiori.
Affondo la lingua e sento che lei preme le chiappe totalmente aperte contro il mio viso. Perché lei si apre al massimo possibile, per farsi leccare ovunque. Inizia a gemere e a eccitarsi. Finalmente. Questo di solito è il momento in cui inizia davvero il mio vero divertimento: lascio l’area fica e passo a leccarle l’ano. Che ha un gusto completamente diverso. Quanto ci gode! Però non me l’ha mai confessato. È un suo adorabile vezzo, dirmi ogni volta, immancabilmente: “no, che fai! Lo sai che non mi va, lì dietro” ma il corpo regolarmente la tradisce.
Spudorata e bugiarda donna. Contrae l’ano e lo rilascia di continuo. Io approfitto e vi infilo la lingua dentro al massimo possibile. La assaporo rapito. Continua a pronunciare dei no formali a raffica, con una voce ormai debole, roca ed eccitante, ma intanto apre al massimo possibile le natiche, reggendole con le sue mani e infine premendo l’ano fortemente contro la mia bocca. Me lo offre senza più vergogna o scrupolo.
Ci sto dieci minuti o anche più, troppo mi piace leccarle il culo. Quasi vengo, dal piacere di essere a contatto intimo e proibito con quel gran pezzo di fregna della mia compagna, felice di farla godere eccitandola. Sento le sue gambe che si aprono sempre un millimetro di più. A volte penso sia sovrumana, che abbia dei superpoteri. Resto lì a consumare lingua e saliva, insisto fino a che la natura in qualche modo le fa compiere un vero miracolo. Una cosa mai vista prima in nessun’altra femmina: il suo ano si schiude. Le si allarga da solo! E a quel punto lei perde ogni dignità, mi porge l’anima, mette ai miei piedi tutto il suo pudore di donna, aperto come un libro e mi sussurra, calda e rossa in viso: “inculami, presto. Ti prego.”
A questo punto io appoggio il glande contro il suo sfintere che offre zero resistenza, anzi quasi mi risucchia e in mezzo secondo affondo tutta l’asta dentro quel corpo di pantera giovane. Lei dapprima lancia un urlo soffocato di dolore, sparando un dolce “noooo. che mi fai fare...” poi inarca la schiena ed esplode in un sonoro “siiiiii, dammelo tutto, sfondami, dòmami, cavalcami. Devo godere. Incula la tua femmina, stallone: forza, daiiii...” e per me è un vero onore, servirla.
Capisco che essendo una manager rispettata e temuta ogni tanto senta il bisogno di essere messa in riga, scopata e gestita in modo appropriato, come ogni uomo deve saper fare con la propria metà. Perché io la amo, la desidero di continuo. Mi piace osservarla: quando si veste, quando si spoglia, quando sorride, quando è triste. Ma soprattutto quando lo prende in culo e allora diventa una cazzo di vera troia. Le afferro i lunghi capelli, la tiro verso di me e vedo di traverso che sorride, che gode nell’essere domata. Moltissimo.
La mia puttana preferita. Addirittura... pagherei, per poterla scopare e soddisfare. A un tratto non ce la faccio più, glielo dico e sborro. Veniamo insieme. Lei si ferma, si apre tutta e mi preme il culo contro per farmi godere. Stiamo così, in silenzio per due minuti: io mi butto sul suo collo e glielo divoro, reggendole i seni con le mani e strizzandole i capezzoli gentilmente. Le piace da morire.
La mia donna, vinta totalmente ma mia unica padrona, si lascia mangiare. È docile e morbida, adesso: completamente stordita dal piacere. Poi mi si sfila da sotto, va in bagno e subito torna. Si inginocchia ai piedi del letto e aspetta a testa bassa. Capisco che in lei ora c’è una geisha colta, servile e desiderosa di gratificare il suo uomo.
Io la rispetto al massimo. Vado in bagno anche io, mi lavo accuratamente, prendo il latte dal frigo. Ne verso due bicchieri e torno in camera. Beviamo, ci sorridiamo e capisco che in lei è tornato un po’ di pudore, di imbarazzo; però si rimette subito in posizione geisha. Io allora mi siedo a cosce larghe sul bordo del letto. Bagno il mio uccello nel bicchiere di latte e quindi le offro il mio bacino nudo.
La regina del mio godere inizia a slinguare il mio glande. Ci gioca, ogni tanto guardandomi e sorridendo. Dolcissima puttana: la adoro. Poi pian piano si infila tutto il cazzo in bocca e inizia la sua danza esperta. Mi fa sborrare di nuovo dentro di lei. Ha un’esperienza e un tiraggio veramente notevoli. Ci alziamo sfiniti, ci baciamo come solo due che si amano fanno: in un modo disdicevole, osceno e a lungo.
Non stacchiamo le lingue e le labbra anche se cola la saliva. Un vero bacio d’amore. Poi, mentre finalmente le consento di lavarsi come si deve, apparecchio, metto in tavola e possiamo iniziare a parlare della giornata, di ciò che ci è accaduto. E mi piace tantissimo il vederla sollevata, presente e interessata soprattutto a noi due. Sorride. Mi viene voglia di scoparla...
RDA
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“Vieni
inseguimi tra i cunicoli della mia mente
tastando al buio gli spigoli acuti delle mie paure.
Trovami nell’angolo più nero
Osservami.
Raccoglimi dolcemente scrollando la polvere dai miei vestiti.
Io ti seguirò.
Ovunque.”
— Saffo
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Il mio domicilio
è semplicemente
nell’angolo del tuo corpo
dove posso ascoltare
il battito del tuo cuore.
Ghiannis Ritsos
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Vieni
inseguimi tra i cunicoli della mia mente
tastando al buio gli spigoli acuti delle mie paure.
Trovami nell’angolo più nero
osservami.
Raccoglimi dolcemente scrollando la polvere dai miei vestiti.
Io ti seguirò.
Ovunque.
Saffo
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Nell’angolo più remoto della mia anima, io esistevo ancora e credevo ai sogni. Paulo Coelho ****************** In the remotest corner of my soul, I still existed and believed in dreams. Paulo Coelho
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Il mio domicilio è semplicemente nell’angolo del tuo corpo dove posso ascoltare il battito del tuo cuore. Ghiannis Ritsos
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Ch-ch-changes
🌟 Novità
Stiamo gradualmente implementando l’opzione che permette di segnalare gli annunci problematici che appaiono sul lato destro della dashboard. La trovi cliccando sui tre puntini, nell’angolo in alto a destra.
Ora è possibile incorporare i reel di Instagram. Quando crei un post, usa il blocco Link o Video insieme all’opzione “Aggiungi video da web” e incolla l’URL del reel, o semplicemente incolla l’URL del reel in una nuova riga.
🛠 Correzioni
Abbiamo corretto il problema, presente all’inizio della settimana, che impediva la pubblicazione dei post in coda/programmati.
Abbiamo corretto anche un problema che causava un -1 o ⏳ come conteggio dei Post piaciuti per alcuni utenti. Se lo vedi ancora, scomparirà al prossimo ricalcolo dei piaciuti.
Su web, abbiamo disattivato la riproduzione automatica dei Twitch incorporati.
Abbiamo corretto un problema presente da venerdì scorso che impediva agli argomenti di tendenza di aggiornarsi in Esplora.
Abbiamo corretto alcuni problemi di layout durante la visualizzazione su Safari da iPad.
🚧 In corso
Siamo al corrente di un problema esistente che potrebbe impedire ad alcuni utenti che hanno attivato “Cosa ti sei perso” e “Nella tua cerchia” di vedere questi consigli.
Sappiamo che nell’app per iOS c’è un problema nel lettore schermata dei contenuti dei post. Stiamo lavorando per correggerlo il prima possibile e pubblicare una nuova versione dell’app.
🌱 In arrivo
Se il tuo post sta avendo un gran successo ma non vuoi disattivare completamente le notifiche, sappi che stiamo lavorando a una funzione che potrebbe tornarti molto utile. Stiamo infatti provando il raggruppamento delle notifiche push relative agli utenti che non segui, che riceverai come riepiloghi di tanto in tanto. Per iniziare, faremo un test A/B con alcuni di voi per un breve periodo di tempo.
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Vorrei poter fare la magia di aprire una porta e ritrovarmi nella mia stanza di bambina.
Mi siederei sul letto andando subito a scostare la coperta per ritrovare le lenzuola di quando facevo dalla sera alla mattina tutto un sonno con una mano poggiata sulla pancia e l’altra sotto al cuscino.
Vorrei trovare i miei orsetti tutti in fila sul davanzale della finestra, ci tufferei il viso per sentirne ancora una volta l’odore caro.
Cercherei nel cassetto del tavolino i miei pastelli di tutti i colori del mondo e i fogli di carta da lettera profumati per scrivere alle amiche lontane.
Vorrei le ciabattine morbide che andavano sempre a nascondersi nell’angolo più remoto sotto al letto e mi ci dovevo stendere tutta per prenderle ogni volta.
L’armadio con i vestiti piccoli e i maglioni caldi fatti da nonna per me.
E poi vorrei, ancora una volta, una volta sola, togliermi da quell’incanto soltanto perché mamma mi chiama che è ora di merenda e la cioccolata calda è pronta.
- Milena Maggio
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«La mia casa è qui: nel tuo abbraccio.
Che sollievo, che pace.
Niente più traslochi, niente più valigie e spazzolini e armadi:
tutto quello di cui ho bisogno è qui,
tra le tue braccia.
Il mio domicilio è - semplicemente –
nell’angolo del tuo corpo
dove posso ascoltare il battito del tuo cuore» (Ghiannis Ritsos)
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Il mio domicilio è – semplicemente - nell’angolo del tuo corpo dove posso ascoltare il battito del tuo cuore.
Ghiannis Ritsos
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La mia casa è qui:
nel tuo abbraccio.
Che sollievo, che pace.
Niente più traslochi,
niente più valigie
e spazzolini e armadi:
tutto quello di cui
ho bisogno è qui,
tra le tue braccia.
Il mio domicilio è
semplicemente –
nell’angolo del tuo corpo
dove posso ascoltare
il battito
del tuo cuore.
(Ghiannis Ritsos)
Dipinto di Peter Wever
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Vieni
inseguimi tra i cunicoli della mia mente
tastando al buio gli spigoli acuti delle mie paure.
Trovami nell’angolo più nero
osservami.
Raccoglimi dolcemente scrollando la polvere dai miei vestiti.
Io ti seguirò.
Ovunque.
Saffo
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E possa restar scritta questa storia, come con un ago, nell’angolo interno del tuo occhio destro.
Cristina Campo
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