#Gioia Carnale
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sciatu · 1 year ago
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TEATRO DI TAORMINA
Non è un teatro è il nido della parola quella che è legge e gioia avventura e conoscenza. È la forma del suono che nasce nel suo centro e diventa universo È l’immaginazione resa realtà la concretezza dei sogni il ricordo che rivive l’anima degli uomini che qui prende forma e diventa voce, movimento lento gesto, danza sacra È lo specchio della follia dell’amore e passione ne rivela la grandezza i limiti, ne raccoglie i sogni, celebra carnalmente silenzi e dolori esplode nella loro gioia giudica i loro errori. Non è solo un teatro È un altare, una croce, una piazza, una discarica è lo sguardo severo del giudice quello dolce degli amanti il movimento che crea il silenzio della distruzione la rinascita nella parola è poesia, luce nelle tenebre la preghiera di chi non crede è, nell’eterno silenzio la miracolosa voce della vita.
It is not a theater, it is the nest of the word, that which is law and joy, adventure and knowledge. It is the form of sound, which is born in its center, and becomes the universe. It is imagination made reality, the concreteness of dreams, the memory that comes to life, the soul of men, which here takes shape and becomes voice, movement. slow gesture, sacred dance. It is the mirror of madness, of love and passion, it reveals their greatness and limits, collects their dreams, carnally celebrates silences and pains, explodes in their joy, judges their mistakes. It is not just a theatre, it is an altar, a cross, a square, a landfill, it is the severe gaze of the judge, the sweet gaze of the lovers, the movement that creates, the silence of destruction, the rebirth in the word, it is poetry, light in the darkness, the prayer of those who do not believe, is, in the eternal silence, the miraculous voice of life.
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l-incantatrice · 6 months ago
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Il mio corpo
è una fiamma di sangue
contro la tua pelle calda
il ventre pulsa
nella gioia selvaggia
dell'unione carnale
i nostri umori si fondono
e i profumi bruciano
semichiusi gli occhi
resta una luce scarlatta
nel cuore scuro della notte
gli orgasmi si sciolgono nel rosso
Sabyr
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r-andomization · 4 months ago
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Da tutto ciò scaturiva una gioia vera, forse l'unica rimasta in questa nostra epoca così limitata e volgare, grossolanamente carnale nei piaceri e rozzamente mediocre nei fini...
The Picture of Dorian Gray, Oscar Wilde
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crazy-so-na-sega · 7 months ago
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“Chi creò Karamazov, Stavrogin dei Demoni, Svidrigailov di Delitto e castigo, questi fanatici della carne, questi ossessionati delle voluttà, questi maestri della lussuria, chi li creò conosceva personalmente le più basse forme della sensualità, perché per poter conferire a queste figure la loro cruda realtà è indispensabile uno spirituale amore della dissolutezza. La sua incomparabile sensibilità conosceva l’erotismo nel suo duplice senso, quello dell’ebbrezza carnale che cade nel fango e diventa lussuria, lo conosceva fin nelle sue più sottili discese spirituali, quando s’irrigidisce nella cattiveria e nel delitto; lo conosceva sotto tutti i suoi aspetti e tutte le maschere e con sguardo sorridente e sapiente ne spiava la follia; lo conosceva nelle sue più nobili forme quando l’amore diventa immateriale, quando diventa pietà, divina compassione, fratellanza e lacrima sgorgante. Tutte queste essenze misteriose erano in lui e non soltanto in fugaci tracce, come le ha ogni vero poeta, ma nei più puri, più forti estratti. Con un’eccitazione erotica e una vibrazione dei sensi che si sentono fremere descrive ogni dissolutezza, e molte cose le avrà anche realmente vissute e con gioia. Ma con ciò non voglio dire (chi non lo conosce potrebbe fraintendermi) che Dostoevskij sia stato un dissoluto, uno che abbia amato il piacere carnale, un libertino: era semplicemente avido di piacere come era avido del tormento, un servo dell’istinto, lo schiavo di una prepotente curiosità spirituale e carnale che lo spingeva verso il pericolo, verso i roveti spinosi nelle vie oblique. Il suo piacere non è godimento banale, ma è gioco e posta dell’intera forza vitale dei sensi, è il voler sentire sempre la misteriosa minaccia dell’epilessia, gravida di tempesta, è la concentrazione dei sentimenti in qualche attimo pieno di pericoloso pregustare, seguito poi dalla sordida caduta nel pentimento. È lo sfavillio del pericolo che ama nel piacere, il gioco dei nervi, la forza elementare dentro il proprio corpo. Con uno strano miscuglio di consapevolezza e di cupa vergogna cerca in ogni piacere l’opposto, l’ultimo fondo del pentimento, nell’obbrobrio l’innocenza, nel delitto il pericolo”.
Stefan Zweig su Dostoevskij
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La vita stessa di Zweig è un'avventura da raccontare.Pacifista convinto, Zweig sente l’orrore di quanto accade, ma anche la solitaria e scomoda posizione di chi è tacciato di essere un disfattista o addirittura un collaboratore del nemico, solo perché urla l’assurdità della guerra. Il 23 febbraio 1942, a Londra, Stefan Zweig muore suicida assieme alla sua seconda moglie.
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princessofmistake · 2 years ago
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Si sentiva dentro al petto un’anima napoletana. La sentiva che traballava dentro al torace vuoto. Che voleva dire anima napoletana? Chissà, forse non voleva dire niente, ma c’era. Quella città non gli apparteneva eppure provava per essa un amore carnale; viverla, gli metteva un fremito sottopelle che gli allarmava i sensi, egli la possedeva, in quelle eterne mattinate deserte, come una pigra amante semiaddormentata, lenta al risveglio; di pomeriggio, di sera, lontano dal finimondo, al riparo sulla collina in quella casa osservatorio, trascorreva le lunghe ore d’inedia che la distruzione sistematica della città comportava, in uno stato di semincoscienza, finché, ai primi gridi della carne viva squarciata che provenivano da laggiù, usciva in preda a un’ebrezza che lo conduceva a frugare nelle ferite aperte dell’amata, alla ricerca, tra le sue membra sparse, di quella gioia di vivere a cui essa pareva votata. Quando la notte rientrava, cadeva a dormire sfinito.
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midorioftheflowers · 2 years ago
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C’è qualcosa nei miei ricordi d’infanzia che non tollera la tenerezza carnale di una donna – sia pure Clara. In quelle estati che hanno ormai nel ricordo un colore unico, sonnecchiano istanti che una sensazione o una parola riaccendono improvvisi, e subito comincia lo smarrimento della distanza, l’incredulità di ritrovare tanta gioia in un tempo scomparso e quasi abolito. Un ragazzo – ero io? – si fermava di notte sulla riva del mare – sotto la musica e le luci irreali dei caffè – e fiutava il vento – non quello marino consueto, ma un’improvvisa buffata di fiori arsi dal sole, esotici e palpabili. Quel ragazzo potrebbe esistere senza di me; di fatto, esistette senza di me, e non sapeva che la sua gioia sarebbe dopo tanti anni riaffiorata, incredibile, in un altro, in un uomo. [...] L’uomo e il ragazzo s’ignorano e si cercano, vivono insieme e non lo sanno, e ritrovandosi han bisogno di star soli.
Feria d'agosto, C. Pavese
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molaplume · 4 years ago
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Buona Domenica con la spaghetatta alla Anita Ekberg
Buona Domenica con la spaghetatta alla Anita Ekberg
Dear readers and fellow bloggers: Good afternoon and Happy Sunday. Slowly we are recuperating our battered appetite and our desire to prepare some rich pasta dishes for our family. Today we decided to prepare Teriyaki-style tagliarini in a meaty Dottta suce. First we prepared the San Marzano tomato sauce with onions, peppers, walnuts, garlic and seasoning with a pinch of salt, some black pepper…
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luigimancini · 5 years ago
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Rossa in viso, straziata dal vino bevuto, il tuo sguardo sembra dire: costringimi a non ragionare, a rimanere qui, senza indumento alcuno, esagerami la bocca in ogni dove, sfiniscimi, sbattimi la schiena sulle ombre della sera, empimi di una dolorosa gioia!
Luigi Mancini
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sciatu · 2 years ago
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Otto templi vi sono in quel di Agrigento, ognuno nell’antichità dedicato ad un dio potente e generoso. Io li visito chiedendo il perché, i segreti e la magia di quanto chiamano amore (da un idea di @aphroditeurania22).
Υπάρχουν οκτώ ναοί στον Ακράγα, ο καθένας στην αρχαιότητα αφιερωμένος σε έναν ισχυρό και γενναιόδωρο θεό. Τους επισκέπτομαι ρωτώντας γιατί, τα μυστικά και τη μαγεία αυτού που λένε αγάπη (από μια ιδέα της @ Aphroditeurania22).
TEMPIO DI CASTORE E POLLUCE O DIOSCURI -  I Dioscuri erano due gemelli figli di Giove che a turno vivevano un giorno nel regno dei vivi e il giorno dopo in quello dei morti. Erano due dei che si integravano e sostenevano l’uno con l’altro. Erano invocati nelle tempeste e nelle battaglie per l’aiuto che e sostegno che davano.
A voi, compagni fidati nella battaglia, aiuto salvifico nelle tempeste, a voi che vivete oggi il luminoso giorno e domani le oscure notti, voi simili nei tratti del corpo e nel sentire del cuore, a voi io vengo a chiedere chi è lei che amo, che riempie i miei giorni e regna nelle mie notti e nel giorno e nelle notti ama in modo così diverso che a volte come voi la penso dal doppio cuore unito nel suo unico corpo? 
Nel giorno lei è la brezza che spinge le vele dei miei desideri, illumina la mia anima come fa il sole su un campo di grano, è l’azzurro inteso del cielo sul mare, il fruscio costante dei boschi, è salda come il monte nel suo pensare, pura come sorgente nel suo dire, rende felice ogni animo e della bellezza è l’unico metro, la sola giusta misura per quanto piace e per quanto è povero di gusto. È lei l’amore sacro, quello che cantano i poeti folli, che le puttane simulano,  che i vecchi rimpiangono e di cui i giovani non parlano per non apparire sciocchi. È quell’amore che mi porta per mano come il vento fa con le nuvole mentre il suo corpo è il sempre, il tutto, perché il fluire del tempo non lo tocca e le ipocrisie, i tradimenti non lo vestono. In lui io scrivo i miei versi carnali e le sue labbra li recitano restituendo alla mia carne il suo senso divino.  
Di notte invece, lei mi chiama alla guerra delle passioni, cerca nell’oscurità dei cieli il piacere sulla mia pelle, come i minatori nel buio della miniera cercano l’oro padrone del mondo e quando quest’oro lei trova, anche se frutto del suo amore e delle sue voglie, me lo dona totalmente, bevendo la mia gioia come la terra riarsa fa con le prime piogge ed è questa mia gioia  più del suo stesso piacere, che nell’oscurità della notte, nel sovrastare del nulla, lei ama, più di se stessa. In questa sua felicità del mio esser felice, c’è tutta l’essenza del suo amare. È questo l’amore profano, carnale e lascivo, dove la passione è il fuoco, ed i nostri corpi insaziabili, la foresta che brucia nella notte senza luce e ragione. 
Come voi lei sa essere la gioia del sole e la passione delle tenebre, la forza durante la guerra, l’aiuto nella bufera, la parola che nel verso scaccia morte e solitudine e dona all’anima le ali per vedere il paradiso Per questo, uniti noi siamo più di quanto lo siete voi nella carne perché nati dalla stessa madre. Uniti siamo da quella intoccabile carne che è l’amore solare e lunare e che ci rende un unico corpo vestito di luce nella caligine del giorno, luminoso di stelle nell’eternità della notte.
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piccolopeccato · 2 years ago
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Questo desiderio così reale
Carnoso e carnale
Che crea volume in testa
Vuoto nelle vene
Sprizza gioia
Da ogni poro
Spruzza siero
Da leccare duro.
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pseudofaux · 4 years ago
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The return of tipseu delights me to no end. As does everything you’ve done with Leonardo. So hit me with some dirty Leonardo and make me die all over again xoxo
ooooooh okay, siiiii signora~ 😍😍😍 (ty! I love Leo-based requests! And I’ve wanted to write something CARNAL for that beautiful sad MFer HERE WE GOOOOOOO *gondola singing*)
“I think you can bend further,” he growled in a whisper, the challenge landing soft and smoky at my ear.
But I shook my head and flexed my calves against his shoulders. “I can’t,” I gasped. “Nooooo, Leonardo, I can’t.”
His thoughtful hum above me was one of the most dangerous sounds I would ever hear. It promised the kind of trouble where I lost control of myself, the kind that made me so unmuffled that Isaac dared to glare at Leonardo for days and wouldn’t meet my eyes for at least as long. My love never coaxed me into true pain or danger, but he often charmed me into disgracing myself.
If only disgracing myself were not so thoroughly enjoyable. Damn him! Damn this entire desk and all the books he’d set upon it to make my place on my back so precarious!
...he was already laughing.
“You just noticed the perch I built you? Should I be flattered or insulted, gioia?”
“Any more flattery and you’d float,” I snapped, but all it did was make him laugh again and trace the backs of my thighs with his fingers, and both actions devastated me. He toyed with the upper seams of my stockings, slipping his fingers inside to drum against my skin the exact same way he tapped his fingers against my clit whenever he got the chance. He was a very passionate man, Leonardo.
“At least move the books,” I huffed. I heard the whine in my voice and knew myself doomed.
His drawl was delighted in a way I didn’t hear to often. “Where’s the fun in that?” His hand shifted so his fingertips could grip my skin instead of torment it. True to form, he immediately began to torment me with his thumbs, massaging closer to the mess he’d left only a few moments before.
“Didn’t you come to the study to study, cara mia? So what’s that phrase you use— hit the books, yeah?”
When he said hit, he tapped his thumbs against the inside of my thighs. A human man wouldn’t have had the strength to make that tiny movement so sincere a slap, and no other being on earth could have made it so tender or infuriating. I squirmed for him— what else could I do?
“See what kind of hitting I do when you finish ruining my studying,” I said, threatening him easily. It was one of the best parts of being in love with him, this sharp, sweet back and forth. An endless thrill.
“Who says I’ll ever finish?” he asked, low and delighted, as he moved forward to slip one of his steady hands between my back and the books. “Who says you’d ever be done?” he taunted as he leaned in close to my mouth.
I caught his lower lip in my teeth and pressed. I don’t know if he felt it enough to be pain, but he laughed again, delight open and sweet, and kissed me for the hundredth time that afternoon, and touched me true for the second. (Isaac had apparently needed the library, so he glared at Leo for two weeks after that.)
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ilmerlomaschio · 3 years ago
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DIARIO EROTICO DI UN’ERETICA
Erano anni che invocavo Eros per un sogno impossibile, quello che ogni donna desidera del profondo del cuore: trovare il grande amore, con la Om maiuscola. Cioè il mantra cosmico che muove il sole e le altre stelle. Ma anche, più semplicemente, il rombo acustico che dal profondo delle viscere fa rabbrividire la pelle. Senza le collaterali rotture, s’intende, di qualsiasi vita di coppia, mutande e calzini da rammendare, o le ricorrenti flatulenze degne del peggior animale.
Ma lui sembrava non voler sentire e, a parte qualche decoroso avanzo di galera, a letto particolarmente focoso, con gli uomini normali l’argomento si è rivelato quasi sempre deludente, e oltretutto frettoloso. Tutto il resto era assolutamente noia. Storie di ordinaria routine, piccolo-borghese e senza gioia.
Limousine, ristoranti stellati, champagne cuvée e frequenti soirée nei teatri, ma sotto alle lenzuola il nulla più desolante. Un deserto sconfinato dei tartari, un’inutile attesa del niente.
A un certo punto ho pure provato ad abbassare le aspettative. Ho sceso, dando il braccio all’amore di turno, almeno un milione di gradini sulla scala sociale. Fino a quando ci ho proprio sbattuto il naso.
Dopo una sfilza di laureati, ecco arrivare i migliori tra i reputati in fatto di arte amatoria, uomini cosiddetti di fatica che, malgrado l’appellativo, a letto disdegnavano il loro compito come i vampiri con l’aglio, e senza dunque averci fatto troppi giri, rieccomi tentare la ri-monta verso il round finale di un potenziale equilibrio. Il risaputo ideale dell’impiegato, colui che la sua vita ha consacrato sull’altare di una scrivania uso ufficio. Ma forse, proprio per dispetto al suo nome, una volta trascinato a letto, anche l’esemplare più tipico della predetta categoria non faceva neanche una piega. Come se la fantasia amorosa scivolasse silenziosamente via dalle lenzuola per il timore di essere a sua volta imprigionata dalla cattiva piega che avrebbe potuto prendere una vita a tal punto ripetitiva.
Come potevo dunque realizzare il mio personale karma?
Incontrare Eros era il mio destino, ma lui si ostinava a sfuggirmi.
Poi un giorno capii, ed era pure elementare. Bastava un po’ di semplice mitologia per sciogliere i nodi che sino allora avevano tardato a venire al mio pettine. E sì che non mi mancava la giusta chioma da Valchiria, indomita e selvaggia come l’amazzone che mi scalpitava dentro.
Se aveva ragione Platone, e dunque la colpa era delle sue origini povere di cui si vergognava, Eros avrebbe cercato contesti attraenti, disdegnando vite domestiche, lavori routinari e stipendi quasi da indigenti. Lui aveva la necessità di volare, perciò per conquistarlo avrei dovuto puntare molto in alto, direttamente sino alle stelle.
Sposando un uomo spropositatamente ricco, il mio Adone si sarebbe magicamente rivelato facendosi vivo da solo, bussando un bel giorno alla mia porta con nonchalance, come un bambino alla ricerca di un aquilone.
E così, infatti, è accaduto.
L’ho conosciuto ad una festa elegante, come dicevo, e pur recitando la parte della gran signora, a tratti sfuggente e altezzosa, ho subito capito che si trattava del migliore dei Casanova. Giovane e aitante, atletico e irriverente, si muoveva a suo agio tra i candelabri dei tavoli e le misteriose maschere della gente, incantando le dame col suo potere seducente. Soltanto molto tempo dopo ho scoperto che era un modello di professione che per l’arte del sesso aveva molto più che un’innata vocazione.
Il suo sguardo penetrante mi ha subito scatenato l’impossibile desiderio di un amore cocente, talmente pieno di passione da smuovere anche le vette più inaccessibili delle mie altissime montagne, che allora tenevo ben strette nel corsetto, tra pizzi e rasi, scosse da un brivido lungo la schiena. Mi sfiorò delicatamente la catena d’oro bianco e perle, ma non finì nel solito dopo cena. Si limitò a porgermi il suo miglior biglietto da visita, lasciando a me la decisione: se morire di fantasie impossibili corrosa dalla pura immaginazione, oppure abbandonarmi al prosaico reality di un’avventura amorosa, lasciandomi prendere da una sfrenata passione. Non ebbi nessuna esitazione.
Ma essendo lui un bellissimo Adone, di me senz’altro più giovane e forse gigolò praticante, il sospetto in proposito si stava insinuando nella mia limitata esperienza. Stupirlo doveva diventare la mia unica missione, legarlo a me, sebbene dissuasa da un angolo remoto di coscienza.
Dovevo conquistarlo lentamente, suonando con dedizione lieve e costante quel flauto magico rinchiuso nella cesta della sua mente, che alla fine avrebbe incantato non solo il più restio tra gli uomini, ma anche il più refrattario, maestoso serpente. Non che il suo ne avesse bisogno, ovviamente.
Un solo avvertimento, prima di iniziare i nostri giochi. Sapevo che sarei dovuta restare molto attenta. Il monito della favola di tutti i tempi raccomandava a noi fanciulle non più ingenue di rinchiudere l’uccello d’oro in una gabbia di legno. Sulle prime, l’interpretazione era sibillina. Tale appellativo non poteva attribuirsi a un paragone poco lusinghiero nei confronti della mia a-dorata vagina. Ma alla fine capii che la parabola sottendeva una nascosta, sottile allegoria: dovevo conquistarlo in sordina, con una seduzione apparentemente innocua, ma circolare e continua, fatta di carezze a spirale, musica e profumi a profusione. Per dargli l’illusione di essere finito in un harem, una specie di paradiso di cui era l’unico dio, il temuto e venerato sovrano.
Narrazioni esotiche, aromi d’incenso e cannella, massaggi di seta, poesie oniriche, pioggia di petali a catinella. Protagonisti di un paradiso erotico, ogni volta mutavamo forma, attori unici del teatro sincronico della nostra immaginazione.
Nel nostro Eden segreto io ero Cleopatra e lui Antonio, io la schiava e lui il pirata, lui il principe e io l’ancella. Ma era ancora troppo poco, volevo che la mia ipnosi fosse totalizzante e resa ancora più mirabolante, per diventare ai suoi occhi più bella trattenendolo a me, seppur nel fuggevole attimo del presente.
Pensai allora di convincerlo che era Shiva: divinamente muscoloso com’era, la mia dea interiore Shakty ne avrebbe gioito, amandolo per sempre in quel tratto che rifuggiva dal mondo.
Ma dopo appena un mese di recite a soggetto, scoprii che quel gioco era solo la replica di un copione già visto: il kamasutra vedico lo avevamo ormai esaurito, e a quel punto non ci restava che provare con le divinità dell’antico Egitto. La mia ninfa ninfomane necessitava di nuova linfa, o l’ispirazione ne avrebbe languito.
Ci voleva una nuova perversione. Un’immagine simile a una visione, che potesse rinnovare un vecchio repertorio con nuovo vigore. “Ritornare alla radice”, mi sono detta, e più non facciamo questione.
Una monaca di clausura sembrava la giusta soluzione, una figura allegorica che riportasse il mio corpo a risplendere nella più fulgente luce, magari nel mezzo di una dolce tortura. Sarei stata io, questa volta, la dominatrice. E da Sherazad che già aveva assaporato le mille e una botte, sarei ritornata totalmente pura, redenta e limpida come acqua cristallina.
Avrei avuto carta bianca per dargliele deliziosamente di santa ragione, se solo lo avessi ammanettato a dovere, con una nuova gamma di fustigazioni. Più di cinquecento sfumature, tra quelle da catalogo e improvvisazioni.
La castità doveva diventare la nuova frontiera, in nome di una nuova religione. Sesso esclusivamente immaginario, telepatia e dominazione. Nessun amplesso dei corpi, ma solo un’eterna, infinita erezione. Vietata ogni eruzione.
Detto fatto, eccomi alle prese con le mie prime armi.
Sembro una Mistress con tutti i crismi. La frusta ruota lieve attorno al suo corpo in un’infinita danza, disegnando mandala aerei prima di approdare ad infliggergli la suprema fustigazione, l’estrema acrobazia della mia nuova, inebriante eresia.
Geme. Fremo. È vera sublimazione. Puro distillato di un sesso tangibile, ma al contempo evanescente, come se dai nostri corpi fosse di colpo evaporata, per liberarsi infine polverizzata, una nube densa di profumo e sudore, dispersa nell’etere di un cosmico stupore.
Lo vedo all’apice dello stordimento, assaporandone il liquido mai versato, per fecondare ogni mia più remota fantasia. È dunque giunto il momento di esigere un’ultima prova: la mia brama di supremazia richiede la suprema resa.
Decido di approfittare di quest’attimo di perfezione, il Kairos degli dei, se così si può dire, per porgergli un’ultima domanda. Senza via di fuga, come fosse un condannato al giudizio finale, la risposta non prevede alcuna esitazione.
Vacilla per un attimo, titubante. Mi attendevo qualcosa di inedito, la proposta di un’esibizione sinfonica, un esuberante quartetto da camera, o anche solo un trio di cui sarei stata regina.
Ma così non pare. Resto muta, avvertendo che si sente sulla soglia di un bivio. Sussurra infine esile, con un sottile fil di voce:
“Vorrei con me Livio, per il supplizio della croce”.
Sento il cuore spezzarsi in petto. Decisamente no: quest’ultimo colpo non l’ho retto.
Posso solo scappare da questo castello di sabbia che mi è franato addosso di colpo, a tradimento. Mi rivesto in tutta fretta, col desiderio di lasciarmi alle spalle il fardello di questo lacerante tormento.
Ma non faccio in tempo a fuggire dal mio peggiore incubo che l’oste mi presenta il conto dell’ultima cena, e quello di tutti i precedenti bagordi.
Cattivi tempi per noi ingordi: ahimè è molto salato. Mi domando come diavolo ho potuto.
Questa sensazione di amaro in bocca mi resterà impressa per anni, come un marchio di fuoco, segnandomi, oltre all’anima, anche il corpo. Troppo cocente, la delusione.
Potrei sempre dire che, per certi versi, mi ha fatto sentire come Nietzsche sul punto della sua più solenne dichiarazione, ma a quale prezzo?
Se Dio è morto, non credo risorgerà mai più. Non di certo per il mio stupido, carnale vezzo, men che meno per un’ultima deflorazione.
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azzurracomeme · 4 years ago
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Lezione del 17/03/2021
AUTORE: Agnolo di Cosimo detto il Bronzino
NOME: Allegoria dell'Amore e del Tempo
DATA: 1540-1545
MATERIALE E TECNICA: olio su tavola
LUOGO DI CONSERVAZIONE: National Gallery, Londra
SCELTE TECNICHE E STILISTICHE: Il soggetto è estremamente complesso,realizzato con uno stile molto sensuale ma anche freddo, quasi marmoreo, sublimemente idealizzato. Allegoria dell'amore sensuale, il quadro presenta in primo piano Venere (riconoscibile dall'iconografia del pomo dorato donatore da Paride) che bacia il figlio Cupido. Il putto che sparge petali di rosa simboleggia il riflesso più immediato del piacere carnale, la Gioia; dietro di esso si trova l'Inganno. Anche Venere e Cupido si stanno ingannando a vicenda: lei sta rubando una freccia dalla sua faretra, lui le sta sfilando il diadema di perle. Dal lato opposto si trovano la Disperazione e la Follia o la Malattia (in basso), che sono le conseguenze di medio e lungo periodo dell'amore sensuale. Un vecchio con le ali e una clessidra in alto a destra scosta un pesante velo che scopre la scena, il Tempo accompagnato dalla Verità svelatrice, aspetto particolarmente apprezzato anche successivamente dagli artisti del 600.
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carnalsociety-rpg · 5 years ago
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HEY UPPER EAST SIDER, WELCOME TO CARNAL SOCIETY
Cleo, you’ve been accepted as Talia Bellini-Hamill with Benedetta Porcaroli as your faceclaim. Congrats! Please read through our checklist and turn in your account within 24 hours.
                    THIS I KNOW, THE BEST IS YET TO COME.
WHO AM I?
OOC Information.
Name/Alias: Cleo Preferred pronouns: She/her Age: 21 Timezone: EST Triggers: N/a
THAT’S ONE SECRET I’LL NEVER TELL.
IC Information.
Name: Talia Bellini-Hamill Age: 23 Gender: Cis-Female Pronouns: She/her Sexuality: Pansexual Faceclaim: Benedetta Porcaroli Occupation: Senior at Columbia for creative writing, socialite/social media influencer Headcanons:     - When reflecting on their time in Italy, Talia’s mother Angelica ‘til this day, will claim that “they lived in squalor,” and that she “did what she had to do to keep them fed.”  Mamma thought that Talia didn’t remember, and Talia just let her think whatever it was that helped her sleep easier at night.  Talia was born and raised in Italy, living with her mother and her aunt Valentina, until their departure for America when Talia was thirteen.  Valentina was only six years older than Talia, and even as a child, it was Valentina that mostly raised and was responsible for Talia.  They lived comfortably; they had food in their bellies and made ends meet every month.  Her mother worked as the maître-d’ of an elegant restaurant in Parioli, one of the wealthier quarters of Rome, where she garnered plenty of attention from the men that dined there and as a result, plenty of tips.  Valentina would attempt to put young Talia to bed early so as to not confuse her with the varying men that Angelica would bring home, but Talia was always a curious girl; she’d peek her head out at night to sneak a glance at the men, creep around in the morning to search the contents of their wallets (and maybe snatch a couple of euros, if her mother did take them all). - On Christmas Day 2006, Talia learned that her mother was engaged to a man she didn’t recognize; Gregory Hamill. She had never seen him in their apartment before, and neither her mother nor Valentina hadn’t mentioned anything about this strange, older man.  He spoke little Italian, and often said words in English v e r y slowly with very dramatic hand gestures. Talia was always observant; she watched the way her mother’s body would stiffen in response to his affection—cold to his warm, blind love.  She saw her mother’s swift hand move to her mouth, dainty fingers wiping the corners of her lips after a kiss before gleefully swiping his credit card. After watching Gregory and her mother, she quickly learned a very important lesson: love has no language barriers if enough money is involved. Shortly after the extravagant wedding, Gregory Hamill had passports made and the paperwork handled for the girls before they moved to New York.  This was when she learned who Gregory Hamill was (and why her mother was so keen on marrying him): the Commissioner of Commerce in New York City.     - Talia didn’t know her father, and after hearing everything her mother had told her about him, she didn’t care to.  She told Talia that he packed up and left one night shortly after they had taken Valentina in, when Talia was around two years old, and left her mother to pick up after his seemingly endless gambling debts. He never called or wrote, never sent her anything for her birthdays—nothing.  He wasn’t there to walk her to school in the mornings or to teach her how to ride a bike; he wasn’t there to catch her sneaking her first kiss in her living room, or to help her with her first heartbreak.  He wasn’t even there for her to resent him, so when Gregory Hamill stepped up to play the ‘Papa’ role, Talia threw her unsettled anger toward Gregory.  She initially refused his extravagant gifts, giving him the cold treatment whenever they spent time together, but she eventually warmed up to him upon seeing how much he loved her mother.  He was nice and loyal, and he took care of her and her family—he was like all the dads in the American TV shows she watched.  Talia was smart enough to know that her mom didn’t really love him, but as he grew on Talia, she loved and appreciated him enough for the both of them.     - Talia knew a bit of English from watching American TV shows with Valentina back home in Italy, but overcoming strange the object-verb placement and suffixes that are spelled the same but pronounced completely differently took some time. Despite being a very promising student in Italy, she took a year off of schooling to fully learn and perfect her English with a tutor before beginning her American education Constance Billard. Even to this day, Talia speaks with a slight Italian lilt and often mixes Italian into her speech when she’s angry or nervous, or just speaking quickly.        - During her time at Constance, she was a pretty decent student; maintaining a 3.8 GPA throughout her high school education—not too shabby for a girl who had just learned English a year prior. Talia thanked her time in Italy for her strong multi-tasking abilities; maintaining a solid social life amongst the elite while securing a spot on the Dean’s list at the same time was not too common in her peers.  They weren’t dumb, per se… but most of these wealthy American kids simply weren’t disciplined enough to even want to care about success beyond just their ostentatious social lives. Talia knew she had a certain edge that they didn’t, and she knew they could feel it—some were intimidated by the “Italian girl’s” mysterious persona, and others were drawn to it. She didn’t say much, but she found that she didn’t always have to; it only takes a hint of her accent and some bella paroles for them to be charmed—if she cared to play the part.  She loved the endless possibilities that the combination of the city and her step-father’s money gave her, and Talia is quite indulgent in her vices (she could be quite the life of the party if there’s enough tequila and weed), but la ragazza è come una farfalla, neither here nor there and yet everywhere.  The whole bit grew tiring at times for Talia, often finding herself bored at the same events with the same people—she wasn’t like her mother, enchanted solely by opulence.     - Call it what you want—a disconnect between a girl and her peers, daddy issues masquerading as an “inherent coquettish nature,” an overinflated sense of self that calls for the need to acquire the attention of everyone in any room she steps foot in.  Talia calls it a craving for more substance, more flavor.  That’s why, since she was about fifteen, she found herself feeling the most comfortable within older crowds—elite or not.  She didn’t have to deal with the underage anxiety of “getting into clubs or bars” with her step-father’s name and credit in her back pocket, and her precocious European charm made up for her baby face.  She was also a hit at the events her parents dragged her to; you know, the ones with the ridiculously expensive dress codes and seemingly bottomless h’or dœuvres and cocktails where the attendees try to one-up each other with their charity donations? Talia was a charming feat as per the newly-debuted Hamills; her parents paraded her around to their cohorts and colleagues, and she thrived in the attention.     - Talia’s not necessarily promiscuous, but it’d be easy to assume as much if you didn’t quite understand.  There’s a certain thrill in the chase, as she’s discovered in her 22 years of life.  She first noticed it as a freshman at Constance Billard—she was freshly imported meat, and there was a particular power that came with baiting the sharks of St. Jude’s.  Unchartered territory, unclaimed by man (or at least any man with influence in New York City)—a challenge.  There were boys pretending to be suitors for a quick one-and-done, boys that were actually attempting to court her and claim her as their own, and then there were the ones with the lewd comments that thought their money and last name would ensure a warm spot in her bed.  As she got older, her male peers ditched the uniforms for suits, trading their alumnus rings for family heirlooms, but their game stayed the same, and so did hers.  She was a tease—especially to those that would never stand a chance, and it was all a game to her.  People want what they can’t have, and the undying desire is the ultimate prize.  Perhaps she learned it from her mother; she saw how quickly men tossed her to the side once they got what they wanted, and she saw just how quickly she’d seek out the next man to get what she wanted.  She didn’t want to be like that—gripping all the power in her hands and then watching it slip through the cracks of her fingers  to first man that uttered something remotely palatable that evening.  Never forget; the power is all in the bait.     - After moving to America, Valentina and Talia’s relationship only strengthened; they were the two Italian girls that were learning English and the “American way of life” (or at least, the 1% way of life).  If they didn’t have anyone else, they certainly had each other’s backs and when Talia turned eighteen and began attending Columbia University, it was only right that the two move in together.  In an Upper East Side apartment funded by Mr. Gregory Hamill, the pair coexist peacefully and maintain their strong sisterly bond.  Though sometimes she can get annoyed by her ever-present motherly role, Valentina offers Talia the motherly advice and structure that her own mother never really enforced—like waking her up with a smack of a pillow to the face for her 8 a.m class after a weekend of hard clubbing.  In return, Talia insists on bringing that gioia di vivere—having all the fun and enjoying all the beautiful things of life that they didn’t necessarily have the time or money to enjoy in Italy.     - Technically Talia doesn’t have to work, nor does she have responsibilities to tend to, she still feels the need to do something more than being an insipid debutante.  She doesn’t quite know where her destiny lies, but she knows she’s always had a strong passion for writing, which is why her major is Creative Writing at Columbia.  It began with simple journal keeping back in Italy, and that habit followed her to America—but her writings remained in Italian. She wrote the way she spoke; sometimes wrapping her words in pretty little packages like prose, and sometimes her words were raw and stark on the white parchment paper—but every time she wrote she wrote with authentic feeling.  Writing was something she never grew bored of, and she only writes when she’s truly inspired to keep it that way; her words will only be written down if they have meaning.  Talia’s too harsh on herself to ever write “just to write,” and she never re-works thoughts or ideas because if it has to be re-thought, then it’s not worth the commitment to the page.  She also only hand-writes—with the only exception being for classwork for pain-in-the-ass teachers that are too lazy to decipher her slanted handwriting.  Keeping it in her handwriting means keeping her work hers—no one can claim it or try to tame it, just as no one can claim nor tame her.
Associations: Sultry eyes catching yours from across the crowded room, a cloud of smoke following accented words.  Warm musk and sandalwood lingering on your shirt, and you digging your nose in it for reminders of the night before.  The smooth flow of a fountain pen on journal pages, slanted letters curling into doodles.  Following the music until it leads to a temporary paradise. Secret:
REDACTED. 
Would you be willing to have your character be Gossip Girl? REDACTED. Would you be willing for your character to be the killer? REDACTED. 
YOU KNOW YOU LOVE ME.
Here’s a link to the mockblog I made for Talia where you’ll find all the extra posts I’ll be linking below!
    - A general aesthetic (x)     - A home aesthetic (x)     - A playlist (x)     - More information about Talia (x)
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cannibal-rat · 5 years ago
Note
“You’re not allowed to compliment me anymore. It’s too nice.” Papa II ?
Papa II is here to take care of you.
No warning, Translation at the end.
It had been a hard day at work. Youjust longed for your bed and a good night rest. It was a small room you livedin, but it had everything you needed plus an own bathroom, which was considereda luxury among Siblings of Sin. Before going to bed though, you wanted to takea shower to get off the dirt of the day. The pouring water cancelled out everysound as you washed yourself; you were alone with your thoughts. In your mind ascenario emerged, in which you weren’t in your own room, but in the quarters ofyour lover, Papa II. He would lay on the bed, awaiting you. As soon as youwould stand in front of him, he would pull you onto the mattress to cuddle. Asyou thought of it, you realized that this was highly unrealistic, but it was yourfantasy, you could do whatever you wanted.
You stepped out of the shower, atowel wrapped around your body. After finishing your routine, you left the bathand almost got a heart attack.
In the doorway stood Papa II, armscrossed in front of his chest as he looked scowlingly at you.
“Where have you been? I’ve waited for you.”
Still recovering from the shock, youlooked at him, not knowing what he was talking about. Papa II saw your confusedface and sighed.
“I sent a note your way, that read that I wanted to see you at 20:00.”
“Sorry, I haven’t received a note over the course of the day.”
Papa II looked angry, not at you,but at the person, who was supposed to deliver the message. However, it didn’tmatter now.
“And even if I had gotten your note, I would have declined your offer.You see, I’m really tired today and just want to sleep.” You said, a little afraid that youangered him even more.
“Caro mio, there is no need to indulge in carnal sins.”
To your surprise Papa stepped closer.It must have been long ago since the last time he had hugged someone, consideringhis awkward movements.
You said something to him, but itwas muffled because your face was pressed into the fabric of his vestment.
“What was that?”
“You are such a nice person, normally you are mean but not really. Doyou understand?”
“What I understand is, that you are really tired, and your mind has gota little mushy.” PapaII guided you over to your bed, gently laying you down.
“So nice and caring.”, you continued, “You are like aGargoyle. Looking mean to scare off people, but if you come to life, you areprotecting and caring.”
“You should sleep now.”
As you took a deep breath to speakagain, Papa shushed you.
“You’re not allowed to compliment me anymore. It’s too nice. If otherpeople hear that, they will think I’ve gone soft. I cannot afford that.”
For a moment Papa II watched you,before deciding that it was a good idea to join you in bed. Nobody would botherhim here, or you for that matter. He undressed and laid down beside you. Halfasleep you turned to him to throw your arm over his chest. A smile grazed Papaslips as he said, ”Gioia mia.”
Translation
Caro mio – my love
Gioia mia – my precious or my onlyjoy (I’m not 100% sure with that)
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ma-pi-ma · 6 years ago
Quote
Gettare l'anima di una persona entro una forma graziosa e lasciarvela riposare per un momento; sentir riecheggiare le proprie concezioni intellettuali, con l'aggiunta di tutta la musica della passione e della giovinezza; trasferire in un altro il proprio temperamento come se fosse un fluido sottile o un profumo strano, in tutto questo c'è una vera gioia, forse la gioia più soddisfacente che ci sia rimasta in un'età limitata e volgare come la nostra, un'età grossolanamente carnale nei piaceri e grossolanamente volgare nelle aspirazioni.
Oscar Wilde
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