#Giancarlo Croce
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Stagione Teatrale di bari 2023-2024: Questo weekend la celebrazione dei 100 di Italo calvino
Stagione Teatrale di bari 2023-2024: Questo weekend la celebrazione dei 100 di Italo calvino. Il 15 ottobre è il compleanno di Italo Calvino: nato nel 1923, domenica prossima avrebbe compiuto 100 anni. Per #100Calvino, nell’ambito della Stagione teatrale di Bari 2023_24 del Comune di Bari-Assessorato alla Cultura -Teatro Pubblico Pugliese, al Teatro comunale Piccinni, dopo il Prix Rai del 2 ottobre con le letture di Neri Marcorè e dopo lo spettacolo Il Castello del Teatro delle Bambole del 9 ottobre, questo weekend sono in programma una serie di spettacoli e iniziative. Domani, sabato 14 ottobre, alle ore 10.30 (riservato alle scuole/Istituti Superiori) e alle 21, e domenica 15 ottobre, alle 18, il Premio UBU Mario Perrotta porterà il suo “Come una specie di vertigine - Il Nano, Calvino, le libertà”, di cui è regista e interprete, con la collaborazione alla regia di Paola Roscioli. Dopo lo spettacolo rivolto alle scuole, Mario Perrotta incontra gli studenti per un dibattito sui temi dello spettacolo e sulla figura di Calvino (con approfondimento a cura di Giancarlo Visitilli). Domenica 15 ottobre, alle ore 11, sempre sul palco del Piccinni: La Palestra - Edizione speciale “Buon Compleanno Calvino!”, una Lezione spettacolo con la direzione artistica di Francesco Maria Asselta e la consulenza scientifica di Lea Durante. “In questo weekend proseguiremo nel nostro omaggio a Italo Calvino, uno degli scrittori più importanti del ‘900, con l’aiuto di Mario Perrotta, attore, drammaturgo e regista pluripremiato, e con uno speciale appuntamento di La Palestra, il format di approfondimento e confronto che per il terzo anno accompagna alcuni dei temi e degli autori della stagione comunale di prosa - commenta l’assessora alle Culture Ines Pierucci . Abbiamo voluto dedicare all’opera di Calvino, al suo impegno politico e culturale, al suo rigore, alla sua fantasia, l’apertura della stagione di prosa della Città di Bari, lasciando che a condurci alla scoperta del suo mondo fossero alcuni tra i nomi più importanti del panorama culturale contemporaneo, per offrire al nostro pubblico riflessioni ed emozioni di grande valore artistico e civile”. Sabato 14 ottobre alle ore 21 Domenica 15 ottobre alle ore 18 Come una specie di vertigine - Il Nano, Calvino, la libertà; scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta, con la collaborazione alla regia di Paola Roscioli Info a questo link. COME UNA SPECIE DI VERTIGINE Il Nano, Calvino, la libertà durata 75’ Permàr – Compagnia Mario Perrotta / ERT- Teatro Nazionale scritto, diretto e interpretato da MARIO PERROTTA collaborazione alla regia Paola Roscioli mashup e musiche originali Marco Mantovani / Mario Perrotta con il sostegno di Regione Emilia Romagna, Comune di Medicina in collaborazione con Teatro Asioli di Correggio, Duel In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore. È la sua anima che fa spettacolo. Tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, è quello meno libero: ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire. Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà. E la cerca, la libertà, tra le pagine delle opere del “signor Calvino Italo”, la racconta come sa e come può, la trasforma in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi, “scalvinando” quelle opere a suo uso e consumo. Il tutto mentre accanto scorre, amaramente ironica, la sua personalissima storia d’amore, una storia impossibile per quel corpo e quella lingua incapaci di parlare. “Il personaggio in scena è un abitante del Cottolengo, il Nano del romanzo autobiografico La giornata d’uno scrutatore, personaggio cui Calvino dedica una sola pagina se pur memorabile. Ho scelto lui e ne ho immaginato tutta l’esistenza - esistenza che Calvino non ci racconta - proprio perché il mio intento era ragionare intorno al concetto di libertà e il Nano del romanzo ne è totalmente privo”, scrive Mario Perrotta. Domenica 15 ottobre alle ore 11 LA PALESTRA edizione speciale BUON COMPLEANNO CALVINO! direzione artistica a cura di Francesco Maria Asselta consulenza scientifica di Lea Durante interventi di Silvio Perrella e Lea Durante letture di Paolo Panaro al pianoforte Mirko Signorile Ingresso libero con prenotazione su eventbrite Il progetto “Buon compleanno Calvino!”, questa occasione straordinaria del centenario della sua nascita, sarà un’opportunità per parlare della sua vita, delle sue opere, ma soprattutto della sua idea tutta personale di rappresentare un modello di intellettuale integralmente disorganico, lontano dall’impegno diretto, discutendone non solo con studiosi, critici e specialisti della letteratura calviniana (Silvio Perrella e Lea Durante), ma aprendoci anche alle sue parole con le letture di Paolo Panaro (che ha portato in scena Il Barone Rampante), e all’incontro con progetti musicali dedicati a “Le città invisibili”, interpretati da Mirko Signorile in duo con Giovanna Carone.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L’Eden delle Tradizioni Aborigene
L’Eden delle Tradizioni Aborigene
di Giancarlo Barbadoro Le tradizioni aborigene e il ricordo dell’antico Eden nel mito del “Dreamtime” in cui si ripetono il mito di Fetonte e quello delle origini dell’umanità. La leggendaria “Croce del Sud” e i rettiloidi, compagni da sempre della specie umana. La saga di un popolo giunto dal continente di ghiaccio che conserva il ricordo della storia dell’umanità e celebra il mito del ritorno…
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Fu vera gloria? - di Giancarlo Infante
La scomparsa di Silvio Berlusconi ha occupato l’informazione internazionale. La cosa ci ha fatto pensare agli inizi della “Storia d’Italia” di Benedetto Croce che prende le mossa dall’uscita di scena del “geniale despota che tutta l’occupava”. Evidente il riferimento a quel Napoleone che avrebbe fatto chiedere al Manzoni se fosse stata vera gloria. E la responsabilità della risposta ricadde sui…
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#Berlusconi#Dc#Draghi#Forza Italia#Giancarlo Infante#Meloni#Salvini#Silvio Berlusconi#ultima edizione
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Curator, 'Nowtilus. Stories from an Urban Lagoon in the 21st Century' (Podcast)
Nowtilus. Stories from an urban lagoon in the 21st century is a research podcast, a polyphonic archive of stories, notes, and themes relating to rethinking Venice today, dispelling myths about the city, and placing the lagoon back at the center of attention.
Nowtilus leads listeners on a journey of discovery and discussion, addressing the lagoon’s sustainability, and the creative and life-affirming activities that its inhabitants carry out every day to keep it alive and extraordinary. Venice is a meeting place for cultures, an aquatic crossroads of knowledges, and a mixture of flavors and outlooks. An invitation to reflect on inclusion, the notion that sustainability can only be achieved through mutual respect between human and non-human lifeforms, and the fact that the city itself, the Queen of the Adriatic, is the result of migrations, exchanges, encounters, connections, and defenses.
Nowtilus. Stories from an urban lagoon in the 21st century is available on Ocean-Archive.org and on TBA21–Academy Radio on SoundCloud, Spotify, Apple Podcast and Google Podcast. In Italian only, apart from episode 2.8 (in English).
EPISODES
Season I
1.1 Narrating Venice with Tiziano Scarpa.
1.2 Supervenice: Architecture and Urbanism with Sara Marini, (IUAV University in Venice).
1.3 Sounds and Glances with Nicola di Croce and Mariateresa Sartori.
1.4 Macro tides and microplastics with Luigi Cavaleri, oceanographer from ISMAR-CNR; Fabiana Corami, biologist, Institute of Polar Sciences (CNR-ISP).
1.5 Books on Water and Environmental Humanities with Sabina Rizzardi, co-owner and bookseller at Libreria Marco Polo; Shaul Bassi; professor of English Literature at Ca'Foscari University and director of the International Center for the Humanities and Social Change at Ca'Foscari.1.6 Cultivate the City with Michele Savorgnano (Fattoria Urbana Diffusa), and Lorenzo Basadonna Scarpa (Ortofoto).
1.7 The evolution of fishing in the lagoon with Luigi Divari and Matteo Stocco (Metagoon). 1.8 Murano and glass between history and innovation with Alice de Santillana (AUTONOMA) and Marcantonio Brandolini D’Adda (LagunaB).
1.9 Slow navigation. Gondolas, sails, oars, and new challenges with Elena Tramontin (Squero Domenico Tramontin and sons) and Silvio Testa (writer on traditional rowing and sailing practices of the Northern Adriatic Sea).
1.10 Re-Inhabiting the Water and Land with Giancarlo Ghigi and Laura Mascino.
1.11 All the Venices of the world. Postcards, comics, games and curiosities from Alberto Toso Fei's collection.
Season II
2.1 Screens on the water. Bread, Tulips, Indiana Jones and the lagoon on 35mm.
2.2 Murder and mist. Crimes, misdeeds and other wrongdoings in the fog of the lagoon.
2.3 Great music, Venice! 'La biondina in Gondoeta', Luigi Nono and other sounds.
2.4 Off-Piste Museums. Missing Fish, Hidden Treasures, and Lazzaretti.
2.5 Arrivals and departures. A little map of migration, exodus, and desire.
2.6 Against / currents. Big ships, skate ramps, and renewed activism.
2.7 How does a city feed itself? A tour of kitchens, fields, and cellars.
2.8 (De)constructing Venice. Reflection from the outside, with Abiba Coulibaly (geographer) e Ella Navot (visual anthropologist). Ocean Fellowship 2021, TBA21–Academy.
Episodes narrated and curated by Alice Ongaro Sartori and Enrico Bettinello.
Music from Christian Fennesz (Season I) and Enrico Coniglio (Season I & II).
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Vide Cor Meum ❤
#hannibal#hannibaledit#anthony hopkins#hannibal lecter#giancarlo giannini#rinaldo pazzi#francesca neri#allegra pazzi#florence#hannibal movie#santa croce#vide cor meum#love vide cor meum ❤
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Lucile Vigué, Thésarde au laboratoire Infection, Antimicrobials, Modelling, Evolution (IAME)
Je m’appelle Lucile Vigué et je suis en troisième année de thèse au laboratoire Infection, Antimicrobials, Modelling, Evolution (IAME) à Paris. J’ai débuté mes études supérieures par deux années de classes préparatoires Physique-Chimie, à Toulouse, avant d’intégrer l’École polytechnique. J’ai également effectué un stage de recherche au Royaume-Uni et un master de bio-informatique à l’EPFL, en Suisse. C’est à l’École polytechnique que j’ai découvert la théorie de l’évolution. C’est un domaine de la biologie où l’on applique régulièrement des techniques de modélisation issues des mathématiques et de la physique. L’informatique y joue également un rôle clé pour traiter des quantités de données qui ne cessent d’augmenter.
Au quotidien, j’étudie les génomes de dizaines de milliers de souches de la bactérie Escherichia coli pour comprendre les mécanismes lui permettant de s’adapter à son environnement. En effet, des bactéries soumises à un traitement antibiotique peuvent, en seulement quelques générations, acquérir des résistances à celui-ci. Elles y parviennent grâce à deux phénomènes biologiques : la mutation, qui génère de la nouveauté au sein d’une population, et la sélection naturelle qui favorise la propagation des mutations avantageuses. N’importe quelle bactérie dispose d’un gigantesque réservoir de mutations potentielles car son génome code pour des milliers de protéines, chacune composée de centaines d’acides aminés. Distinguer une mutation qui déstabilise une protéine d’une autre qui la rendra plus fonctionnelle est expérimentalement long et coûteux. Cela devient rapidement impossible lorsque le nombre de mutations ou de combinaisons de mutations à caractériser augmente. Dans le cadre de ma thèse, j’analyse des séquences protéiques à l’aide de modèles statistiques. Ceux-ci me permettent de prédire l’effet d’une mutation ainsi que les interactions entre plusieurs mutations. Ce dernier point est crucial car deux mutations individuellement délétères peuvent devenir bénéfiques en association. J’emploie ces prédictions pour comprendre comment l’espèce Escherichia coli évolue. Je généralise les méthodes que je développe à d’autres organismes, en particulier pour détecter les mutations responsables de maladies génétiques ou de cancers chez l’humain.
Bibliographie
Vigué, Lucile, Giancarlo Croce, Marie Petitjean, Etienne Ruppé, Olivier Tenaillon, and Martin Weigt. “Deciphering Polymorphism in 61,157 Escherichia Coli Genomes via Epistatic Sequence Landscapes.” Nature Communications 13, no. 1 (December 2022): 4030. https://doi.org/10.1038/s41467-022-31643-3.
Vigué, Lucile, and Adam Eyre-Walker. “The Comparative Population Genetics of Neisseria Meningitidis and Neisseria Gonorrhoeae.” PeerJ 7 (June 27, 2019): e7216. https://doi.org/10.7717/peerj.7216.
Hobson, Claire Amaris, Lucile Vigué, Mélanie Magnan, Benoit Chassaing, Sabrine Naimi, Benoit Gachet, Pauline Claraz, et al. “A Microbiota-Dependent Response to Anticancer Treatment in an In Vitro Human Microbiota Model: A Pilot Study With Hydroxycarbamide and Daunorubicin.” Frontiers in Cellular and Infection Microbiology 12 (June 1, 2022): 886447. https://doi.org/10.3389/fcimb.2022.886447.
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Perché Drusilla Foer è una donna e non un travestito di Saverio Tommasi La mia idea di orrore somiglia molto a un Simone Pillon che sente la necessità pubblica di chiamare "travestito" Drusilla Foer. Quell'inchiodare una persona alla croce dei suoi pre-giudizi, mi perturba. Quel continuo richiamo che fa Pillon al genere e al ruolo, attribuendosi la conoscenza del pensiero di Dio, mi imbarazza come errare un congiuntivo in una lettera indirizzata a Umberto Eco. L'idea di un Dio che guarda attraverso le mutande delle persone, che scruta dal buco della serratura gli orientamenti e poi decide il valore delle persone in base a un rossetto, mi sconvolge. Perché l'idea di un Dio così interessato alle parti intime delle persone è un'idea perversa, che tra l'altro niente ha a che fare con la religione cristiana. Perfino quell'idea che ha della donna Simone Pillon – una donna per forza e sempre "piena di grazia e luce", per citarlo – la trovo offensiva. Le donne sono a modo loro, ognuna con un cervello e un proprio carattere, che quello deve essere anche a rischio che un conservatore si offenda. Senatore Pillon, nel caso ce ne faremo una ragione. L'uomo bianco ricco, a cui prude la voglia etichettare, si metta l'animo in pace: Drusilla Foer è senza dubbio una donna. Drusilla Foer è una donna e quando in un'intervista le chiedono se conosce Gianluca Gigo Gori (l'attore che ha dato vita con Drusilla a una parte di sé), lei ha gentilmente risposto: "Non conosco nessun Gianluca". Hanno due siti internet separati, Drusilla non è un'interpretazione di Gianluca, non sono due metà. Sono due insiemi anche se provengono dalla stessa persona. Parlando delle materie che compongono la femminilità, Drusilla Foer ha risposto: "La femminilità è composta dall'accettazione e dal rispetto della propria parte femminea". Ecco chi è Drusilla Foer. Drusilla e Gianluca Gori vivono due mondi separati, e quando esiste Drusilla Giancarlo scompare. Per questo – quando parliamo a Drusilla Foer, è giusto (e necessario) usare le declinazioni femminili, perché stiamo parlando con una donna. Il termine "travestito", ormai desueto e accompagnato da odio, non rappresenta né Giancarlo Gori né Drusilla. Che se lo metta bene in testa il senatore della Lega Pillon: invocare a Sanremo la presenza di "un conservatore" per pareggiare la presenza di Drusilla Foer, non è semplicemente sbagliato, è senza senso.
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“La democrazia è demagogia nella definizione di Hobbes. Come nelle competizioni elettorali di Lewis Carroll, arrivare primi o ultimi è la stessa cosa. Il tema è solo uno, la poltrona. Votare questo o quello è del tutto indifferente. La gente, beata, crede di aver messo una croce su questo o su quello, ma la croce si mette solo su se stessi, sulla grazia che nulla accada e nulla si modifichi. Nelle aristocrazie il principe non si fa eleggere, è lui che elegge il suo popolo. In democrazia il popolo è bastonato su mandato del popolo. E’ la pratica certosina dell’autoinganno. Si dice che il trenta percento sia astensionismo. Nego, tutto è astensionismo. Sono comunque voti sprecati. Vanno a scongiurare che qualcosa accada, consegnano il voto a inetti. E’ lo zelo negligente delle masse. Nel loro ignoto lo fanno apposta ad eleggere governi impossibili dalle maggioranze molto risicate. Cesare Pavese diceva che quattro chiodi fanno una croce, ma quando i chiodi sono una serie infinita diventano zero. Si vota in tanti per non contare nulla”.
-Carmelo Bene, “Fatemi il funerale da vivo”, di Giancarlo Dotto, Panta Bene-
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Apocalittici e integrati
Nell’ Inventario dell'archivio del Fondo Giancarlo Vigorelli, Biblioteca comunale di Milano, a cura di Cooperativa CAeB, Milano, Biblioteca comunale, 2017, sono registrate tre lettere indirizzate da Rodolfo Quadrelli a Giancarlo Vigorelli nonché un testo inedito del medesimo, dattiloscritto con correzioni manoscritte, contenente riflessioni su scrittura, letteratura e poesia. Sarebbe stato interessante consultarli per sapere qualcosa di più sui rapporti tra il famoso critico e il professore di liceo nato a Milano nel 1939 e morto nell’84 a soli 46 anni: poeta e saggista, studioso di Shakespeare e osservatore attento della crisi, da lui ritenuta soprattutto culturale, dell’Italia dei suoi e dei nostri anni. Quadrelli era fra i rappresentanti di punta di una nuova generazione di intellettuali che avrebbe dovuto raccogliere il testimone di una grande cultura legata all’idea di tradizione, i cui esponenti principali erano stati fino ad allora Augusto Del Noce, Rosario Assunto e, più giovane, Elémire Zolla, critica sia verso il potere dominante che verso i contestatori. Il prevalere del conformismo ideologico e politico determinò (oltre a Quadrelli possiamo citare Emanuele Samek Ludovici e Marco Marcolla) l’ostracismo della grande editoria, l’ostilità del potere accademico ma anche l’indifferenza del ceto politico di centrodestra, che li condannarono all’isolamento e alla disperazione. Vennero così a mancare gli anticorpi adatti a temperare il passaggio dalla militanza al cinismo di massa.
R. Quadrelli, Il senso del presente. Un diario morale, Milano, Rusconi, 1976; R. Quadrelli, Il paese umiliato, Milano, Rusconi, 1973
Nell’opera miscellanea: I potenti della letteratura, a cura di Rodolfo Quadrelli, Milano, Rusconi, 1970, scritta con Sergio Quinzio, Armando Plebe e Quirino Principe, il Nostro affronta il tema della critica letteraria, avvertendo che “Non è da ravvisare comunque, nelle pagine che seguono, una nostalgia dell’antico contrapposto al moderno: c’è la convinzione che vi siano idee da ritrovare non necessariamente nel passato, sì piuttosto nelle possibilità permanenti che giacciono al di sotto della storia e in interiore homine". [pp. 8-9]
Giancarlo Vigorelli pubblicherà invece solo nel 1989 Carte d’identità, una raccolta ragionata e integrata di suoi interventi critici, che certo non costituiscono un’Estetica ma almeno, rispetto all’urgenza del momento, un Discorso sul Metodo critico. La presa di distanza da Benedetto Croce a favore del biografismo di Augustin de Sainte-Beuve (1804-1869) non potrebbe essere più chiaramente espressa. In concreto tuttavia, la critica di Vigorelli ha escluso recisamente ogni storia di dati extrapoetici, ogni proiezione sociologica e tantomeno l’inserimento degli scrittori in sequenze evoluzionistiche, e ciò in piena sintonia col dettato crociano. Forse si era insinuato il sospetto che la questione del metodo critico più che sull’impostazione teorica fosse ormai da collegare allo stato di salute della letteratura. Per quattro numeri, tra il 1983 e il 1984, la “Nuova Rivista Europea” da lui diretta accolse le risposte di quegli (oltre cento gli inviti) scrittori e uomini di cultura che avevano voluto confrontarsi col quesito: “Esiste in Italia una società letteraria?”.
È sintomatico che un’inchiesta analoga a quella di Vigorelli sia stata ripresa nel 2015 da un quotidiano in margine ad alcuni temi sollevati dallo storico della letteratura Alberto Asor Rosa, e riassumibili nell’accusa che la massa di scrittori o lo scrittore/massa espressione di indistinte storie individuali senza capacità di presa sul presente abbiano ucciso la critica consegnandosi al mercato.
R. Quadrelli, Il linguaggio della poesia, Firenze, Vallecchi, 1969
Umberto Eco aveva marchiato Quadrelli da “ultras della sottocultura cattolica” (L’Espresso, 30 gennaio 1972). Dall’alto della sua erudizione gli “apocalittici” apparivano terribilmente noiosi e datati. Eppure l’abolizione del confine, sulla falsariga degli strutturalisti francesi, tra alta cultura e intrattenimento, ha determinato un punto di svolta segnato per Franco Cordelli proprio dalla pubblicazione nel 1980 del Nome della rosa: un ripristino fittizio del ruolo dell’intellettuale, l’origine di tutta la letteratura di consumo arrivata nei decenni successivi, l’atto di nascita dello “scrittore medio”.
Ri-formare un pubblico consapevole, colto, moderno è compito ormai della scuola e in questo senso la lettura de La poesia, al di là del suo rilievo entro la coerenza interna della filosofia di Croce e delle preclusioni del suo gusto, invitandoci ancora a guardare ai nuclei più risolutivi dell’esperienza poetica, costituisce un antidoto a tanta letteratura inessenziale.
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Mantova torna capitale delle biciclette: online il programma BAM! 2024
Mantova torna capitale delle biciclette: online il programma BAM! 2024 Storie, workshop di ogni genere, concerti, proiezioni e pedalate nel territorio: è online il programma di BAM! 2024, il raduno europeo dei viaggiatori in bicicletta, realizzato in collaborazione con il Comune capoluogo, che si ritroveranno a Mantova dal 7 al 9 giugno. Il raduno è stato presentato oggi, lunedì 20 maggio nella Sala Consiliare del Comune di Mantova dall’assessore alla Viabilità e Mobilità Sostenibile Iacopo Rebecchi e Andrea Benesso di 3 Parentesi. “Il programma inizia quando i partecipanti partono in bicicletta da casa”, dicono gli organizzatori: è infatti questa la peculiarità di BAM!, quella di mettere in sella e “on the road” migliaia di viaggiatori, che partono pedalando dall’Italia e da ogni parte d’Europa per ritrovarsi, una volta l’anno. Da venerdì 6, alle 18, fino a domenica 8 giugno, nel pomeriggio, si svolgerà un intenso programma di eventi di ogni genere e per tutti i gusti. Venerdì si inizia con storie e viaggi meravigliosi, come quello di Giulia Baroncini, da Rovigo a Chicago, sulle orme di Luigi Masetti, il primo ciclo-viaggiatore italiano, o quelli, a volte bici+sci, di Sisa Vottero. Non mancherà l’esperienza di Daniel Oss, ieri grande campione del ciclismo, oggi anche “bikepacker”. E infine, si parlerà anche di dolori in sella, con l’esperto Omar Gatti, prima di dare spazio alla musica con I Vazzanikki, Guido Foddis e con il dj-set di Leslie. Sabato saranno molti i momenti per imparare, con laboratori per bambini, sessioni di yoga, corsi di manutenzione delle biciclette, meccanica in viaggio, fotografia, nutrizione e molto altro, tra cui i preziosi workshop in cui si parlerà di disegno e creatività con Fabio Consoli, illustratore di molte copertine di riviste americane, oltre che dell’orso simbolo del BAM!!, di narrazione con Stefan Amato o di mappe artistiche con Francesco Bonvecchio. Un momento speciale sarà quello con il funambolo e filosofo Andrea Loreni, che oltre a raccontare la sua vita in equilibrio sul cavo, terrà anche un corso di equilibrismo. Gli incontri sul palco saranno moltissimi: la traversata delle Ande dei “Soulbikerz”, il “Bike and Climb” di Elena Bifano, i viaggi oltre la malattia di Luca Rizzo, e poi Giancarlo Brocci, che racconterà il suo “viaggio Eroico”, Sofiane Sehili e Nathalie Baillon e le loro esperienze “ultra”, il Nepal in bicicletta del team Esplora o l’Europa in bici con Eva Croce, per parlare di consapevolezza LGBTG+. E ancora Federico Damiani, che spiegherà il set-up per attraversare le Montagne Rocciose, Elisa Bessega ed Enrico Mosetti che racconteranno i vulcani del Sud America, con gli sci sulla bici, i viaggi glaciali di Omar di Felice e la Patagonia attraverso le parole e immagini nel documentario Tratti, presentato da Francesco Frank Lotta, Willy Mulonia e Paolo Martelli. E, infine, le ragioni per viaggiare spiegate e narrate da Dino Lanzaretti. Non mancheranno numerose pedalate alla scoperta di Mantova e del territorio, come la Women’s ride o le esperienze per famiglie. Domenica è il giorno del ritorno a casa, ovviamente pedalando, ma saranno ancora numerosi gli eventi, come l’incontro con Roberto Peia e le sue avventure africane e vari workshop e concerti. Tutti gli incontri del BAM! sono gratuiti e a ingresso libero: alcuni workshop sono a numero chiuso. I posti tenda sono in vendita nel sito www.bameurope.it, dove è possibile consultare il programma completo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Albinoni - Opera «L’Eraclea» Aria 'Ristoro degli afflitti' | Ana Quintans Performers: Violins: Francesca Vicari, Antonio De Secondi, Paolo Perrone, Rossella Croce, Elin Gabrielsson, Giancarlo Ceccacci, Laura Mirri, David Simonacci Violas: Piero Massa, Anna Skorupska Cellos: Giovanna Barbati, Gioele Gusberti Double bass: Luca Cola Oboes: Guido Campana, Fabio D’Onofrio Flute: Luigi Lupo Trumpets: Andrea Di Mario, Michele Petrignani Timpani: Elisabetta Di Filippo Therobo: Luca Tarantino Harpsichord: Roberto Loreggian Marcello di Lisa Concerto de Cavalieri
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[...] C'è stato un periodo della mia vita in cui mi affacciavo al balcone a fumare e pensavo dove sarò l'anno prossimo in questo stesso giorno, sarò ingrassato? Avrò ancora i capelli? Chi mi amerà e chi si prenderà il mio amore? Poi mi infilavo nei vicoli quasi elemosinando birra e sigarette e inghiottivo la strada senza volerlo. Avevo sete e bevevo, tutto qui. Non mi accorgevo di crescere né tantomeno mi accorgevo di quanto siano pericolosi i sì e i no che si dicono, ancora più pericolosi se li dici mentre sei sobrio e te ne prendi tutte le responsabilità. Una cosa infatti mi ricordo di quelle fughe grigie a via Benedetto Croce o in piazza del Gesù, una cosa su tutte. Quando ero ubriaco e qualcuno mi faceva una domanda, poteva trattarsi di qualsiasi cosa, beh rispondevo sempre con un forse. Cosa che adesso non so fare più tanto bene, dopo una vita passata a dire soltanto sì e no. Alcuni li ho imbroccati, altri nemmeno li ho colpiti di striscio. [...] Certo adesso è differente, voglio tutto quello che ho, o a me così pare. Ma le cose che voglio davvero le ho ottenute sempre con un forse.
da "Torazina", di Giancarlo Tommasone
#citazioni libro#Torazina#Giancarlo Tommasone#consigli di lettura#ebook gratis#su google play#crescere#domande
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Zelli e la sua nuova "follia musicale": Il vento e l'aquilone
Nel giorno del suo 51simo compleanno il musicista e catautore Auro Zelli, il 7 dicembre scorso, ha annunciato l’uscita della canzone “IL VENTO E L’AQUILONE”, che ama definre l'autore una sua "follia musicale". Auro Zelli Il brano si accompagna ad un originale videoclip, realizzato dall’eccellente Kevin Zingarelli, che prevede una straordinaria partecipazione corale nel vero senso del termine, se festa di compleanno deve essere, lo sia alla grande! E allora, nel rispetto delle regole anti covid, è stata allestita una vera e propria festa virtuale in immagini, musica e parole, e all’invito hanno risposto tanti, tantissimi amici e artisti che, in un modo o nell’altro, hanno condiviso un tratto di strada umana, professionale ed artistica con Auro Zelli. Un parterre di talenti, nomi blasonati e meno conosciuti al grande pubblico, accomunati comunque da una vocazione artistica in vari settori dello spettacolo che, in più di qualche caso, hanno fatto la storia dello spettacolo del nostro Paese. Insomma non è da tutti godere, in contemporanea e nello stesso brano, della presenza artistica di Pippo Baudo, Gianni Morandi, Gino Landi, Fiordaliso, Simona Molinari, Roberto Croce, Pinuccio Pirazzoli, Pino Strabioli, Gianluca De Angelis, Stefano Masciarelli, Gianni Ferreri, Francesco Scimemi, Giancarlo Governi, Pinuccio Pirazzoli e tanti, tantissimi altri professionisti ed artisti a tutto tondo. In fin dei conti, Auro ci presenta, con rinnovata gratitudine, una parte del suo mondo, sia Read the full article
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LUCI ROSSE di Rebecca Bontempi, Giovanni Ferrari e Alice Modonesi
Ambientazione:
• Cinema a luci rosse Ritz, Bergamo
• Scuola di danza DSM, San Giuliano Milanese
• Bar Roma, Tignale
Epoca: 1980
Personaggi:
• Caterina, 16 anni, figlia dei proprietari del Bar Roma. Ragazza solare e curiosa, adora viaggiare con la fantasia e leggere molti libri (quando non sta aiutando i suoi genitori al bar). La sua riccia chioma bionda e occhi verdi curiosi la rendono una delle ragazze più belle del paese.
• Alice, 22 anni. Spalla fedele di Giancarlo, è una delle ballerine soliste nella compagnia di Giancarlo, la DSM Dance School. Ha i capelli corvini, gli occhi marroni e la pelle pallida, sembra sempre persa nei suoi pensieri. Davanti alle altre persone si mostra socievole, ma in realtà preferisce passare il tempo da sola.
• Andrea, 14 anni, sorella di Alice e assieme a lei ballerina solista alla DSM Dance School. Capelli color miele e occhi verdi la rendono l’opposto di sua sorella: infatti preferisce trascorrere il suo tempo assieme alle sue amiche. Ha un sorriso gentile, dietro cui nasconde le tipiche insicurezze adolescenziali.
• Giancarlo, 34 anni, proprietario e direttore artistico della DSM Dance School, che dopo anni di gavetta come coreografo ha deciso di aprire la sua scuola di danza. Ama esprimere il suo estro artistico tramite l’abbigliamento, che risulta sempre essere sgargiante ma di gran classe, con qualche pezzo unico che completi il tutto. I suoi capelli biondi e gli occhi azzurri gli donano un’aria regale, di cui va molto fiero.
• Don Eliseo, 60 anni, prete domenicano dai capelli grigi e lo sguardo senz’anima. Indossa sempre spessi occhiali, l’abito Talare e un lungo cappotto nero, col collarino ecclesiastico che gli stringe sempre eccessivamente la gola. Ha un atteggiamento scontroso e diffidente, tende a sentirsi superiore agli altri per via della sua fede. Stringe sempre nelle mani una croce ormai usurata.
• Luciana, 40 anni, madre e insegnante. È iscritta al movimento femminista “compagne organizzate per il contropotere femminista”, ed è profondamente devota alla sua causa. Ha un atteggiamento docile e spaventato, cerca sempre di giustificarsi su ogni cosa. È vestita con un abito rosso e una giacca di seconda mano, nella borsetta ha sempre una foto delle sue figlie e un coltellino nel caso dovesse essere aggredita da un uomo.
• Gianni, 50 anni, proprietario del cinema Ritz e lontano zio di Caterina. I pochi capelli che gli sono rimasti li tiene uniti in una coda, cercando di mascherare l’ormai evidente stempiatura. A lavoro si veste sempre con dei mocassini, una camicia sbottonata bordeaux e una collanina d’oro al petto.
• L’investigatore. Uomo sulla quarantina, dai capelli brizzolati. Non si sa molto di lui, è misterioso e preferisce rimanere tale. Indossa sempre un trench cammello sopra un completo elegante, assieme ad un’espressione corrucciata.
Genere:
Romanzo giallo
Trama:
È il 1980. Caterina sta sostituendo i genitori nel Bar di famiglia quando riceve la visita di un investigatore. L’uomo inizia a fare domande su Gianni, un lontano zio della ragazza trovato morto all’interno del cinema a luci rosse Ritz di Bergamo. Il cadavere è stato ritrovato da due giovani ballerine, Alice e Andrea, e da Giancarlo, proprietario della DSM Dance School. Sul posto, oltre al cadavere, sono inspiegabilmente presenti anche Don Eliseo e Luciana, una convinta femminista. Chi avrà ucciso il proprietario del cinema?
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I fascisti che cantano il suo inno sanno che Mameli era un rivoluzionario che voleva la giustizia sociale? Giancarlo Governi Fa una strana sensazione sentire il Canto degli Italiani (così si chiama l’Inno di Mameli, divenuto ora ufficialmente inno nazionale) sulla bocca di quelli di Casa Pound che si connotano con simboli fascisti e persino nazisti, come la croce runica. I neofascisti di Casa Pound urlavano le parole del poeta genovese a quei poveri disgraziati che la nave Diciotti aveva raccolto in mare, dove arrancavano su un gommone stipato fino all’inverosimile da mercanti di morte. “Stringiamci a coorte siam pronti alla morte l’Italia chiamò…” dicono le parole di Mameli e per fortuna quei disgraziati eritrei, che fuggivano da una guerra permanente, non potevano capirne il significato altrimenti avrebbero pensato che gli italiani, quelli lì, avevano deciso di dichiarare loro guerra. “Un’altra guerra…” avrebbero pensato “non bastavano le guerre in cui siamo cresciuti”. Mi sono domandato: questi prodi patrioti pronti a combattere contro quei poveri straccioni, contro quelle donne stuprate dagli scafisti, sanno chi era Goffredo Mameli? La risposta è ovvia, questi signori conoscono questo inno come un inno sovranista, un inno divisivo, un inno che pone i “fratelli d’Italia” contro lo straniero invasore che minaccia i confini d’Italia, la nostra patria, le nostre tradizioni, persino la nostra religione. Lo straniero invasore per Mameli era l’impero austro-ungarico, i Borboni mentre per costoro sono quei poveri straccioni in cerca di pace e di sopravvivenza, esposti alla pubblica carità di una Europa ricca che loro vedono come un miraggio. Goffredo Mameli a venti anni compose quel testo poetico, che fu poi musicato da Novaro, e un anno dopo lasciò la sua vita sulle barricate del Vascello, dove difendeva, nell’esercito di Garibaldi, la Repubblica Romana. Quella Repubblica Romana che si dette una costituzione che fu in vigore un solo giorno e che aveva dato il voto anche alle donne, un atto rivoluzionario e anticipatore. Mameli era mazziniano e aveva seguito gli insegnamenti di Mazzini il quale voleva unire i popoli, i popoli italiani prima e quello europei dopo, liberati dalla tirannide. Prima fondò la Giovane Italia e poi la Giovane Europa. Mameli poi aveva capito che Mazzini era il teorico, il profeta disarmato, e Garibaldi era il combattente, l’eroe dei due mondi sempre pronto a combattere per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale. Mameli non era un sovranista, come credono gli ignoranti e coloro che deliberatamente vogliono ignorare, ma era piuttosto un internazionalista e, se lo avessero saputo quei poveri straccioni eritrei, probabilmente avrebbero avuto più diritto loro di cantare in faccia a quelli di Casa Pound le parole di quell’inno antico di cui si è perso il significato.
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É il 1974 e nel carcere delle Murate di Firenze si vivono giorni di tensione: la riforma carceraria è stata molte volte promessa nel tentativo di mantenere il controllo del complesso, ma i detenuti sono stanchi dell’attesa ed è ormai chiaro a tutti che ciò che 24 febbraio 1974: rivolta al carcere di Firenze Così il 24 Febbraio la rabbia esplode e in breve travolge tutte le zone del penitenziario; un gruppo di detenuti sale sul tetto in segno di protesta ma la repressione non tarda ad arrivare, brutale e folle: un agente di custodia spara una raffica di mitra, uccidendo il ventenne Giancarlo Del Padrone e ferendo altri quattro carcerati. Ma l’episodio non intimidisce i detenuti, anzi è come benzina gettata sul fuoco della loro rabbia, che li spinge a rimanere sul tetto in numero sempre crescente. Nel frattempo l’eco della rivolta è giunta all’esterno del complesso e molte persone si radunano sotto il carcere per assediarlo; si intonano cori di solidarietà e gli stracci insanguinati di Giancarlo e i feriti vengono gettati dal tetto per farne degli striscioni. Lotta Continua dà indicazione di rompere l’assedio delle Murate ma nemmeno i suoi militanti vi si attengono, confermando la rottura dei rapporti di collaborazione tra l’avanguardia carceraria e la Commissione carceri di LC, una rottura che era nell’aria già dal Luglio dell’anno precedente. Particolare è la composizione sociale fra i detenuti fiorentini: un proletariato che quotidianamente vive di espedienti e per cui il carcere rappresenta, prima o poi, una tappa quasi obbligata. Non sono “batterie” organizzate, bensì piccoli artigiani della rapina che hanno fatto propria la convinzione di doversi riprendere autonomamente i propri bisogni. La nottata di assedio si conclude con duri scontri tra polizia e manifestanti e con l’intero quartiere di Santa Croce invaso dal fumo dei lacrimogeni e dai rastrellamenti degli agenti. Ma il problema delle condizioni di vita nel carcere non può più essere circoscritto alle celle delle Murate: la questione è stata posta e la notizia è destinata ad avere un forte impatto ideologico anche sull’esterno. La rivolta e l’assassinio di Giancarlo hanno ispirato la canzone “Le Murate” del Collettivo Victor Jara: E non si respira più E non ci si vede più Ma nella fuga, compagno Nella paura, compagno Come nella lotta, compagno Resterò sempre a fianco a te. E, ventiquattro febbraio E, settantaquattro febbraio Sparano i poliziotti Sparano alle Murate Muore Giancarlo del Padrone E non si respira più E non ci si vede più Si fan le barricate Tutti lanciamo sassi Contro gli scudi del potere E il tetto delle Murate E' pieno di carcerati Cantiam "Bandiera Rossa" Scoppiano i candelotti Comincia ormai la caccia al rosso E non se ne può più E il fiato ti va via Carican i celerini Ma rimaniamo ai nostri posti Moschetti e manganelli Scoppiano i candelotti Ora siam senza armi Ma canterà presto il fucile Giustizia sarà fatta Fuori, e nelle prigioni Contro padroni e questori Suonerà la giusta carica Della giustizia proletaria E non si respira più E non ci si vede più Non scoraggiarti compagno Lotta e resisti compagno E costruisci la tua vittoria E, ventiquattro febbraio E, settantaquattro febbraio Ma nella fuga, compagno Nella paura, compagno Come nella lotta, compagno Resterò sempre a fianco a te.
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