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#Fabio Chigi
aki1975 · 6 months
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Andrea Pozzo - Roma Sant’Ignazio di Loyola - Apoteosi di Sant’Ignazio - 1694
I conflitti religiosi che nel Cinquecento avevano visto una composizione con la Pace di Augusta in cui Carlo V aveva accettato il principio del “cuius regio eius religio” sfociano nel Seicento in due tendenze contrapposte:
- le meraviglie del Barocco e le opere della Controriforma cattolica;
- l’ampio scenario della Guerra dei Trent’Anni.
La Guerra dei Trent’Anni può essere riassunta lungo queste tappe:
- 1594 - Enrico IV Borbone, convertendosi al Cattolicesimo, Re di Francia
- 1598 - Morte di Filippo II
- 1603 - Morte di Elisabetta I
- 1618 - i rappresentanti dell’imperatore cattolico Ferdinando II d’Asburgo, che cerca di creare uno stato moderno, vengono defenestrati dai protestanti boemi
- 1620 - Sacro Macello dei protestanti in Valtellina
- 1624 - Richelieu Primo Ministro
- 1628 - il generale boemo Wallenstein, al servizio degli Asburgo, sconfigge l’esercito danese
- 1631 - il candidato francese al Ducato di Mantova e del Monferrato Carlo I Gonzaga - Nevers prevale, anche grazie all’abilità diplomatica di Mazzarino, sul candidato sostenuto dagli Asburgo di Spagna e dai Savoia dopo la guerra del Monferrato in cui dilaga la peste raccontata nei Promessi Sposi. Nello stesso anno l’Impero saccheggia Magdeburgo, città alleata degli Svedesi
- 1642 - Mazzarino succede a Richelieu
- 1643 - i Francesi, guidate dal Duca d’Enghien (poi Principe di Condè) sconfiggono gli Spagnoli a Rocroi. Luigi XIV Borbone Re di Francia
- 1648 - Pace di Westfalia. Fine del conflitto in cui si profila la leadership francese sull’Europa: gli Asburgo si concentrano sui possedimenti propri (Austria e Ungheria) anziché sull’Impero;
- 1649 - Carlo I Stuart decapitato in Inghilterra
Il Seicento, secolo in Italia di decadenza politica ed economica, è però anche il secolo di Carlo e Federico Borromeo e del Barocco ispirato dalla Controriforma i cui eventi principali sono:
- 1534 - Alessandro Farnese, fratello di Giulia, amante di Alessandro VI Borgia, eletto Papa Paolo III. Approvazione della Compagnia di Gesù
- 1542 - Paolo III istituisce l’Inquisizione
- 1545 - Concilio di Trento: accentramento del potere papale, importanza delle opere e non solo della grazia, formazione del clero, impegno pastorale
- 1566 - Michele Ghislieri eletto Papa Pio V, il Papa che raccoglie la Lega che vince a Lepanto nel 1571
- 1572 - Il bolognese Ugo Boncompagni eletto Papa Gregorio XIII, promotore non solo del calendario gregoriano, ma anche di importanti iniziative religiose, pastorali e culturali. Nel 1580 viene inaugurato il Quirinale
- 1589 - Fontana del Mosè sotto il pontificato di Sisto V che fa erigere obelischi e migliorare il tessuto urbanistico dell’Urbe: è il modello della “Ecclesia triumphans” dopo il contrasto alle eresie dei decenni precedenti
- 1592 - Clemente VIII Aldobrandini Papa
- 1600 - Cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi (Caravaggio). Giordano Bruno al rogo a Campo dei Fiori, decapitata Beatrice Cenci
- 1605 - Camillo Borghese eletto Papa Paolo V. Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo (Caravaggio)
- 1612 - Carlo Maderno inaugura la nuova facciata di San Pietro
- 1623 - Maffeo Barberini eletto Papa Urbano VIII
- 1626 - Baldacchino di San Pietro (Bernini)
- 1633 - Abiura di Galileo
- 1651 - grazie alla mediazione di Olimpia Maidalchini, Innocenzo X Pamphili affida al Bernini la Fontana dei Fiumi che completa Piazza Navona
- 1652 - Estasi di Santa Teresa a Santa Maria della Vittoria (Bernini)
- 1655 - Fabio Chigi eletto Papa Alessandro VII
- 1657 - Colonnato di San Pietro (Bernini)
- 1660 - Sant’Ivo alla Sapienza (Borromini)
- 1667 - Oratorio dei Filippini (Borromini), Santa Maria della Pace (Pietro da Cortona)
Terminato lo slancio mecenatistico dei pontefici, l’Apoteosi di Sant’Ignazio con la finta cupola commissionata ad Andrea Pozzo dai Gesuiti segna nel 1694 la fine del Barocco a Roma.
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samdelpapa · 1 month
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IL FOGLIO
27-AGO-2024
pagina 1/
foglio 1
Mariti licenziati, ministri fantozzizzati, matriarcato à gogo. 053374 Scoop: il melonismo è il femminismo che sogna da sempre la sinistra
DI SALVATORE MERLO
La femministe del ed dovrebbero iscriversi a Fratelli d'Italia, o frequentare casa Meloni. Ai compleanni, per dire, festeggiano solo loro tre. Le due sorelle, Giorgia e Arian- na, con la mamma Anna. Niente fidanzati né mariti, mai. Nes- sun maschio. Da sempre. E' consuetudine famigliare. Perché il matriarcato in casa Meloni è un fatto acquisito con la natu ralezza allegra dei fenomeni naturali: è così e basta. Sempli- cemente. Un sistema di equilibri spiccioli sedimentato negli anni, coltivato senza orgogli luciferini e diventato abitudine, tradizione appunto. Cosi adesso che anche Arianna, la luogo- tenente e sorella maggiore, ha "licenziato" il marito ministro (e gaffeur) proprio come Giorgia, la presidente e sorella mino- re, aveva già fatto con il compagno giornalista (e gaffeur), l'uno lasciato con un post sui social e l'altro con una intervista al Foglio, ora che insomma entrambe hanno esercitato in pa- rallelo una certamente sofferta potestà femminile nella loro vita privata riuscendo con una freddezza più simile al disin- canto che alla saggezza a mantenere rapporti civili con questi maschi subordinati e rimessi al loro posto, un fatto s'impone all'occhio dell'osservatore. Altro che Michela Murgia, altro che convegni organizzati dalle senatrici del Pd sul patriarca- to e il premierato: ella, cioè Elly, insomma Schlein, vada a pranzo dalla signora mamma Meloni, Anna Paratore. Non c'è forse in Italia esempio d'emancipazione femminile più fosfo rescente di quello meloniano. Casa, famiglia, governo e parti- to: comandano le donne in virtù d'una superiorità caratteria- le, personale e politica. Talmente acquisita come fatto incon- trovertibile, da non essere nemmeno rivendicata o fatta og- getto di quel genere di teorizzazioni ideologiche e propagan- distiche che sono il piatto forte della sinistra che teorizza ma assai meno pratica la parità di genere. Una donna di destra, minuta e dal portamento sciolto e deciso, ha conquistato un partito di maschi, s'è affrancata dal padrinato degli uomini che l'avevano tenuta a battesimo come Fabio Rampelli, e camminando così spedita che nessuno avrebbe mai pensato di fermarla è diventata la prima presidente del Consiglio femmina nella storia della Repubblica. Ha annientato senza pietà due maschi incontenibili come Berlusconi e Salvini, ha nominato per la prima volta nella storia una donna ammini- stratore delegato d'una partecipata pubblica, Giuseppina Di Foggia ad di Terna, e poi ha interrotto centocinquant'anni di consuetudine maschile alla Ragioneria dello stato favorendo l'ascesa di Daria Perrotta nel cuore della finanza pubblica. Infine ha pure replicato il matriarcato famigliare, quello dei compleanni che a casa Meloni (anzi Paratore) si festeggiano solo tra donne, anche a Palazzo Chigi dove ogni cosa è sottopo
sta all'attenzione della sua seconda sorella acquisita, la se
motoris particolare Dateisin Santi Incom
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77jose-ricardo77 · 3 months
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SAN GREGORIO BARBARIGO, OBISPO DE PADOVA Y CARDENAL
El socorro a las víctimas de la peste, la cercanía a los fieles, incluso a los más pobres y la formación a sacerdotes: son los fundamentos de la vida de Gregorio Barbarigo, profundamente inspirada por la de San Carlo Borromeo. El Santo fue un hombre muy estimado por los Papas de su tiempo. 
S. GREGORIO BARBARIGO, OBISPO DE PADOVA Y CARDENAL
18 junio
Gregorio pronto conoce el sufrimiento cuando con tan sólo dos años pierde a su madre a causa de la peste. El padre, senador de la República de Venecia - donde el futuro santo nació en 1625 - lo envió en 1643 junto con el embajador veneciano Alvise Contarini a Münster, en Alemania, donde se preparaba la paz de Westfalia que pondría fin a la sangrienta Guerra de los Treinta Años. Aquí se produce un encuentro decisivo para la vida del joven Gregorio: con el cardenal Fabio Chigi, futuro Papa Alejandro VII. Después de completar sus estudios en Padua, Gregorio se hizo sacerdote a la edad de 30 años. Alejandro VII lo hace ir a Roma y al estallar la peste le encarga la coordinación de la ayuda a los enfermos, que Gregorio Barbarigo lleva a cabo con mucho amor y dedicación.
Obispo y pastor como San Carlo Borromeo
La confianza de Alejandro VII se renueva al colocarlo al frente de la diócesis de Bérgamo en 1657. Años más tarde, en 1664, se le confiará la de Padua. Su "estilo" será en ambos casos el inspirado en San Carlo Borromeo, un modelo para Gregorio que, antes que nada, vende todas sus pertenencias para dárselas a los pobres. Visita las parroquias de las diócesis que se le han confiado por todas partes, ayuda a los moribundos, difunde entre el pueblo la prensa católica y se aloja en las casas de los pobres. Durante el día enseña catecismo a los niños y por las noches reza. En su corazón central está también la formación de sacerdotes, por la que está profundamente involucrado en el Seminario de Padua, que llega a ser considerado uno de los mejores de Europa.
En Roma, la misión de las Iglesias orientales
Otro momento destacado del compromiso de San Gregorio Barbarigo es la reunificación con las Iglesias orientales. Después de haber sido Obispo de Bérgamo y antes de llevar a cabo su ministerio en Padua, pasó un período en Roma. En 1658 Alejandro VII lo creó cardenal. Años en los que participa en varios Cónclaves. Inocencio XI lo elige como su consejero y Gregorio trabaja para la reunificación con las Iglesias orientales. Estimado por los papas y amado por el pueblo, Barbarigo muere en Padua en 1697 y fue beatificado en 1761. Es proclamado Santo, en 1960 por Juan XXIII, originario de la zona de Bérgamo y uno de los signatarios, años antes, de los llamamientos para su canonización.
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سالفيني: 43 ألف صوت من الرابطة حاسم لاختيار مارسيليو رئيسًا لأبروتسو
ROMA – Roma 07/08/2023 Palazzo Chigi. Conferenza stampa al termine de Consiglio dei Ministri Nella foto: il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini (ROMA – 2023-08-07, FABIO CIMAGLIA) p.s. la foto e’ utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e’ stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate قال ماتيو سالفيني زعيم حزب الرابطة ووزير النقل…
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giancarlonicoli · 1 year
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14 set 2023 17:47
NE VEDREMO DELLE BELLE – NICOLA GRATTERI DIVENTA CAPO DELLA PROCURA DI NAPOLI – E’ STATO ELETTO AL PRIMO TURNO DAL PLENUM DEL CSM (A SUO FAVORE HA VOTATO PERSINO FORZA ITALIA, PARTITO DA CUI PROVIENE GIANCARLO PITTELLI CHE DEL METODO GRATTERI È LA VITTIMA GIUDIZIARIA PER ECCELLENZA) – A VOTARE CONTRO I CONSIGLIERI PROGRESSISTI DI AREA (“SI COMPORTA COME UN PADRE PADRONE”) – LO SCONTRO SULLE TOGHE FANNULLONE E IL TWEET DI CARLO TARALLO (LA VERITA’): "A NAPOLI IMPAZZA IL "GRATTERI E VINCI": SCOPRI LA FACCIA DEL PRIMO POLITICO CHE ACCHIAPPERÀ UN AVVISO DI GARANZIA” -
A Napoli impazza il "Gratteri e vinci": gratta il cartoncino e scopri la faccia del primo politico che acchiapperà nu bell avvis 'e garanzia !!! — Carlo Tarallo (@TaralloCarlo) September 14, 2023
Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa” - Estratti
Dopo la ritirata tattica dalla corsa per la Procura di Milano e la sconfitta bruciante in quella per la Procura nazionale antimafia, Nicola Gratteri diventa capo della Procura di Napoli. Ma più dell'esito della votazione del Csm, scontato da un paio di mesi, sono le modalità e le reazioni a dare il senso della nomina.
Gratteri è passato al primo turno a larga maggioranza, con 19 voti tra cui quello del vicepresidente Fabio Pinelli. E la sua incoronazione a capo della procura più grande d'Europa, con 111 pm, è stata salutata da un plauso politico che abbraccia tutto l'arco costituzionale: Pd e Renzi, M5S e persino Forza Italia. Il partito da cui proviene quel Giancarlo Pittelli che del metodo Gratteri è la vittima giudiziaria per eccellenza: arrestato e sotto processo nel maxiprocesso Rinascita Scott, su di lui pende una richiesta di condanna a 17 anni per concorso esterno, in quanto accusato di essere anello di congiunzione tra ‘ndrangheta, mafia e massoneria.
(...)
Enrico Letta lo volle consulente a Palazzo Chigi; Matteo Renzi addirittura ministro della giustizia, ma il suo nome fu depennato dalla lista per mano del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
(...) Nell'audizione al Csm ha suscitato sconcerto l'esposizione del suo metodo, sperimentato a Catanzaro e che intende replicare a Napoli: lotta ai pm fannulloni, accentramento carismatico, minaccia di «derattizzare» la polizia giudiziaria che non si adegui. «Non troverà lavativi», «Si comporta come un padre padrone», «Un uomo solo al comando», hanno detto i consiglieri progressisti di Area, che non l'hanno votato. Delle interrogazioni parlamentari sul caso Pittelli, ha detto che sono «dettate ai deputati dagli imputati agli arresti domiciliari», provocando le proteste alla Camera del deputato di Italia Viva Roberto Giachetti.
Ora viene il difficile. Napoli non è Catanzaro. Trent'anni fa respinse un mastino come Agostino Cordova. Gratteri in Procura non troverà comitati di accoglienza con ghirlande floreali. Gli uffici giudicanti sono ossi duri. E l'avvocatura ha grande tradizione. Ma Gratteri, al di là della corazza rude, ha già dimostrato flessibilità e arguzia che hanno stupito anche colleghi sussiegosi e sospettosi. Da Reggio Calabria a Milano.
IL PM ANTI ’NDRANGHETA CHE DIVIDE POLITICI E COLLEGHI «AL LAVORO SENZA OROLOGIO»
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Mi criticano perché vado troppo in televisione o vado troppo a fare convegni e conferenze e io rispondo: “Voi avete la barca e io non ce l’ho, voi andate in barca ad agosto e io vado a parlare nelle scuole o a presentare libri”. Ognuno col suo tempo libero fa quello che vuole». Quando lavora, invece, «dal lunedì al sabato io sono allenato a fare cinque-sei-dieci riunioni in un giorno, entro la mattina alle 8,15 ed esco la sera, mangio pure in ufficio e mentre mangio c’è quello che viene a parlarmi e io gli dico “Dì tu che poi ti rispondo”, per abbattere i tempi. La Procura è questa, non puoi lavorare con l’orologio, io non ce l’ho».
(...)
Un magistrato conosciuto in tutto il mondo non solo per le inchieste che lo hanno portato in ogni continente, per i blitz da decine o centinaia di arresti, per i maxi-sequestri di droga, ma anche per la sua attività di conferenziere. Oltre trent’anni di lavoro serrato in Calabria — prima a Locri e Reggio Calabria dove divenne procuratore aggiunto, e dal 2016 come procuratore di Catanzaro — che gli hanno garantito popolarità e stima, e ora gli consentono di entrare nel club delle «grandi Procure», quelle che contano. E che però gli sono pure valsi attacchi dall’interno e dall’esterno della magistratura. Ai quali lui ha sempre risposto a tono.
«Ci sono diffamatori di professione, ma ci sono anche migliaia di persone a cui abbiamo dato speranza, e ora la gente denuncia. Io ho due o tre giornali che mi diffamano quotidianamente — ha detto ancora al Csm —, ma c’è una certificazione del 2022 dove si attesta che non c’è nessuna ingiusta detenzione, dal 2016, attribuibile alla Procura di Catanzaro. Ovviamente non posso rispondere ad avvocati, indagati o imputati agli arresti domiciliari che chiamano in Parlamento e dettano interrogazioni parlamentari».
(...)
La sinistra giudiziaria, raccogliendo qualche preoccupazione proveniente proprio dalla Procura (e dall’avvocatura, in verità), ha paventato il rischio di affidare l’ufficio inquirente più grande d’Europa (9 aggiunti e 102 sostituti) a un «capo-padrone» uso ad allontanare investigatori e collaboratori non graditi. Sebbene lui stesso abbia spiegato al Csm di sapere e volere fare il gioco di squadra: «La cosa importante è il coinvolgimento di tutti, se dobbiamo lavorare un punto di incontro sull’indagine lo troviamo, l’importante è che tutti devono lavorare. L’unica cosa che non consento è che nell’ufficio ci sia un venti per cento di magistrati che non lavora, che qualcuno arrivi in ufficio alle 10 di mattina, o che arrivi martedì mattina e se ne vada giovedì pomeriggio. Questo non lo consento a nessuno».
Sembra di sentire la premier Giorgia Meloni quando ha detto ai suoi parlamentari: «So chi di voi lavora e chi no, chi sostituisce i colleghi in commissione e chi sta sempre con il trolley in mano, quando voi avete fatto una cosa io ne ho già fatte due». Invece è il nuovo procuratore di Napoli.
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duccnguyen · 2 years
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The Chigi Chapel was designed by Raphael as a private chapel for his friend and patron, the Sienese banker Agostino Chigi, then completed by Gian Lorenzo Bernini (Le Bernini) more than a century after the death of Raphael in 1520. Bernini's sponsor was Fabio Chigi, who became Pope Alexander VII in 1655. In the movie Angels & Demons, Vittoria and Robert find their first clue and the first dead cardinal. Representing the first element of earth, the cardinal was buried to the waist, and dirt shoved in his mouth. The Bernini sculptures of Habbakuk and the Angel point Robert and Vittoria to the next destination on the Path of Illumination. #IlikeItaly #Italy #Roma #Rome #VisitRome #igersitalia #IgersRoma #RaccontandoRoma #CappellaChigi #ChigiChapel (at Chigi Chapel) https://www.instagram.com/p/CgCxCWYLOhR/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Pope Alexander VII (Fabio Chigi), (b. 1599, Pope 1655–67), Gasparo Morone, 1655–67, Metropolitan Museum of Art: European Sculpture and Decorative Arts
Gift of Ogden Mills, 1925 Size: Diameter: 2 15/16 in. (7.5 cm) Medium: Bronze
https://www.metmuseum.org/art/collection/search/195421
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depressilvia96 · 3 years
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Benvenuti
Buongiorno a tutt* (per quanto alzarsi dal letto già rovini quel “buon” messo a inizio frase; cambierei quindi in Buongiorno-infame).
Il titolo di questa pagina non è messo a caso come le palline sull’albero di Natale dove dietro mancano completamente. Mi chiamo davvero Silvia e sono davvero depressa, quindi il mio non vuole essere uno sfottò. Depressilvia mi sembrava il modo migliore per riassumere la mia vita: fa schifo, ma la devo vivere lo stesso.
Dopo aver passato buona parte di questi anni bui a scrivere filippiche su quanto la vita fosse triste e dolorosa, ho cominciato a chiedermi: ma non è che la sto prendendo dal verso sbagliato? Insomma, per fare servizi pubblici strappalacrime basta già Barbara D’Urso (per quanto finalmente le abbiano fatto chiudere il programma). Ho quindi pensato di cambiare punto di vista, di prendere le cose alla leggera, di non deprimermi. Alla fine, ho sostituito la tristezza con la furia cieca…e gattini, gattini adorabili. Ho pensato che di persone serie al mondo ne esistono fin troppe e dato che i blog sono il posto migliore dove dare opinioni non richieste, perché non provarci? La mia opinione è inutile quanto quella di tutti gli altri, quindi anche a me spetta una fetta della torta di odio represso e meme comunemente chiamato “Internet”.
La mia non sarà una rubrica di ordine pubblico. Per carità, adoro commentare l’attualità, ma non voglio certamente che questo diventi un luogo di dibattito dove scegliere chi ha ragione e chi ha torto, lasciamo queste cose a Paolo Del Debbio. Ecco, se dovessi descrivermi, sono fastidiosa quanto Luciana Litizzetto per Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Mi rappresenterei come la ragnatela che continui a levare ma che puntualmente si ripresenta e ti rende impossibile la vita…ma ho anche dei difetti.
Non ho voglia di parlare di chi sono e da dove vengo, so perfettamente di avere una faccia antipatica e per farvi scappare tutti* ci sarà tempo, prima voglio che scappiate per quello che scrivo.
Cercando di arrivare al dunque, la vostra domanda a questo punto sarà «Ecco, l’ennesima rompi palle che ha voglia di far polemica, perché dovremmo ascoltare proprio te?».
In realtà, non c’è un vero motivo. Ho solo voglia di parlare di qualcosa di cui parlano tutti, ma in modo ironico. Non voglio che questa diventi una pagina dove ci si da addosso l’un l’altro perché “la mia è l’unica opinione corretta e tu devi tacere”, non siamo a Palazzo Chigi. Qui parlerò di ciò che ha fatto sempre ridere tutti gli appartenenti alla mia compagnia: la mia vita infame e quanta sfiga io possa avere addosso.
Parlerò di ogni cosa: attualità scomoda, casi umani e dove trovarli, (not so) fun facts della mia vita e molto altro.
Mi piacerebbe anche che diventasse un vero luogo di scambio, dove potrete anche darmi torto e rispondermi nel modo che credete più opportuno. Tranquill*, non vi insulterò, è grazie alle opinioni diverse dalle mie che campo e scrivo. Magari sarete pure citati in qualche articolo di attualità-non-tanto-utile.
La vita è troppo difficile per prenderla sul serio, l’alcool non è la soluzione ma neanche l’acqua, carpe diem e altri luoghi comuni utili quanto la carta igienica finita vi aspettano sul mio blog.
Benvenuti nella mia vita
Depressilvia
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abr · 4 years
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Intanto, continua il filo diretto di Mattarella con Davide Sassoli, presidente dell’europarlamento ormai arruolato dal Colle e con il membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea (BCE), Fabio Panetta, per capire quanto l’Europa si fida di Giuseppe Conte. Se Merkel, Macron e Ursula, sempre terrorizzati dal sovranismo di Salvini, continueranno a credere nella leadership dell’Avvocato di Padre Pio, Conte resta a Palazzo Chigi.
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/che-punto-notte-fine-giugno-pd-dira-conte-238299.htm
Per sottolineare come funziona, diciamo, la politica in Italì: com’era nei “paesi socialisti fratelli” assoggettati a Mosca ai tempi di Stalin, la dote dei “leader” è l’attenzione movimenti di ciglia dei Gran Capi dei cd. “Partner”, non ai problemi concreti. 
Tra un po’ vedremo i Mattarella prender platealmente appunti quando parla Merkel, come fanno i generali nordcoreani col Kim. 
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corallorosso · 6 years
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Caso Diciotti, l’accusa di sequestro fa paura a Salvini: Processatemi, anzi no di CHECCHINO ANTONINI Salvini ha già detto “non voglio aiuti, voglio farmi processare”. Il problema non si porrà nella giunta autorizzazione a procedere». A tarda sera il dibattito si sposta sui talk show e Di Maio proclama questo da Rete 4. «Io ho preso le stesse decisioni di Salvini, non scappo dalle mie responsabilità». «E allora processate pure me!», dice Toninelli mostrando il petto a un plotone d’esecuzione che vede solo lui, ma lui lo vedono tutti quelli sintonizzati al mattino su Canale 5. Ma Salvini ci ripensa a mezzo stampa. E scrive al Corriere della sera. Quella per la nave Diciotti è stata una decisione presa «nell’interesse pubblico», per questo «va negata l’autorizzazione ai giudici». «La mia vicenda giudiziaria è strettamente legata all’attività di ministro dell’Interno e alla ferma volontà di mantenere gli impegni della campagna elettorale», evidenzia Salvini citando i dati su sbarchi e rimpatri. «Non rinnego nulla e non fuggo dalle mie responsabilità di ministro. Sono convinto di aver agito sempre nell’interesse superiore del Paese e nel pieno rispetto del mio mandato. Rifarei tutto. E non mollo».... Processatemi, anzi no. Salvini sarà sott’esame per due mesi al massimo. Entro la fine di marzo sarà giudicato dal Senato, che deciderà se dare o meno l’autorizzazione a procedere contro di lui per il sequestro di persona a scopo di coazione, omissione di atti d’ufficio e arresto illegale. Reati che avrebbe commesso “nell’esercizio delle funzioni di ministro” ...E intanto l’Italia entra nelle attenzioni della Corte europea dei diritti dell’uomo per la vicenda Sea Watch, una recidiva di sequestro di persona. Proprio oggi Palazzo Chigi depositerà a Strasburgo la sua memoria difensiva sostenendo che la giurisdizione «appartiene all’Olanda»... «47 persone in cerca di protezione sono davvero un rischio per la sicurezza nazionale?», chiede la ong tedesca. Ma, dopo il blitz di Stefania Prestigiacomo, Riccardo Magi e Nicola Fratoianni, la Capitaneria ha interdetto alla navigazione le acque intorno all’imbarcazione umanitaria per evitare «problemi riguardanti l’ordine pubblico e la sanità pubblica». Il procuratore siracusano Fabio Scavone, da parte sua, per ora non si muove. Non c’è nessun indagato, assicura. E smonta anche le «prove» ipotizzate da Salvini contro il comandante che avrebbe messo a rischio la vita dei migranti soccorsi per essersi diretto verso l’Italia invece che in Tunisia durante una tempesta: nessun reato, spiega il pm, ha scelto la rotta che riteneva più sicura. Quanto all’altro reato suggerito dal titolare del Viminale, favoreggiamento all’immigrazione clandestina, il pm non lo ravvisa. Secondo i dati diffusi dall’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), nel 2018, oltre 2.800 rifugiati e migranti sono morti in mare nel tentativo di raggiungere l’Italia dalla Libia su imbarcazioni inadatte alla navigazione e sovraffollate. «L’incidente della Diciotti ha rappresentato il culmine della politica dei “porti chiusi”, che il governo ha attuato senza averla deliberata né formalmente comunicata alle autorità competenti e senza riguardo né per la salute e la sicurezza delle persone coinvolte, né per i propri obblighi internazionali», scrivono Elisa De Pieri e Matteo De Bellis, ricercatori di Amnesty International, su La situazione dei diritti umani nel mondo. Il diritto internazionale del mare impone agli Stati l’obbligo di garantire l’approdo di persone in difficoltà in un luogo sicuro nel più breve tempo possibile. Lo sbarco negato alla nave olandese Sea Watch, da giorni ancorata a un miglio da Siracusa, è un’ulteriore prova della violazione di questi principi. Persone vulnerabili, in fuga dalla fame e dalla guerra, continuano a essere ostaggi dell’ennesima disputa tra Stati.
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mmlcc08032021sss · 2 years
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18
JUN
São Gregório Barbarigo, servidor da Igreja
Cardeal  [1625-1697]
Órfão na infânciaGregorio Giovanni Gaspare Barbarigo nasceu em Veneza em 16 de setembro de 1625 em uma família nobre. Gregório logo conhece o sofrimento quando perde sua mãe para a peste aos dois anos de idade. Seu pai, senador da República de Veneza, enviou-o em 1643 junto com o embaixador veneziano Alvise Contarini para Münster, na Alemanha, onde se preparava a paz de Vestfália, que colocaria fim à sangrenta Guerra dos Trinta Anos. O encontro com o PapaAqui tem lugar um encontro decisivo para a vida do jovem Gregório: aquele com o Cardeal Fabio Chigi, futuro Papa Alexandre VII. Depois de completar seus estudos em Pádua, Gregório tornou-se padre aos 30 anos. Alexandre VII enviou-o a Roma e com a eclosão da peste confiou-lhe a coordenação do socorro aos enfermos, que Gregório Barbarigo realizou com muito amor e dedicação. A confiança de Alexandre VII é então renovada ao colocá-lo à frente da diocese de Bérgamo em 1657. Anos depois, em 1664, ele será encarregado da diocese de Pádua. Estilo pastoralSeu "estilo" será em ambos os casos inspirado em São Carlos Borromeo, um modelo para Gregório que, antes de tudo, vende todos os seus bens para dá-los aos pobres. Visita por toda a parte as paróquias das dioceses que lhe são confiadas, assiste os moribundos, divulga a imprensa católica entre o povo, aloja-se nas casas dos pobres. Durante o dia ensina catecismo às crianças e à noite reza. No seu centro está também a formação dos sacerdotes, pela qual está profundamente empenhado no Seminário de Pádua, que chega a ser considerado um dos melhores da Europa.Relacionamento com a Igreja OrientalOutro momento importante do compromisso de São Gregório Barbarigo é o da reunificação com as Igrejas Orientais. Depois de ter sido bispo de Bérgamo e antes de exercer o ministério em Pádua, passou mais um período em Roma. Em 1658 Alexandre VII fez dele um cardeal. Estes são os anos em que participa em vários conclaves. Inocêncio XI o escolhe como seu conselheiro e Gregório trabalha pela reunificação com as Igrejas Orientais. Estimado pelos Papas e amado pelo povo, Barbarigo morreu em Pádua em 1697.A minha oração"Querido santo, precisamos estar atentos aos mais necessitados recordando que eles escondem Jesus em suas misérias. Ajudai-nos a viver sem perder nenhuma oportunidade de amar. Amém!"  São Gregório Barbarigo , rogai por nós!Outros santos e beatos celebrados em 18 de Junho:
Santos Marcos e Marceliano, mártires, em Roma, no cemitério de Balbina, junto à Via Ardeatina. († c. 304).
São Leôncio, no atual Líbano, soldado martirizado. († s. IV)
Santos Ciríaco e Paula, mártires, na África Setentrional. († s. IV)
Santo Amando, bispo, em Bordéus, na Aquitânia, atualmente na França, († s. V)
São Calógero, eremita, no monte Gemmariaro, perto de Sciacca, na Sicília ocidental. († s. V)
Santa Isabel, na atual Alemanha, virgem, insigne na observância da vida monástica. († 1164)
Beata Hossana Andreási, em Mântua, na Lombardia, região da Itália, virgem das Irmãs da Penitência de São Domingos. († 1505)
Fontes:
vatican.va e vaticannews.va
Martirológio Romano - liturgia.pt
Liturgia das Horas
Livro “Relação dos Santos e Beatos da Igreja” - Prof Felipe Aqui [Cléofas 2007]
- Pesquisa e redação: Rafael Vitto - Comunidade Canção Nova- Produção e edição: Catarina Xavier - Comunidade Canção Nova
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SABATO 18 GIUGNO 2022 - ♦️ SAN GREGORIO GIOVANNI BARBARIGO ♦️ Gregorio Giovanni Gaspare Barbarigo (Venezia, 16 settembre 1625 – Padova, 18 giugno 1697) è stato un cardinale e vescovo cattolico italiano che è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Nacque in una ricca e influente famiglia veneziana. Sua madre, Chiara Lion, morì di peste quando Gregorio aveva appena due anni. Suo padre, Giovanni Francesco Barbarigo, era senatore della Repubblica di Venezia e fervente cattolico. Il padre lo iniziò all'educazione nelle scienze belliche e nelle scienze naturali e gli fece completare un corso di diplomazia. Nel 1643 accompagnò l'ambasciatore veneziano Alvise Contarini a Münster in Germania per le negoziazioni in preparazione della Pace di Vestfalia che pose termine alla Guerra dei trent'anni. A Münster conobbe l'arcivescovo Fabio Chigi, nunzio apostolico in Germania e futuro papa Alessandro VII, che partecipava alle negoziazioni. Dopo tre anni, nel 1646, tornò a Venezia, e continuò gli studi a Padova. All'Università degli Studi di Padova studiò greco, matematica, storia, filosofia, e ottenne un dottorato in utroque iure il 25 settembre 1655. Nei suoi progetti, desiderava diventare religioso, ma il suo direttore spirituale gli consigliò di intraprendere la via per diventare prete diocesano, perché vedeva in lui le doti del parroco. Fu ordinato presbitero il 21 dicembre 1655 all'età di trent'anni. Il papa Alessandro VII lo chiamò poco tempo dopo a Roma nel 1656. Gli conferì l'incarico di "prelato domestico di sua santità" e gli affidò altri incarichi tra i quali la guida del Tribunale della Segnatura Apostolica. Quando nel maggio del 1656 scoppiò a Roma l'epidemia di peste, il papa lo pose a capo della speciale commissione che aveva il compito di portare soccorso agli appestati. Barbarigo si dedicò assiduamente a tale missione visitando personalmente i malati, organizzando in modo scrupoloso la sepoltura dei deceduti, ed aiutando in modo particolare le vedove e gli orfani. Il 24 marzo 1664 il papa lo mandò vescovo a Padova, diocesi che guiderà per trentatré anni fino alla morte. Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto (presso Padova) https://www.instagram.com/p/Ce8h5D-srqZ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Meloni vede Panetta, primo confronto sulle sfide future
“Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto oggi a Palazzo Chigi il nuovo Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, per un saluto istituzionale e per un primo confronto sul contesto macroeconomico e le sfide del prossimo futuro”. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi.         Riproduzione riservata © Copyright ANSA source
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giancarlonicoli · 1 year
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20 ago 2023 18:48
“IL FATTO QUOTIDIANO” ESCE DAL CORO DI LODI A ROBERTO COLANINNO, MORTO IERI A 80 ANNI: “L’APICE LO TOCCA A INIZIO 1999. CON LA BENEDIZIONE DI PALAZZO CHIGI DOVE ALL’EPOCA SIEDE D’ALEMA, CREA UNA CORDATA E CON UN SISTEMA DI SCATOLE CINESI PORTA AL SUCCESSO UN’OPA TOTALITARIA SU TELECOM, PRIVATIZZATA DA POCO, PAGANDO LA CIFRA MONSTRE DI 117 MILA MILIARDI DI LIRE. POI RIVERSA I DEBITI SUL GIGANTE DELLE TLC EUROPEE, CHE NON SI È PIÙ RIPRESO” – D’ALEMA: “VINSE IL MERCATO, NON I SALOTTI” (FACCE RIDE) – DE BENEDETTI: “LA CONSIDERAVO UN’IMPRESA ARDUA E SBAGLIATA. LUI LA FECE LO STESSO” -
1. COLANINNO, ADDIO AL RAIDER “PADANO” DEL DOPPIO DISASTRO TELECOM E ALITALIA
Estratto dell’articolo di Nicola Borzi per “il Fatto quotidiano”
Morto ieri a 80 anni, Roberto Colaninno da tempo era lontano dai riflettori della finanza. Ma da metà anni 90 per un quindicennio il manager e imprenditore di Mantova aveva tenuto banco nelle cronache per le sue numerose scorribande, spesso benedette dalla politica nazionale ma non sempre dal successo.
De mortuis nisi bonum è il mantra di questo Paese: dunque giù lodi per un capitano d’azienda che ha fatto parlare molto di sé, ma le due cui due maggiori avventure, Telecom e Alitalia, non sono tra le case history da insegnare nelle business school.
[…]  Da Mantova “l’ingegnere” lo porta a Ivrea, dove nel 1995 prende le redini della Olivetti in crisi nera. Colaninno cede l’informatica e trasforma l’azienda in holding di telecomunicazioni. Nel 1998 vende per oltre 7 miliardi Omnitel, all’epoca secondo gestore nazionale dei cellulari.
[…]  L’apice lo tocca a inizio 1999 quando, con la benedizione di Palazzo Chigi dove all’epoca siede Massimo D’Alema (“l’unica merchant bank dove non si parla inglese”), Olivetti crea una cordata di imprenditori del Nord tra i quali il bresciano Emilio Gnutti […] e con un sistema di scatole cinesi societarie porta al successo un’offerta pubblica di acquisto totalitaria su Telecom Italia, privatizzata da poco e gestita da un “nocciolino duro” di azioni, pagando la cifra monstre di 117 mila miliardi di lire, suppergiù 59 miliardi di euro.
Poi riversa i debiti per “la madre di tutte le Opa” sul gigante delle Tlc europee, che nonostante due decenni di tagli e cessioni da quel salasso non si è più ripreso e ormai è un attore di secondo piano nel settore.
Lui ne esce nel 2001, cedendo a Trochetti Provera in cambio di un gruzzolo adeguato e della Immsi. […] a dicembre 2008 nuova avventura: il governo Berlusconi benedice i “capitani coraggiosi” guidati da Colaninno che comprano il 75% di Alitalia-Cai. A ottobre 2013 Cai arriva al capolinea dopo aver perso un miliardo e 252 milioni in 4 anni e 7 mesi.  A confronto, i 5 miliardi di perdite in 20 anni dell’Alitalia pubblica erano quasi meglio. […]
2. MASSIMO D’ALEMA “NON ERA UNO SPECULATORE TELECOM UN’OPERAZIONE STORICA VINSE IL MERCATO, NON I SALOTTI” LA PRIVATIZZAZIONE “
Estratto dell’articolo di Fabio Martini per “La Stampa”
[…] D'Alema ha un ricordo forte: «Devo dire la verità: credo che sia una perdita significativa per l'economia italiana: oramai non abbiamo più, tra i grandi, molti imprenditori-produttori, che cioè abbiamo un interesse preminente per la produzione di beni. In occasione dell'Opa su Telecom, Colaninno fu protagonista di un'operazione senza precedenti: in Italia mai una grande impresa era passata di mano sul mercato, ma sempre attraverso i salotti».
Sono passati 24 anni dalla celebre Opa Telecom ad opera dei "capitani coraggiosi", da allora se ne è molto discettato e tra i principali protagonisti ci fu una strana coppia: il primo presidente comunista della storia d'Italia e quel figlio di un sottufficiale dell'esercito e di una sarta, che aveva studiato ragioneria e aveva dovuto smettere l'Università a Parma per iniziare a lavorare.
Roberto Colaninno aveva mostrato subito di saperci fare alla guida di piccole e grandi imprese, fino a quando alla fine degli anni Novanta, consigliato da banchieri d'affari interessati a guadagnare commissioni miliardarie, si era deciso al grande passo: tentare la conquista di Telecom.
A Palazzo Chigi piaceva l'idea di campioni nazionali capaci di conquistarsi un posto al sole e questa simpatia ha incoraggiato dietrologie di ogni tipo sul rapporto personale tra Colaninno e D'Alema.
L'ex presidente del Consiglio affronta l'argomento con un sorriso divertito, privo del proverbiale sarcasmo: «Quando lui fece la famosa Opa, io non lo conoscevo personalmente, cosa alla quale non credeva nessuno e tutti si facevano matte risate, ma in realtà diversi anni dopo Colaninno mi disse: "Caro D'Alema hanno messo in giro la voce che avrei pagato tangenti per Telecom e noi sappiamo come stanno le cose e perciò ti chiedo: ti posso offrire una cena?". Un aneddoto che D'Alema corona così: «Ricordo che andammo a cena con le nostre famiglie».
[…] Massimo D'Alema chiosa così: «Parliamoci chiaro: in Italia mai una grande impresa era stata acquisita sul mercato, ma sempre attraverso i salotti. Era un'operazione di mercato in un contesto di capitalismo asfittico e controllato da pochi. Ricordo che dissi ad Umberto Agnelli: il governo non c'entra e se lo ritenete possibile, perché non fate una controfferta?».
Operazione con forti margini di rischio, legata ad una scommessa: colmare il forte debito del passato con gli utili del futuro. E infatti non mancarono le riserve, a cominciare da quella di Draghi, allora direttore generale del Tesoro. Ricorda D'Alema: «La linea del governo ovviamente la decidemmo assieme. Avevo come ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi, che non era precisamente uno che facesse quel che dicevo io. Con lui discutevamo con grande rispetto reciproco.
L'idea in definitiva era questa: se davanti ad un'operazione di mercato, il governo fosse intervenuto per impedirla, sarebbe stato un messaggio molto antipatico, che avrebbe potuto allontanare investitori stranieri».
Lo Stato avrebbe potuto far valere i propri "diritti" su una azienda strategica come Telecom? D'Alema obietta: «Avremmo potuto far leva su una piccola quota pubblica, ma come avremmo potuto opporre un interesse strategico del Paese, quando un gruppo di italiani voleva comparsi un'azienda italiana? Capisco, se fossero stati ostrogoti…».
[…] Per D'Alema, «Colaninno avrebbe dato un'impronta diversa alla storia delle tlc nel nostro Paese». E dunque quale è stata la sua cifra imprenditoriale ed umana? «Anche alla Piaggio ha dimostrato di essere un industriale e di non essere uno speculatore. Era un uomo estremamente perbene».
3. CARLO DE BENEDETTI SU ROBERTO COLANINNO: «ERAVAMO CONCORRENTI, POI DIVENTÒ UN MIO GRANDE AMICO»
Estratto dell'articolo di Nicola Saldutti per il “Corriere della Sera”
«È l’unica persona che ha vissuto un pezzo di strada importantissima con me. Aveva con me una sorta di rapporto di figliolanza, anche se avevamo soltanto nove anni di differenza. L’Italia perde un grande imprenditore, aveva una capacità di lavoro, un coraggio e un ottimismo di cui c’è un gran bisogno per questo Paese».
Carlo De Benedetti ripercorre la lunga storia insieme a Roberto Colaninno. Due uomini profondamente diversi, le cui strade si sono incrociate tanti anni fa: «Colaninno lavorava in un’azienda a Mantova, la Fiaam Filter, di filtri olio e aria per auto. All’epoca ero a capo della Gilardini. Eravamo concorrenti…».
Concorrenti?
«Sì, anche noi producevamo filtri. Ci siamo conosciuti allora e ho visto in lui un grande potenziale […]. Così insieme abbiamo fondato la Sogefi nel 1981, lui amministratore delegato, io presidente. Il nostro lungo rapporto è nato così».
Poi la svolta dell’Olivetti?
«Quando in Olivetti mi ritrovai senza amministratore delegato, con l’uscita di Caio, conoscendo le sue capacità, la sua dedizione al lavoro e le sue doti gli proposi di lasciare Sogefi. E diventò lui il capo azienda dell’Olivetti […] Prendemmo insieme la decisione di vendere la perla Omnitel (la società di telefonia mobile, ndr) ai tedeschi di Mannesmann che poi la rivendettero a Vodafone. In quegli anni fece un lavoro straordinario, cercò di ridurre i costi anche perché l’Olivetti era in una strana situazione, non c’erano più i prodotti per cui era nata, le macchine da scrivere, ed era diventata la società più liquida d’Italia, una specie di cassaforte che però continuava a perdere sul suo business tradizionale…».
Allora partì per l’avventura Telecom. Era stata la madre di tutte le privatizzazioni e diventò la madre di tutte le scalate...
«Entrò in contatto con il gruppo dei soci bresciani, in particolare Gnutti, e inventarono di comprare Telecom Italia. Un’operazione alla quale, e glielo dissi, ero assolutamente contrario perché non ritenevo avessimo la squadra per gestirla. La consideravo un’impresa ardua e sbagliata. Lui la fece lo stesso perché era una persona totalmente indipendente e determinata. Si organizzò l’Offerta pubblica di acquisto, poi mio figlio Marco andò con lui e Colaninno lo scelse come amministratore delegato di Tim».
[…] Vi sentivate ancora?
«Per lungo tempo ci siamo sentiti la domenica mattina alle dieci. Lo facevamo sempre. Lui mi parlava dei suoi progetti, dall’apertura del nuovo stabilimento in Vietnam a nuove idee di imprese possibili. Questo era Colaninno e queste conversazioni sono uno dei ricordi più belli che custodirò di noi».
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kylamalkani · 3 years
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Villa Cetinale, Italy⁠⁠ • @cetinale •⁠⁠⁠⁠ A 17th-century villa in the Ancaiano district near Siena, Italy. Designed by the architect Carlo Fontana, in the Roman Baroque style, the villa was built in 1680 by Cardinal Flavio Chigi for Pope Alexander VII — Fabio Chigi. The gardens at Villa Cetinale are renowned as being amongst the most beautiful in Italy.⁠⁠⁠⁠ •⁠⁠⁠⁠ Photo @marcoabba @ruffledblog (at Villa Cetinale, province of Siena) https://www.instagram.com/p/COlK-7XMKmz/?igshid=8dhvgphpijtl
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Pope Alexander VII (Fabio Chigi), (b. 1599, Pope 1655–67), Gasparo Morone, 1665–66, Metropolitan Museum of Art: European Sculpture and Decorative Arts
Gift of Ogden Mills, 1925 Size: 3 1/4 × 2 5/8 in. (8.3 × 6.7 cm) Medium: Gilt bronze
https://www.metmuseum.org/art/collection/search/195422
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