#Drache Musicale
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lacavernamx · 1 month ago
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Emociones Crudas y Melodías Hipnóticas - https://wp.me/p4pCgM-64A
Desde el corazón del Reino Unido, el grupo 9 o'clock Nasty nos sorprende con "Bad Vegan", un explosivo single que reflexiona sobre el deseo y la decadencia. Al mismo tiempo, "Hechicero De Amor" de Men Who Wave y Elizette Music destaca en la escena del rock latino, mientras Lucky Duck nos sumerge en la complejidad emocional de "fadin'" y Tone Ranger junto a Evelyn Drach nos llevan a un paisaje sonoro desértico en "Dark Horse". ¡Acompáñanos en este recorrido por las últimas joyas musicales que están redefiniendo el panorama actual!
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seoul-italybts · 1 year ago
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Articolo - V : Il Canto di V Evoca Mondi Fantastici | 04.09.23⠸
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🌟 Weverse Magazine 🗞
Il Canto di V Evoca Mondi Fantastici
__ Diamo un ascolto alla voce dell'idol in “Love Me Again” e “Rainy Days” __
__ di RANDY SUH | 04. 09. 2023
Twitter  |  Orig. KOR 
Il senso di nostalgia che può suscitare il “rétro” è intrigante. C'è un che di romantico nel desiderare di tornare a momenti ormai passati per sempre. Recentemente, si è fatta strada una nuova parola: anemoia. L'anemoia è la nostalgia per cose andate ed antiche, mai effettivamente vissute sulla propria pelle. I futuristi potranno anche preoccuparsi del fatto che i giovani d'oggi vivono troppo immersi nel passato, invece di guardare all'innovazione, ma non possono negare l'importanza del pozzo di cultura che ci arriva dal passato, né il fascino che immergervisi può rappresentare.
Il presente è nitido..vivido, certo, ma ciò che arriva dal passato non ha perso la sua brillantezza, solo raffreddato quanto basta per poterlo riprendere in mano. Anche la spigolosità si riduce con gli anni, ridotta confortevolmente a curve più dolci. Solo ciò che era già bello a suo tempo sopravvive fino a diventare rétro. E sono proprio quelle cose a suscitarci nostalgia, anche se magari noi non abbiamo mai effettivamente vissuto le originali—quasi come se le nostre vite, a confronto piccole ed insignificanti, si fossero protese all'indietro, verso il passato.
V adora tutto ciò che è vecchio. Questo suo amore per il nostalgico – specialmente per ciò che è poetico ed intimo – è evidente già all'ascolto delle canzoni che ha scritto, dalle cover che ha fatto e da ciò che ha detto nelle interviste. Layover, il suo primo EP solista, si basa su questo suo amore per il passato. Prodotto dalla direttrice dell'etichetta ADOR, Min Hee Jin, il nuovo album di V è una notevole commistione tra una visione moderna della nostalgia del 20° secolo - sapientemente rielaborata dalla produttrice Min - e le doti espressive ed interpretative dell'artista.
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“Love Me Again”, il primo singolo rilasciato in previsione dell'album, è accompagnato da un video musicale. Nell'insieme, il video-clip è un banchetto sia per gli occhi che per le orecchie. Alterna riprese in formato 21:9 all'imitazione di un monitor CRT convesso e si apre con un primissimo piano sul viso del cantante, che ci accompagna fino all'ultimo istante di riprese.
Ma è solo dopo aver guardato il video completo, inesorabilmente incollatə col fiato sospeso allo schermo, che ci si rende conto di quanto sfarzoso sia effettivamente: le misteriose grotte calcaree (le Grotte di Drach, in Spagna); il suo top di pailette (di un rosso dorato quasi incandescente); una macchina da karaoke che sembra uscita direttamente dal 20° secolo – completa di schermo CRT e didascalie sgranate; un microfono a cavo lungo e luci che colpiscono ogni angolo del monitor con luminescenze in dissolvenza. Tutti insieme questi dettagli non possono che evocare quasi esattamente la stessa atmosfera che si respirava nelle sale da karaoke, seminterrate e un po' kitsch, che costellavano il centro di Seoul negli anni 2000, pur riuscendo ad evitarne l'effetto pacchiano. E questo perché l'elemento più accattivante del video è lo stesso V, che si erge calmo ed elegante nel mezzo di tutto ciò.
Il K-pop è fatto di tanti elementi in movimento e continua evoluzione, ma, fondamentalmente, è apprezzato proprio perché è una forma d'arte incentrata sulle star protagoniste – dato che quella dell'intrattenimento coreano è un'industria basata sugli idol e le loro dedite fanbase. I migliori artisti K-pop sanno, infatti, catturare totalmente l'attenzione del pubblico: le loro sono performance da cui è praticamente impossibile distogliere lo sguardo e lasciano lo spettatore come incantato.
V è noto per la sua vasta gamma di metodi espressivi, i quali sono frutto sia di dedizione e pratica che di talento naturale. Difficile capacitarsi del fatto che “No More Dream” fosse, in effetti, la sua esibizione di debutto, dopo aver visto la sua performance nella scena in cui si libera degli occhiali in perfetta sincronia con il suono di uno sparo. La sua recitazione nelle performance live di “Boy in Luv” - durante la sua era da “Pel di Carota” - richiama alla memoria tanti scalmanati bad boy – seppur dal cuore semplice -, protagonisti delle web novel coreane anni 2000, resi famosi dalla romanziera digitale Guiyeoni. In pratica, V era l'archetipo del ragazzo ideale che andava così di moda in quel periodo. Ma è con l'outro di “FIRE” - dove lo vediamo ballare a centro gruppo, rendendo la scena rovente con la sua energia incandescente - che raggiunge un apice ancor più vasto. Invece, canzoni più leggere - come “Boyz with Fun” e “Dynamite” - ci offrono uno sguardo sul suo lato più tipicamente birichino. Nelle canzoni più toste dei BTS, V sembra quasi una creatura selvaggia sfuggita alla sua gabbia – non per nulla, le/gli ARMY, lo comparano spesso ad una tigre, quando lo vedono esibirsi così.
Ma V ha anche un lato poetico. Quando scende dal palco, quel barlume di ferocia scompare dai suoi occhi e l'artista torna ad essere quel ragazzo affabile ed amichevole dalla voce bassa e tranquilla. L'impressione che dà, è quella di vivere la sua esistenza fluttuando alla costante ricerca del romanticismo. La maggior parte delle canzoni che ha scritto, sono leggeri brani folk o ballate sentimentali, accompagnate da pochi strumenti di supporto. Riesce a far appassionare alla sua musica con arrangiamenti minimi o nulli e sa catturare magnificamente le emozioni più disparate – immortalare luoghi ed istanti -, specialmente la nostalgia. Ricordiamo, ad esempio, quella volta che V – poco dopo il debutto – ha chiesto di potersi portare a casa le rose usate per un servizio fotografico... Quale esempio migliore della sua costante ricerca del romanticismo nel quotidiano! È proprio per questo suo lato più dolce e poetico che le/gli ARMY hanno ideato anche il soprannome “gomdori”, vale a dire “orsacchiotto / orsetto di peluche”.
“Love Me Again” è una canzone soul che sembra uscita direttamente dagli anni '70, nonché il degno sequel dei brani neo-soul già pubblicati con i BTS. La vocalist Iris Stevenson—la musa ispiratrice del film Sister Act—ha incontrato il giovane V durante American Hustle Life, andato in onda su Mnet nel 2014, e ha commentato che V ha il tipo di voce, ricca di sentimento, che lascia col desiderio di riascoltarla. Ed è proprio questa attrazione emotiva a permeare il canto di V, la sua voce dolce, ricca e non eccessivamente carica. Inoltre, a giudicare dai brevi momenti canori che costellano l'intera serie del varietà di gruppo, Run BTS, V ha decisamente orecchio per la musica. La sua voce è innegabilmente unica—c'è qualcosa nel modo in cui scivola da nota a nota, un calore dolce ed avvolgente che potremmo assimilare all'impressione che lascia una foto sfumata o un disegno a pastello. Il suo stile vellutato e soffuso è ancor più evidente nei brani solisti pubblicati con i BTS, quali “Stigma” e “Singularity”. Tracce simili non sono poi così comuni nell'universo K-pop, e, anzi, sembrano fatte su misura per V.
Le sue canzoni soliste di quel periodo erano già piuttosto minimal, ma i brani pubblicati recentemente riescono ad essere ancor più rilassati. Persino i suoni vagamente più estrosi, come l'occasionale strumento a fiato, sono pienamente amalgamati con la musica. Neppure la struttura delle tracce è poi così grandiosa: strofa, pre-ritornello, ritornello, seconda strofa, pre-ritornello, ritornello ... una breve ripetizione, poi di nuovo il ritornello, fine. Nel ripetersi della sua supplica rivolta alla persona amata – cui V chiede di tornare – la melodia, l'arrangiamento e persino la voce di V sono tutti piuttosto soffusi. In “Love Me Again”, l'artista non impone la sua solitudine sull'ex partner, né su chi ascolta. A qualcuno potrà quasi sembrare banale, ma se teniamo conto dello stile cui ha sempre lavorato V, nonché del minimalismo tipico di Min Hee-Jin e dei suoi lavori per le NewJeans, è facile coglierne le intenzioni ed intuire come i due siano arrivati al sound finale. Durante la sua diretta Weverse dell'11 agosto, V ha, infatti, svelato di amare molto questa canzone proprio per quelle caratteristiche.
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“Rainy Days”, il secondo singolo pre-release tratto dal suo nuovo album, è una traccia R&B su base e beat lo-fi hip-hop. Sapete—proprio il genere esploso su YouTube ad inizio anni 2000, poi diventato colonna sonora delle nostre esistenze a livello globale. Prendere dei brani ordinari e renderli vintage – attraverso filtri che imitano il sound disturbato delle radio di vecchia generazione e l'uso di sintetizzatori OP-1 marcati Teenage Engineering – è diventata una moda. E, ancor oggi, questo è il sound più popolare quando si lavora con ritmi più rilassati. L'obiettivo della musica lo-fi è quello di evocare immagini e atmosfere del secolo scorso, quando la radio la faceva ancora da padrone. Allo stesso modo, la canzone di V punta ad enfatizzare quegli aspetti che le danno un sound rétro.
Così come quello di “Love Me Again”, il video musicale di “Rainy Days” è stato girato in Spagna—più nello specifico, presso gli appartamenti Torres Blancas, un famoso esempio di architettura organica spagnola. Una delle tendenze che ha spopolato su TikTok, quest'anno, è “tomato girl summer”: look confortevoli e vivaci abbinati a scenari rilassanti - il sole dorato, le montagne, campi e spiagge appartenenti ad ambientazioni tipicamente europee, specialmente ai paesi del Sud come la Spagna e l'Italia. Questa tendenza è nata dalla fascinazione per le vacanze in Europa, come rappresentate in film quali Chiamami col Tuo Nome. La canzone di V sembra un po' la sera che sopraggiunge al tramonto di questa moda: ancora tiepida e piacevole, ma con quel pizzico di malinconia che ci lascia il dissolversi dell'entusiasmo provato nel corso della giornata.
La parte più accattivante della canzone è l'improvviso cambio di tonalità. La prima strofa è in Sol maggiore, e fa uso degli accordi CM7–D7–Bm7–Em7 in una progressione apparentemente infinita, dopodiché si passa improvvisamente al ponte in La minore e la progressione diventa FM7–Em7–Am7. Quando V canta “Remember how I used to make you laugh the most”, è in Mi, un cambio netto dal Si del verso iniziale. L'impressione è che il cantante si avvicini sempre di più all'ascoltatore con la sua avvolgente voce baritonale. Nel video, V è presentato come un creativo e lo vediamo in varie location: al lavoro nel suo studio mentre modella della creta o dipinge sul vetro. È bello, inoltre, ritrovare gli elementi di animazione 3D, già visti in vari video musicali dei BTS e loro esibizioni live—in questo caso, è del coro di teste in creta – raffiguranti V – che parliamo.
Dopo il cambiamento rappresentato dalla seconda strofa, la canzone ripiega sul ritornello, ma rimane comunque aggrappata al basso ed implorante La minore, invece di tornare al Sol maggiore. In pratica, ciò che sentiamo nel ritornello finale non è la stessa progressione dei precedenti, e la cosa ci lascia con un certo senso di disagio. Ad un primo ascolto, la canzone potrà sembrare un brano dolce e suadente, ma questo improvviso contrasto – nonché le tonalità più profonde del cantato nella seconda strofa - aggiungono malinconia. Queste scelte stilistiche e musicali sembrano, dunque, offrirci una metafora ed interpretazione—anche se, in seguito ad eventi tristi, la vita torna sempre al suo corso naturale, la realtà è che le cose non saranno più le stesse.
Il modo in cui V esprime questo senso di mancanza e malinconia, in Layover, è come un'onda, che sciaborda leggera e delicata in un riflusso costante. Questi brani potranno anche sembrare un richiamo disperato per qualcuno di distante, ma potremmo anche vederli come una cartolina scritta col solo intento di lasciarsi dietro un saluto fugace. Per quanto riguarda il sound rétro, V sceglie una direzione musicale calma e confortante, come distanziandosi volontariamente dalla frenesia del presente. È come se la sua musica gettasse un breve incantesimo sul vertiginoso scorrere del tempo, donandoci un momento per fermarci e assaporare l'oggi, perdendoci in pensieri profondi e nostalgici. Personalmente, mi piace pensare che V abbia deciso di rilasciare queste due canzoni un mese prima dell'album completo – cosa rara nel K-pop – nella speranza di offrire qualcosa da ascoltare nell'attesa e portare un po' di calma nelle vite degli ascoltatori—consapevole che la sua musica matura e va degustata con calma, così come le cose per cui ognunə di noi prova aspettative e desiderio.
Tutto questo mi riporta alla memoria ciò che V ha detto l'anno scorso in un articolo del Weverse Magazine: “Mi piace quel senso di nostalgia. Quando sono da solo, mi perdo in pensieri bellissimi. E parlo di nostalgia che può essere per il palcoscenico, mancanza degli altri membri o anche un senso di profondo affetto. Ma, ad ogni modo, quei pensieri così belli, raccolti uno ad uno, insieme diventano canzoni” (da “V dipinge scenari con la sua musica”).
La nostalgia nasce da un senso di mancanza e, talvolta, può anche essere dolorosa, ma nonostante tutto, V affronta con pazienza quei sentimenti.
V ha una sensibilità unica che gli permette di definire quel senso di mancanza come 'bellissimo'. Immagino sia perché ha realizzato che non si può in alcun modo rivivere il passato, perché ha dovuto affrontare gli anni di pandemia che l'hanno tenuto forzatamente lontano dalle/i sue/oi fan, perché sa che quella di ora è pur sempre una "nuova normalità", nonostante il mondo abbia riaperto i battenti e perché ha – forse - costantemente a che fare con sentimenti malinconici anche nella sua vita da celebrità. Ma è commovente e confortante sapere che c'è un artista che non guarda alla malinconia come ad un senso di disagio, ma come un'emozione che può renderlo una persona ancor più bella.
Quel ragazzo che, in “4 O’CLOCK”, aspettava l'alba insieme ad un amico, ora è cresciuto ed è diventato un artista incredibilmente coraggioso e, tuttora, forte di una magnifica sensibilità—e non fa che maturare.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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monvoyagepathologique · 5 years ago
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Les chaussettes de l’archiduchesse
Vancouver (suite et fin...) : Ven. 15 Nov. 2019
Humeur musicale : Véronique Sanson - Vancouver
“Aller de ville en ville Ça je l'ai bien connu Je mène ma vie Comme un radeau perdu[...]“
Je tiens à vous dire que chacun de vos petits retours sur mes publications me touche beaucoup ! Je suis lu de certaines et certains que j’ignorais ! N’hésitez pas à continuer à me faire des clins d’oeil sur ce qui vous plait. Luc a eu un franc succès, il me manquera à moi aussi ;)
J’aurai donc ce soir rattrapé mon retard de publications. Je serai bref sur celui-ci, pour préparer mes bagages et dormir. 
À 8h30, j’avais rendez-vous à l’hôtel de cinq femmes avec qui j’ai eu le bonheur de faire un bout de chemin, d’abord dans le train, puis aujourd’hui dans le Stanley Park. Le truc c’est que l’hôtel était à 21min de marche, et que dehors c’était la drache nationale ! ( = il pleuvait des cordes, des chats et des chiens)
Je suis donc arrivé les pieds trempés jusqu’aux malléoles dans leur chambre. Il y faisait délicieusement bon. J’ai été donner un premier coup de sèche-cheveux à mes chaussettes et chaussures, puis nous avons trouvé un ingénieux système pour continuer à les sécher devant le vrai-faux feu de cheminée pendant le petit déjeuner dont elles m’ont gâté. 
Une fois la pluie disparue, mes chaussettes étaient sèches et nous nous sommes mis en route vers le Stanley Park qui a plus les qualités d’une forêt que d’un “parc” au sens où on l’entend sur le vieux continent. 
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Les différents points de vue sur le Lions Gate sont magnifiques, l’ouverture sur l’Océan Pacifique aussi, l’immersion dans la forêt pleine de fougères, de conifères, de champignons et de bruits de rivière, aussi... 
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Jonathan n’a pas encore digéré de s’être vu refuser l’entrée du Troll’s hier, Jonathan est triste, il remet sa vie en perspective et se demande s’il ne deviendrait pas vegan. 
Difficile de décrire une longue promenade en forêt à six, mais les photos parlerons d’elles-mêmes. 
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Nos chemins ont fini par se séparer, je suis aller manger une dernière fois chez le traiteur indien, j’ai pris deux portions de suite (ça creuse). 
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Ce soir j’ai écrit ces quelques billets, et je vais préparer mes bagages et mon itinéraire de l’aéroport à l’auberge de jeunesse de Sapporo. 
Le projet demain : je décolle en début d’après-midi pour un Vancouver - Tokyo, une courte escale à Tokyo avant un Tokyo - Sapporo. J’arrive en milieu de soirée à Sapporo dans un aéroport assez distant de mon auberge de jeunesse où j’ai jusqu’à minuit pour arriver sous réserve de voir ma réservation annulée. 
Bref, tout devrait bien se passer, et je ne contrôle de toutes façons pas grand-chose. 
Je n’ai jamais survolé le Pacifique, même quand sait que c’est grand, on ne réalise pas à quel point. Je repense à Tavae dans Si loin du monde, à Bombard dans Naufragé volontaire, mais dans les mains j’aurai Le vieil homme et la mer. 
Je suis prêt pour ma dernière nuit à Vancouver, les pieds au sec... 
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imnotontheguestlist · 7 years ago
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REMEDIES
07/05 – 13/05/2018 (more…)
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fanfare-namaspamus · 8 years ago
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« Quand le temps est pourri, fais de l’hydrologie » Proverbe indonésien
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Il pleut, alors Namaspamus se lance dans l’apprentissage de l’hydrologie. Nan, bon en vrai, là on prépare le spectacle.
Pour commencer cet article, laissez-moi vous parler d’une bonne nouvelle : Après une première semaine difficile où presque tout le monde est tombé malade, faisant monter l’action du Smecta à une valeur record, je suis heureux d’annoncer sur cette page que nos estomacs ont bel et bien passé le cap de l’Indonésie.
Côté logement, l’association KDM nous a très généreusement mis à disposition quatre chambres avec lits très confortables, ce qui ne nous empêchent pas de connaître quelques déboires : poignée de porte cassée qu’il faut ouvrir avec un tournevis, légère inondation dans certaines chambres suite à ce que je pourrais communément appeler dans mon jargon nordiste « une grosse drache » ( on est en pleine saison des pluies, il pleut très fort environ une fois par jour pendant 2 heures), sans oublier les quelques souris qui se promènent de temps en temps dans le couloir.
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On attend impatiemment le retour de l’anticyclone des Açores
On pourrait par ailleurs croire que les nuits à Bekasi, petite ville tranquille en banlieue de Jakarta sont très reposantes. C’est oublier la population importante de moustiques qui y vit et qui est ravie de passer nous voir tous les soirs. C’est aussi oublier que l’Indonésie est le pays qui compte le plus de musulmans au monde (96% de la population est musulmane, si mes sources sont exactes), si bien que l’on peut très bien entendre les muezzins faire leur appel à la prière entre 4h et 5h du matin. C’est enfin oublier que l’on vit dans un centre avec des enfants, qui comme tous les enfants se lèvent tôt (vers 5h-5h30), et qui comme tous les enfants ne se gênent pas pour nous appeler à la fenêtre pour nous faire savoir qu’ils sont levés.
Mais enfin, je ne suis pas là pour me plaindre de nos conditions de vie, parce que je ne participe pas à Koh Lanta, et parce que malgré tout ça on a quand même une sacrée énergie pendant la journée, en particulier pendant nos ateliers. La préparation du spectacle qui aura lieu dans deux semaines est déjà bien lancée. En exclusivité pour vous, et avant toutes les journaux et chaines d’informations, nous vous révélons ici le thème du spectacle : il s’agira d’un voyage d’explorateurs semé d’embûches dans de nombreuses îles toutes les plus loufoques les unes que les autres.
Pour l’instant on est plutôt très satisfait de nos séances d’ateliers dans lesquelles on peut travailler plusieurs aspects musicaux en détail.
Aurélien et Violaine partent ainsi à la découverte du monde des pirates avec la blue class (enfants de 7 à 9 ans). Ils préparent un abordage en chorégraphie et remasterise toutes les chansons de pirates en Indonésien. Ils comptent parler le Bahasa Indonesian parfaitement d’ici 2 semaines.
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Les pirates en herbe de la blue class, lors d’une séance de danse libre.
Après avoir vu quelques bases de théorie musicale avec les Lemon yellow (enfants de 10 à 13 ans), Mathieu et Emmanuel les ont notamment initié au concept de chorégraphie improvisée. Ils se concentrent désormais sur l’apprentissage de la chanson Oh when the Saints.
Chez les Gold Yellow (enfants de 10 à 13 ans là aussi), c’est Louis et Luc qui mènent la barque. Tout un ensemble musical est en préparation sur Starlight de Muse.
Enfin, chez les Red, Théo et moi-même préparons un numéro de beatbox barre techno ( à écouter ici), ainsi qu’un corporythme /chant sur Human de Rag’n bone Man.
En parallèle de nos séances avec nos classes respectives, nous avons préparé quelques modules complémentaires qui nous permettent de faire tourner un peu les binômes et de ne pas voir toujours les mêmes enfants. Violaine et Luc initient ainsi toutes les classes à la théorie musicale, avec de la lecture de notes, de la lecture de rythme et des jeux d’écoute dont un bingo musical qui ravit les petits et les grands. Louis, avec sa belle voix de ténor, propose un module de perfectionnement sur le chant. Théo et Emmanuel préparent la chorégraphie endiablée qui nous servira de danse finale. Enfin, Mathieu Aurélien et moi-même avons procédé à un écumage en profondeur des poubelles de l’association. Vous vous dites sans doute qu’on doit vraiment s’ennuyer pour en arriver là. Eh bien en réalité, nous essayons de monter un numéro de batucada (percussion brésilienne) avec des matériaux de récupération. L’achat de sifflets et de bidons d’eau vides devient également une épreuve en elle-même quand tu essaies tant bien que mal d’expliquer que tu veux faire de la musique avec à des Indonésiens qui ne parlent pas un mot d’anglais.
Les enfants semblent en tout cas très satisfaits de leur séance, à en juger de l’enthousiasme avec lequel ils révisent leur corporythme sous le préau pendant leur temps libre.
Romain est aussi intervenu dans plusieurs classes pour faire partager aux enfants la culture japonaise. L’occasion unique pour les enfants d’écrire leur nom en japonais!
Par ailleurs, on essaie de jouer au moins une fois par semaine dans le centre pour les enfants, en plus de notre répétition. Les enfants sont en général assez attentifs lors de nos concerts, ils ne se lâchent pas trop, jusqu’à ce que l’on joue notre arrangement Everytime we touch de Cascada. C’est alors un déchaînement total, avec des enfants qui chantent et sautent partout. Au début, on ne comprenait pas vraiment pourquoi cette chanson en particulier les mettait dans un état de transe absolue, et puis on a eu l’explication : une « artiste » indonésienne a, disons-le, totalement plagié la chanson d’origine pour en faire une version indonésienne qui vaut le détour.
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Après notre concert nous avons encore une fois pu apprécié les douces mélodies d’angklung, xylophone, guitare basse et cajon.
On a également un peu de temps libre pendant la semaine pour expérimenter de nouvelles activités. Plusieurs d’entre nous se sont ainsi essayés au taekwondo avec les enfants. Aurélien a sans doute un peu trop forcé son coup de pied gauche à 360°, à en juger de la façon dont il marchait le lendemain. Il devrait néanmoins être rétabli à 100% pour les Jeux Olympiques de 2020, où Namaspamus compte bien envoyer une délégation.
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Nos plus grandes chances de médaille pour les prochains JO.
Enfin, Théo, Emmanuel, Matthieu et moi-même avons testé quelques karaokés (très à la mode en Indonésie) aux alentours de Jakarta. Il y a environ 50 salles dans chaque karaoké, ce qui fait que chaque salle est privatisée de sorte qu’on n’a pas de public quand on « chante ». Nous massacrons magnifiquement du Queen, Titanic, ABBA et Michael Jackson pendant plusieurs heures, à tel point qu’on vient toujours nous dire qu’on a épuisé notre temps 10 minutes avant la fin. Le répertoire français n’est hélas pas très fourni, puisqu’il se limite à Khaled (ce qui a tout de même valu une magnifique interprétation de Aïcha de notre part).
Alors, je vous vois venir, vous voulez qu’on sorte des dossiers vidéo des karaokés, mais nous ne nous abaisserons pas à divulguer ce genre d’informations qui, encore une fois, ne vous regarde pas. Pourquoi me diriez-vous ? Eh bien, d’une part, parce que nous ne prenons pas l’appareil photo/vidéo lors du karaoké, et d’autre part, parce que les enfants de KDM sont plutôt connectés, et qu’il ne vaut mieux pas qu’ils nous voient chanter dans un karaoké si on veut encore avoir un minimum de crédibilité quand on leur apprend un chant derrière.
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Allez, pour vous consoler, je termine l’article par une photo trop mignonne de Madame Chat et bébé Chat.
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fotosyrelatos-blog · 8 years ago
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Los cuentos de Hoffmann es una ópera en tres actos de Jacques Offenbach (1819-1880) y escrita por Jules Barbier y Michel Carré basada en varios de los cuentos fantásticos de E.T.A. Hoffmann. El aria más famosa de la ópera es la Barcarolle, también conocida como Belle nuit, obra operística escrita en un tempo moderato al estilo de las canciones folclóricas cantadas por los gondoleros de Venecia, ciudad donde transcurre la escena. En este caso tuve la suerte de escucharla debajo de la tierra, en el interior de las Cuevas del Drach, en lo que es conocido como el concierto del lago Martel, una de las mayores lagunas subterráneas del mundo, y que viene realizándose desde 1935 con la interpretación de diferentes obras musicales, con un cuarteto formado de un violoncello, un clavecín y dos violines. Coves del Drach, Mallorca, España
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