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#Bagno da sogno
luluemarlene · 8 months
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Sta sera incontro l'uomo del deserto, chiamato così perché l'ho conosciuto quando era in missione in Afghanistan, bloccato là un anno, a causa del covid
È un soldato infatti , e sì ho un debole per le divise 😅 e non solo perché sono eccitanti ma perché volevo fare il soldato e per una serie di ragioni..
niente, sono un civile.
Comunque, torniamo a noi
Ci siamo scritti per anni e divenuti amanti per qualche mese, poi finita per mio volere
Nessuna mira godereccia mi ha pervasa per questa serata perché siamo rimasti buoni amici, o almeno così me la racconto
Il soldato ha fatto tutto il normale percorso per l'elaborazione del lutto/rottura/separazione :
negazione, rabbia, elaborazione , depressione e accettazione
Da manuale proprio!
Ricordo ogni singolo passaggio e se non fosse che capisco e conosco a memoria sto merdoso travaglio, credo che avrei organizzato una spedizione punitiva con tutti i peggiori ceffi che conosco, per fracassare ogni suo singolo ossicino.
E io qualcuno lo conosco eh!
Mi ha fatto paura in un paio di occasioni e infinita tenerezza in altre, ma ho avuto ragione ad attendere pazientemente : era solo chiacchiere e distintivo e adesso è nella fase in cui dice "... come ero scemo eh, mi redo conto di aver esagerato, ma sai la mente umana..." E attacca con dei soliloqui che ascolta solo lui, appunto, dove cita nomi di pensatori sepolti da anni.
Da Eraclito a Kant fino ad arrivare a Galimberti, che si starà toccando le palle visto che è vivo 😅
Ha una laurea in filosofia che mi fa venire il mal di testa..
Bla bla bla..
Comunque, nonostante tutto io voglio bene all'uomo del deserto, si era innamorato e mi aveva fatto sentire speciale o ricordato come ci si sente quando lo si è per qualcuno
Vabbè, provo a non divagare eh!!
E quindi, tutta sta manfrina?
Perché sta notte, tanto per cambiare non dormivo, e ho pensato, non al soldatino e a come sarà rivederlo dopo 2 anni,
ma a Lui
Lui, chi?
Lui Lui
l'Oreste, dal nome inventato più brutto del mondo, se pur nome mitologico, figlio di Clitennestra e Agamennone ( ma andrò a controllare, potrebbe essere una gran cazzata )
Ok, ok, adesso le divagazioni sono davvero insopportabili
Cazzo c'entra Lui? Eeeh c'entra! perché ho pensato/sognato che sarebbe stato fico scrivergli e chiedergli di vederci nel parcheggio sotto il suo ufficio, dove una delle tante volte gli ho succhiato il cazzo così poeticamente che quando ho alzato la testa dalle sue gambe ero Beatrice e lui Dante ❤️
Lo so, cazzata pure questa , infatti mai succhiato un cazzo poeticamente, anzi, i versi che gli piaceva farmi fare sembravano piu quelli dell'Idraulico Liquido dentro allo scarico intasato
Presente?
Altro che poesia!
Comunque! L'idea era quella di vederlo un po' prima dell'incontro , ma solo per fagli strofinare il cazzo in mezzo alle mie cosce, frugando tra il pelo, senza nemmeno entrare, solo sfregarlo, sul pube, sul clitoride, con il rischio di incendiare tutto e guardargli mettere la bocca a forma di piccola "o", come fa ogni volta che sta godendo ( magari è uno dei falsi ricordi che ho, ma chiessenefrega, è il mio sogno lucido, ci faccio un po' che cazzo mi pare )
Il membro turgido infilato lì al calduccio, con le mutandine leggermente abbassate e poi guardarlo godere ed esplodere sulla stoffa interna, e lasciare una bella macchia biancastra e appiccicaticcia
Madonna, mi bagno come una puttanella
Poi risistemo le mutande e dall'esterno schiaccio bene il tutto sul pelo nero
Piccoli movimento circolari per fare in modo che la sua essenza arrivi alla mia pelle e gli odori si mischino a creare la fragranza che mi accompagnerá tutta la sera.
Lui sarà con me, sentirò le mutandine bagnate, l'umido ad ogni movimento, e penserò
"perché nn mi sono fatta sborrare in culo che così mi colava tutto giù per le cosce ad ogni passo... " e cristodio, adesso vado a prendere vibrox e me lo pianto anche nelle orecchie perché con sti pensieri, all'uomo del deserto, gli tocca buttarmelo e non si può, che poi mi devo sorbire altri 2 anni di colpe e angoscia con Heidegger e compagnia bella!
Dai, vado.. Sarà una giornata faticosa
Cià.
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be-appy-71 · 3 months
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Ricordo che ieri sera sei venuta da me,
a casa mia, come un'amica.
E io stamane sono sveglio da poco
e non so se il vino o cos'altro di ieri sera,
mi ha fatto girare la testa,
tanto che non ricordo più
se è è stato solo un sogno oppure realtà.
Di certo so che eri bella, bellissima,
quando sei arrivata.
Ti sei tolta il soprabito e ti sei messa comoda. Ti divertivi tanto a guardarmi ai fornelli.
Abbiamo cenato e abbiamo bevuto.
Era un vino rosso, un refosco,
assolutamente friulano.
E abbiamo parlato, tanto.
Come due ottimi amici.
Non so se era il vino,
ma le parole uscivano come una poesia.
E abbiamo riso, tanto,
fino a quando mi hai detto:
"Cosa ne dici di un film su Netflix?"
Ti ho lasciata scegliere il titolo,
ma non avevo dubbi
che avresti scelto un film romantico.
Ho abbassato la luce
e ci siamo messi comodi sul divano.
Il film, ora che ci penso,
nemmeno me lo ricordo...
Ero troppo impegnato a guardarti e,
quella voglia di abbracciarti da contenere,
non mi faceva capire nulla.
Forse è stato anche il vino sì,
ma non ero ancora abbastanza brillo
da poterti dire tutto quello
che eri diventata per me.
E stavo bene lì,
una sensazione strana di benessere,
sentivo che non avevo bisogno d'altro.
Poi il film è finito e, senza esitare,
ti ho chiesto:
"È tardi per tornare a casa, vuoi dormire qui?"
Senza una parola, ma solo con un sorriso,
mi hai detto sì...
Ti ho preparato la stanza degli ospiti,
come si fa con gli amici,
con un letto che era perfetto,
come non l'avevo mai fatto, senza una piega.
Ti ho preparato un mio pigiama,
sono andato a lavarmi i denti e,
uscendo dal bagno, ti ho trovata lì,
senza tacchi, senza trucco, quasi indifesa.
Sono sicuro che eri ancora più bella
di quando sei arrivata.
Ti ho presa per mano,
cercando di mostrarti spazzolino e dentifricio.
Ma alla parola "spazzolino",
avevo già la tua bocca sulla mia.
Non c'era più bisogno del dentifricio...
Ci siamo baciati forte. Non più da amici.
Dimenticavo, stamattina il letto degli ospiti,
è ancora lì, intatto e senza una piega..... ♠️🔥
(Claudio Del Pizzo)
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yomersapiens · 1 year
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Ho l'algo-ritmo nel sangue
Non riesco ad accettare il fatto che oramai l'algoritmo mi conosca meglio degli amici di una vita. Ricevo un sacco di video, reels, stories, quelle robe che ci si manda per generare un sorriso e a me non generano da sorridere anzi mi viene da dubitare dell'intelligenza delle persone che me li mandano. Ma come è possibile. Dovresti conoscere i miei gusti. Abbiamo condiviso serate, giornate, annate. Questo secondo te dovrebbe farmi ridere? Non so come interagire in questi casi. Si aspettano una risposta? Forse devo mandare una risposta. Ringrazio? O forse vogliono che mi metta a ridere digitando ahahaha ma io non voglio mentire anche se si tratta solamente di ripetere due innocue lettere per un pochino ahahahah. Non posso far capire quanto tutto questo mi faccia cagare, ché già lo sanno quanto me la tiro ma ho fatto credere di essere migliorato. Devo sembrare normale. Dimostrare apprezzamento ma vorrei pure smettessero ma poi se smettono chi cacchio mi caga? Il mio telefono vibra pochissimo e quando lo fa mi sorprendo e penso stia tirando gli ultimi. Sto bene con i video accuratamente selezionati nel corso di anni di passivo utilizzo di social. Ho educato l'algoritmo. Ora lui è dalla mia parte ma non posso uscire a bere una birra con l'algoritmo, almeno non ancora, magari con il prossimo aggiornamento sarà possibile. Posso uscire con i miei amici ma ora so che hanno gusti di merda e non apro manco più quello che mi mandano perché poi metti che il mio algoritmo pensa che i miei gusti stiano cambiando e decide di adattarsi di conseguenza e mi manda video di stand up comedians italiani. Ho molta paura. I comici italiani mi spaventano. "Ti mando un video di un comico che quando lo ascolto mi ricorda un casino te e il tuo stile di scrittura" cioè davvero secondo te faccio così pena? Eh ok, me la metto da parte. Cioè ci sta sono un morto di fame del resto, comprendo il tuo volermi dare il colpo di grazia. Ho deciso di usare delle emoji. Dovrei averle installate da qualche parte nel telefono. Mando la scimmia con le mani in faccia, quella funziona sempre perché non sai bene come interpretarla.
Ho provato a mandare altrettanti video di risposta, per far vedere che comunque faccio anche io parte di questo universo, però lo faccio senza nessuna voglia, mando cose a caso che nemmeno guardo perché tanto sono sicuro che dall'altra parte non saranno guardate. Ecco forse è questo il segreto. Ci si manda video che nemmeno si guardano solo per ricordarci della reciproca esistenza. Ma a questo punto non erano meglio gli squilli? O non sarebbe meglio ignorarsi e andare avanti. Ho eliminato molte persone dalla mia vita andando semplicemente avanti, ogni tanto le sogno ancora ma sono sogni di relativa importanza. Ecco questa è davvero una buona qualità che ho perfezionato nel tempo: eliminare e andare avanti senza serbare rancore. Mi spiace, certo, ma tutto è diventato simile alla mia infinita collezione di videogiochi. Alcuni li ho aperti e provati, altri li ho finiti, molti li ho accantonati. Me ne dimentico, lascio che prendano polvere, vado avanti con il prossimo. (Ho molta paura di espormi ancora più del necessario specialmente con te perché tu mi spaventi quasi più dei comici italiani contemporanei e non voglio essere costretto ad eliminare e andare avanti da te).
Quando scrivo mi chiudo e ho evitato di scrivere perché volevo essere aperto alle novità ma se le novità sono video di merda mandati da amici mentre magari stanno cagando anche no. L'algoritmo non deve mai andare in bagno. L'algoritmo vuole solo nutrirti mentre stai steso sul divano ad aspettare il video della durata massima di 15 secondi perfetto, prima di mandartene un altro subito dopo altrettanto giusto. Vorrei che l'algoritmo mi aiutasse anche con i rapporti umani e vorrei che tutti i rapporti umani avessero durata massima di 15 secondi, come me a letto.
Ero ad un'inaugurazione e c'era una ragazza incinta, le ho detto "Sai cosa sarebbe divertente? Se io ora andassi a svuotare la bottiglia di birra che sto bevendo e la riempissi con acqua e te la portassi e tu andassi in giro a bere facendo credere a tutti che ti stai allegramente sbronzando mentre sei incinta, non pensi sarebbe troppo divertente? Magari poi dici pure che è solo la terza e che ci stai andando piano, poi arrivo io e ti chiedo una sigaretta e tu me ne offri una e poi mi chiedi se ho droga e se possiamo andare in bagno a farne uso, come? Non lo trovi divertente? Che palle." Mi sono sentito come uno dei video che mi mandano i miei amici. Incompreso. C'è un intero cimitero di video non divertenti che vengono ignorati da qualche parte nei meandri oscuri del web.
Devo andare avanti con il mio libro ma devo sentirmi pronto. Mi è stato suggerito di leggerne un altro prima di tornare a lavorare sul mio. L'ho fatto ma ovviamente mi sono lamentato dicendo che non sarebbe servito a nulla perché IO so tutto e invece manco per il cazzo, avevano ragione. È bello quando ci azzeccano con le cose e ti consigliano un libro e il libro non solo è bello ma è pure utile e fa proprio al caso tuo. Durante le prime pagine di lettura me la tiravo come al solito "Figurati se sto libro mi piace, ma come si permettono, io so cosa voglio e cosa è giusto" ma già dopo poco era chiaro che non sapevo proprio nulla e il mio atteggiamento da coglione me lo dovevo mettere su da qualche parte. Forse è un bonus che ho sbloccato dopo aver ricevuto un milione di video sbagliati mandati da amici: numero 1 libro bello in omaggio.
Vogliono vedere la mani che si muovono. Sentirti sbagliare nella pronuncia. Fingere che non ti vengano le parole. Devi dargli l'Italia perché sono entrati nel locale per questo motivo. Entrano gruppi di persone e vogliono il caffè e glielo preparo. Il cappuccino è ancora uno schifo e talvolta ne faccio di così brutti che chiedo scusa. Dovrebbe essere naturale per me fare un cappuccino sono italiano che diamine, eppure no, non funziona, la schiuma non si monta e il latte resta piatto. Ma del resto posso dire che è così che lo beviamo noi italiani il cappuccino, che ne sanno i viennesi, io dico che questo è "il metodo originale superiore" e loro mi tirano soldi e scrosciano gli applausi. Entrano per l'italiano con il grembiule, come una scimmia nella sua gabbia in uno zoo decisamente razzista. Vogliono i cannoli e tutto quello che puoi raccontare riguardo la storia dei cannoli ma io non so niente dei cannoli così mi invento storie casuali e tutti ridono e si soffermavano sul movimento delle mani. Copio le battute dei comici italiani, a qualcosa sono serviti quei video orribili. Ricevo un sacco di mance che investo in cene da solo mentre parlo con cameriere a cui faccio pena. "Sei al primo appuntamento con un ragazzo, ti farebbe più schifo se lui si vomitasse o se si cagasse addosso? Non capisco perché il vomito sia più accettato della merda, anche tu la pensi così. Sì certo, capisco, vai pure, ci sono altri tavoli da servire" ma io lo vedo che il locale è vuoto e anche questa volta non vengo compreso.
Il dermatologo mi guarda i nei. Oramai trovarli è sempre più difficile con tutti i tatuaggi che mi sono fatto ma vedo che lui si diverte e anzi, forse sono come una copia della Settimana Enigmistica con la pancia per lui. "Sta facendo sport ultimamente?" e io sento che mi prende per il culo, se c'è una cosa che si capisce subito quando mi si guarda completamente nudo è che io non faccio sport. "Dottore siamo seri suvvia" gli dico sperando in un po' di clemenza. "Glielo chiedo perché queste macchie sono un fungo che spunta quando si suda molto, le prescrivo una pomata, deve applicarla una volta al giorno qua dietro la schiena, è un po' difficile da raggiungere come posto, ha qualcuno che la può aiutare nel farlo?" e lì mi sono sentito molto solo. No. Non ho nessuno che mi può spalmare la crema dietro la schiena. Ho quasi quarantanni e nessuno che mi spalma la crema. Ho un gatto ma figurati se lui lo farebbe. Ho molte piante. Ho moltissimi videogiochi. Ma sono solo. Ho amici che mi mandano video sbagliati e che stanno tutti lontani, dentro le loro chat nei rispettivi social. Ho l'algoritmo che mi conosce bene ma che non ha mani, non esce a bere con me. "In effetti no dottore, non ho nessuno a casa che mi può aiutare. Però posso venire qua, magari una delle sue assistenti potrebbe assistere me. Potrei pagarla, sto lavorando qualche ora in un bar siciliano, ricevo molte mance muovendo le mani come si addice a un italiano, potrei pagare volendo!" dico sperando di impietosirlo. Mi dice di tornare a settembre e di trovare una compagna nel frattempo.
Farò come gli orsi, spalmo la crema sulla corteccia di un albero e poi mi ci strofino sopra con la parte posteriore del corpo. Mi noteranno, "Aiuto!!! C'è un uomo seminudo che si strofina sugli alberi come un orso!!!" e qualche cacciatore sentirà le urla e accorrerà imbracciando il fucile ed esclamerà "È l'orso più glabro e pieno di tatuaggi e disgustoso che ho mai visto! Meglio porre fine alle sue sofferenze!" e non mi sparerà, perché sarà un cacciatore non violento, semplicemente avviserà i miei amici di smettere di mandarmi video di merda e piuttosto di venire a spalmarmi la crema dietro la schiena. Grazie amico cacciatore. Lui mi guarderà, sorridendo, e si toglierà il cappello e finalmente lo riconoscerò. "Non sono un cacciatore qualunque, sono l'aggiornamento dell'algoritmo che tanto desideravi. Rivestiti che andiamo a bere una birra, offro io".
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frenchcurious · 1 year
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Inauguration  de la toute nouvelle succursale Ruote da Sogno à Florence ! En présence du maire de Bagno a Ripoli, Francesco Casini, et de nombreux amis et collectionneurs. une nouvelle aventure pour Ruote da Sogno.
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tiaspettoaltrove · 6 months
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Ho sognato un storia d’amore.
Mi capita ultimamente sempre più spesso, perfino nel sognare, di sentirmi spettatore e non protagonista. Posizione negativa, si potrebbe pensare, in qualche modo limitante. A volte lo è, inevitabilmente, ma non sempre. Diciamo che vivo questa nuova normalità in modo sano, accettandola. Stanotte, invece di sognare la solita situazione compromettente, amorale, e non etica, ho fatto un sogno romantico, beato, profondo. Non ho schizzato copiosamente, bensì mi sono emozionato, e allietato. Assistevo al racconto di una storia d’amore, e la particolarità risiede nel fatto che vi assistevo in televisione (che io guardo pochissimo, quasi mai), e nello specifico in una trasmissione che odio (e che notoriamente non parla di storie d’amore, specialmente con tale inflessione e cadenza): “Striscia la notizia”. Orbene, esplicitare ciò che penso di quel programma tv in questo post non avrebbe senso, e mi porterebbe ad allungarmi oltremodo. Mi voglio invece focalizzare sul contenuto, non sul contesto. C’era un uomo che parlava della sua donna, e lo faceva con trasporto, con amore. Quasi come se fosse ipnotizzato, rapito. Più verosimilmente era semplicemente malato, malato dell’amore, quella malattia che pure in tanti vorremmo prendere. C’era un epilogo tragico, che però non vedevo, non vivevo (perché mi sono svegliato prima). Eppure c’era. Ricordo che pensavo che alla fine la sua donna sarebbe stata uccisa dalla mafia, avevo questa sensazione nitida nel mentre ascoltavo il racconto. Ma adesso, a posteriori, non mi importa. Perché vivevo solo la piacevolezza di quel trasporto, di quell’emozione raccontata così bene. C’erano in sottofondo le musiche dei Queen. Credo “Bohemian Rhapsody”, non ricordo con esattezza, ma le atmosfere erano quelle. In tutto ciò avrà influito sicuramente il fatto che da non molto ho riascoltato “A Night at the Opera”, disco pazzesco che consiglio a tutti (magari in vinile o in una registrazione da vinile e non su Spotify, se possibile). Ricordo un’immagine di lei che usciva da una specie di lago, dopo aver fatto il bagno. E si intravedeva molto parzialmente la mia grande passione, che è il fondoschiena femminile. Rammento lui, che parlava di lei come la risoluzione di tutti i suoi problemi. O quantomeno, del problema della sua assenza, dell’assenza di quell’anima gemella che sa riempire vuoti. Si appartenevano, si amavano, e probabilmente avrebbero meritato di vivere assieme tutta la loro intera vita. Ma era un sogno, già. Solo un sogno. Il sogno della storia di un altro, di un’altra. E di me che sto lì, davanti al televisore, ad ascoltare con attenzione quel racconto. Come in un film, uno di quelli in cui piango a dirotto lacerandomi da solo. Autoinfliggendomi la sofferenza dell’assenza da me scelta e rivendicata. Un masochismo romantico e passionale, scevro da quella componente sessuale che spesso tende a stridere, a fuorviare, a catalizzare l’intera attenzione su di sé. E che io stesso spesso uso, impropriamente, per creare dipendenza.
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solosepensi · 8 days
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Il suo paesaggio cambiò. Se aveva vissuto a Parigi come un estraneo e a Roma come un ospite, ora la sua vera casa era la pineta di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia. In qualche modo, ripeteva il paesaggio ligure. Anche qui, tutto era limitato: una striscia di sabbia chiusa tra due promontori, una pineta, una macchia, un piccolo giardino dove tutto sembrava miniutarizzato. Scriveva nel cuore della casa, in alto, in uno studiolo raggiunto da una scala pericolosissima, come in un pollaio aereo o in una colombaia. Sotto i suoi piedi, la moglie parlava con le amiche o con la domestica, entravano i fornitori, arrivavano gli amici; e lui continuava a scrivere, immerso nel rumore dell'esistenza, vegliando sulla casa come una cicogna. Non diceva mai di no alle cosa. Ma si era ormai allontanato profondamente dalla realtà, chiuso nel suo mondo di ombre leggere. Sulle soglie tra lui e la vita, tra lui e gli altri, aveva disposto la moglie, che doveva riferirgli tutto: che volti avessero gli altri uomini, cosa accadesse nella pineta, che ombre gettassero gli alberi, che odori attraversavano il prato, che sapori avevano i cibi, che suoni la musica. Lassù in alto, come un'ape riceveva il miele che la moglie aveva raccolto, e lo depositava nella delicatissima arnia della sua mente. (…)
Poi sulla pineta scesero, troppo rapidamente gli ultimi anni. Volgendo le spalle a qualsiasi idea generale, Calvino si accontentava di contemplare un'onda, un ciuffo d'erba nel giardino, un uccello che cantava (…) L'ultima estate fu difficile. Scriveva le sue Lezioni americane: un libro bellissimo, l'Ars poetica della nostra fine di secolo, dove la letteratura antica e moderna si riflettono in un limpido specchio. Non era di buon umore: non usciva più di casa, chiuso nell'alta colombaia, non faceva il bagno. Pensava di perdere tempo: era uno scrittore, doveva dar forma alle decine di racconti che gli gremivano il capo, non riflettere sulla letteratura. Ai primi del settembre 1985 le Lezioni erano quasi finite: ma, per lui appartenevano già ad un tempo passato. In quegli ultimi giorni lo vidi due volte; e fu tenero, affettuoso, divertente, quasi felice. (…) Poi non ci fu più niente. Ci fu la caduta al suolo, la cosa dell'autoambulanza fino a Siena, l'orribile ospedale dove avevo conosciuto altre morti, i visi stravolti dei medici, l'operazione inutile, i discorsi inutili, le attese inutili, il capo bendato, la piccola tomba sul mare di Castiglione. Una mattina i medici ci dissero, per consolarci, che tutto era andato benissimo. Quella di Italo era una malformazione cerebrale congenita. Avrebbe dovuto morire a venticinque o trenta anni al più tardi. Quanto tempo aveva guadagnato; quanti libri aveva scritto, col suo passo da marinaio-contadino che si inoltrava nei gerbidi. Come era stato accorto nel sottrarre tempo - l'unica ricchezza che importa - alle divinità che si prendono gioco di noi. E mi dissi che nemmeno lui, forse, sapeva di essere così fragile. Aveva eluso la propria fragilità colla pazienza, il lavoro, la discrezione e quella terribile maga, che trasforma ogni fragilità in forza, ogni forza in fragilità: la letteratura.
Non sogno mai. Due anni più tardi, Italo mi apparve in sogno. Aveva ancora la fronte bendata, ma il sorriso era quello, luminosissimo, dell'ultima sera. Mi diceva: «Sai, è stato tutto uno sbaglio. I medici non hanno capito. Non sono morto».
Pietro Citati in ricordo di Italo Calvino
#ciaoitalo
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32-46-49-50
32) gatto
Difficile raccontare un ricordo con il gatto perché ne ho tanti. Però ne devo dire uno triste perché al momento mi viene questo in mente:
Mi ricordo che era settembre, vivevo ancora nella vecchia casa e avevo una gatta molto anziana aveva 18 anni. Dovevo andare a scuola e lei era dentro una scatola di scarpe era dimagrita tantissimo e ci stava acciambellata dormendo almeno penso stesse dormendo. Quando verso sera, ero dai nonni, tornammo a casa lei era ancora li acciambellata e mia madre mi chiese di guardare se respirasse e purtroppo non respirava più. L’abbiamo chiusa e mamma chiamò la sua migliore amica per seppellirla nel campo dietro casa sua
46) estate
Un ricordo estivo invece è quando la mia migliore amica cioè la sua famiglia prese una casa in montagna dove attualmente vivono i suoi. Eravamo andate in una piscina li vicino, noi due genie pensando che in montagna non si prendesse il sole, non ci siamo nemmeno curate di prendere la crema solare. Facevamo il bagno, stavamo sugli sdrai e parlavamo. Non ce ne accorgemmo nemmeno che ci eravamo bruciate e quando tornammo a casa sua, nella stanza (che poi ora è diventato il salotto con la cucina vicino) ci siamo stese nel letto e per rinfrescarci dalle “ustioni” abbiamo usato qualsiasi cosa fosse fresca. Che fossero salviette struccanti o salviette per il sedere l’importante era mantenerci fresce. Il giorno dopo siamo andate a prendere una crema in farmacia ahah
49) bacio
Il ricordo con bacio dico:
Il mio primo bacio, ero in prima media, avevo il classico “fidanzatino” delle medie era ora della ricreazione, facevo il dopo scuola a scuola ed eravamo usciti. Mi ricordo che andammo dietro ad una colonna ed io ero appoggiata e lui mi diede il mio primo bacio. Era un po’ bavoso ma come primo bacio era okay, poi prima di andare in classe ce ne siamo dati un altro dietro il calcio balilla
50) sogni
Non so cosa intenda se i miei sogni attuali quello che vorrei si realizzassero o sogni quelli che fai quando dormi. In caso vado di sogni fatti da piccola:
Mi ricordo che una notte sognai che nonna mi doveva accompagnare a fare danza in un posto che era poi il posto in cui si faceva pure il saggio di fine anno.
Premetto non ho mai fatto danza classica in vita mia. Torno a raccontare:
Mamma non poteva portarmi per il lavoro e quindi mi accompagnò nonna. La strada era infinita, lunghissima e quando arrivammo notammo che c’era un cancello e una strada ancora lunghissima di quelle tipo cartoni animati, c’era a fine della lunga strada un castello con i lampi e i tuoi, proprio come quello dei cartoni animati. Percorremmo la strada e arrivammo a destinazione. Quando entrammo c’era un corridoio, tante altre bambine con i genitori. Camminammo per andare verso un portone che una persona aprì e vedemmo con meraviglia che quella stanza era dorata bellissima ed enorme, alla fine il sogno finisce con me e le altre bambine che finimmo il nostro saggio e io che vedevo la mia mamma, nonna e la famiglia applaudirmi ahah
Scusami sono tanto lunghi come ricordi.
Grazie per i numerini ✨
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teredo-navalis · 1 year
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Perché ti fa schifo fare il bagno al lago?
Vivo al mare e sono cresciuta con il mare. Il mare è tutto connesso, è in costante movimento, c'è ricambio d'acqua; soprattutto se la spiaggia è rocciosa (quella che preferisco), l'acqua viene costantemente ossigenata infrangendosi sugli scogli, quindi è più pulita, diciamo più salubre. Per me è sempre stato assurdo pensare di immergersi, bagnarsi completamente in un'acqua che sta sempre lì, bleh.
EPPURE una volta ho ceduto e ho fatto il bagno al lago, perché ero lontano da casa e non sarei potuto andare al mare per una settimana. Quindi ho ceduto, ho fatto il bagno e sarò breve: ad un certo punto è comparsa della cacca galleggiante che ci (io+sis) inseguiva, bere l'acqua per sbaglio era disgustoso e quando siamo uscite ci prudeva tutto. Che schifo mamma mia. Esperienza peggiore della mia vita. Mai più, MAI più.
Ripeto: nel mare magari fai la pipì, magari può anche capitare che qualcuno faccia cacca ma il fattore di diluizione è incredibilmente enorme rispetto a un lago, è proprio fuori scala. Tutta la cacca fatta in un lago (o rilasciata dalle barche, perché questo credo che sia il punto) rimarrà per sempre lì.
Fatevi pure tutti i bagni al lago che volete ma non invitatemi e non abbracciatemi prima di esservi fatti una doccia. Piuttosto il mio sogno è fare il bagno in un fiume.
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eleonorasimoncini · 8 months
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L'INVIO DEL BIGOLO - 10 REGOLE PER NON SBAGLIARE
1) Si sappia che l'effetto sorpresa è sgradito, a meno che non sia il primo di aprile o siate certi che sia monca e muta, quindi impossibilitata a chiedervelo esplicitamente. L'invio deve essere circostanziato e pianificato, ricordate la cosa del "Mi devi prendere la mente”? Ormai è diventata condizione sine qua non. 2) Assolutamente no all'effetto nudo con i calzini: nè al polpaccio, né con i fantasmini, tanto meno di spugna corti alla caviglia: a meno che non siate John Holmes redivivo e una rievocazione del porno anni '70. 3) Assicuratevi che l'erezione sia esemplare e impeccabile: sbandamenti a destra o a manca risultano deprimenti e provocano l'effetto labirintite. 4) La mutanda abbassata uccide gli ovuli e il normale flusso ormonale. Se proprio necessario assicuratevi almeno che il fondo sia "asciutto" e, soprattutto, evitate il bianco. 5) Da evitare le foto in bagno da seduti: da l'impressione che sia un diversivo o un rimedio alla stitichezza. 6) Curate l'impugnatura oltre la spada, anche il guerriero ha il suo valore. 7) L''effetto pollo spelacchiato sa di porno-divo e di esibizionismo seriale, meglio una vegetazione curata. 8 ) No alle canottiere a costine e magliette della salute, a meno che non siate febbricitanti. Le macchie di unto e di salsa sono sempre in agguato. 9) Evitate inquadrature dal basso e oggetti di grosse dimensioni nelle vicinanze, le donne sono furbe e hanno una mente matematica, tendono a fare le proporzioni e sanno benissimo che le foto dal basso “ingrassano”. 10) Seppur il vostro sogno è il triangolo, evitate di mandarlo anche all'amica del cuore, avrà comunque modo e motivo di vederlo nei giorni successivi.
dal web
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Da: LE STREGHE DI SHAKESPEARE - di Gianpiero Menniti
L'ORIGINE DI OGNI RACCONTO
[...] Era facile perdersi in un sogno dopo quei giorni di novità e di misteri. Il sogno si mischia alla percezione del reale, diventando memoria irreale, dissociata, aliena: è quell’istante nel quale il risveglio da un sonno profondo si accompagna a un brevissimo ma intenso smarrimento dell’Io, tra paura inspiegabile, incertezza, la sensazione di uno sdoppiamento tra il corpo e la mente, come se questa lo abitasse senza esserne parte. Si avverte un’insolita percezione, comparabile, chissà, all’ineffabile esordio alla vita, una memoria che riappare, per la frazione di un secondo, fino a colmare la distanza con la verità dell’essere. Ed è piacevole, è un segno di leggerezza che pone l’individuo di fronte alla realtà fenomenica così come appare, priva di ogni mediazione. [...]
Dipinto: René Magritte (1898 - 1967)"Il castello dei Pirenei", 1959, Museo d’Israele di Gerusalemme In copertina: Maria Casalanguida, Interpretazione de ‘Il bagno turco di Ingres’, 1976, collezione privata
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valentina-lauricella · 5 months
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Una giornata di sole
È una giornata piena di sole, una di quelle in cui egli trascorre un'ora al balcone a capo scoperto, come gli ha consigliato il medico. La sua carnagione, di solito, è pallida, ma il sottotono olivastro della sua pelle gli impedisce di arrossarsi e scottarsi, cosicché egli si abbronza, assumendo un'aria più sana. Ed è solo per esibire al medico questa illusione di salute che si sottopone al bagno di sole. Gli chiedo, mentre guardo la strada sottostante, popolata di venditori ambulanti e ragazzetti che si rincorrono, se avverta un miglioramento nelle proprie condizioni. "Sì, come ogni anno quando finisce l'inverno," ma conclude la frase con un colpo di tosse. Volgo le spalle alla ringhiera del balcone e immergo gli occhi nella penombra della stanza dove in fondo, proprio sopra il letto, sulla parete azzurra, è appeso un grande rosario dai grani di legno scuro. "E così reciti le preghiere prima di andare a dormire," dico per scherzo. "Oh sì," risponde lui con gravità, "tridui e novene".
"Quella ragazzetta ha lo sguardo vispo," sussurro accennando a colei che sembra affaccendarsi riassettando le carte sopra uno scrittoio. "Ti assiste con amore?" "Amore di carità," soggiunge lui. "Le invidio che sappia leggere il greco, il latino e il francese; sapessi farlo anch'io, le farei recuperare tutto il sonno che ha perduto in queste notti." La ragazza esce dalla stanza senza salutare, con passo zoppicante, ma leggero. Ha lasciato sullo scrittoio una Bibbia, accanto a un'Iliade.
"Nella Bibbia è scritto che i morti dormono," dico trasognata. "E nell'Ade gli eroi non sono altro che ombre," prosegue lui. "Ma allora, se questa vita è sogno, e poi continueremo a dormire, non ci sveglieremo mai? Conosceremo soltanto il sonno?"
Lui tiene gli occhi chiusi al sole. "Io credo che stiamo facendo esattamente ciò a cui la necessità ci spinge. Tutto in noi è materia," prosegue. "Da bambino trascorrevo molte ore in ginocchio, pregando di essere risparmiato dall'inferno; poi da ragazzo sognai di poter entrare in paradiso con una corona di lauro. In realtà non ci spettano premii né castighi, dal momento che siamo esseri governati dalla fortuna. L'unico bene sarebbe non ricordare mai più di essere stati, e che qualcosa vi sia".
"E se la tua coscienza sopravvivesse?"
"Immagino che la natura dei morti non li faccia riguardare più la vita. In nessun modo. L'istinto di conservazione, la speranza...sono nelle fibre di questa carne."
"Torneresti?..." gli chiedo.
"Se fosse utile."
"A te o ad altri?"
"A chiunque, anche a un topolino. Purché ne avessi certezza."
"Se gli dei vogliono continuare a giocare con noi, dovranno farlo a carte scoperte," azzardo.
"Vorrei non capirli mai, gli dei."
"Ma se hai detto che vuoi certezza..."
"Ho risposto alla tua domanda: mi chiedevi se sarei tornato, non cosa volessi. Io voglio esattamente questo silenzio, questo mistero, in cui si è identici a prima di nascere e si può ignorare sia la vita che la morte, e che esistono differenze. Se un dio si chiarisse, ci darebbe la vita, e con essa la morte."
"Infatti Dio si è espresso," spiego accennando alla Bibbia.
"No," dici: "Quello lo abbiamo sognato..."
"Sai qual è l'espressione più evidente di Dio?" Lancio la sfida, e proseguo: "Quella ragazza. Si sacrifica per te, e potrebbe non farlo. Questo si chiama libero arbitrio, non necessità".
"Lo fa per ambizione," sorride amaramente, "vuole diventare santa, per compiacere suo fratello, l'unico uomo che non l'abbandonerà. Se morissi prima di stanotte, per lei sarebbe un sollievo."
"Che dici!" Protesto. Ma dentro di me so ch'è vero.
"Io e lei siamo due infelici che non s'incontreranno mai. E ora sono stanco, vorrei riposare un po'."
Lo accompagno a letto. Gli sistemo i due grossi cuscini che tiene sotto la testa e, mentre lo faccio, avverto qualcosa di duro tra l'uno e l'altro. "E questi?" Dico, vedendo un cartoccio di confetti.
"Me li ha regalati lei. La mia dolce morte. Stanotte, lei potrà finalmente riposare."
"Piantala," gli dico brusca. "Stanotte penserò io a intrattenerti. Ti leggerò le mie poesie e i miei racconti."
"Tu scrivi?" Chiede con una sfumatura sarcastica, inarcando leggermente le sopracciglia.
"Ma certo. Ti ho dedicato tante poesie..." Gliene recito subito una.
"Sono frasi, non è poesia. Non c'è metrica. E il linguaggio è colloquiale, direi trasandato."
"Questa è poesia contemporanea," spiego. "Si chiamano versi liberi."
"I versi sciolti sono tutt'altra cosa..."
"Infatti questi non sono sciolti, ma proprio liberi. Come i pensieri, come il vento..." sorrido. "Vuoi provare anche tu?"
"Certo. Sembra facile come parlare nel sonno."
Io assaggio un confetto, mentre lui sussurra con aria canzonatoria: "Dalla vita  volevo fuggir via,
perché la morte sola beltà mi apparia;
ma la mia vile anima immortale
mi parla e dice che ancora avrò a dare
e la beltà di ciò che darò
è così grande che più non morirò!"
"Ecco, bravo," lo incoraggio ridendo. Forse attratta dalle risate, entra la graziosa ragazzetta zoppa. "Vuoi?" Dico offrendole il cartoccio di confetti. "Questo screanzato li aveva rubati per suicidarsi prima di stanotte," dico scrollando il capo.
Lei arrossisce e si torce le mani. "Il suicidio è peccato mortale..." finge di rimproverare il malato con lo sguardo fisso alla punta delle proprie scarpe. Esce portandosi via i confetti.
"E ora?" Mi chiede lui.
"Faremo versi tutto il pomeriggio e la notte. I più liberi e sciocchi che riusciremo a fare. Ma prima voglio leggerti un mio racconto."
"Come s'intitola?" Chiede rassegnato.
"Una giornata di sole"...
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gcorvetti · 6 months
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Manca poco.
Oggi dalla montagna al mare di nuovo, però invece di Milo-Aci Trezza la tratta è stata Nicolosi-Aci Castello, ma non da solo. Dopo il pranzo in campagna dei genitori del compagno di mia sorella, con pietanze a base di carne grigliata, era tanto che non mangiavo carne così spesso e penso che ne farò a meno per i prossimi mesi, sistemati i tavoli e visto che la maggior parte degli adulti si è abbioccata chi sui divani e chi su amache e dondoli, mi è balenata in mente l'idea che potevo andare al mare a fare il bagno vista anche la temperatura, allora vado da mia nipote e amiche e le dico che fa andiamo? E anche loro avevano in mente la mia stessa idea, quindi passati a prendere costumi e asciugamani ci siamo diretti appunto ad Aci Castello e le ho portate in un posto dove andavo con mio padre quando ero piccolo, robe a cavallo tra gli anni 70 e 80, solo perché si sono degli scalini scavati nella pietra lavica e si può scendere in acqua agilmente. Arrivati il mare era un pò mosso, ma niente di eccezionale, quindi mi sono fatto avanti e sono sceso piano ma con decisione, l'acqua era fredda ma non tanto e dopo un pò di bracciate ero già a mio agio, poi vedendo che le ragazze temporeggiavano sono risalito, poi però si sono immerse anche loro, anzi loro sono state più di me, beh giovani e in possesso di grasso corporeo. Poi le ho accompagnate a casa e sono tornato col sorriso stampato in faccia perché era una cosa che volevo fare, anzi mi mancava tanto il sale sulla pelle, peccato che appena tornato a casa mi sono trovato mia madre che gracchiava le sue lamentele continue ed è quasi stato come se niente fosse. Mancano veramente poco, due giorni Martedì e Mercoledì, perché poi Giovedì notte/mattina presto andrò a prendere l'aereo, non importa se dovrò affrontare un viaggio lungo, non mi importa neanche di guardare quanto tempo ho da aspettare nell'unico scalo, so solo che una volta a Tallinn prendo il bus e dopo 2 ore e mezza sarò a casa tra le braccia della mia bella, che è un sogno ricorrente di queste ultime settimane. Scriverò qualcosa a riguardo di questi quasi due mesi più avanti con calma e mente fresca, per ora voglio solo partire. Vi lascio con una band che mi piace.
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artide · 2 years
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Incontro E. collega di orchestra inaspettatamente alla discesa dall'autobus. Alzo lo sguardo e lo trovo li. Ci salutiamo sorridendo di questa casualità. Chiacchieriamo un po' e decidiamo per un caffè. Mi parla dell'ultima esperienza nell'orchestra nella quale ci conoscemmo e parola dopo parola si apre e ogni sua apertura apre anche me e quello che io non ho avevo avuto vista e coraggio di delinare mi piomba davanti squarciando ogni difesa. Nessuno quando studiamo ci parla di queste cose dice, nessuno ne parla ma sarebbe meglio chiamare le cose col loro nome: traumi ed abusi rispondo. Non avevo mai usato queste due parole con quel peso contemporaneamente riferendomi al contesto musicale. Ho avuto spazio in quei pochi minuti di raccontargli un' esperienza, gli parlo di un periodo devastante della mia vita, del lavorare in un contesto di livello altissimo, costantemente sotto pressione, sfruttati, senza possibilità di pausa, circondato da animali da concorso, al limite della spersonalizzazione, ritenuto come sogno sin da adolescente, tenuto in piedi dal narcisismo di pochi, dall'aura di alcuni e dalla miopia di altri mi abbia triturato tanto che durante un concerto ho avuto cinque minuti da incubo in cui vedevo tutto rallentato come nei videogiochi quando il protagonista sta per morire, ed in quei cinque minuti ho creduto di morire mentre le note della IV di Tchaikoskj, sinfonia che non ho mai più ascoltato, scorrevano nel presto finale. Alla fine di quel concerto, ultimo capitolo di quella dis-avventura dormì moltissimo, e ci misi sette anni lunghissimi prima di poter salire sul palco nuovamente senza una paura fottuta. Sette anni in cui ho mandato all'aria sostanzialmente altri 14 anni di studio, impegno e sacrificio. Si alza per andare in bagno e mi ritrovo a piangere. Realizzo in quell'istante preciso che questa è stato il grande rimosso caduto nell'oblio. Proprio ieri parlando con R. ho pensato che si vive, parla si scherza e sembrano che tutti siano attimi preparatori a degli spiragli di questo tipo, momenti fugaci di realizzazione che poi vanno via. Oggi ero andato via da scuola mezz'ora dopo perché D. ed A. si erano avvicinati per chiedermi se potevo insegnare loro una canzone con l'ukulele.
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suburbandogsclub · 1 year
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Houston, abbiamo un problema
Mancano tre ore all’atterraggio e no, non si tratta di una capsula interstellare che si sta per schiantare contro un meteorite o ha appena riscontrato un’avaria al motore oppure mettete un altro scenario hollywodiano a vostro piacimento. Però a me pare lo stesso così.
Per quanto mi riguarda in effetti il primo pensiero che ho fatto è stato “ma tu guarda quest’essere fu quadrupede oggi bipede che ti combina”. Arrivare a violentare così tanto la psiche con un’esperienza disumana, 10 ore confinati in uno spazio microbico di nostro signore pianeta, però vivere questa prigionia con Lisa goodmorningMrFedericotodayIwilltakecareofyouandyoucanbetyouregonnaloveit, una poltrona che è meglio del letto di casa mia e una libreria multimediale che Hal 9000, per quanto avanzato, non proponeva di certo, almeno non coi sottotitoli poi non so, magari i contenuti anche sì. Perché si lorsignori, questa bottiglia vi arriva direttamente dalla primissima classe di una tratta intercontinentale direzione Houston, il che mi porta a condividere il mio secondo pensiero che ho fatto, e cioè “vabbè ma violentare la psiche umana cosa?? Che ti vengono a portare un drink ogni mezzora e tu pezzente ti sei pure riempito l’acqua in bagno al gate come l’ultimo degli accampati”.
Ma non c’è da scherzare, io il messaggio a Houston lo lancio lo stesso perché questa condizione di parvenu del lusso aka infiltrato no global nel reame del capitalismo un po' mi definisce in maniera univoca, un po' acuisce il disagio. Quindi questo lancio di molotov più che message in a bottle ha la sua genesi proprio qui, nell’epicentro di quella che United Airlines ha concepito come un sogno, dove i messaggi di sicurezza sono un corto da Sundance, dove devi stare attento a non sporcarti con salmone e tenderloin, dove gusterai un sundae che al settimo cielo non ti può portare, visto che già ci sei, ma all’ottavo o al nono si, visto che ormai sky is not the limit anymore, (e io manco sapevo che cazzo era un sundae ma ora so che è una cosa per cui ci si potrebbe effettivamente impegnare a credere a nostrosignore e fare tutta quella manfrina del ringraziamento, espiazione, liturgia ecc. ecc) e dove non si sente la puzza di quelli della seconda classe, cioè la mia 364 giorni all’anno, caratterizzata dalla tipica fragranza con note di lampone e malessere.
Ma questa è solo una parentesi, perché, che uno stia in prima classe, seconda classe, in cabina di pilotaggio o in stiva, il fatto è un altro, e questo, sì, giustifica la richiesta di collegamento col campo base, o se volete manifesta in tutta la sua pienezza il dramma di un volo intercontinentale, dunque al di là del sapore da esperienza divertente che non farò mai più, che ovviamente è già stata ampiamente documentata molto meglio di me e anni fa.
Il fatto Federì, il fatto qual è.
Il fatto è che hai voglia a dopare Netflix di contenuti offline, hai voglia a mettere a soqquadro Spotify e calcolare i tempi da coprire al centesimo con la libreria scaricata, hai voglia a studiare il catalogo dello schermo nel seggiolino (pardon, sofa, dei veri artigiani della qualità l’avranno progettato), e questi capitalisti le hanno studiate proprio tutte, pure per gli snob come me, visto che ci hanno dedicato la categoria film “Indipendenti”, o i live di Ziggy Stardust e Carole King, voi che fata i Masanielli di sta cippa e poi ci vediamo al gate, e vi trattiamo come il nostro bottino più pregiato, vi coccoliamo alla morte perché siete stati i più difficili e noi volevamo proprio voi a bordo. Nulla di tutto ciò impedirà a voi, gentili passeggeri, di trascorrere 10 (anzi, ci hanno tenuto a precisare, 9.59) ore in completa giustapposizione a voi stessi, in balia di un rumore bianco che prende i connotati dei portentosi motori del 777 e del getto voluminoso di pensieri che affollano la vostra testa, o magari la mia, e che hanno giusto il tempo di sputarsi contro uno specchio quando ne incontrano uno e rifiondarsi al doppio della velocità di nuovo dove erano prima, anzi più ingrovigliati, più incastrati, e a ogni giro più profondi, come un chiodo che prende martellate a un ritmo regolare, incessante e nella superficie affonda, affonda, affonda…
Attenzione, idea! La contrapposizione come coping mechanism, dice la mia testa, cioè uno specchio riflesso bambinesco mascherato da psciologia young adult ma da bar, basta poco per crederci, e, dopo aver pagato un altro biglietto, si sale sulla nuova giostra, che sembra più facile. Ho detto “sembra” quindi non la tiriamo per le lunghe, l’idea è un boomerang. Mi dico, “vabbè non è la nave dei pirati che quasi fa il 360 e dura 10 ore, più le macchine a scontro”. Sì, la giostra che il mio coping mechanism ha ideato è quindi un volo più semplice, un’ora scarsa, in una terra nota in cui si parla la lingua di questo rantolo. C’è pure uno scenario più o meno inquadrato: sole sole, tanto sole, ma è un sole maligno e crudele, teatro (ah mai parola fu più centrata!) del dramma che già vedo consumarsi davanti ai miei occhi, e a cui mi preparo, ben consapevole che le macchinine si sono in realtà trasformate in bolidi da Formula 1, senza protezioni dii gomma, e io sto solo prendendo il fiato finchè il respiro si blocca, proprio come durante un tuffo da 3 metri o esattamente prima dello scontro alle giostre. L’impatto non è questione di se, ma quando.
Houston.
Houston.
Houston, credetemi: ho bisogno di atterrare. 
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #282 - The Rolling Stones, Beggars Banquet, 1968
Ciò che unirà i dischi di Luglio sarà una caratteristica simpatica: hanno avuto tutti le copertine censurate, tanto che ne pubblicherò spesso due, quella che sostituì l’idea originale e l’originale, che in molti casi verrà rispolverata e pubblicata in occasione di rimasterizzazioni, anniversari o cambi di formati. Il disco che inizia la piccola antologia di copertina controversie ne aveva una geniale, ma uscì con quella che vedete in alto: un bigliettino di invito, con tanto di Répondez s’il vous plaît in basso a sinistra. Un invito che la più irriverente rock band del mondo, proiettata già nel 1969 a detenere un ruolo fondamentale nella storia del rock, dava a tutti i suoi fans. Si giocò sull’idea del banquet del titolo per quest’idea, anche delicata, ma nulla aveva a che fare con la prima copertina, per me leggendaria e tra le più belle di tutti i tempi:
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Secondo la leggenda, la foto originale fu scattata nel bagno di un concessionario di auto tedesche della California, a cui furono aggiunti irriverenti graffiti, sul retro, lo stesso muro conteneva i titoli delle canzoni del disco da Barry Finenstein. Non fu censurato per il “God Rolls His Own”, nemmeno per la freccia del Sogno di Bob Dylan che finisce sul manico dello sciacquone, ma perchè si intravedeva la tazza della toilet: non so dire perchè nei paesi anglosassoni ci sia questa fobia della tazza, ma la lista di copertine censurate o ritenute offensive solo perchè era visibile quel sanitario è sorprendente. Resta da dire del disco, che esce nel dicembre del 1968, che riporta il suono dei Rolling Stones nel solco del rock blues di cui sono gli indiscussi maestri, abbandonando i giochi psichedelici del precedente Their Satanic Majesties Request, disco un po’ folle, un po’ costruito in risposta al Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles ma che è stato presto dimenticato, tranne per la spettacolare copertina in 3D. Con Beggars Banquet si apre invece un lustro memorabile, con almeno 5 capolavori in fila, che segnano la storia del rock. Il disco si apre con uno dei brani più famosi di tutti i tempi, ma che lascio per ultimo nel racconto. Fu per gli Stones l’ultimo disco con Brian Jones (che morirà tragicamente l’anno successivo), e per anni si ricamò su una sua estromissione pratica dai brani, ma in verità nonostante la sua paranoia e la crescente disaffezione per la band, schiacciato nel connubio artistico tra Jagger e Richards, suonò in quasi tutti i brani. La band inizia a lavorare al disco ad inizio 1968, e della vena creativa che sentono ne è dimostrazione il singolo che lancerà il disco, Jumpin’ Jack Flash (che non appare in scaletta). Si sciorinano dolenti blues, la spettacolare No Expectations, una canzone country acustica che vira verso la parodia del genere stesso, Dear Doctor, che parla sfacciatamente di un mezzo ubriaco che si lamenta che la futura spossa è scappata con suo cugino Lou, Parachute Woman è l’ennesimo blues sbroccato di Jagger (Parachute Woman, Land on Me Tonight, ed è l’allusione più leggera), Jigsaw Puzzle è un altro capolavoro del disco, ritmata e calzante, con un testo narrativo in pieno stile Bob Dylan (che sarà spesso un a fonte indiretta per i Glimmer Twins). Altra canzone mito è Street Fighting Man, ispirato alle manifestazioni parigine del ‘68 e ai cortei anti guerra del Vietnam, ma rimane un po’ distaccato l’approccio alla questione. Diviene però evidente anche una virata “di musica sociale” del gruppo, in brani come Factory Girl, sulle donne operaie, e un bellissimo pezzo, Salt Of The Earth, dove è addirittura Keith Richards che canta, in una canzone omaggio alla classe operaia sale della terra con un crescendo meraviglioso e che chiude un disco storico e leggendario. Che deve parte della sua leggenda alla canzone che apre il disco: scritta da Mick Jagger e Keith Richards, in vacanza a Positano, fu ispirata al cantante dalla lettura di quel capolavoro assoluto che fu Il Maestro E Margherita di Michail Afanas'evič Bulgakov, che Marianne Faithfull, all’epoca sua fidanzata, gli aveva regalato. Quindi Jagger immagina che Lucifero, una persona facoltosa e di classe, si presenti e inizi a raccontare della sua grandezza. Tra le altre: Ed ero là quando Gesù Cristo ebbe il suo momento di dubbio e dolore, Mi assicurai che Pilato se ne lavasse le mani e suggellasse il suo destino (...) Guardavo con gioia mentre i vostri re e regine combattevano per dieci decenni per gli Dei che avevano creato (...) Vagavo per San Pietroburgo quando vidi che era tempo di cambiare, uccisi lo zar e i suoi ministri, intervallate dal quel beffardo “Pleased to meet you\Hope you guess my name\But what’s puzzling you\Is the nature of my game”. Ma oltre il testo, è la musica che è trascinante come poche: un ritmo samba rock che accompagna il canto veloce e sentito, che tra scoop che fecero scandalo (Ho urlato "Chi uccise i Kennedy?" quando dopo tutto siamo stati tu ed io, a poche settimane dell’assassino di Robert candidato alla Presidenza degli Stati Uniti), a frecciatina agli amici di Liverpool (E piazzai delle trappole per i cantastorie che rimasero uccisi prima di raggiungere Bombay, malizioso riferimento al viaggio spirituale in India dei Beatles). Il brano prendeva in giro le voci, all’epoca diffuse, sul satanismo degli Stones, e tra le sue caratteristiche leggendarie c’è il famoso coretto, che nel testo originale del brano è a volte “wooo wooo” a volte “Who? Who?” fu aggiunto all’ultimo momento da Jimmy Miller, il loro fido produttore, con le voce a supporto di Marianne Faithfull e Anita Pallenberg, la fidanzata di Richards. La canzone è diventata una leggenda ben oltre l’ambito musicale, basta ricordare come si presenta V di V per Vendetta: Lasciate che mi presenti, sono un uomo ricco... e di buon gusto!. Tutto sommato alla fine è stato meglio che censurarono un cesso piuttosto che tutta questa meraviglia.
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omarfor-orchestra · 9 months
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Ho fatto un sogno in cui facevo un film con Nicmopà e MargheAre e facevamo il gruppo whatsapp e nic mandava gli audio ubriaco e poi eravamo in una casa infestata dove andare in bagno di notte era un problema più serio dell'atteso. Poi Margherita mi diceva che c'era un amico che doveva fare un corto e mi chiedeva se volessi fare il provino e io non le rispondevo ma volevo dirle di no. Poi da qualche parte è spuntato il ragazzo di cui ero cotta al liceo.
Vedere le fiction rai non è per niente stressante
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