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A.V.V.Ω.L.T.E. - Fenice
Un brano rock che parla di rinascita, primo estratto dall’ep omonimo della band torinese
“Fenice” è un brano che parla di rinascita e della capacità di risalire dal baratro in cui le difficoltà della vita ti hanno lasciato cadere. Evocando la creatura mitologica, capace di bruciare e risorgere dalle ceneri, gli AVVOLTE cantano la necessità di superare il fuoco delle difficoltà e tornare a nuova vita.
Lo fanno con un brano rock che si articola su un groove potente di basso distorto e batteria, dove trova spazio la voce di Christian Torelli, aggressiva e armoniosa. Una canzone da ascoltare ad alto volume, e che proprio come la fenice brucerà e lascerà un segno.
“Nulla ci è più nemico di noi stessi” - Con questa citazione di Cicerone si apre il video di “Fenice”. Un video nichilista, sporco di terra e sangue, dove il fuoco e la cenere fanno da background a un racconto, crudo e senza compromessi, di chi ha perso tutto a causa della guerra. Scritto dalla band e diretto da Stefano Cannarozzo è una produzione Serotonina.
Gli AVVOLTE sono una storica rock band torinese formatasi nel 1998, composta da Christian Torelli (voce e chitarra), Davide Cortese (basso), Mario Arisci (batteria e synth). La band ha all’attivo 3 album e un EP di nuova pubblicazione e negli anni hanno condiviso i palchi con artisti come Max Gazzè, Afterhours, Nada Surf, Marlene Kuntz, Lydia Lunch, Gallon Drunk e tanti altri. Gli AVVOLTE sono da sempre attenti alle tematiche sociali come nel videoclip “Per essere viva” che affronta la tematica della violenza sulle donne e “Nessuna rete” dedicato alle morti sul lavoro, brano pubblicato con la rivista XL di Repubblica (35.000 copie vendute) e premiato al Mei di Faenza. Infine con il brano “Fenice” la band ha realizzato un flash mob, a Torino in Piazza Castello, in collaborazione con EMERGENCY, per sensibilizzare le persone sulle conseguenze che la guerra sta avendo sui civili vittime dei conflitti.
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Penny really acts childish sometimes, it's annoying...
She's...
LITERALLY 8. AND THEN 10 FOREVER.
WHAT DID YOU EXPECT FROM A CHILD, TO ACT LIKE AN ADULT???
SOUNDS SUS.
#random#ask#I'M LIKE... WHAT#DO YOU EXPECT FROM HER#REALLY#SHE'S A FUCKING KID KLJASDFHLKAJSDHFLKJASHDF#I SWEA R#STO FANDOM AVVOLTE FA RIDE'#odio gratuito
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Bisogna accettare che non tutti vengono nella nostra vita per restare . Alcune presenze sono passeggere , vengono per insegnare . Nel bene o nel male , avvolte persino entrambi . Poi ci sono quelle persone che lasciano il segno , che vorremmo al nostro fianco per sempre ma non sono lì per rimanere per questo , sono destinate ad essere un ricordo , un ricordo bello o magari talmente bello da essere doloroso . Bisogna accettare .
Poi c’è chi è destinato a noi , ed è lì al nostro fianco e spesso non ce ne accorgiamo . Perché ? Perché troppo occupati a pensare a chi vorremmo al nostro fianco , per accorgerci di chi già c’è . E spesso perdiamo
È solo lì c’è ne accorgiamo , solo lì apprezziamo e ci poniamo domande
Penso che l’essere umano sia complesso , in eterno conflitto con se stesso
Si sa , non siamo mai soddisfatti al 100% ma se lo fossimo forse non ci porremmo più obiettivi nuovi costantemente , forse non ci interrogheremo su ciò che ci circonda e ciò che c’è dentro . Forse addirittura si morirebbe di noia , chi lo sa .
#tumblr italia#frase de livro#frase del giorno#frase en español#frase tumblr#frases#amicizia#ansia#ansia sociale#disagio#ragionamenti miei#ragionamenti#pensieri#pensieri personali#interrogarsi
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ℙ𝕚𝕟𝕥𝕖𝕣𝕖𝕤𝕥 𝕎𝕖𝕕𝕕𝕚𝕟𝕘 𝔹𝕠𝕒𝕣𝕕
Come vede Pinterest il tuo matrimonio?Cerca queste sette parole chiave:
Wedding dress, bouquet, bride/groom, wedding cake, shoes, location, rings
E pubblica la prima immagine che compare nella home! 👰🏼♀️🤵🏽
È tutto perfetto e incredibilmente abbinato. L'abito mi ha sorpreso: è interamente in pizzo di seta e se avesse avuto la gonna in duchesse sarebbe stato molto simile a quello di mia mamma; il bouquet è classico, composto da rose, peonie, nebbiolina ed eucalipto, simboli di purezza, prosperità nel matrimonio, protezione; lo sposo, elegante come un gentiluomo d'altri tempi, è tutto da immaginare; lo trovo poetico, perché non avendolo ancora incontrato, è come se il sogno lasciasse spazio ad un frammento di realtà, da aggiungere quando sarà il momento. La torta è raffinata; si tratta di una nude cake e giacché non amo i dolci troppo grassi, quella crema di burro solo leggermente accennata mi dà un senso di tranquillità. Le scarpe vintage mi garbano molto, infatti ho anche comprato di recente un paio molto simile, beige e verniciate, da sfoggiare in autunno e in primavera quando l'occasione lo richiederà. Cosa dire poi della suggestiva location e delle splendide fedi nuziali? La prima unisce l'architettura medievale, la natura e l'atmosfera romantica, perfettamente inerenti al mio percorso di studi e alla mia indole; le seconde sono semplici, essenziali, potenti, avvolte dalle foglie d'ulivo, simbolo di rinascita, pace e forza genitrice.
Il matrimonio per me non è una semplice festa, né uno status symbol, o un obiettivo da raggiungere; è una scelta di vita, una vocazione, l'unica forma che si sente affine al proprio essere per amare, nella famiglia e al di fuori di essa. Allora sì, che ne vale la pena e quel giorno sarà davvero importante. Chissà se incontrerò la persona giusta con cui vivere questa magnifica avventura... Se ciò non dovesse accadere, spero tanto di aiutare gli altri ad organizzare un momento così speciale! 🪄
Grazie @hope-now-and-live per avermi coinvolta in questo gioco. 🤍
P.S. È ancora in allestimento, ma se volete approfondire, ecco la mia bacheca Pinterest wedding planning dedicata ai matrimoni che sogno! ✨
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𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕬𝖗𝖙𝖍𝖚𝖗 𝕻𝖊𝖓𝖉𝖗𝖆𝖌𝖔𝖓 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗
𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Four Knights of the Apocalypse
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, sangue, rapimento, abuso di potere, ossessione, prigionia, giochi mentali
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 3576
Non credeva fosse possibile cambiare così tanto.
Questo era quello che pensava (nome), chiusa nella sua stanza con Arthur seduto davanti al camino aspettandosi forse una specie di spiegazione da parte sua. Ma ancora era scomparsa per 16 anni, chissà cosa sarà successo e cosa l’avrà cambiato, anche se in realtà non lo voleva davvero saperlo. Non quando ha ritenuto opportuno e di suo diritto, mandare diversi cavalieri a riprenderla con la forza e a portarla da lui.
Si sentiva alquanto inquietata e sospettosa sul modo rapido con cui l’hanno trovata. Solo 1 giorno di ricerche e Camelot era a 1 mese di distanza a piedi, contando che non avrebbero potuto sapere dove era, questo era decisamente sospettoso. Ma l’unica cosa che potevi distinguere oltre al terrore e al disgusto, era la delusione. Lui le aveva sempre detto che l’amore significava in qualche modo lasciare andare le persone affinché fossero felici, almeno prima di partire ti disse questo e forse eri diventata più romantica di quanto lo fossi a suo tempo.
Nessuno sguardo caldo e dolce che racchiude sempre un po’ della sua infantilità, nessuna considerazione allegra sulla crescita che la giovane di Camelot poteva aver dimostrato in 16 anni. Solo quello sguardo pieno di malvagia soddisfazione nel vederla difficoltà ed fuori luogo.
Questo non era decisamente amore.
❝ Dove sei stata in questi 16 anni? ❞La sua voce attraversò le silenziose mura della stanza, provocando un nodo di brividi lungo tutto il corpo di Lady (nome). Cosa poteva dire? Era attualmente imprevedibile. Mentire era rischioso, chissà cosa le avrebbe fatto se l’avesse scoperto e la verità era troppo complessa da spiegare, anche se avvolte (nome) si convinceva che non esisteva una spiegazione. ❝ In giro.❞ Forse lui avrebbe potuto anche rammentare come la sua amata non fosse mai stata una persona che amava le lunghe spiegazioni . Dalla sua espressione sembra ricordarlo ora.
Un sorriso più profondo unito al divertimento gli balló nelle iridi e sulle belle labbra. Distolse comodamente lo sguardo dalla figura tesa come corde di violino, per portarlo sulle fiamme del camino. Una volta , (Nome) avrebbe giurato che il riflesso del focolare nelle sue iridi, avrebbe in qualche modo dovuto portarle una sorta di calore e conforto, ma questo non avvenne. Forse era troppo cresciuta per definirsi ancora una immatura sognatrice, che non avrebbe mai capito la differenza tra affetto e ossessione, ma ora lo era. Lady (Nome) é abbastanza grande da capirlo, e semplicemente il nodo allo stomaco era l’ennesima tra le conferme. Doveva andarsene.
La ragazza si guardò attorno il più discretamente possibile, cercando di non far trapelare intenzioni che non avesse già esposto prima. Niente era davvero passato sotto i suoi occhi, che potesse esserle di aiuto. ❝ Sei molta carina così.❞ Si era distratta, o forse era meglio dormire che si era concentrata troppo; e non aveva notato che ora la stesse guardando. Lo sguardo era cambiato, come decine di volte in quell’ultima ora di imbarazzanti discorsi a senso unico.
In cui dalle labbra sottili di Lady (Nome) uscivano solo brevi frasi per accontentarlo. Era qualcosa di dolce e malinconico, come se si volesse scusare di cosa le aveva fatto, ma non si è lasciata ingannare. (Nome) abbassò lo sguardo verso la veste color cipria e non disse nulla. Prima che lui potesse venirla a vedere di persona, Alla giovane di Camelot era stato fatto un bagno, vestita, ed infine acconciata. Forse questa era una tradizione utilizzata a Camelot, tuttavia lei nata e cresciuta a Camelot e poteva vantarsi di conoscere abbastanza Arthur, almeno così aveva sempre creduto. Era tutto un trucco per metterla a disagio.
Un vestito rivelatore, che la metteva in mostra agli occhi del re, nessun segreto, segno o pensiero poteva essergli nascosto. I capelli acconciati abbastanza stretti da rendere difficile il corretto scorrere del sangue. Il forte profumo di incenso e fiori gelsomino era lo stesso che aveva odorato all’entrata di Arthur. Infine quei pesanti ornamenti legavano come un collare attorno al suo delicato collo, al pari di un animale al guinzaglio.
❝ Grazie… immagino sia opera tua.❞ Era stata scortese? Lo sperava sinceramente . Si è impegnata a mettere tutto il disdegno e il rancore possibile nella sua voce e sperava davvero che lo notasse. O prima o poi l’avrebbe fatto. Ma ancora sembrava velatamente farlo, dato che rise sommessamente alle sue parole. ❝ Perspicace come sempre, (nome). e questa situazione ti deve mettere così alle strette da renderti nervosa.❞ Non mosse un muscolo.
Non era come se lo stesse nascondendo in effetti, ma questo non voleva dire che lui potesse sottolinearlo. Era palese che quella situazione non le piacesse e il fatto che lui l’avesse detto non l’avrebbe dicerto cambiato, ovviamente. ❝ Non mi sembra di averlo mai nascosto.❞ Aveva risposto schietta e scortese, solo dopo un attimo di silenzio. Lui non parlò allora lo hai fatto tu, ma non sembrava turbato dalla tua impertinenza.
❝ Devo dire che sei cambiata molto in questi 16 anni.❞ Aveva premuto di nuovo il dito sulla ferita, forse il Re di Camelot voleva farla sentire in qualche modo in colpa. Non che ci fosse riuscito un granchè, e non avrebbe certo finto il contrario. Aveva continuato a divagare ancora in discorsi sul passato e sul tempo in cui era stata via. A volte erano domande retoriche che avrebbero dovuto farla sentire in colpa ma che non lo hanno fatto e altre volte invece erano innocenti ricordi che lei aveva deciso di dimenticare per tutto il tempo dell’incontro.
Anche se ad un certo punto aveva smesso ascoltarlo in verità, concentrandosi su una via di fuga. La sua presenza di Arthur era quello che più le rendeva difficile farlo, era ovvio non le avrebbe permesso di fuggire così tranquillamente, quindi doveva distrarlo.
Solo allora i suoi occhi caddero sul set da the in ceramica, che era posato su un tavolino in mezzo a loro. Strano, Lady (Nome) non ricordava che fossero mai stati là, e non deve essere da molto. La bevanda ambrata all’interno della tazzina fumava ancora intensamente, quindi era relativamente da poco tempo che è stata versa. Tuttavia non aveva visto nessuno entrare. Un’idea balenò nella sua confusa mente, forse non la migliore delle soluzioni che avrebbe potuto pensare per risolvere un problema, ma rimaneva l’unica idea che le era venuta in mente.
Con lenti movimenti si mossé lentamente e con eleganza, prendendo il manico sottile della tazzina e per poi lanciare il contenuto sul volto del Re. Grugnì piegandosi su se stesso cercando di alleviare almeno in parte il suo bruciore. La ragazza ne approfittó per correre verso la porta di uscita. Voleva andarsene il prima possibile.
(Nome) allungò la mano per afferrare la maniglia che però scomparve. Rimase pietrificata, come era possibile? Merlin non era presente e Arthur gli aveva chiesto di andarsene e di non intervenire in alcun modo. Quindi come era possibile? Cercò di spingere la porta nella vana speranza che si potesse aprire, ma non funziona. Lady (Nome) inizió a colpire ripetutamente il legno della porta con le mani strette in pugni. Era ovvio che non si sarebbe aperta, non aveva mai avuto un grande forza fisica, e solo ora poteva rammaricarsi con te stessa per non aver cambiato la cosa prima. I colpi, man mano che passa il tempo, si trasformarono in graffi. Neppure questo era di aiuto e osava dire fosse anche più doloroso per le sue mani. Le unghie raschiavano insistentemente il legno fino a consumarsi. Era doloroso ma non si é fermata nemmeno quando le sue ginocchia sono crollate a terra e il suo respiro divenne affannoso oscurando a poco a poco la sua vista. Per quanto (Nome) cercarse di tenere aperti gli occhi era tutto inutile. Si sentiva stanca e affannata, quando poi le mani di Arthur fermarono le sue era stato ancora più difficile, non caderci definitivamente. Alla fine lo hai fatto.
❝ Stai tranquilla (nome), passerà molto presto.❞ Non voleva sapere cosa intendesse, e scivolò nell’oscurità.
Quando si svegliò, tutto era al suo posto tranne lei stessa. Il fuoco era ancora acceso e le poltrone erano rimaste lì, non erano state spostate. La porta era ancora chiusa e Arthur non era più lì. Un sospiro di sollievo lasció le labbra della giovane ricercatrice, era ovvio che non fosse un sogno. Tutto questo guardando le mani, prive di qualsiasi segno. Le sue unghie erano perfette, curate e dipinte di un tenue colore rosato. Identiche a come lo erano quando le domestiche le avevano curate per lei dopo il bagno. La porta non portava segni dei suoi graffi che era sicura di aver lasciato e la maniglia c’era. Era frustrante non sapere cosa stesse succedendo.
Questo posto avrebbe dovuto portare un calore famigliare e ricordi felici, ma non lo fece. Arthur avrebbe dovuto scherzarci sopra con dolci e innocenti battute. Questo posto non le ricorda niente di così piacevole come la sua infanzia e Arthur era visibilmente cambiato, in peggio ovviamente.
L’unica cosa positiva, che in questo momento poteva trovare era che Arthur non c’era. Sarebbe stato stupido da parte su non approfittarne per guardare meglio l'ambiente e cercare una via di fuga.
(Nome) ha spostato le coperte che avvolgevano il tuo corpo.
Nonostante il torpore dei sensi e la vestaglia leggera che indossava che non apportava molto calore. Il movimento alzò per l'ennesima volta un forte odore, però questa volta diverso. Sembrava un profumo che avrebbe usato un uomo e che sarebbe rimasto impresso sulla sua amata dopo aver passato del tempo con lui. Solo che in tutto questo, (Nome) non era la sua amata e non voleva passare del tempo con lui.
La giovane di Camelot raccolse velocemente una giacca trovata appoggiata sul bracciolo di una delle poltrone e la indossò. Era sua, lo sapeva eppure quella vestaglia era troppo rivelatrice e trasparente per non provare freddo nonostante il fuoco acceso. Raggiunse una delle grandi finestre coperte da pesanti tende per impedire alla luce di entrare, forse per lasciarla riposare. Guardando attraverso la superficie poteva dire con certezza che sarebbe stato impossibile fuggire da qualsiasi finestra di quella stanza.
Non era al pari di una di quelle principesse rinchiuse su una torre, ma comunque la torre é abbastanza in alto da assicurarti una morte rapida, non appena avrebbe toccato il suolo. Forse l’ennesima misura di sicurezza per impedirle di poter scappare, anche se pensavi fosse improbabile. Dalle fattezze e la grandiosità della stanza (Nome) poteva chiaramente dire che era quella dove Arthur dormiva, rendendo l’altezza casualmente strategica. Se davvero avessero temuto per questo, Merlin avrebbe avuto di sicuro qualche incantesimo per risolvere la cosa.
Scosse il capo, non era davvero tempo per pensieri tanto aggrovigliati. Presto sarebbe tornato alla riscossa con qualche altra conversazione, e lei avrebbe trovato un modo per tirarla a suo vantaggio.
Era dura non trovare un qualsiasi motivo per scagliarsi contro di lui. Per questo aveva iniziato a evitarlo e la cosa era risultata più semplice da quando le era stato permesso di aggirarsi liberamente all’interno dei confini castello. Era quasi divertente, poteva quasi definirlo come un gioco se non fosse che perdere, non significa effettivamente perdere qualcosa, ma avere a che fare con colui che più temeva attualmente.
Questo però non lo ha fermato dal trovarla veramente quando voleva assolutamente vederla.
Quel castello non era normale. Non era un classico con torri e muri antiche. No.
O almeno, questi c’erano, ma non erano nel posto in cui dovrebbero essere. Torri e muro o semplici mattoni separati tra loro erano fermi nello spazio a mezz’aria. Senza fili o pilastri che potessero reggerli. Alberi e piante contorti o spezzati, si dividevano in forme mostruose, altri si alzavano in altezza con rami maestosi. No fiori, no frutti, no foglie. Niente di questi essere sembrava avere vita propria o ancora sembrano non avercela proprio una via.
Camelot era un'ombra assurda e oscura di quello che era stato una volta, e di quello che Lady (Nome) poteva ricordare così teneramente.
Ricorda ancora l’amaro stupore e il disgusto, quando l’ha portato fuori dal castello del re, sospeso su tutto quell’orribile spettacolo. La sua amata città natale sembrava un'accozzaglia di pattume ammassato dove lui governava con orgoglio.
(Nome) ricordò le lacrime che hanno minacciato di uscire e la disperazione mista a disgusto, ma non era arrivata ancora così in basso da concedergli le sue lacrime. Ma gli aveva gridato contro, nessuno ti avrebbe potuta trattenere dall’odiarlo apertamente. Era la cosa ti riusciva meglio in questo periodo è ne andavi fiere. Tutti i cavalieri presenti si erano fermati dalla propria marcia per guardare la favorita del Re di Camelot e temere pietosamente per la sua vita.
Lo aveva preso per il bavaglio e aveva continuato ad interrogarlo su questo.
Non ha detto niente.
Assolutamente niente riguardo a questo. Solo che lei avrebbe prima o poi capito che era anche per il suo bene.
Lady (Nome) decise segretamente a se stessa che lo avrebbe fermato. I loro occhi si scontrarono, mentre se lo sei promise e lui guardava solo con soddisfazione quello spettacolo straziante che ballava e vorticava mele iraconde iridi della sua amata. Conservava ancora quel fuoco che poteva ricordare e Arthur ne fu soddisfatto
(Nome) era sicura che il primo passo fosse capire quale assurda magia o maledizione lo affligge. Non ne sapeva molto di questo genere di cose, nessuno lì era disposto a darle più informazioni di quelle che aveva già. Ricordava amorevolmente che da qualche parte ci fosse una libreria. Almeno una volta c’era, ora non lo sapeva più. Annesso che potesse esserci dentro a quel chaos che era camelot e il suo castello.
Velocemente Lady (Nome) apprese che non sarebbe stato facile muoversi per quei luoghi. Le sale intricate e i corridoi infiniti portano a posti che non ricordava o che semplicemente non c’erano mai stati. Ogni ‘porta’ che attraversava portava a qualche punto diverso del castello e la maggior parte delle volte cambiava ogni giorno. La stessa porta non portava mai allo stesso luogo due volte consecutive.
Questo l’ha destabilizzato. Non sapere quale porta, con il quale una volta avrebbe familiarizzato, l’avrebbe portata nel posto che desiderava e sapeva ci fosse dietro, è in assoluto il modo più destabilizzante di torturarla. Annesso che Arthur la consideri una tortura. Anche gli alberi sono porte, o meglio dire portali, ognuno aveva il proprio incantesimo. Ma (Nome) non era una maga e di conseguenza non possedeva magia.
Solo qualche volta é riuscita a trovare la biblioteca, e il suo orgoglio si sarebbe comunque infranto l'istante successivo in cui Arthur ha sorpassato la stessa porta da cui era entrata ma che sospettava non fosse la stessa da cui era arrivata.
Non ha ricevuto nemmeno la possibilità di aprire un libro, nemmeno una di quelle due volte che era stata lì.
Astutamente, ha cercato un modo di dare un senso a questo posto, segnando su un taccuino quali porte portava in quali luoghi.
Ma era tutto inutile. Ogni giorno cambiava e non c’era un ciclo regolare con cui si sarebbe ripetuta quella sequenza di stanze.
Per questo era qui. Passando scale alla cieca e aprendo porte in vana speranza di un qualcosa. Forse lui poteva comandare anche questo susseguirsi di porte e stanze sempre diverse. Dargli un senso allora sarebbe inutile in ogni caso.
(Nome) incimpò sul tuo vestito ma non cade, è riuscita ad appoggiarsi al muro in tempo. Se si potesse chiamare ancora così ovviamente.
❝ TU non dovresti essere qua. ❞ Il suo viso si alzato alla frase sibilata con stupore. Un qualcuno che assomigliava ad una bambina decisamente graziosa e delicata per un posto come questo, era davanti a te. Voleva pensare che non fosse un posto per lei ma qui niente aveva davvero un senso.
Sembrava conoscerla visto la casualità con cui si è riferita a (Nome), tuttavia era sicura di non conoscerla.
Presupponendo fosse di Camelot era da sedici anni che non ci metteva piede, e lei non sembrava aver più di 10 anni ad occhi. Ma poteva sbagliarsi, é incredibilmente facile farlo in questo luogo. Invece se non fosse stata di Camelot non poteva dire con certezza dove si potessero essere incontrate prima.
❝ Ehm… Ciao piccola… ci conosciamo per caso? ❞ I suoi occhi sembravano stupiti di quanto le parole di (Nome) potessero essere delicate nei suoi confronti. La’ espressione della bambina le diceva questo ma ora come ora (Nome) non era sicura. Aveva un comportamento davvero strano.
❝No…❞ Prese una piccola pausa. Un piccolo respiro. Il tempo sembrava quasi scorrere più lentamente mentre la (colore) aspetta pazientemente che continuasse. ❝ Tu non mi conosci e non ci siamo mai incontrate prima. Ma io ti conosco. ❞ Ci capiva ancora meno ad essere sincera.
❝Non riesco a capire… ❞ Ha allungato una mano, piccola e minuta, adatta alla bambina che era. ❝ Non temere, avevo previsto un nostro incontro… ti spiegherò tutto.❞
Guinevere, questo è il nome della bambina, le ha spiegato tutto sul serio. Ogni cosa. Alcune cose erano vaghe altre decisamente dettagliate.
Da quello che (Nome) poteva supporre con il suo livello di compressione, la bambina poteva essere paragonata ad una qualche sorta veggente, anche se non era proprio così. Kaleidoscope. Si era riferita così in merito alla sua capacità.
Le ha spiegato che aveva previsto che loro si sarebbero incontrate. Non sapeva come, quando e dove ma lo aveva visto. Anche se non aveva mai pensato fosse in questo genere di situazione.
Poi le ha parlato di quello che è successo nei suoi più di 16 anni di lontananza da Camelot. Della guerra santa e del Chaos. Le ha rivelato i piani di Arthur, le ha rassicurato che tutto prima o poi sarebbe finito. Ma non aveva previsto il ritorno della stessa (Nome) - o rapimento -. Le ha spiegato in quale modo questi poteri funzionavano e come li controllava Arthur. Le ha rivelato il motivo per cui lei si trovata qua, e che Lady (Nome) non faceva parte del piano di Arthur. Era solo un capriccio che avrebbe tenuto per sé.
È stato straziante per molti versi ascoltarla e poteva quasi crollare su se stessa. Provò un minimo pietà per Arthur, ma non ha smesso comunque di odiarlo per quello che ha fatto.
❝ Cosa posso fare per fermarlo? ❞ Lady (Nome) giocó inconsciamente con le sue stesse dita, cercando di diminuire la tensione. I suoi occhi grandi la guardavano quasi sorpresa. (Nome) era palesemente impotente, lo sapeva già da sola ed era certa lo sapesse anche Guinevere. ❝ Niente... ❞ Stranamente non riuscì a sentire la delusione da questa affermazione pesare sullo stomaco. Si sentiva come una specie di principessa da salvare, anche se non era una principessa e non si vedeva nemmeno come tale.
❝ … dobbiamo aspettare. Ma ne usciremo di qui.❞ Ha giocato con le sue mani ancora, avvolte prendendo anche l’abito soffice insieme.
❝ E se le cose cambiassero…? ❞ Guinevere sbatté gli occhi con un'espressione accigliata. ❝ Hai detto che il fato non può essere modifica o ci saranno gravi conseguenze… ma se lui riuscisse ad evitare tutte le conseguenze…❞
(Nome) è una persona molto negativa e paranoica per natura, anche se la bambina non lo aveva visto questo, lo ha intuito. Ogni domanda che aveva posto durante la loro chiacchierata era qualcosa di assolutamente catastrofico.
❝ Delle conseguenza ci sono sempre… e lui le affronterà se decidesse di proseguire per questa stra-❞ ❝ Quali conseguenze? ❞
Una voce allegra, quasi al limite del fastidioso arrivó da dietro. Successivamente (Nome) venne avvolta da due braccia, rimase rigida anche quando appoggia il mento sulla spalle e le parlò. Un sussurro basso, ma non troppo, tanto che anche Guinevere lo aveva sentito. ❝La mia signora sta forse complottando contro di me? ❞
Il fianco le mancò o forse lo stava solo trattenendo, come se avesse qualcosa da nascondere. Ma ancora Lady (Nome) non aveva capacità, poteri o abilità straordinarie per poter essere utilizzata per i suoi scopi, era più un capriccio che si era concesso nei suoi piani.
Qualcosa dal passato che non era riuscito ancora ad abbandonare del tutto, nonostante fosse stato lui a permetterle di andarsene in primo luogo.
❝ Avrei qualche possibilità forse? ❞ Era retorica la domanda, con unica risposta. No. Ma lui sembrava quasi divertito. ❝No, mia cara… ❞ disse e poi si allontanò, andando a sedere in una poltrona che non ricordava fosse lì - o forse non c’era mai stata -. Congiunge le mani mentre i suoi gomiti sono appuntati sui bracciolo. ❝ Ma guarda qui… potremmo quasi sembrare una famiglia… ❞ Il primo sguardo fu rivolto a (Nome), con note amorevoli parlò ❝… la madre ❞ si voltò su Guinevere induro lo sguardo. ❝… e la figlia irrispettosa. ❞ Sapeva che le aveva raccontato tutto, non che avesse dubbi. Poi si voltò di nuovo verso la ragazza di cui era ancora innamorato, tornando calmo e rilassato. ❝ O ma giusto! Lei non è nostra figlia… Ma potrebbe essere un buon spunto.❞
Mai! Le guance della (colore) si tinsero e mentre le sue mani strinsero il tessuto già arricciato della gonna. ❝Toglitelo dalla testa, non accadrà mai!❞ Canticchia sommessamente. ❝ Non dare fretta al tempo (nome). C’è un tempo e un luogo per tutto. Quando saremo pronti accadrà senza che nemmeno te ne accorgerai…. ❞ Appoggia il viso al palmo della mano e avrebbe voluto spaccargli la faccia.
❝ …abbiamo tutto il tempo che vuoi. ❞
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ARTISTI CONTEMPORANEI - di Gianpiero Menniti
LA FORMA DELL'ENERGIA
La prima sensazione a colpire di lei è il sorriso: contagioso, fanciullesco, autentico.
Si accende nei suoi occhi e non passa.
Ma c'è di più: Antonella Di Renzo è anche la piacevole scoperta di una pittura che le somiglia non solo nella vividezza dello sguardo quanto nell'intensità del gesto, nel corpo che usa quasi come in una coinvolgente "performance" danzante.
Direi che pensa e si muove come dipinge.
E si esprime nel linguaggio parlato con il medesimo temperamento che promana dalla sua produzione artistica.
Una sorta d'introiezione tra l'artista e l'opera.
Il suo modo di fare arte è avventuroso.
Volutamente si misura con una forma di ricerca volta verso uno scopo molto preciso: cogliere la forma dell'energia.
Per lei, l'energia è "verità".
Si potrebbe dire che la sostanza della materia si rivela nella sua scomposizione, nel suo dissolversi: la pluripremiata artista vibonese riesce a strapparle la maschera della forma compatta che non è il suo volto reale.
Questo è ben più profondo, racchiuso proprio nell'energia che crea la massa e la tiene stretta.
Fino a quando una forza esplosiva non la frantumi liberandola dai vincoli della gravità.
Così, la materia riprende la sua leggerezza originaria e invade lo spazio, lo colora di luminosità, lo percorre senza sosta come impazzita per quella che la pittrice appella come felicità.
Le tele di Antonella Di Renzo sono queste immagini di parola, tra la potenza del colore e la suggestione del movimento, gli sfondi anch'essi dinamici e i materiali che sorgono in rilievo come fossero corpi in espansione.
L'energia fluttua, l'energia non ha "nómos".
Oppure, l'energia possiede regole: sono le leggi del caos, nonostante queste siano ancora sconosciute nella loro apprezzabilità scientifica, ancora avvolte nell'universo dell'indeterminatezza.
Tutto è davvero possibile in un modello statistico basato su principi inconcepibili solo un secolo fa, quando l'archiviazione della fisica newtoniana in favore degli sviluppi discendenti dalla fisica quantistica, da Boltzmann fino ad Heisenberg e alla relazione indissolubile tra ordine e disordine, hanno prodotto una tale mole di evidenze che nulla può ritenersi più reversibile nella spiegazione dei fenomeni dell'esserci.
Antonella Di Renzo è tra le epigoni di questa ormai secolare riflessione espressiva proiettata a risolvere sulla tela la domanda incessante di conoscenza, una domanda che prese corpo già con gli "Impressionisti" fino a spargersi lungo il '900.
Quella domanda di conoscenza è ancora attuale.
Dunque, c'è ancora spazio per artiste come lei.
Uno spazio sconfinato.
Costellato di soglie ancora in attesa di essere attraversate.
- Nelle Immagini: una foto di Antonella Di Renzo che tiene in mano "Amore malato" del 2015 e di seguito altre opere dell'artista
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Le rare anime...
...che non restano avvolte nel sonno e sentono un oscuro bisogno di spiritualità, di conoscenza e di esperienza, infondono una nota di tristezza e di rimpianto nel grossolano coro del materiale e del metodico.
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VASILIJ KANDINSKIJ
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C'è un momento in questa casa che si ripete tutti i giorni, senza eccezioni, che è quello delle docce.
Avviene la mattina: a volte dura meno, i giorni che abbiamo lezione, invece quando non dobbiamo uscire di casa si protrae anche tutta la mattinata fin quasi all'ora di pranzo, tipo oggi che è domenica.
Solo io ho un orario un po' diverso da loro, per un'abitudine che abbiamo preso insieme: io me la faccio per primo la mattina presto prima che loro si alzino, così poi lascio il bagno libero a loro, che possono tranquillamente entrare e uscire anche mentre c'è una sotto la doccia, quindi in quelle due ore loro tre sanno che hanno a disposizione i due bagni, fatte salvo ovviamente se ho urgenze, ma nel caso busso prima.
Quelle due ore delle docce sono sempre uno dei momenti più vivaci della vita (già sempre movimentata) in questo appartamento, la casa diventa un via-vai di studentesse in accappatoio o avvolte negli asciugamani che vanno avanti e indietro per la casa, e poi, a seconda di ciò che devono fare dopo, o si vestono o si mettono il pigiamino.
Loro in questi momenti quasi non fanno caso a me, o meglio, ci fanno caso ma considerano normale la mia presenza nella casa.
Io mentre le osservo, ogni singolo giorno, dentro di me considero questo tratto della vita quotidiana come un momento di "prova", cioè, vale a dire, in cui provo a me stesso che i miei sentimenti e le mie sensazioni interiori non sono cambiate rispetto ai primi giorni che sono arrivato a vivere qua, che mi stupisco di ciò che vedo e mi e emoziono a vedere attorno a me questo andirivieni di ragazze fra le camere e i bagni con la stessa emozione palpitante di quando, appena arrivato, venivo da una vita noiosa con i miei e le emozioni esplodevano nei miei occhi.
Ma tutto questo lo tengo dentro di me, con le coinquiline interagisco senza voler dare troppo a vedere questi miei sentimenti, anche stamattina.
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È un incontro di mani ardenti, di respiri che si intrecciano, di desiderio che brucia.
Un viaggio estasiante nella magnificenza della carne.
E tra sussurri affannati, le nostre anime si legano nel peccato avvolte in una danza di passione .
#sacro__profano2 #raccontierotici #erotismo #passione #love #incontri #sesso #orgasmi#scritturaerotica #lussuria #complicità #sexy #passioneerotica #amanti
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AVVOLTE - Ecco “Fenice”
L’EP che segna la rinascita della band torinese
Un EP, che proprio come la fenice, segna la rinascita della storica band torinese, che dopo qualche anno di silenzio ritorna sulle scene, più viva che mai.
“Fenice” è composto da 5 brani molto diversi fra loro e che scorrono velocemente.
Il brano d’apertura “Welcome” è un granitico power rock che fa una lucida e cinica analisi della società moderna. Il secondo brano “Roger” è un rock anomalo che, fra ritmi “ossessivo-compulsivi” e citazioni musicali inaspettate, è un inno al coraggio nell’affrontare le proprie paure. “Guerra e pace” è invece una intensa ballad acustica che racconta in modo originale la fine di una lunga e tormentata storia d’amore.
Il giro di boa con il quarto brano spetta a “Face to Face”, pop-rock energico e dal sound profondo, che tratta il tema delle relazioni fra le persone spesso filtrate e appannate dalla tecnologia. Infine “Fenice”, oltre a dare il nome all’ EP chiude il progetto con vigore ed energia positiva.
Gli AVVOLTE sono una storica rock band torinese formatasi nel 1998, composta da Christian Torelli (voce e chitarra), Davide Cortese (basso), Mario Arisci (batteria e synth).
La band ha all’attivo 3 album e un EP di nuova pubblicazione e negli anni hanno condiviso i palchi con artisti come Max Gazzè, Afterhours, Nada Surf, Marlene Kuntz, Lydia Lunch, Gallon Drunk e tanti altri.
Gli AVVOLTE sono da sempre attenti alle tematiche sociali come nel videoclip “Per essere viva” che affronta la tematica della violenza sulle donne e “Nessuna rete” dedicato alle morti sul lavoro, brano pubblicato con la rivista XL di Repubblica (35.000 copie vendute) e premiato al Mei di Faenza.
Infine con il brano “Fenice” la band ha realizzato un flash mob, a Torino in Piazza Castello, in collaborazione con EMERGENCY, per sensibilizzare le persone sulle conseguenze che la guerra sta avendo sui civili vittime dei conflitti. Etichetta: BangSbang Record
CONTATTI / SOCIAL www.avvolte.it/https://www.youtube.com/channel/UCrHcE85qBpWqBJE43IGwYewhttps://open.spotify.com/intl-it/artist/4wPkDAmgbW9PzXH4nXsNz6?si=g0z0m-EPRLOfnMkhnEQ5Pg
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Esistono donne come isole,
silenziose, solitarie e orgogliose,
forti come la roccia e l’acqua,
tutte da immaginare ed amare.
Diffidenti ma gentili ed ospitali
non assomigliano ad altre che a sé stesse,
riescono sempre a sorprendere, ad affascinare.
Sono fatte di antichi silenzi e nostalgie,
di brezza marina e di orizzonti senza fine,
avvolte dal mare e dalla dignità,
isolane, vivono con l’anima battuta
da raffiche di vento,
eternamente alla ricerca di una completezza
che è invece dentro di loro.
Sono malinconiche e solari,
generose e possessive,
passionali e introspettive.
Non è facile riuscire ad amarle
ma è impossibile ignorarle.
Vivono in una loro speciale dimensione
quasi inaccessibili,
sono fatte di impalpabili silenzi e di segreti inviolabili.
di domande senza risposta
e di poesie indecifrabili.
Le donne come isole
sono misteriose e magiche, sacre e divine,
sono fatte di sogni che le abbracciano,
di silenzi che parlano e d’amore che le nutre.
Agostino Degas
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il tempo avvolte è come una condanna
quando un ora sembra interminabile e i pensieri prendono un flusso veloce , insistente .
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Domanda numero 2 🥰
Ciao! 😊 Grazie per aver creato questo gioco di domande molto carine! 🌷 Ecco l'ultima giunta nella mia cassetta di posta virtuale:
2. Se potessi viaggiare nel tempo, andresti nel passato o nel futuro?
Se non fossi troppo affezionata alle condizioni igienico-sanitarie che fortunatamente, almeno nel cosiddetto "nord del mondo", esistono, senza ombra di dubbio farei un viaggio nel passato, per disquisire con i più grandi letterati e artisti e assistere agli eventi che hanno fatto la storia, in modo da poter raccontare come sono andate veramente certe vicende ancora avvolte nel mistero. Tuttavia, essendo delicata come un fiore, devo ammettere a malincuore i miei limiti e constatare che a stento riuscirei a sopravvivere un giorno nei secoli passati. Non mi dispiacerebbe, però, dare una sbirciata al futuro, giusto per mettermi l'animo in pace e godermi ancora di più il presente, indipendentemente se abbia visto un domani tragico o felice.
Pensandoci, farei un po' come Marty McFly, che nella trilogia in un certo senso ritorna in un passato che però è anche un futuro e viceversa! ✨
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Avvolte mi scende una depressione assurda, quella voglia di ricevere "ti voglio bene" che non avete idea.
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PERCHE' NON GUARISCI?
Non guarisci perché quando qualcosa di buono entra nella tua vita lo rifiuti, e preferisci stare con ciò che non ti rende felice.
Non guarisci perché continui a ignorare l'essere potente e prezioso dentro di te.
Non guarisci perché continui a trascurare te stesso e fai finta che tutto vada bene nel tuo mondo.
Non guarisci perché non hai osato affrontare le persone che gestiscono la tua vita.
Non guarisci perché non usi le tue forbici per tagliare i ponti con le persone che non ti nutrono più.
Non guarisci perché hai assunto che il sacrificio è il modo per mostrare amore agli altri.
Non guarisci perché non usi la magia del perdono per purificarti dalla rabbia e dal risentimento.
Non guarisci perché fuggi dalla natura, non ti godi la pioggia, non ti perdi nella foresta, non ti bagni nel mare e ti nascondi dal sole e dalla luna.
Non guarisci perché gridi aiuto ai venti e quando ti ascoltano e cercano di condurti su un sentiero che ti renderà felice, ti aggrappi al passato.
Non guarisci perché non ti lasci trasportare dentro, dalla forza del tuo cuore e della tua mente, e hai dimenticato che sei tu il guaritore, perché "non guarirai se non vuoi guarire."
Siamo stelle avvolte nella pelle, siamo luce e la guarigione che cerchi è sempre stata dentro di te...
#psycoadvisor, Facebook
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A qualche giorno dalla visione de “La chimera” di Alice Rohrwacher provo a buttare giù qualche riga sulle sensazioni che mi ha dato e le relative riflessioni che mi ha suscitato.
Parto col dire che lei mi aveva già colpito positivamente con il precedente film, “Lazzaro felice”, dove, salvo l’ultimo quarto d’ora un po’ sottotono, é riuscita a trasportarmi in un mondo ancestrale e magico allo stesso tempo, dove gli aspetti negativi dell’uomo emergevano preponderanti di fronte alla bontà primordiale di un essere divino. Il modo di rappresentare questa critica alla società contemporanea mi ha fatto ben sperare riguardo le nuove generazioni di cineasti nostrani.
Nel vedere al cinema La Chimera mi sono nuovamente trovato a pensare di stare guardando (finalmente) l’opera di un’autrice che ha qualcosa da dire e che sa come farlo. Le tematiche presenti sono avvolte da un velo di nostalgia e romanticismo verso un passato di comunione che forse non é mai esistito, se non nelle fantasie comuniste che ancora oggi hanno un certo appeal sui giovani e certi anziani che non hanno ancora capito che di rivoluzioni proletarie non ce ne saranno.
Un filo e la voce di una donna richiamano a se la persona rimasta appesa, come la carta dei tarocchi, tra due mondi: passato e presente, vita e morte. Il dono concesso di avvertire la presenza delle “anime” del passato porta con se la disgrazia di un presente spezzato. Serve dunque decidere se recuperare ciò che si é perso e recidere dunque ciò che di buono si ha oppure continuare a vivere in un mondo sempre più rancido e materialista.
La scelta di dare il ruolo da protagonista a un attore inglese risulta azzeccata sotto molti punti di vista: da una parte attira attenzioni dal fronte estero, dall’altra invece riesce ad esprimere appieno il senso di estraneità di Arthur nei confronti delle persone che lo circondano e che si riferiscono a lui con l’appellativo di “straniero”.
Dal punto di vista tecnico/visivo l’ho trovato ineccepibile: la fotografia mi ha ricordato per certi aspetti il recente “Aftersun”, sia per tono dei colori che per l’effetto da pellicola del passato; la regia e alcuni movimenti di camera invece mi hanno fatto pensare subito a “Stalker” e “Nostalghia”, nonostante l’assenza di tempi particolarmente dilatati.
Per chi se lo fosse perso, consiglio caldamente la visione, pellicole rare come queste vanno supportate!
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