#Alessandro Zanella
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21-26/03/23 - "Romeo and Juliet" di S.S.Prokof’ev - Balletto - Teatro Lirico "G.Verdi" - Trieste
Vi informiamo che, presso Teatro Lirico “G. Verdi” – Trieste, vi sarà, nell’ambito della Stagione Lirica e di Balletto 2022/23, l’esecuzione del balletto “Romeo and Juliet” di S. S. Prokof’ev. dettagli ROMEO AND JULIETBalletto di Renato Zanella su Musiche di Sergej Sergeevič Prokof’ev Coreografia RENATO ZANELLA Direttore AYRTON DESIMPELAERE Scene ALESSANDRO CAMERACostumi ALEXANDRA…
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It’s Fine Press Friday
Gabriel Rummonds is an extraordinarily fine letterpress printer who wrote the definitive manual Printing on the Iron Handpress (1997). Rummonds was a set-designer in New York, an industrial designer in Japan for Fraser China, a book designer at Alfred Knopf, and a commercial attaché at the U. S. Embassy in Quito, Ecuador, before establishing his Plain Wrapper Press in 1966. He was also the founding director in 1982 of the well-noted MFA program in Book Arts at the University of Alabama, Tuscaloosa.
The title shown here, Circhi e Cene (Circuses and Suppers), with two poems in Italian by Andrea Zanzotto, English translation by Beverly Allen, and two, color etchings by Joe Tilson, was printed in a limited edition of 150 copies in 1979 on an 1847 Washington handpress by Gabriel Rummonds and Alessandro Zanella (who became a partner in the Plain Wrapper Press the year before) in Verona, Italy. The type was handset in Jan van Krimpen’s Spectrum and printed on handmade Cartiere Miliani-Fabriano paper made especially for the press. Calligrapher Golda Fishbein produced the the title lettering and the etchings were pulled by Giorgio Upiglio in Milan. The edition is signed by the poet and the artist, and our copy is a gift from our friend Jerry Buff.
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#Fine Press Friday#Fine Press Fridays#Gabriel Rummonds#Plain Wrapper Press#Andrea Zanzotto#Circhi e Cene#Circuses and Suppers#etchings#color etchings#Joe Tilson#Beverly Allen#Alessandro Zanella#Spectrum type#Cartiere Miliani-Fabriano#Golda Fishbein#Giorgio Upiglio#Italian poetry#poetry#english translation#fine press books#Jerry Buff
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Books On Books Collection - Alain Hurtig
Books On Books Collection – Alain Hurtig
Un coup de dés jamais n’abolira le hasard (1914/2012) Un coup de dés jamais n’abolira le hasard (1914/2012)Stéphane Mallarmé (text), Alain Hurtig (design), Christine Beloeil (art)Online and downloadable files for printing at L’Outil Typographique. Accessed 28 January 2022.Screenshots: Books On Books Collection. Displayed with permission of Alain Hurtig. Much has been made of Mallarmé’s…
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#Alain Hurtig#Alessandro Zanella#D.J. Waldie#Gary Young#Hervé Di Rosa#Honorine Tepfer#Ian Tyson#Jacques Vernière#Jean Lecoultre#Jeff Clark#Neil Crawford#Robert Bononno#Sam Sampson#Stéphane Mallarmé#Virgile Legrand
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Kerouac Beat Painting
a cura di Sandrina Bandera, Alessandro Castiglioni ed Emma Zanella
Skira, Milano 2017, 176 pagine, 16,5 x 24 cm., ISBN 9788857237701
euro 18,00
email if you want to buy :[email protected]
Mostra Museo MA*GA, Gallarate 3 dicembre 2017-22 aprile 2018
Attraverso 80 opere, tra dipinti e disegni, la rassegna presenta un lato finora poco esplorato e inedito in Italia del padre della Beat Generation.Il percorso espositivo si arricchisce di fotografie di Robert Frank ed Ettore Sottsass, materiale documentario storico e un progetto di Peter Greenaway, oltre a un’intervista ad Arnaldo Pomodoro pubblicata in catalogo, che rievoca la sua esperienza alla Stanford University, in California, del 1966.
Attraverso un corpus di lavori inediti in Italia, il volume getta una luce del tutto nuova sull'attività pittorica e grafica di una delle icone letterarie del XX secolo, lo scrittore americano Jack Kerouac, padre della Beat Generation. Dal confronto tra produzione letteraria e artistica emerge il suo labirintico processo creativo che dalla percezione visionaria della realtà, espressa appunto attraverso il medium del disegno e della pittura, arriva alla scrittura, alla musica, alla poesia e al cinema. Per la produzione prettamente artistica, perseguita anche grazie a un vero percorso di "formazione", furono molto importanti non solo le sue relazioni con la tradizione della cultura visiva americana, con gli altri autori del movimento beat (da Alien Ginsberg a William S. Burroughs), ma anche con i maestri della pittura informale e della Scuola di New York che egli iniziò a frequentare dalla seconda metà degli anni cinquanta. La monografia si articola in differenti nuclei che intrecciano la vita e la poetica di Kerouac con l'eccezionalità delle opere presentate. Di particolare interesse sono poi i riferimenti dell'autore che spaziano da Proust a Breton, dai ritratti di personaggi famosi come Joan Crawford, Truman Capote, Dody Muller o il cardinal Montini, alle sue visioni costruite intorno a un sincretismo religioso sospeso tra buddhismo e cattolicesimo, dai riferimenti alla cultura beat, come Robert Frank e William S. Burroughs, fino a lambire l'espressionismo astratto.
10/10/22
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#Jack Kerouac#art exhibition catalogue#Ma*Ga Gallarate 2017#dipinti e disegni#Beat Generation#pittura informale#Scuola di New York#art books#fasionbooksmilano
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Enrico Coveri
Enrico #Coveri @EnricoCoveriOff #enricocoveri #creatoredellostile #creatoredellamoda #francescocoveri #perfettamentechic
Enrico Coveri è stato uno stilista, imprenditore italiano, e il fondatore dell’omonima casa di moda fiorentina.
Nato a Prato il 26 febbraio 1952, suo padre fu fabbricante di biciclette e sua madre venditrice di macchine per cucire. Ha lavorato in teatro come scenografo e costumista ed è stato indossatore. Entrò nel mondo della moda sfilando come modello. Era gentile, simpatico, pieno di parole e…
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#100 opere uniche#7 dicembre 1990#@EnricoCoveriOff#Alessandro Borghi#archivio Enrico Coveri#Associazione Tumori Toscana#Azienda Coveri#Biennale Internazionale della Moda#Brand Coveri#Brand fiorentina#Casa Coveri#Caso Mai#Claudia Zanella#Coloratissima#Colori e luci omaggio a Enrico Coveri#Commendatore della Repubblica#Concerto di Natale#Conte Giberto Arrivabene Valenti Gonzaga#Coveri Bandiera Uomo-Donna#COVERI MOVING#Coveri pour Homme#Coveri Story - da Prato al Made in Italy#Cow Parade#Designer Entrepreneur Award#Enrico Coveri#Enrico Coveri Baby#Enrico Coveri Boutique#Enrico Coveri Donna#Enrico Coveri Uomo e Donna#Enrico Coveri Uomo-Donna
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INTERLUDIO “Fig., letter. Intermezzo, breve serie di fatti che costituisce una parentesi, un’interruzione, un diversivo nel normale andamento delle cose” (Treccani) Un progetto di Cesura Con fotografie di Arianna Arcara, Francesco Bellina, Stefania Bosso, Teresa Dalle Carbonare, Maria Elisa Ferraris, Chiara Fossati, Giacomo Liverani, Alex Majoli, Claudio Majorana, Gabriele Micalizzi, Valentina Neri, Andy Rocchelli, Alessandro Sala, Giorgio Salimeni, Luca Santese, Marco P. Valli, Marco Zanella e Alex Zoboli
Per la sua undicesima edizione il SI FEST OFF cambia eccezionalmente formula e, per riflettere sull’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese, presenta un importante progetto firmato dal collettivo Cesura. Da sempre attenta ai temi della contemporaneità, la sezione OFF del SI FEST si è interrogata sulle rappresentazioni fotografiche di questi mesi di pandemia: un mare magnum di immagini, spesso fin troppo dirette e didascaliche. Come si può descrivere l’invisibile attraverso la fotografia? In risposta a questa domanda, il SI FEST OFF dedica questa edizione a un racconto visivo, corale e autoriale che ha cercato di narrare da un punto di vista fortemente evocativo l’impatto della pandemia sulla nostra società. Tomas Maggioli, Associazione Cultura e Immagine SI FEST OFF a cura di CESURA.
Abbiamo fondato CESURA nel 2008 in un piccolo villaggio tra i colli piacentini. Cesura è un gruppo di fotografi uniti dall’intento di creare una forza indipendente e autonoma nel panorama della fotografia internazionale. Lavoriamo fianco a fianco e condividendo competenze produciamo progetti fotografici autoriali. Il nostro studio ha al suo interno un laboratorio di stampa e una casa editrice che forniscono ai nostri fotografi strumenti e risorse per rafforzare la loro crescita artistica. CESURA PUBLISH è la nostra casa editrice indipendente. Fondata nel 2010 come branca del collettivo omonimo, CESURA PUBLISH ha iniziato a vendere le prime pubblicazioni per promuovere le attività dei fotografi membri. A dieci anni dalla fondazione, CESURA PUBLISH mantiene i suoi valori d’origine pubblicando una selezione di fotolibri di qualità, come risultato del variegato insieme di progetti portati avanti dai fotografi membri. IL PROGETTO con SI FEST OFF C’è stato un intermezzo nella nostra vita. Una pausa del reale per entrare in un reale più profondo, come un sospiro tra un atto e l’altro nel corso della storia. Quello che è accaduto ha forzato un processo inevitabile e necessario: la sospensione della realtà per come la conoscevamo ci ha costretto a riassestare la nostra percezione del tempo, libera dalla costante sete di progresso, produttività, funzionalità e velocità. Disarmati di tutto, ci siamo ritrovati umani primordiali in una realtà distorta. Abbiamo sperimentato nuovamente la percezione di un tempo umano, biologico, autentico. Abbiamo affrontato il vuoto, l’attesa. Sfiorato il nulla, con orrore. Sperimentato la nuova quotidianità: la paura della morte e la consapevolezza della nostra precarietà. Per la prima volta ognuno di noi si è trovato al centro della storia. Il tentativo di Cesura è quello di riempire il frame nero tra la realtà prima e dopo la pandemia. Stimolare una riflessione che, dal centro della storia, parta dalle immagini che l’hanno raccontata in diretta, si stacchi dalla didascalia, filtri il rumore di fondo e riassuma il significato di quell’interludio senza suono che l’uomo ha recentemente vissuto, per restituire una nuova sensibilità condivisa. di questo periodo eccezionale – più delle immagini, più delle parole – resteranno forse le sensazioni, perfettamente umane, di estrema fragiliità, solitudine e fallibilità collettive. ORARI DI APERTURA 18 settembre ore 18/24 19 settembre ore 9/24 20 settembre ore 9/21 26 settembre ore 10/19 27 settembre ore 10/19 3 ottobre ore 10/19 4 ottobre ore 10/19 INGRESSO GRATUITO SENZA PRENOTAZIONE
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Domestic animals’ cuteness and humans’ relatively flat faces may be the work of a gene that controls some important developmental cells, a study of lab-grown human cells suggests.
Some scientists are touting the finding as the first real genetic evidence for two theories about domestication. One of those ideas is that humans domesticated themselves over many generations, by weeding out hotheads in favor of the friendly and cooperative (SN: 7/6/17). As people supposedly selected among themselves for tameness traits, other genetic changes occurred that resulted in humans, like other domesticated animals, having a different appearance than their predecessors. Human faces are smaller, flatter and have less prominent brow ridges than Neandertal faces did, for instance.
Domesticated animals look different from their wild counterparts as well. Shorter snouts, curly tails, floppy ears and spotted coats are all traits that tend to pop up in domesticated animals. But until recently, no one had an explanation for this “domestication syndrome.”
Then in 2014, three scientists proposed that as people selected animals for tameness, they also happened to select for genetic changes that slightly hamper movement of some developmentally important cells (SN: 7/14/14). These neural crest cells are present early in embryonic development and migrate to different parts of the embryo where they give rise to many tissues, including bones and cartilage in the face, smooth muscles, adrenal glands, pigment cells and parts of the nervous system. The researchers’ idea was that mild genetic changes might produce neural crest cells that don’t move as well, leading to domestic animals’ cuddlier look.
Both of those big domestication ideas have been just that, with not much hard evidence for or against either. Some studies have suggested that differences in some genes implicated in neural crest cell function might have been important in the domestication of cats (SN: 11/10/14), horses (SN: 4/27/17) and other animals (SN: 5/11/15). But none of those studies explained how those genetic differences led to altered behaviors or looks between wild and domesticated critters.
In the new study, researchers studied cells from people with developmental disorders to learn what makes neural crest cells tick. One gene, BAZ1B, is a neural crest cell boss, the team found, controlling 40 percent of genes active in those cells. Altering levels of BAZ1B’s protein affects how quickly neural crest cells move in lab tests, the scientists report December 4 in Science Advances.
Human cells reprogrammed into neural crest cells (like these this microscope image) move faster or slower depending on how much of a protein called BAZ1B they have, new experiments show. The results bolster ideas about how humans and domestic animals became friendlier over many generations, researchers say.
CREDIT: GARCÍA-CASTRO LAB/UC RIVERSIDE
Genes under BAZ1B’s direction are among those that changed both in animals during domestication and in modern humans as they evolved, the researchers also found. Some variants of those genes are found in nearly every modern human, but either weren’t found or were not as prevalent in the DNA of their extinct Neandertal or Denisovan cousins (SN: 9/19/19), the team says.
That all adds up to one thing: “We’re giving the first proof of self-domestication in humans,” says neuroscientist Matteo Zanella of the University of Milan.
But Zanella and his colleagues’ conclusion is a giant leap from their research on cells growing in laboratory dishes, says Kenneth Kosik, a neuroscientist at the University of California, Santa Barbara. “It’s a very seductive paper,” full of interesting ideas and reams of data, he says. But tying human evolution, domestication and development of facial features together based on the activity of one gene is an overinterpretation, Kosik says. “Those kinds of jumps just don’t belong in a scientific paper.”
The researchers made their discoveries by studying cells taken from people with two developmental disorders, each involving a big piece of DNA from chromosome 7 that contains 28 genes, including BAZ1B. People with Williams-Beuren syndrome are missing that piece of DNA from one copy of chromosome 7, leaving them with only one copy of BAZ1B and the other genes. People with the genetic disorder are characteristically talkative, outgoing and not aggressive, and also tend to have especially round faces with short noses, full cheeks and wide mouths with full lips.
One the other hand, people with what’s known as 7q11.23 duplication syndrome have an extra copy of that same piece of DNA, giving them three copies of BAZ1B and the other genes. People with the duplicated DNA have the opposite symptoms: They tend to be aggressive, sometimes have difficulty speaking and have autism-like characteristics that affect their ability to socialize. Their facial features are also exaggerated but different from Williams syndrome.
That combination of behavior extremes and exaggerated facial features seems to indicate that tameness and physical changes go hand in hand just as researchers have proposed for human self-domestication and domestication syndrome in other animals.
BAZ1B was already known to affect neural crest cell function. So probing its actions in cells from people with the syndromes seemed likely to reveal more about how modern human faces evolved, says neuroscientist and coauthor Alessandro Vitriolo, also of the University of Milan. The researchers reasoned that variations in BAZ1B and its protein may slightly impair their function or how much of the protein is produced, leading to slower neural crest cell movement and the characteristics of domestication. But first, the team needed to know whether altering amounts of the BAZ1B protein had any effect on neural crest cells. So the researchers reprogrammed skin cells from people with Williams or the duplication syndrome into stem cells. The scientists then grew the stem cells into neural crest cells.
For comparison, the team also made neural crest cells from people who develop normally and who have the usual two copies of BAZ1B and other 27 genes Also included were cells from a person with a mild form of Williams syndrome. That person was missing many of the genes in the region, but still had two copies of BAZ1B.
The team also used genetic tricks to reduce levels of the BAZ1B protein, to be sure that any effects were due to the BAZ1B gene and not one of the other nearby genes. When researchers reduced these protein levels in each of the different types of cells, the neural crest cells moved slower. Other genes’ activities were also influenced by the dose of BAZ1B and its protein in cells, the researchers found.
Those results correlating the amount of BAZ1B protein with cellular biology is exactly what would be expected if a neural crest cell gene were responsible for domestication syndrome, says Adam Wilkins, an evolutionary biologist and one of the authors of the 2014 paper. The most convincing bit of evidence for him was the discovery that BAZ1B seems to affect the activity of some genes that have changed in modern humans from the forms seen in Neandertals and Denisovans.
Without that link, the data “would really be just an interesting set of correlations,” says Wilkins, an independent researcher in Berlin. The researchers “have provided some genetic evidence for linking gene activity to paleoanthropological history.” Still, he admits that he has some uneasiness about the study’s sweeping conclusions, though he was not ready to articulate those doubts.
Other researchers are more enthusiastic. “This is the strongest test yet of the human self-domestication hypothesis, and seems to support the idea that humans, like many other animals, have evolved due to selection for friendliness that also shaped other features like our faces,” says Brian Hare, an evolutionary anthropologist at Duke University.
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Milano, al Museo di Storia Naturale è arrivato il Saltriovenator: il primo e unico dinosauro lombardo
Milano, dopo 200 milioni di anni, il primo e unico dinosauro lombardo rivive in una scultura stupefacente ed è destinato a diventare un’icona rappresentativa del Museo e delle collezioni che custodisce ed espone. Una posa vigile e non aggressiva, un passo naturale nel verde di una aiuola. A lato della scalinata che si affaccia su Corso Venezia, il dinosauro rappresenta nel contempo un richiamo alla visita delle ricche raccolte naturalistiche del Museo di Storia Naturale di Milano, che è il più antico museo civico e il più grande del genere in Italia. Il dinosauro in questione è un Saltriovenator adulto, il cui fossile fu scoperto 25 anni fa da Angelo Zanella in una cava in provincia di Varese: poche ossa ma significative, che indicavano una specie nuova per la scienza. Il primo dinosauro lombardo si rivelò infatti essere anche il più grande dinosauro carnivoro del Giurassico inferiore e il più antico rappresentante al mondo del gruppo dei Ceratosauri. Vista l’importanza di questa scoperta, nel 2018 la prestigiosa rivista scientifica internazionale PeerJ pubblicò un articolo scientifico che descriveva in dettaglio “Saltriovenator zanellai”. Nelle forme, nelle proporzioni e nei dettagli il modello installato nei Giardini Montanelli è di qualità museale in quanto riproduce fedelmente le caratteristiche anatomiche descritte dai paleontologi nell’articolo. "Questa bella iniziativa – ricorda Filippo Del Corno, assessore alla Cultura - in realtà il frutto del lavoro di ricerca dei nostri istituti scientifici e museali, in particolare dei nostri paleontologi che hanno collaborato alla realizzazione del modello in modo che fosse il più rispondente possibile ai risultati scientifici" Promossa da Comune di Milano-Cultura e Museo di Storia Naturale, la realizzazione del Saltriovenator è ad opera di Geo-Model, ma è il frutto di un lungo lavoro seguito passo dopo passo da Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco, paleontologi del Museo. Tutto è iniziato al computer con una modellazione digitale in 3D (opera del paleoartista Davide Bonadonna), poi trasformata in oggetto fisico a grandezza naturale: un sofisticato robot a controllo numerico (Bat-Tech Italia) ha scolpito una maquette in polisitirene. Questa è stata poi rivestita di plastilina e scolpita a mano in tutti i dettagli della pelle da cinque modellisti (Alessandro Ambrosini, Denise Boccacci, Andrea Leanza, Andrea Masi e Francesca Penzo), sotto la scrupolosa direzione artistica di Scaggiante. Dai calchi di questa scultura, realizzati dai ragazzi dello staff con l'aiuto di Maurizio Ceolin, si sono ricavati i positivi in vetroresina, che sono stati assemblati su un basamento in ferro con finitura Corten tramite giunti interni di sostegno in acciaio (sempre a opera di Bat-Tech Italia). Sul basamento sono state impresse orme identiche a quelle ritrovate fossilizzate nei dintorni di Rovereto, che sono state attribuite a dinosauri analoghi a Saltriovenator, vissuti nello stesso periodo geologico: l’inizio del Giurassico. Sulla pelle la colorazione è stata fatta squama per squama, sempre a mano, da Alessandro Ambrosini. Gli occhi sono stati realizzati su misura. I numeri del modello Il modello, realizzato in vetroresina ad alta resistenza, rappresenta un Saltriovenator lungo 750 cm, con una altezza al bacino di 220 cm e una coda di 340 cm, mentre la testa misura 80 cm. Ci sono voluti quasi 9 mesi dal primo bozzetto alla finitura dell'ultimo particolare: un'impresa alla quale hanno partecipato 15 persone tra paleontologi, illustratori, modellatori, scultori, decoratori, artigiani, operai, ingegneri, grafici e manovratori. Per il Saltriovenator sono stati utilizzati: - 8 metri cubi di polistirene - 150 kg di plastilina - 20 kg di silicone per stampi - 500 kg di resina poliestere - 100 kg di fibra di vetro - 5 kg di vernici in vari colori - 500 kg di ferro Per la parte tecnologica sono stati impiegati: - hardware e software per la modellazione 3D del dinosauro e la progettazione del suo basamento - stampante 3D per produrre i prototipi (modellini) in scala ridotta - robot a controllo numerico per la fresatura in scala 1 a 1 dei volumi di polistirene - laser per il taglio delle lamiere e l'incisione della didascalia La scultura assemblata al basamento e alla fascia didascalica pesa quasi 2 tonnellate. Il codice QR posizionato lungo la recinzione permette di accedere a testi e contenuti multimediali che spiegano il “dietro le quinte” della realizzazione. Read the full article
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CAM PANDEMIC ART
The exhibition curated by Antonio Manfredi Opening: 30th October 2020 at 6pm From 30 October 2020 until 30 November 2020 CAM Museum, via Calore Casoria, Naples Italy. Info: [email protected] www.casoriacontemporaryartmuseum.com
Here is the final list of 286 international artists who have participated in the virtual exhibition of the CAM Museum entitled "CAM PANDEMIC ART" and that will be exposed with their artworks in the CAM Museum at the exhibition from 30 October 2020 until 30 November 2020. An extraordinary participation of artists from all over the world who wanted to contribute with their artworks to tell about the quarantine for the Covid Pandemic. We thank all the artists for their participation and remember that as said before the opening of the exhibition will be 30th October 2020 at 6pm at CAM Museum. The artworks will be printed on A4 format, the videos will be showed on the monitors of the Museum. The participation is completely free. With patronage of the Region of Campania and Municipality of Casoria city.
LISTA DEGLI ARTISTI/LIST OF THE ARTISTS Giorgio Scotti ITALY Davide Vargas ITALY Francesco Giraldi ITALY Joe Romano & Elle de Paola ITALY Ivan Piano ITALY Maria Filippo Della Paolera ITALY Lucilla Gioveni ITALY Nicola Bertoglio ITALY Eleonora Iacovelli ITALY Veronika Lučeničová Gabcova SLOVAKIA Corrado Volpicelli ITALY Licry Bicard EL SALVADOR Nataša Gregorič SLOVENIA David Vanorbeek FRANCE Eric Legrain BELGIUM Safet Spahiu NORTH MACEDONIA Antonio Raucci ITALY Darija Stipanić CROATIA Rooma Mehra INDIA Marco Bevilacqua ITALY Rocco Antonio Valente ITALY Ahmet Erman Karagöz NORTHERN CYPRUS Renato Romeo ITALY Vahida Hasanaga Nimanbegu MONTENEGRO Ilaria Feoli ITALY Giuseppe di Guida ITALY Osman Demiri NORTH MACEDONIA Vigan Demiri & Urata Halimi NORTH MACEDONIA Krunislav Stojanovski NORTH MACEDONIA Pippo Altomare ITALY Giuseppe Sannino ITALY Dali Alili NORTH MACEDONIA Maya Lopez Muro ITALY Mutaz Elemam SUDAN Jessica Colman-Kirin CALIFORNIA, USA Ibër Deari NORTH MACEDONIA Guido Gabriele ITALY Luca Antonelli ITALY Orhan Cebrailoğlu TURKEY Andy Irizarry Robles PORTO RICO Cristian Roberto BRAZIL Merima Dizdarevic SWEDEN Norbert Jäger GERMANY Rabab Nawar EGYPT Hany Elsayed Ahmed EGYPT Roberta Papponetti ITALY Svetlana Solo RUSSIA Giuseppe Martini ITALY Rocco Alonzi ITALY Ahmed Magdy EGYPT Muberra Bulbul TURKEY Nathalie Basoski USA Karim Kamoun TUNISIA Angela Caporaso ITALY Michele Mautone ITALY Hayk Stepanyan HUNGARY Hadeer Edris EGYPT Roberta Fanfarillo ITALY Dante Velloni BRAZIL Mohammed Guiga TUNISIA Ovidiu Petca ROMANIA Riccardo Marino ITALY Ettore Liberatore ITALY Gamal Abdel Nasser Ghonim EGYPT Lynda Belkhiria TUNISIA Elio Alfano ITALY Malak Jnaini Rachida MOROCCO Gloria Zoitl AUSTRIA Huan Jiang CHINA Daniela Vecchione ITALY Gemma Delle Cave ITALY Fulvia Zeuli ITALY Ghadeer hafez SAUDI ARABIA Rhazal Fatima MOROCCO Salma Cherkaoui Deqaqi MOROCCO Amal Heni TUNISIA John Brown WALES, UK Paz Die Dean SPAIN Daniela Zottola ITALY Zhou Yangjun CHINA Kairos ITALY Marilena Furno ITALY Michele Caltagirone ITALY Greta Estévez CHILE Bernard Barnes UK Tommy Barr NORTHERN IRELAND Mohammed Ellabban EGYPT Rosaria Matarrese ITALIA Tina Ponticelli ITALY Gene Wisniewski USA Fernando Barredo SPAIN Joze Subic SLOVENIA Renato Contillo ITALY Guglielmo Longobardo ITALY Blagojche Naumoski Bane NORTH MACEDONIA Antonella Botticelli ITALY Maria Flavia Goncalves Fernandes BRAZIL Magda De Benedetto ITALY Sani Bajrami NORTH MACEDONIA Manuel Sáenz-Messía SPAIN Sara Pistilli ITALY Ugo Cordasco ITALY Marco Iannaccone/ Scarlet Lovejoy ITALY Kristel Pisani Massamormile ITALY Federicaluna Di Taranto ITALY Rita Fantini ITALY Joumana Abou Matar LEBANON Fatima Ibrahim Al Dahmach UNITED ARAB EMIRATES Liliane Rached Khoury LEBANON George Serhal LEBANON Salwa Ayoub KUWAIT Hadil El Riz LEBANON Mary Haddad LEBANON William Abdelnoor LEBANON Takako Iida JAPAN Fabio Landolfi ITALY Movalatex - Carmen Carmona SPAIN Maria Manna ITALY Cesare Mondrone ITALY Andrew Smith WALES Moira Forastiere ITALY Jorg Van Daele BELGIUM Manuela Mandic, CROATIA Gianfranco Duro ITALY Oleg Kharch Group:Oleg Kharch & Olga Shuvalova UKRAINE Ernesto Terlizzi ITALIA Adrian Lis ROMANIA Juliana Hoffmann BRAZIL Bernard A. 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I Signori delle Città, tutti i segreti delle fondazioni bancarie: "Così li abbiamo svelati"
È uscito il 27 febbraio per Ponte alle Grazie il libro d’esordio di due giovani giornalisti d’inchiesta, Alessandro di Nunzio e Diego Gandolfo. Titolo del libro: “I Signori delle città”, sottotitolo: “la prima inchiesta completa sul potere e i segreti delle fondazioni bancarie”. Un libro inchiesta coraggioso, frutto di anni di ricerca attraverso testimonianze inedite e misteriosi insider. Li abbiamo incontrati Molti si chiederanno – ed è lecito – cosa sia una fondazione bancaria e cosa stia a indicare quel “Signori delle città”. Ecco, prima di entrare nel merito, va dato atto ai due autori di aver reso fruibile al grande pubblico un argomento solitamente riservato a pochi addetti ai lavori o a cultori della materia (in questo caso economica). Non solo, Gandolfo e di Nunzio hanno avuto la (rara) capacità di riuscire a sviscerare un tema di per sé complicato, dando forma a quello che si potrebbe definire un ibrido o, ancora più audacemente, un nuovo genere letterario in bilico tra l’inchiesta, il thriller economico e il manuale. In questo caso, un vademecum di giornalismo investigativo, dove non mancano i consigli per riuscire a carpire informazioni (in modo legale, sia chiaro) e convincere fonti coperte a svelare i segreti di cui sono a conoscenza. Un lavoro durato anni (nove, per l’esattezza), non privo di rischi anche concreti, perché si sa, quando si parla d’interessi che scomodano cifre a tanti zeri, il pericolo di essere travolti da una valanga di querele e discredito è quanto mai reale.
Ma torniamo alla domanda iniziale, cos’è una fondazione bancaria. Ci risponde la quarta di copertina del libro: A prima vista le fondazioni bancarie sono creature stranissime. Simbolo della filantropia italiana, custodiscono un tesoro da 40 miliardi di euro. Sono enti privati e autonomi, ma gestiscono un patrimonio sostanzialmente pubblico. Nate quasi per caso nel 1990 allo scopo di privatizzare il sistema bancario, sono finite per controllarlo del tutto. Fino a diventare il governo “ombra” di molte città italiane. Naturale, a questo punto, delineare anche il profilo de “I Signori delle città”. “Inizialmente neanche noi sapevamo chi fossero” spiegano gli autori. “Poi, pian piano, sviscerando il potere delle fondazioni bancarie nel sistema economico attuale, iniziammo a capire che fino a quel momento i loro presidenti, spesso sconosciuti alla società civile, avevano governato le città in modo silenzioso, avevano di fatto controllato il sistema bancario per anni. I Signori delle città hanno avuto il privilegio di godere di un incontestabile alone da mecenati, di gestire un patrimonio miliardario della collettività, ma in alcuni casi hanno abusato di questo ruolo, sperperando i soldi dei cittadini”. Per definire ulteriormente il profilo di questi “Signori”, riprendiamo ancora la quarta di copertina: Sul trono delle fondazioni siedono presidenti spesso più rispettati dei sindaci, uomini in grado di spostare consensi e influenzare l’agenda politica del loro territorio. Professori universitari, massoni in sonno, benefattori illuminati, stimatissimi negli ambienti dell’alta società, ma anche despoti a vita, imperatori del no profit, mecenati coi soldi nostri e personaggi di autentico potere, sconosciuti ai più. Le fondazioni bancarie, in poche parole, sono la spina dorsale di settori come l’arte, l’assistenza sanitaria e sociale, la ricerca, e molti altri. Settori che senza il supporto di queste curiose creature, andrebbero drammaticamente in affanno. Ma allo stesso tempo, le fondazioni bancarie, o meglio, i loro presidenti (leggasi anche “Signori”, nel senso più feudale possibile), in molti casi hanno affossato intere comunità e determinato il fallimento di quei settori che avrebbero dovuto beneficiare della loro esistenza, e tutto questo a causa di una gestione opaca e scriteriata del denaro collettivo, troppo spesso utilizzato come se fosse privato. Un’inchiesta inedita, dunque, ma soprattutto coraggiosa. A chi mai verrebbe in mente di andare a chiedere al presidente di una fondazione in quale modo vengano utilizzati i denari della collettività? Ecco, i due giovani giornalisti l’hanno fatto e nel libro gli aneddoti (talvolta ai limiti del grottesco) si sprecano. Alessandro di Nunzio e Diego Gandolfo si conoscono ai tempi dell’Università. Galeotto fu un incontro a Bologna con il giornalista Ferruccio Pinotti, che coinvolse i due – non ancora laureati – nella stesura del libro poi pubblicato con Chiarelettere “La lobby di Dio”. Questo il loro battesimo del fuoco. E da quel momento non si sono più separati. Ma perchè un libro sulle fondazioni? “Dopo mesi di ricerca”, spiega Diego Gandolfo, “ne abbiamo capito finalmente il funzionamento, i cortocircuiti e il perfido malinteso di un patrimonio collettivo gestito privatamente. Gli spunti investigativi erano schiaccianti e nessuno se ne era mai occupato prima. Solo qualche articolo sparso e qualche critica feroce da parte di economisti come Boeri. Ma niente di più. Che altro serviva affinché il mondo s’interessasse di loro? Ci siamo presi sulle spalle un’investigazione più grande di noi”. E Gandolfo non parla certo a sproposito: 40 miliardi gestiti, 88 fondazioni bancarie, personaggi potenti e sconosciuti, un mondo di enti privati dove le carte sono inaccessibili. Questi erano gli ingredienti iniziali, che non lasciavano certo presagire un lavoro semplice e immediato. La domanda sorge spontanea: da dove partire? Dove mettere le mani senza rischiare di restare imbrigliati in una matassa inestricabile? “La primissima mossa”, raccontano gli autori, “è stata studiare la storia economica del passaggio tra banche pubbliche e banche private. È come il Big bang per uno studioso del cosmo. La legge Amato che cambia il sistema e fa nascere i Signori delle città è il passaggio cruciale. Mesi dunque a spulciare volumi di storia bancaria, articoli e pareri di economisti. La svolta è stata capire che le fondazioni gestiscono un tesoro che appartiene a noi in quanto collettività, non ai loro presidenti”. Ad aiutarli in questa impresa, circa 250 persone, “consapevolmente e inconsapevolmente”, ci tengono a precisare. Come già detto, buona parte di questa inchiesta è stata realizzata grazie a fonti coperte, o per usare un termine oggi di moda, dei whistleblowers: “Questo lavoro non sarebbe stato possibile se non ci fossero state le fonti coperte con le loro segnalazioni, le loro testimonianze, i loro documenti. Non è stato semplice scovarle. Le abbiamo incontrate sotto la pioggia, a casa, al tavolino di un bar, persino dentro gli ascensori, ovunque. Sono loro i veri protagonisti di questo racconto. Per ingraziarci la fiducia di una fonte, abbiamo dovuto invitarlo quattro volte a pranzo fuori. È stato costosissimo”. Un’inchiesta al cardiopalma, dove più di una volta agli autori del libro è capitato di seguire storie che si svolgevano in diretta e di cui, a loro modo, sono stati spettatori privilegiati. Ma anche momenti di profondo sconforto: “Ci siamo trovati a inseguire per due mesi la soffiata di un presidente che si accreditava soldi appartenenti al terzo settore. C’erano testimoni oculari, gente che aveva visto ma era stata licenziata, indizi forti. Alla fine non si arrivò a nulla”. Non è certo una domanda che ci si pone spesso, ma quanto costa sostenere un’inchiesta del genere per tanti anni, senza alle spalle la garanzia di una testata giornalistica che faccia da tutela non solo economica ma, soprattutto, legale? “Tra viaggi, aerei, treni, benzina e caselli autostradali”, rispondo gli autori, “abbiamo speso circa tremila euro. Se poi contiamo i pranzi per saziare le fonti coperte, le centinaia di visure camerali, le consulenze tecniche e i collaboratori, arriviamo a circa settemila euro. Per non contare poi il nostro lavoro investigativo, che non riusciremmo a quantificare”. Quello del giornalista d’inchiesta freelance (per non dire precario, che suona male), in effetti è al giorno d’oggi uno dei mestieri che offre sul piatto meno garanzie. Occorre certamente un incrollabile passione civile, senza cui sarebbe impossibile tollerare i sacrifici personali, il tempo sottratto ai propri cari e il rischio di perdere tutto. “Un lavoro investigativo del genere può attirare l’intolleranza e la violenza economica del potente di turno. Se ci fosse la legge sulle querele temerarie, che disincentiva l’arroganza del potere, saremmo più tutelati”. E allora perché esporsi a un rischio del genere? “Lo fai perché credi che si possa cambiare qualcosa”, spiega Gandolfo, “sicuramente non per il profitto o per la gloria. Le soddisfazioni spesso arrivano e cancellano tutto la sofferenza che c’è stata”. Tornando al libro edito da Ponte alle Grazie, i due autori ci tengono a sottolineare la sua natura di esperimento letterario: “Non è la classica inchiesta economica tecnica e a tratti noiosa, ma una sorta di romanzo investigativo. Ci siamo divertiti a fare emergere il backstage del nostro lavoro investigativo: raccontiamo al lettore come facciamo a scoprire le cose, come ci siamo intrufolati ovunque, come fiutiamo una pista, come troviamo un numero di telefono introvabile, come “rubiamo” un’intervista al potente di turno che non vuole farsi intervistare. Insomma, non il classico saggio d’inchiesta, ma una cosa nuova, secondo noi molto bella. Ecco, in questo senso possiamo definirlo un manuale, in cui il lettore può trovare il dietro le quinte che di solito il giornalista tiene per sé”. Gianluca Zanella *** I Signori delle città - GUARDA Read the full article
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Books On Books Collection - Jacques Vernière
Books On Books Collection – Jacques Vernière
UN COUP DE DÉS JAMAIS N’ABOLIRA LE HASARD/UN COLPO DI DADI MAI ABOLIRÀ IL CASO(1897/1987) UN COUP DE DÉS JAMAIS N’ABOLIRA LE HASARD/UN COLPO DI DADI MAI ABOLIRÀ IL CASO (1897/1987)Stéphane Mallarmé/ Translation, Maurizio Cucchi/ Wood engravings, Jacques VernièreSlipcased, paper bound, sewn. H325 x W260 mm, 70 pages. Acquired from Carla Bellini, 14 November 2021.Photos of the work: Books On Books…
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COMUNICATO STAMPA: Mirror Face to Face Italian and Portuguese Artists exhibition esposizione di grafica d’arte INAUGURAZIONE Villa Caldogno, piano nobile sabato 15 giugno, ore 20:45 ESPOSIZIONE Villa Caldogno, seminterrato - Via Zanella, 3 - CALDOGNO (VI) Dal 15 giugno al 14 luglio 2019 ORARI di APERTURA giovedì e venerdì 9:00 - 12:00 sabato 9:00 - 12:30 / 15:00 - 18:00 domenica 9:00 - 12:00 Ingresso libero In questa edizione di Mirror - Face to face, per la prima volta, c’è anche un altro progetto: Miniprint Exchange. Una sala espositiva è riservata a questa stampe in piccolo formato. ARTISTI PARTECIPANTI Miniprint Exchange Maja Anastasova Hris, Alessandra Angelini, Cesare Balbo, Angela Barbiera, Marco Basile, Sergio Bigolin, Arianna Iris Brazzale, Maria Grazia Buso, Roderick Camilleri, Roberta Campagnolo, Matteo Cantalles, Daniela Capasso, Sarah Catalano, Tzu Ning Chiang, Cristina Chiantaretto, Sandro Chinellato, Roberta Contiero, Liborio Curione, Albina Dealessi, Martina Di Bella, Cristina Di Gennaro, Susanna Doccioli, Isabel Clara Duarte, Sabrina Frison, Doriana Gambato, Valeria Gasparrini, Gaia Gianardi, Francesco Gianatti, Caterina Giannotti, Andrea Girardi, Ana Maria Giuffrida, Paola Gobbetti, Luigi Golin, Elisabetta Gomirato, Jerzy Gorbas, Lava Pedro, Marzia Leonardi, Lezcano Sandra, Veronica Longo, Patrizio Marafini, Cecilia Maran, Francesca Marcolin, Sonia Marcolin, Giuseppe Marletta, Calogero Marrali, Barbara Martini, Alessandro Mardok Martufi, Niccoló Miglietta, Marcela Miranda, Maria Angelica Mirauda, Maurizio Muolo, Rachele Maria Natali Pierangela Orecchia, Franca Pacchioni, Monica Pellattiero, Laura Pigo, Eleonora Pucci, Sofia Renganeschi, Giovanna Ruggieri, Silvana Sabbione, Maurizio Miriano Scaini, Alessandra Schiavinato, Aurora Scionti, Alessandro Severin, Massimo Spadari, Giovanni Tonello, Camilla Tosato, Maria Micaela Trocello, Clara Tumino, Cristiano Vettore, Marina Vidali, Cira Viggiano, Cosimo Damiano Zambetta Una rappresentanza di allievi del Liceo Artistico Statale A. Canova partecipa all’esposizione. #martinadibella #artexhibition #internationalexhibition #mirrorfacetoface #caldogno #villacaldogno #vicenza #printexhibition https://www.instagram.com/p/ByU3AWPoSeI/?igshid=6zbascbec9nl
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La stagione 2018 di Officina Open si apre con il progetto Real Art #1 - #2 - #3 a cura di Franco Crugnola riproposto, in questa particolare occasione espositiva, in collaborazione con Emma Zanella, Direttore del Museo MA*GA.
Officina Open nasce dalla collaborazione tra l’Università del Melo, luogo ospitante delle rassegne espositive, il Museo Maga e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Gallarate.
Dal 15 febbraio al 9 marzo 2018 la Galleria di Arti Visive dell'Università del Melo ospita le tre edizioni di un progetto artistico, nato con l’idea di realizzare annualmente una pubblicazione-portfolio con opere uniche ed autografe di artisti contemporanei. Verranno presentati i lavori originali dei 36 artisti che ad oggi hanno partecipato alla manifestazione.
Il progetto, nato nel 2015, ha coinvolto artisti, stampatori, editori, giornalisti anche molto differenti tra di loro, uniti nel nome dell'arte e della solidarietà e si è concretizzato grazie al contributo di tutti coloro che hanno lavorato alla sua realizzazione: dagli artisti che hanno prodotto, a titolo gratuito, centotrenta opere autografe rendendo ogni volume unico e diverso dagli altri, all’editore, agli stampatori che hanno condiviso lo scopo benefico del progetto. Il ricavato della vendita, infatti, ogni anno va a sostenere un’associazione che opera senza fine di lucro sul territorio. Il volume originale e interdisciplinare presenta artisti, invitati a confrontarsi, pur rimanendo aderenti al loro percorso artistico, al concetto di serialità all’interno di un lavoro “unico”.
Il progetto ha avuto, già nelle sue fasi embrionali, grande sostegno da parte di sedi museali ed istituzionali, tanto da inserire REAL ART all’interno di un percorso itinerante tra alcune realtà importanti della provincia. Il volume sarà disponibile nelle migliori librerie di Varese e provincia, nei bookshop del Museo MA*GA di Gallarate, Museo Bodini di Gemonio, Museo Parisi Valle di Maccagno con Pino e Veddasca, Spazio Casa Museo E. Tadini di Milano, Galleria Biancoscuro di Pavia, Galleria Cart 70-10 di Monza, Meeting Art di Vercelli e Showcases Gallery di Varese.
Artisti in mostra
Antonio Bandirali, Andrea Bassani, Gianni Cella, Mattia Consonni, Lena Costantini, Mario De Leo, Fabio De Vivo, Marcello Diotallevi, Giovanni Massimo Ferrari, Giorgio Filimberti, Flycat, Vittore Frattini, Ralph Hall, Luca Lischetti, Ruggero Maggi, Nataly Maier, Enrico Manera, Ruggero Marrani, Luca Missoni, Silvio Monti, Patrick Moya, Marcello Morandini, Renzo Nucara e Carla Volpati, Claudio Parentela, Antonio Pedretti, Peter Hide 311065, Lorenzo Piemonti, Antonio Pizzolante, Alfredo Rapetti Mogol, Giordano Redaelli, Isabella Rigamonti, Alessandro Traina, 3RE, Giorgio Vicentini, Tobia Rava’, Tetsuro Shimizu
Real Art a cura di Franco Crugnola
Università del Melo – Galleria di Arti Visive
Via Magenta, 3 Gallarate VA
15 febbraio – 9 marzo 2018
Inaugurazione: giovedì 15 febbraio, ore 18.30
Orari: da lunedì a domenica 16.00|19.00
Ingresso libero
Università del Melo
Via Magenta 3
21013 Gallarate (VA)
0331 708224
www.melo.it
Il Melo ONLUS è anche su FB e Twitter
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NOVI DI MODENA – Eletto il primo Consiglio Comunale dei ragazzi e delle ragazze di Novi. Il Comune ha reso noti i risultati delle due liste che andranno a comporre il primo Consiglio Comunale delle ragazze e dei ragazzi del comune di Novi. Il 19 dicembre, durante il Consiglio Comunale degli adulti, sarà sorteggiato il sindaco ufficiale tra i due che hanno vinto a Novi e a Rovereto (che governerà il primo anno) e si insedierà il Consiglio Comunale delle ragazze e dei ragazzi.
Ecco qui di seguito i nominativi:
PER NOVI:
Votanti: 202 Lista vincente: “NOVI FOR FUTURE ” (98 voti) Sindaco: MARTINA GREGORI Lista consiglieri: 16 consiglieri più votati della lista vincente + altri 2 candidati sindaci + 3 consiglieri più votati per ciascuna delle altre liste
ALALAOUI SABRINA AVINO ELISABETTA BASSI LORENZO BENATI GIULIA BENATI PIETRO BIGI LORENZO CASARI RICCARDO CASTIELLO GIORGIA CASTILLO CASCARAT ROSITA CASU ELISA CIGOLOTTI SIMONE COSCI SARA D’ALBENI SOFIA DAVOLI DAVIDE FERRARA MICHELE FERRARESI ELEONORA MARASSI ALESSANDRO MONTRUCCOLI GIORGIA MONTRUCCOLI SOFIA RANIERI GIULIA RIZZI GABRIELE SALVATO MICHAEL SPAMPANATO FRANCESCA ZANOLI GLORIA
PER ROVERETO
Votanti: 108 Lista vincente: “SOGNATE IN GRANDE” (46 voti) Sindaco: ZANELLA DARIO Lista consiglieri: 16 consiglieri più votati della lista vincente + altri 2 candidati sindaci + 3 consiglieri più votati per ciascuna delle altre liste
BASSI VERA BERTOLLA SOFIA BIANCOLINO GIADA BOCCALETTI REBECCA BONARETTI FRANCESCA BONINI AURORA BORELLI VITTORIA CAPRARA LORENZO CREMASCHI GRETA EL GOURCH MARWAN GILIOLI CATERINA GUALDI SOFIA MALAVASI ALEX MANTOVANI FILIPPO PALTRINIERI EMMA PIZZAROTTI GIADA PREVIDI MATTEO ROCHDI WALID SAVINO NICOLA SCHIAVI FRANCESCO STERMIERI SAMUELE TERZI ALESSANDRO VLAD RAFFAELLA MARIA XU FEDERICO
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Eletto il primo Consiglio Comunale dei ragazzi e delle ragazze di Novi NOVI DI MODENA - Eletto il primo Consiglio Comunale dei ragazzi e delle ragazze di Novi. Il Comune ha reso noti i risultati delle due liste che andranno a comporre il primo Consiglio Comunale delle ragazze e dei ragazzi del comune di Novi.
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