Tumgik
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quel brutto posto pieno di bambini e adolescenti e adulti depressi
Sono brava a scrivere di niente. Voglio dire, sono proprio portata a riempire pagine e pagine di argomenti, tesi, racconti, che non portano mai a nulla. Insomma riuscire a proporre anche discorsi interessanti senza però non sbilanciarmi in qualche coerente conclusione. 
tipo adesso.
Va bene, allora parliamo di qualcosa. Parliamo di-
(...giro la ruota mentale di argomenti...)
- scuola.
.
.
.
che paura eh?
eppure abbiate per favore un po’ di coraggio, perché ho voglia di scrivere, anzi ne ho la necessità, in quanto studentessa.
È quasi settembre. In quanti temono questo mese? Non siete così tanti? beh, pazienza, io lo temo.
E lo temo quasi da sempre, considerata la mia giovine età. Perché -come tutti, o quasi- è da prima che io abbia ricordi, che allo scoccare di ogni settembre, ritorno a scuola. 
Beh, ho una bella notizia però (o forse no? ancora lo devo capire): questo per me sarà l’ultimo anno di scuola superiore. E quindi ciò che è stato tutto il mio mondo fino ad adesso, sta per concludersi. 
e cosa ci sarà dopo? il lavoro? l’università? c’è vita dopo la scuola?
boh.
e davvero, non ho risposta migliore. È tutta la vita che mi pongono questa domanda e io ho sempre avuto meglio da fare che pensare ad una risposta.
Cosa vuoi fare da grande?
-Non lo so- risponde il bambino di tre anni che ha appena imparato a parlare. Il suo interesse più grande probabilmente è fare le bolle di saliva con la bocca. Cosa potrebbe importargli di cose come il lavoro, gli studi, le lauree, gli stipendi e tutte quelle altre parole che più cresco, più mi circondano. Si stringono tutte attorno a me e davvero- mi stanno già soffocando.
Ogni anno la domanda mi viene riproposta, sempre di più, tutti mesi, tutte le settimane, tutti i giorni. Il numero delle volte in cui mi viene proposta cresce esponenzialmente, direttamente proporzionale all’aumentare del tempo che passo su questo pianeta. Sono arrivata al punto, di pormela da sola. Almeno una volta al giorno. 
e ora, ho a disposizione meno di 365 giorni per trovare una dannata risposta.
42. Ecco la risposta a Tutto.
okay no, lasciamo da parte questi alti riferimenti letterari.
E cosa c’entra la scuola con tutto questo?
beh, la ScUolA in tutti questi anni avrebbe dovuto fornirmi una risposta, NO?!
no.
Nessuna risposta, nessuna idea. Solo libri, banchi, muri, volti annoiati, lavagne vere, lavagne multimediali, verifiche, test, test e verifiche. 
Perché la mia scuola, quella che frequento io -ma che dubito sia diversa dalla tua o dalla sua, è solo nozioni da imparare, formule da applicare, frasi da ripetere. E niente di più.
Okay, quello che sto scrivendo non è affatto nuovo, ne sono consapevole. Ma tutto ciò l’ho capito solo qualche mese fa. Molti se ne sono resi conto ben prima di me -non sono molto sveglia.
La recente illuminazione difatti ancora mi turba. Perché sono cresciuta con una profondissima fiducia nella scuola. Ho sempre provato a giustificare ingiustizie, a compatire pessimi professori, a sottopormi a tutte quelle interrogazioni accettando il mio destino. Ovvio, di pianti e lamentele ce ne sono stati, ma in fondo la mia forte fiducia nell’istruzione li giustificava. 
poi mi sono semplicemente stufata. Ho visto la realtà dei fatti.
Perché spaccarmi la schiena a studiare per raggiungere buoni voti? Tutte quelle valutazioni non valgono niente. Zero.
Quanto valore avrà il mio futuro diploma? Nessuno.
Beh, ma allora la laurea? mh, chissà forse varrà qualcosa. Mia madre l’ha chiusa in un cassetto e non le serve per quello che fa.
“Si studia per sé stessi, non per gli altri o per essere valutati” 
Sono l’unica a cui hanno ripetuto questa frase circa un miliardo di volte? 
Allora, se tu che stai leggendo in questo momento, studi sempre per te stesso, scrivimi come fai. Perché io non sono capace. Non ho la più pallida idea di come si faccia. Forse sono troppo stupida.
Alcune cose le studio per me stessa, come l’arte ad esempio. Perché l’arte a volte è più immediata.
Ma tutto il resto? E poi subire test su ciò che ho studiato? Anche essere valutata su test che svuotano gli argomenti e li appiattiscono, e li riducono in crocette nei giusti quadratini- questo lo devo fare per me stessa?
Io non vado a scuola per me stessa. Vado a scuola perché sono obbligata. Perché manca un solo anno e questo strazio presto finirà.
Per me stessa viaggerei, conoscerei gente, ascolterei le loro storie, le loro culture, le loro idee. Per me stessa leggerei i libri che più preferisco, anche se non sono Petrarca o Verga. Per me stessa probabilmente studierei anche la matematica se mi fosse spiegato quanto sia importante. 
Ma purtroppo vado a scuola e questo sproloquio deve almeno avvicinarsi a qualcosa di simile ad una conclusione.
Quella domanda ancora una risposta non ce l’ha e sono lontana dal trovarla. Perché la scuola non mi ha aiutato a trovarla e io ho sempre vissuto nella scuola, al di fuori conosco ben poco. 
Mi limiterò a fare la scelta sbagliata, seguita da un’altra e poi magari un’altra ancora. Fino a quando avrò cinquantanni o qualcosa del genere, sarò frustata dal mio lavoro che non ho scelto o che non mi soddisfa, pentita della scelta dei miei studi o dei miei non-studi, forse avrò un marito depresso o una moglie casalinga o nessuno, e chiederò a mio figlio, che ormai è troppo grande per non saperlo e troppo piccolo per saperlo davvero: Cosa vuoi fare da grande?
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Okay iniziamo
Sono anni -e dico proprio anni eh- che sognavo di avere un blog tutto mio dove scrivere i dannatissimi fatti miei. 
Why? 
Semplice sono cresciuta guardando Diario Di Una Nerd Superstar e ICarly.
Non che abbia la superbia di pensare che a qualcuno interessi per qualche assurdo motivo la mia monotona vita. 
Cosa mi ha bloccata in tutti questi anni?
Uhm, inizialmente nulla. A 10 anni (forse meno) ho obbligato mio padre a aprirmi un blog su un sito sconosciutissimo. Chiaramente il mio magnifico blog con la schermata straripante di gattini stupidi, ´ha avuto la durata di circa 2 ore e mezza. Giusto il tempo necessario per trovare qualcosa di più interessante da fare -tipo giocare con le bambole o sicuramente qualcosa del genere.
poi ho scoperto Tumblr. E sinceramente l’idea di crearci un blog personale ha tardato ad arrivare. Per anni (fino a circa 12 minuti fa -non è vero, continuerò a farlo) l’ho usato per rebloggare foto e frasi su coppie gay che mai diventeranno canon. Che felicità.
qualche volta l’idea di utilizzarlo come discarica dei miei pensieri inutili mi ha attraversato la mente. Ma ecco cosa mi ha sempre bloccata: la lingua. 
Sono italiana e in inglese non scrivo.
Perché okay, l’inglese lo capisco discretamente bene e qualcosa di comprensibile sono anche capace a scriverlo, ma utilizzarla come lingua per i miei strabilianti flussi di coscienza? no grazie. Che fatica.
e quindi questa idea che la mia lingua sia parlata solo nei limitati confini del mio paese, e che sostanzialmente è troppo difficile e inutile per sopravvivere ai prossimi cent’anni di globalizzazione, mi ha bloccata. Mi ha bloccata per anni a scrivere su internet di quello che mi pareva. A subirne le conseguenze ci sono i miei numerosi quaderni scribacchiati.
ma ora basta.
ora scriverò su tumblr quello che voglio.
in italiano.
e chi mi capisce bene, chi non mi capisce pazienza. 
Quindi eccomi popolo italiano di Tumblr costituito da circa 34 persone. Ecco a voi me stessa e i miei anonimi pensieri per nulla geniali o diversi da quelli degli altri
yey
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